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 Proposta cap. 20 by Frankie & Angie

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Frankie.

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MessaggioTitolo: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyVen Mag 20 2011, 12:05

Harry percorre la giornata attraverso diverse tappe, ogni tappa da la sensazione che qualcosa si sta per verificare, ma non si parla di indizi, solo di sensazioni. Magari una parola detta in un modo anziché come al solito, insomma dare al lettore la sensazione che ci sia qualcosa fuori posto, senza sapere cosa sia...Può incontrarsi con qualcuno che non dovrebbe esserci, qualcuno che dice qualcosa di "strano"... una giornata "particolare”in un crescendo di tensione che si conclude con un picco massimo di suspance alla fine del capitolo e poi nel 21! TAC!!! il rapimento.
Ma il capitolo 20 deve durare al massimo 24 ore.
Il capitolo 19 si conclude con lui che rientra al castello dopo la visione, quindi le 24 ore partono dalla sera prima.






Durante la notte Harry si rigirò molte volte nel letto. Ogni volta che prendeva sonno incubi spaventosi con urla strazianti e ombre scure, che si avvicinavano togliendogli il respiro, lo facevano risvegliare all'improvviso madido di sudore e con il cuore che batteva all'impazzata.
Ripensò a quello che Fiorenzo gli aveva detto di Uglick. Non riusciva a credere che il centauro fosse così convinto che il vecchio professore fosse una brava persona. Con Ginny si era comportato in modo veramente molto crudele e ogni volta in cui si era imbattuto in lui non lo aveva mai aiutato, anzi...
Il russare ritmico e fastidioso di Ron e Neville gli impediva di seguire il filo dei suoi pensieri e stava diventando insofferente. Nonostante fosse piena notte decise di alzarsi e di scendere in Sala Comune.
Il fuoco era logicamente spento e faceva molto freddo, si strinse nel mantello e mise alcuni ciocchi di legna nel caminetto, poi accese una fiamma sotto agli arbusti più piccoli. Si sedette sulla poltrona più vicina per poter usufruire del leggero calore e si mise a pensare a tutto quello che era accaduto in quei pochi mesi dopo che aveva sconfitto Voldemort: i nuovi nemici, la Bacchetta di Sambuco, Snitch... un fruscio lo mise in allarme.
Chi era alzato a quell'ora come lui? Si mise in ascolto maledicendo gli scoppiettii che ogni tanto faceva il legno aggredito dal fuoco. Sembrava un raspare lontano, si guardò intorno ma non vedeva niente continuava a tenere i sensi in allerta e la bacchetta sfoderata in mano.
Si alzò dalla poltrona e si sentì pervadere dalla spossatezza... troppe cose gli cadevano addosso e lui cominciava ad essere stanco, davvero molto molto stanco di essere sempre coinvolto in tutto quello che accadeva.
«Potter! » una voce conosciuta lo fece trasalire, si fermò senza voltarsi e aspettò.
Sentì i suoi passi scendere le scale del Dormitorio e quando fu vicino sentì il suo respiro affannato.
«Come mai vaghi solo nel castello nel cuore della notte?» gli chiese nel suo accento strano; Harry si voltò e lo guardò negli occhi «E tu dove pensavi di andare a quest'ora?»
«Non ha importanza. Non più...» rispose guardando le fiamme che ancora scoppiettavano allegre.
«Cosa mi nascondi Hyde?» gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo biondo si voltò e tornò verso il Dormitorio «Non uscire dalla Sala Comune. E' un consiglio, Potter!»
Harry lo seguì e lo fermò «Se dici così, mi viene proprio voglia di uscire, Cosa vuoi nascondere? Spiegati meglio.»
«Ci sono cose che non posso rivelarti. Sta a te decidere se ti fidi o meno di me.»
«Fidarmi di te? Cosa hai mai fatto o detto per pensare che possa fidarmi di te?»
«Che succede, Harry?» la voce di Ron arrivò dall'alto.
Hyde ne approfittò per chiudersi in bagno mentre il ragazzo dai capelli rossi sconvolti scese le scale sbadigliando sonoramente.
«Ron, torna a dormire.»
«Harry che ci fai qui? Perchè litigavi con Hyde? Non che sia una cosa così difficile...»
«Vorrei saperlo anche io» rispose Harry mettendo un braccio sulla spalla dell'amico e conducendolo verso il dormitorio.

Le parole di Hyde non gli erano piaciute affatto e gli avevano lasciato una strana sensazione addosso. Inoltre sembrava che l'americano avesse appena fatto una corsa, ma fino a poco prima stava dormendo.
Ron cominciò a russare appena la sua testa toccò il cuscino; Harry si distese sul letto e riprese a pensare, ma senza rendersene conto le palpebre si fecero pesanti e si addormentò.
Harry si svegliò all'improvviso e si accorse che non c'era più nessuno nel dormitorio. Anche Ron si era già alzato.
Era il primo giorno di vacanza e doveva ancora preparare i bagagli per trascorrere le vacanze alla Tana.
Si alzò ma gli girava la testa. Si risedette sul letto e lo sguardo corse subito al letto di Hyde. Cosa era accaduto quella notte? L'americano aveva detto frasi sibilline; si tirò su e si vestì velocemente poi scese giù in Sala Comune dove non c'era nessuno: erano sicuramente tutti a colazione!
Mentre stava per entrare in Sala Grande un gruppetto di ragazze gli impedì il passaggio. Stavano parlando animatamente tra loro ma l'attenzione di Harry venne attratta da una voce conosciuta:
era Hawaii.
«Vi dico che era lui!» stava dicendo ad alta voce cercando di soverchiare i commenti stupiti delle compagne «Era proprio lui!»
Harry cercò di ascoltare ancora qualcosa ma venne sospinto in avanti da altri ragazzi che volevano fare colazione.
Appena si liberò si voltò per tornare al gruppetto, ma si erano già disperse.
Ginny lo abbracciò «Buongiorno dormiglione!» gli disse stampandogli un bacio sulla guancia.
Harry si voltò verso gli amici che erano seduti e chiese: «Avete sentito anche voi?»
«Cosa?» chiese Ginny.
Ron smise di masticare e lo guardò sgranando gli occhi.
«Hawaii stava dicendo alle sue amiche che aveva visto qualcuno e a giudicare dalle facce...»
Hermione si alzò di scatto «Ho sentito anch'io...vado a sentire. Ron ci ha raccontato che stanotte tu e Hyde avete avuto un battibecco. Ma ne parliamo più tardi!»
Dopo colazione Harry e Ron occuparono le loro poltrone di velluto rosse davanti al camino. Nient’affatto dispiaciuti di abbandonarsi alla stanchezza, stavano lì in panciolle come due marshmallows che abbrustolivano placidi davanti al fuoco.
Ad eccezione di Neville, che era immobile davanti alla finestra e fissava affascinato una delle sue adorate piantine, accarezzandone i petali color petrolio, la Sala Comune era quasi deserta.
Ogni tanto qualche studente passava con i suoi bagagli per andare alla Stazione di Hogsmeade e prendere il treno per tornare a casa. Ginny aveva deciso di approfittare delle ore libere per fare un tema in Biblioteca ma Harry Ron e Neville avevano gentilmente declinato l’offerta di accompagnarla.
C’era nell’aria profumo di sbadigli e rumore di pacifici respiri, gli scacchi magici li tennero impegnati fino a quando Hermione non irruppe tra di loro. Ginny la seguiva quasi invisibile. Inevitabilmente, l’incantesimo si spezzò.
«Sfaticati che non siete altro, alzatevi da lì!».
Ron e Harry furono violentemente strappati dalla braccia invitanti di Morfeus e scattarono in piedi come due molle. Quando si trovarono davanti Hermione, arrossirono come due bambini beccati con le mani nel vasetto di marmellata. Abbassarono la testa, colpevoli, e si preparano alla furia dell’amica. Neville, assai saggiamente secondo Harry, sgattaiolò via dal dormitorio sussurrando l’improbabile scusa di una importante ricerca in biblioteca.
«Avevate detto che avreste fatto i bagagli, invece vi trovo qui a giocare! Oh, è sempre la stessa storia con voi due! Almeno aveste approfittato per ripassare un po'. Non c'è niente da fare... più vi semplifico i programmi, meno studiate!».
Nel disperato tentativo di cambiare argomento, Ron chiese in tono innocente «Cosa hai scoperto? Hai parlato con Hawaii?». Harry chiuse gli occhi, preparandosi al colpo di grazia…
Percependo tuttavia un silenzio imbarazzato, aprì cauto le palpebre.
Qualcosa nell' espressione della ragazza cambiò ed Harry capì che non aveva intenzione di continuare la ramanzina. Infatti si sedette silenziosa di fronte al camino ed al tavolo, facendo cenno loro di raggiungerla e, appena ebbe la loro completa attenzione, iniziò a raccontare.
«Purtroppo non ho trovato Hawaii, sembra che si sia volatilizzata. In realtà se ne sono andati tutti gli studenti americani.» rispose scocciata, poi li guardò negli occhi e riprese: «Ma è da un po’ di tempo che non posso evitare di rimuginare su una cosa. Pensavo che quest’anno potesse essere diverso, più tranquillo, insomma. Evidentemente non è così. Queste visioni, gli attacchi, gli intrusi, per non parlare del comportamento di Uglick e del cilindro di Willis. Mi sembra di dover rileggere lo stesso identico copione all’infinito, senza tuttavia diventare un’attrice più brillante. E’ snervante». I suoi occhi si riempirono di ricordi amari e il suo tono si fece più serio.
Harry comprendeva benissimo lo stato d’animo dell’amica, lui si sentiva così da una vita intera, minuto più, minuto meno…
«Da quando abbiamo ipotizzato ci sia una spia a scuola, ho fatto alcune ricerche, che non hanno avuto nessun risultato. Oggi però mi è venuta in mente una cosa, così mi sono catapultata in biblioteca e, con l'aiuto di Ginny, ho finalmente trovato qualcosa di interessante».
Sorrise furbescamente, assumendo quel suo cipiglio familiare. Tirò fuori dalla tasca un foglio di pergamena e lo appiattì sul tavolino, poi afferrò impaziente la mano di Harry e gli fece appoggiare il palmo sulla vecchia pergamena. I due ragazzi la guardarono interrogativi.
«Ora pensa al simbolo che hai visto sul libro nella visione.»
Harry si concentrò, facendosi spazio tra i ricordi e i dettagli, focalizzando quello strano disegno. Quando annuì piano, Hermione sussurrò: «Imprimo!».
A quel punto uno strano formicolio si impossessò di lui. Era caldo e piacevole, e iniziò a scorrere sotto la sua pelle come una fiamma che lo accarezzava gentile, passando dalla testa giù fino al collo, poi al braccio. Arrivò alle punte dei polpastrelli della mano, poi, lasciandogli sulle dita un leggero bruciore, scomparve.
«Wow!». All’esclamazione di stupore di Ron, Harry aprì gli occhi. Lui e una compiaciuta Hermione guardavano la pergamena, sopra la quale era comparso un simbolo di inchiostro nero. Era esattamente come lo ricordava, una fiamma serpentina tra le cui spire si intravedeva uno stilizzato volto di donna, agonizzante.
«Beh non ti chiederò dove tu abbia trovato questo incantesimo ma…resta il fatto che non sappiamo a cosa si riferisce né cosa vuol dire questo simbolo» borbottò Ron. L’amara consapevolezza colpì anche Harry: «Già, non abbiamo nulla in mano…».
«E’ sempre qualcosa da cui partire» esclamò Hermione «Mentre voi fate i bagagli, tornerò in Biblioteca con Ginny a cercare qualcosa che riguardi questo simbolo. Ma voi non vi rimettete a giocare, capito?»
Mentre facevano i bagagli Harry si rese conto di non aver ancora comprato il regalo per George, quindi comunicò a Ron che intendeva andare a Hogsmeade.
«Allora mangeremo là. Passiamo a chiamare Hermione e Ginny» il ragazzo si voltò verso Harry e girato l’angolo andarono quasi a sbattere su Neville.
«Ciao, Neville!» salutò Ron, acciuffandolo per la tunica.
«Ehi… proprio voi cercavo!» ansimò Neville riprendendo l’equilibrio.
«Che è successo?» chiese Harry allarmato, e la mano si mosse automaticamente verso la tasca.
«Nulla… cioè… probabilmente succederà… la Sprite dice che entro la fine della settimana…io sono quasi certo che manchino poche ore… credo!» il faccione paffuto era illuminato per l’eccitazione.
«Calma, Neville!» disse Ron «Prendi fiato e dicci con calma!»
«No… no…. non vi voglio rovinare la sorpresa… venite al tramonto dietro la serra cinque… ditelo anche a Ginny ed Hermione… ora vado ad avvisare Luna… al tramonto… serra cinque!» li oltrepassò in tutta fretta e sparì alla loro vista.
«Ma che gli ha preso?» sbottò Ron, fissando il punto dove poco prima Neville gesticolava esaltato.
«Non ne ho idea!» fece Harry stupito quanto l’amico dal comportamento insolito di Neville.
Si guardarono a lungo, poi si incamminarono per raggiungere le ragazze.
Nella biblioteca c'era silenzio ed i ragazzi si sedettero al tavolo dove Hermione stava consultando un libro pieno di simboli mentre Ginny stava finendo il tema.
«Avete trovato qualcosa?» chiesero curiosi ma Hermione scosse la testa.
«Pranziamo tutti insieme a Hogsmeade?»
«Shhhh!» Madama Pince li guardò di traverso mentre Ginny annuì mentre faceva cenno di aspettare.
Harry appoggiò la testa sulle braccia e la sua mente vagò. Continuavano a tornargli alla mente le parole di Fiorenzo e l'incontro con Neville.
«Poi ci fate copiare?» chiese Ron speranzoso.
«Ron, parla piano! E comunque potreste cominciare a scrivere qualcosa invece che stare qui a scaldare le sedie!» lo rimproverò a mezza voce Hermione. Harry notò, effettivamente, che Madama Pince si aggirava furtiva proprio tra gli scaffali accanto a loro.
«Hai ragione, scusa» sussurrò dolcemente Ron chinandosi in avanti verso di lei. La ragazza lo guardò stupita e Ron ne approfittò per sfilarle il tema dalla borsa.
«Ron, dammelo subito!» scattò Hermione tentando di riprendersi la pergamena.
«Solo qualche frase, Hermione. Giusto per iniziare...» le bisbigliò in risposta, portandosi fuori tiro dalla ragazza e scrivendo freneticamente.
Harry sorridendo mosse la mano verso il tema di Ginny che ci mise sopra il gomito.
«Non ci provare» sibilò, strizzandogli l’occhio.
«Vuol dire che copierò da Ron!» bisbigliò Harry, prendendole la mano.
«Ora basta Ron! Dammi il mio tema!» esclamò furibonda Hermione alzandosi e aggirando il tavolo.
«Cosa credete di fare??» proruppe una voce aspra alle loro spalle. Madama Pince si avvicinava minacciosa con un grosso libro sotto braccio. «Fuori! Subito!» esclamò, vedendoli ancora lì impalati. In fretta e furia i quattro raccolsero le loro cose e si avviarono verso l’uscita.
Quando furono nel corridoio Hermione confermò ai ragazzi che nonostante tutte le ricerche non era riuscita a trovare proprio niente che contenesse quel simbolo.
«Niente di niente.» la ragazza era proprio sconsolata.
«Mi fai rivedere il disegno sulla pergamena?» chiese Ron; lo osservò attentamente ed esclamò: «Ma è lo stesso simbolo che c'era sul libro che teneva in mano la bibliotecaria!»
«Veramente?» chiesero gli altri.
«Non è possibile!» esclamò Hermione scocciata «Sono stata in Biblioteca tutta la mattina senza trovare niente e ce l'aveva in mano lei... Scusate, ma rientro!»
«Hermione, lascia perdere!» esclamò Ron prendendola per un braccio «Non avevamo deciso di andare a mangiare a Hogsmeade?»
«Avviatevi, io vi raggiungo.» rispose la ragazza decisa divincolandosi.
«Io vado intanto a comprare il regalo, voi prendete un tavolo» disse Harry a Ron e Ginny.

***
Harry entrò nella locanda affollatissima, i suoi amici non si vedevano, ma aveva troppa sete.
Riuscì a farsi strada fino al bancone, evitando per un soffio di essere decapitato da un vassoio volante.
«Ehi tu! Niente bacchette per aria nel mio locale!»
Quasi tutti i presenti s’immobilizzarono, guardandosi intorno, alla ricerca del colpevole.
«Fai il finto tonto, eh? Giacomino! Dove diavolo ti sei cacciato… Giacomino!» sbraitò Madama Rosmerta all’improvviso. Il professor Vitius, che si era a malapena arrampicato sullo sgabello, rovinò a terra.
«Finalmente! Di nuovo a trafficare tra le botti di idromele, vero? Fai il tuo lavoro!»
«No signora, Drumple avere chiesto me mano e io aiutare…»
Madama Rosmerta lo zittì, gesticolando come se volesse scacciare una mosca.
«Buttalo fuori» sentenziò poi con calma, indicando un piccolo signore occhialuto, che assisteva alla scena incuriosito.
«Cosa c’entro io?» squittì l’ometto, indietreggiando. Harry non potè biasimarlo: Giacomino quasi toccava il soffitto, ed in quanto a muscoli non aveva nulla da invidiare ad Hagrid.
Giacomino afferrò l’ignaro cliente per la collottola e lo trascinò verso la porta, mentre questi protestava invano «Non sono stato io! Ho solo tolto l’ombrellino…»
Harry non riuscì a cogliere il resto della frase: l’uomo volò attraverso la porta.
Tutto tornò alla normalità in un baleno, come se quella fosse una routine già collaudata: il chiacchiericcio della gente riprese allegro e si riformò il solito trambusto tra i clienti.
«Dopo quello che mi è successo, non mi lascio più incantare! Una volta possono fregarmi, ma non due! Fortuna che mia sorella, che vive in Italia, mi ha chiesto di trovare un lavoro a Giacomino…» spiegò Madama Rosmerta ad una donna, mentre spillava una burrobirra . La signora annuì comprensiva, guardando Giacomino rientrare nel retro del locale.
Harry rise tra se, poi prese il boccale di Burrobirra e si avviò verso il fondo del locale alla ricerca degli amici. Urtò per sbaglio un anziano signore, che portava sottobraccio un paio di pacchetti, i quali finirono inevitabilmente a terra. Si chinò per raccogliere il tutto: dedusse che quelli fossero dei regali di Natale, che dovevano essere spediti. Riuscì addirittura a leggere uno degli indirizzi “Halfway Street, 15 – Hogsmeade”. Che senso aveva spedire un pacco per Hogsmeade quando già si trovavano ad Hogsmeade?
«Grazie, giovanotto» il vecchio prese dalle mani di Harry i suoi pacchetti «Sei davvero gentile. Posso offrirti qualcosa da bere?»
«No, grazie, anzi mi scusi per aver…»
«Insisto. Non tutti i giorni capita di essere urtati da Harry Potter» disse l’uomo sorridendo al ragazzo.
Era da un po’ che pensava di cambiare pettinatura: una frangia più lunga che coprisse la cicatrice, gli avrebbe fatto comodo.
Guardò l’uomo che gli si parava davanti, che gli sorrideva cortese, e non riuscì a dire di no.
«Grazie» e si sedette su uno dei pochi sgabelli liberi.
Il vecchio si accomodò di fianco a lui ed ordinò un bicchiere di idromele barricato.
«Ottima scelta, signore!» disse Madama Rosmerta prendendo l’ordine «Ciao Potter! Il signore è con te?» chiese poi accorgendosi di lui.
«Veramente sono io ad essere con lui» sorrise Harry.
«Bene! Offre la casa» sorrise la donna avviandosi verso l’altro capo del bancone.
«Lei è benvoluto, signor Potter»
«Ma no, mi chiami Harry» rispose il ragazzo, stupendosi di sentirsi così a proprio agio con un perfetto sconosciuto. Anche se quell’uomo aveva un qualcosa di familiare.
«Mi scusi, ma ci siamo mai incontrati prima?»
«Oh no, no. Non credo sia possibile, signor Potter. Vede… io sono in città da poco» bevve una lunga sorsata dal bicchiere che era appena arrivato scivolando davanti a lui. «Diciamo per lavoro» precisò poi, facendo schioccare le labbra. «Lei piuttosto… cosa ci fa da queste parti? Dopo aver salvato l’intera comunità magica non poteva prendersi una bella vacanza?»
Harry rise. «In realtà è stata data, a tutti quelli che l’anno scorso non hanno frequentato la scuola, la possibilità di terminare gli studi, con un ultimo anno ad Hogwarts»
«Ho sempre pensato che Minerva avesse la stoffa per essere preside» disse il vecchio ridendo tra i baffi.
«Ma lei come…»
«Come la conosco? Beh, anche se per un periodo molto breve, siamo stati colleghi»
«Insegnava ad Hogwarts?» chiese Harry stupito.
«Si, insegnavo. Ma altri affari richiedevano la mia presenza, quindi ho abbandonato l’insegnamento»
Harry si chiese quanti anni potesse avere quell’uomo. Quell’aspetto da Babbo Natale, guance rosse e corta barba bianca, gli conferivano un’aria gioviale, che però era tradita da qualcosa, un qualcosa che faceva pensare ad un vecchio stanco.
«Dopotutto mi è dispiaciuto. Hogwarts è sempre stato un luogo movimentato. E gli ultimi avvenimenti confermano la mia tesi»
Harry restò impietrito: come poteva quell’uomo sapere?
«Non si stupisca, signor Potter. Un uomo può anche aver lasciato Hogwarts, ma sa come tenersi informato»
Il ragazzo ci capiva sempre meno.
«Con la fine dell’era di Voldemort, tutti credono di essere al sicuro. Ma c’è una cosa che non potrà mai essere sconfitta»
Harry si guardò attorno: le persone sorridevano, si scambiavano saluti, inviti, ignare che forse la tranquillità tanto agognata stesse per essere turbata di nuovo da forze oscure.
«La sete di potere, signor Potter». L’uomo guardò Harry negli occhi.
Il ragazzo ebbe come l’impressione che quell’uomo sapesse molto più di quello che diceva. Ma lui non aveva alcuna intenzione di scoprirsi: in fondo solo poche persone avrebbero dovuto sapere della Bacchetta di Sambuco.
«Cosa intende?»
«Nulla, signor Potter, nulla. Solo che non sempre le forze oscure sono così manifeste, a volte basta un leggero alito di vento per riaccendere un vecchio fuoco» rispose il vecchio soffermandosi sull’ultima parola.
«Harry! Ma dov’eri finito? Ti stavamo aspettando». Luna e Dean si stavano avviando verso l’uscita.
«Hermione, Ron e Ginny sono usciti a cercarti» spiegò Luna fissando stralunata l’uomo che sedeva con Harry.
«Ehm… si, se li vedete, dite loro che li raggiungo tra poco» disse Harry, cercando di distogliere l’attenzione di Luna dal vecchio, che ghignava divertito.
«Ok, allora a dopo!» Dean spinse Luna verso la porta.
«Non la priverò oltre della compagnia dei suoi amici, signor Potter. Grazie della chiacchierata». Così dicendo l’uomo alzò il bicchiere come a congedarlo.
«Grazie a lei, signor…»
Non ebbe il tempo di rendersi conto di non sapere nemmeno il nome di quell’uomo, che questi era sparito.
Harry si risistemò in testa il cappello e uscì dal locale, tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni e la testa china per evitare almeno in parte il vento gelido.
Si avviò verso il locale di Aberforth, con la speranza di trovare i suoi amici. Forse, sarebbe riuscito a liberarsi anche di quella strana sensazione.
«Sai dove trovarmi» disse improvvisamente qualcuno alle su spalle «E attento a dove metti i piedi, ragazzo». Harry si voltò e vide il vecchio del locale lanciargli un’occhiata d’intesa mentre voltava in una stradina laterale. Distrattamente mise il piede su una pozza di acqua ghiacciata, scivolò e si ritrovò con la faccia nella neve.
Imprecò ad alta voce, tirandosi su e scrollandosi la neve di dosso. Non era la prima volta che rischiava di rompersi il naso quell’anno. Lanciò un’occhiata al vicolo, ma tra la nebbia scorse solo la figura di un uomo alto, calvo ed ingobbito.
Quella situazione gli era alquanto familiare.
L’incredulità bussò un paio di volte alla porta dei suoi pensieri, prima che il ragazzo si rendesse conto di qualcosa: ecco chi gli ricordava quell’uomo!
Proprio mentre voltava l'angolo della strada si sentì chiamare; si voltò e vide Ginny che gli veniva incontro correndo.
«Ma dove eri finito?» gli chiese con il cipiglio alla Molly.
«Al negozio c'era tantissima gente. Poi sono andato da Madama Rosmerta, ma voi non c'eravate più, pensavo di bere solo una Burrobirra, ma ho incontrato un uomo che mi ha trattenuto. E più ci penso, più mi convinco che fosse Uglick!»
«Uglick?» chiese Ginny spalancando gli occhi spaventata.
«Purtroppo quando ho avuto il sospetto era già scomparso.»
Lungo la strada verso il Castello Ron gli raccontò che aveva mangiato proprio poco...sperava di rifarsi il giorno dopo alla Tana.
Hermione era stata stranamente silenziosa per quasi tutto il tragitto, si fermò all'improvviso e Ginny quasi la travolse.
«Ragazzi, io non riesco a togliermi dalla testa quel simbolo. Madama Pince non ha voluto mostrarmi il volume che teneva tra le braccia. Ma conosco una persona abbastanza matta da poterci dare una mano a decifrarlo.»
«Pensi che abbia un preciso significato?» chiese Ginny.
«Ne sono certa, penso sia un segno di riconoscimento. Come il marchio nero...» disse in un fiato la ragazza, non riuscendo a soffocare un brivido.
«E allora si parte? Dove andiamo: Maldive, Bahamas…Atlantide? » chiese Ron speranzoso.
Hermione sbuffò divertita. «Non ci sarà bisogno di andare così lontano. Basta salire sulla torre Nord.» agguantò i due ragazzi per i gomiti e li trascinò con se verso il castello. «La Cooman?» fece Harry per niente convinto.
«Così sembrerebbe, amico» disse Ron sconsolato.
Le parole sul legno non erano cambiate: “Professoressa Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione”.
Ron iniziò a salire incerto le scale strette, prima coperte dalla botola. Quando i quattro giunsero nella stanza silenziosa si guardarono intorno, mentre subito un forte odore di incenso, fumo e alcool li inebriò. Un misterioso fuoco blu scoppiettava nel camino, l’aria era opprimente, caldissima e satura di odori.
Era trascorso molto tempo dall'ultima volta che era stato lì, ma ogni cosa era rimasta esattamente come la ricordava: una ventina di tavolini rotondi erano posti qua e là, in apparente disordine, tutti circondati da bassi e scuri sgabelli e da poltrone rivestite di chintz dagli sgargianti motivi floreali. Arricciando il naso, fece scorrere lo sguardo lungo gli scaffali delle pareti, ricolmi di vecchie cinfrusaglie, tazze, ma soprattutto innumerevoli sfere di cristallo.
Stava per dirigersi verso il centro della stanza, ma fu costretto a fermarsi.
Affascinato, Harry sentì i propri piedi che lo conducevano davanti a uno dei tavolini centrali, ma fu la sfera di cristallo collocatavi sopra ad attirare la sua attenzione: la palla di vetro aveva assunto una sfumatura scarlatta e al suo interno galleggiavano infiniti punti dorati, come stelle.
Harry fu attratto da quella sfera come da una calamita; «Che fai Harry?» chiese Ron, ma il ragazzo ne sembrava attratto, perciò si sedette su una poltrona e, con il mento poggiato sul tavolo e gli occhi fissi su quel mare rosso, si mise a contemplarlo.
«Non mi pare il momento di giocare con le sfere!» Ginny lo agguantò per un braccio e lo tirò su dalla sedia. Harry scosse la testa e la guardò perplesso.
«Professoressa?» La voce di Hermione era debole e dubbiosa, non era mai stata a suo agio in quel luogo.
La Cooman apparve da dietro un groviglio di tende e si sistemò meglio gli immensi occhiali sul naso.
«Harry Potter ti aspettavo! Ah, sei in compagnia di altri ragazzi che non hanno aperto il loro occhi interiore...».
Harry aguzzò la vista, cercando di scorgere il profilo della Cooman, celato da quella fioca sfumatura rossastra della luce. Quando due enormi occhi dalle pupille dilatate lo fissarono con sguardo indagatore attraverso le lenti spesse, Harry sobbalzò.
«Salve» azzardò Ron.
«Salve Signorina Weasley, Signorina Granger e Signor Weasley». Sibilla Cooman si voltò in un mulinio di capelli e, accompagnata dallo scintillio dei suoi scialli, si sedette su una comoda ed imbottita poltroncina, davanti ad un tavolo tondo e un po’ malconcio. I ragazzi si avvicinarono.
«C’è qualcosa che posso fare per voi?».
«Veramente noi ci chiedevamo…» iniziò Hermione «se poteva darci il suo aiuto. Vede, ci siamo imbattuti in un simbolo e non comprendiamo bene cosa significhi. E ci sembrava la persona adatta per…».
La Cooman, senza neanche finire di ascoltare cosa la ragazza aveva da dire, allungò un braccio rachitico. Hermione, indispettita, le consegnò il sottile foglietto di pergamena su cui era impresso quell’indecifrabile ricordo d’inchiostro. Le reazioni della Cooman potevano essere destabilizzanti per chi non era avvezzo a trattare con quella sua inquietante abitudine di precederti o stordirti con strane previsioni e avvertimenti, pensò Harry. Non aveva mai capito quanto ci fosse di vero nelle cose che talvolta borbottava ai suoi studenti…aveva iniziato a darle un po’ più di credito solamente dopo la profezia a cui aveva assistito, il terzo anno.
La Professoressa osservò il foglio ingiallito da vicino e da lontano, ne verificò la consistenza, lo annusò persino, per poi concludere: «Non mi meraviglia che siate venuti, soprattutto lei Signorina Granger. Logico che quando si tratti di simboli immaginifici e non di matematiche rune lei vada in difficoltà, viste anche le povere condizione in cui verte il suo occhio interiore . Dia retta a me, avrebbe bisogno di una bella pulitina».
Si alzò di scatto e si avvicino ad un vecchio mobiletto di legno. Aprì un anta di vetro e i suoi occhi vagarono veloci tra gli scaffali, borbottando parole sconclusionate. «Ora vediamo» mormorò, accarezzando con il dito ossuto le polverose copertina che la piccola libreria conteneva «ecco qua. Questo potrà aiutarci».
«Oh lasci pure stare caro…» aggiunse poi bofonchiando «evidentemente era giunta la sua ora. Ringraziamo Dio che sia una di quelle blu…».
Harry stava per chiederle a che si riferisse quando lo distrasse un rumore di porcellana che andava in frantumi: Ron, con un gesto troppo ampio della mano, aveva fatto rovinare a terra una delle tazzine blu sul tavolo. Imprecò sotto voce.
La Cooman intanto aveva preso tra le mani un manoscritto dalla copertina verde di pelle, consunto quasi come i tappeti che ricoprivano l’aula, e si tornò a sedere, aggrottando grottescamente le sopracciglia. Animata da una pacatezza quasi surreale, stappò una bottiglia di brandy mezza vuota che era appoggiata ai bordi del tavolo e ne beve un lungo sorso.
Se Harry si era pian piano abituato alle conturbanti stranezze della veggente, non era tuttavia ancora in grado di convivere con quell’intensa mescolanza di sapori pungenti che accompagnavano la donna ovunque andasse. Da quando Ron, Hermione, Harry e Ginny erano entrati, infatti, i loro nasi si erano involontariamente arricciati, assumendo una perenne e palese espressione si disgusto. Harry si sforzò tuttavia di ascoltare quello che la Professoressa poteva sapere a riguardo del simbolo, malgrado non riponesse troppe speranze nel suo aiuto.
«Partiamo dalle basi. La simbologia dei maghi è complessa, e anche poco conosciuta. E’ del tutto comprensibile: simboli fanno paura, e spesso si preferisce non conoscere quello che ci spaventa. Ma non è ignorando il male, che questo scompare dalle nostre vite, non è così? Molto bene…qui abbiamo una fiamma…ah…il sapere, il sapere più puro».
«Vuol dire l’intelligenza?» la interruppe Ron, confuso.
«Non mi riferisco ai libri ed alle nozioni, Signor Weasley. Sto parlando di qualcosa di molto più astratto ed irraggiungibile. Sto parlando di sapere magico, fonte inesauribile, beati coloro che possono accedervi. Se non sbaglio però ci sono dei lineamenti…dei lineamenti di donna. La donna è il simbolo del male quindi…».
«Che cosa? Il simbolo del male? Ma…questo è inammissibile, Professoressa!» esclamò Hermione, completamente scandalizzata.
«Capisco che ciò possa scuotere la sua piccola, irosa mente, Signorina Granger…ma i nostri simboli sono complessi e, come tali, hanno anche delle radici complesse. Tremendamente antiche, legate indissolubilmente a storie che pochi eletti conoscono. Ora vediamo se fonti storiche attendibili sono in grado di placarla, signorina, visto che ripone un’irrazionale fiducia in tutto ciò che è razionale. E’ un paradosso, non ci ha mai pensato?». Sorrise, lasciando Hermione interdetta, e accarezzò benevola il dorso del manoscritto polveroso. Lo aprì delicatamente e, trovata la pagina che cercava, iniziò a leggere con voce profetica.
«Nel tempo in cui gli uomini ancora si fidavano delle comete, viveva una ragazza di nome Ruth. Aveva la pelle, ma essa non era né bianca e liscia, aveva lunghi capelli bruni, ma essi non possedevano nessuna particolare sfumatura, aveva occhi, ma in essi non v’era alcuna scintilla. Viveva, ma non viveva. Era parte di una comunità, ma non era un singolo. Era figlia, ma non sposa. Era e non era, ma malgrado tutto ciò che le mancava, Ruth riusciva a pensare solo a ciò che aveva. I suoi pensieri, invisibili agli occhi degli uomini, erano da sempre pervasi di un’indefinibile consapevolezza. Ignota, salvifica consapevolezza di essere, essere qualcosa di più malgrado tutto, che le permetteva di sottostare placidamente all’invincibile scorrere dei giorni e delle ingiustizie. Abbiamo concluso che quella indefinibile consapevolezza era insita nella sua anima, in quanto non l’abbiamo mai ritrovata in spoglie corporee. Essendo cosa intangibile, di essa noi sappiamo e non sappiamo: concludiamo che debba essere per forza un concetto etereo, come la casa che lo ospita. E cosa c’è più etereo dell’anima?».
Harry si guardò intorno: il silenzio regnava incontrastato, a scandire quelle parole vi erano solo i ritmici ticchettii dell’orologio a pendolo sulla parete. La Cooman si fermò un attimo, forse per prendere fiato, forse per creare la suspense necessaria. I fiati sospesi furono per le una muta preghiera a proseguire.
«Un giorno, gli uomini scoprirono il fuoco. Impararono ad usarlo, a trarne beneficio, ma nessuno mai lo domò. Era qualcosa di irrimediabilmente estraneo a tutte le nature umane che in quel tempo popolavano la terra. Irraggiungibile, per tutte le anime tranne una. Gli uomini sono da sempre mossi da istinto di competizione, e grandi gare infuriavano: tutti tentavano di afferrare il fuoco con la mano. Per la gloria, per la fama e l’immortalità.
Una sera, gli uomini della tribù di Ruth mangiavano attorno al fuoco. A turno, uno tra di loro si avvicinava e tendeva la mano verso le rosse lingue selvagge. Ognuno la ritraeva accompagnato da un acre odore di carne bruciata e, pieno di risentimento, tornava al proprio posto. Il rituale si ripeteva tutte le sere. Si dice che una di quelle notti, quando il cielo aveva come ingombrante compagna una luce rossa che lo soffocava, quell’anomala scintilla che dormiva nell’anima di Ruth si risvegliò prepotentemente, facendole compiere ciò per cui lei era destinata.
Si avvicinò al fuoco tremante: erano tutti troppo stupiti per non permetterle di farlo. Tese la sottile mano bianca verso il fuoco ed afferrò con dolcezza una di quelle lingue. Quel frammento rosso non si ribellò, si piegò docilmente al suo tocco, modellandosi per lei. Gli uomini stolti erano esterrefatti, ma prima che potessero rendersi conto dell’accaduto, il fuoco della mano di Ruth si solidificò fino a diventare un sottile pezzo di legno. La prima bacchetta magica.
La ragazza che giocava con il fuoco fu esiliata da quelle terre prima che il sole tramontasse. Vagò per il resto della sua vita nelle foreste, verdi come la sua anima pura.
Si narra che solo un uomo, un babbano della tribù, la seguì. La accompagnò per tutti i giorni della sua vita ed amò la sua pelle, i suoi capelli, i suoi occhi e la sua anima».
A quel punto, la Cooman smise di leggere ed alzò il capo. Harry intravide sul suo volto un’espressione quanto mai disorientata e forse stupita, stupita dell’attenzione che aveva ricevuto, dell’assenza delle espressioni sonnacchiose che accompagnavano le sue lezioni.
«Professoressa che…che fine ha fatto quella ragazza?» azzardò Hermione.
«Ahimè, il racconto non lo dice. Suppongo che morì». Sorrise con naturalezza. «Gradite una tazza di the, cari?».
«No…no grazie» disse spiazzato Harry mentre la Cooman versava dalla sua teiera d’argento un liquido dall’odore intenso in una delle sua amate tazzine rosa. Come poteva pensare al the in un momento come quello?
La Veggente segnata dagli anni iniziò piano a sorseggiare la sua calda brodaglia, ma, quando alzò i suoi enormi occhi da insetto, sbottò: «Ebbene Signor Potter? Che ci fate ancora qui?».
«I simboli Professoressa…» si scusò lui, alzando appena le spalle.
Lei sbuffò, piegando piano la testa da un lato, guardandoli con una sorta di dolce compassione; i suoi lunghi pendenti smeraldini oscillarono, i suoi occhi erano altrove. «Ah, dove andremo a finire…questi giovani d’oggi non possiedono più le capacità. Menti ottenebrate da tali facezie, neanche più in grado, non dico di seguire alacremente il loro occhio interiore, ma di fare dei semplici collegamenti. Molto bene, temo che la spiegazione non sia finita cari».
Hermione alzò un sopracciglio, ma fortunatamente non la interruppe. «Spero abbiate capito che la donna del racconto, Ruth…è stata la prima strega. La prima persona umana in cui si è verificata la magia».
«Era una donna?» domandò Ginny piacevolmente stupita. Hermione con una smorfia aggiunse: «Non aveva detto che la donna è il simbolo del male?».
«Sì Signorina Granger» fece la Cooman alzando gli scintillanti occhi verso il cielo «il male identificato dalla donna è un simbolo che noi maghi abbiamo ereditato dal fatto che, come comprensibile, dopo quell’episodio, gli uomini non si fidarono più delle donne. Credevano fossero maligne. Come ogni stupido babbano che si rispetti, essi non capirono mai che la magia si era manifestata ai loro occhi. Da sempre preferiscono trovare futili scuse, piuttosto che ammettere che la magia esista».
Harry sorrise, pensando alla sfumatura purpurea che assumeva suo Zio Vernon al solo sentir nominare “tu-sai-cosa!”.
«Dunque le donne furono etichettate generalmente come malvagie e la cosa andò avanti per un po’, se ci pensate i roghi del quattordicesimo secolo erano di streghe, non di maghi. Robe da matti, vi dico: ho sentito di donne babbane costrette a stare a casa a badare ai loro rampolli, mentre i mariti si divertivano lavorando. Inaudito, se volete il mio parere! Tuttavia, nella nostra simbologia questa concezione babbana della donna ha influenzato il significato del simbolo. Dunque la donna è ormai l’ allegoria del male. Per quanto riguarda il fuoco…è molto più semplice e corretto. Ditemi…qual è la cosa che caratterizza un mago, più di tutto?».
«La sua bacchetta…» mormorò Hermione.
«Esatto. La bacchetta è il sapere magico per eccellenza, è essenziale: senza di essa non potremmo praticare la magia. Il racconto ci dice che la prima stecca ebbe origine dal fuoco, dunque il fuoco è il simbolo del sapere. Ora, quello che di curioso c’è in questo vostro simbolo è l’accostamento dei due oggetti. La donna tra le fiamme, il male tra il sapere. Sento» disse, sfiorando la pergamena e chiudendo gli occhi «una forte volontà di raggiungere. Raggiungere questo sapere sebbene questa ricerca dovesse comportare l’uso di pratiche…proibite». Un brivido li percorse a quelle parole.
«Non si faranno scrupoli, temo» concluse, amareggiata «Aspettate un secondo, vado a prendere un altro libro.»
Un po’ storditi dalla storia della Professoressa, i tre si guardarono per un attimo. Harry aveva così tante cose da dire, ma per un certo verso così poche…
Parlare con la Cooman gli creava spesso più dubbi di quanti ne risolvesse.
«Bè…sappiamo che abbiamo a che fare dei cattivi di prim’ordine» fece infine Ron, rompendo il silenzio «avete sentito la matta….”Non si faranno scrupoli…”».
«Sì, direi che questo l’avevamo capito» disse Harry amaramente guardando verso la tenda dietro la quale era scomparsa la professoressa.
«Per quanto il racconto mi lasci perplessa –non ha fondamenti storici- la simbologia è fissa ed è quella. Se ci pensate bene, in effetti, chiunque siano quei maghi, è chiaro che vogliono la bacchetta di sambuco. Visto quello che ha detto la Cooman, e’ del tutto verosimile che la desiderino, visto che il fuoco sta per il sapere. E’ lo strumento più ricco di sapere magico sulla faccia della terra. Ma possibile che il sapere sia solo la bacchetta? No…c’è qualcosa di più…qualche disegno che ancora non siamo in grado di cogliere…e poi...quella luce rossa la sera in cui successe....pensate possa essere Minami?».
Harry non ci aveva pensato, annuì piano: era una possibilità da non scartare.
«Forse» borbottò Ron, pensoso guardando verso Ginny che era rimasta in silenzio con lo sguardo fisso di fronte a sé.
Harry riconobbe sul volto della ragazza tutta la frustrazione di quando qualcosa le sfuggiva. «Prima o poi lo capirai» la rassicurò. Entrambi sorrisero.
«Se non altro…» intervenne Ron «ora sappiamo una cosa».
«Cioè?» chiese spiegazione Harry.
«Siamo tutti mezzosangue» fece Ron compiaciuto. Hermione, Ginny e Harry lo guardarono, confusi, forse convinti di non aver colto una sua battuta.
«L’uomo era un babbano…quello che seguì Ruth e che l’amò. Noi discendiamo da loro, siamo tutti mezzosangue. Chissà se Voldemort lo sapeva…chissà se i Mangiamorte lo sapevano. Sarebbe un bel colpo per il vecchio Lucius, non credete? Anche se non penso possa servire un vecchio racconto per curare quel tarlo sul sangue puro che ha in testa da generazioni».
Il sorriso di Hermione si allargò fino a farsi abbagliante, Harry notò la sua mano stringersi dolcemente alle dita di Ron, in un tacito pegno di quella che, forse, era qualcosa di più di semplice gratitudine.
La professoressa rientrò con in mano un altro volume anch'esso molto vecchio.
I ragazzi la fissarono, nelle loro menti ancora tante domande aspettavano una risposta.
La Professoressa tuttavia, dato uno sguardo all’orologio sul muro, disse sobbalzando: «Oh, cari! Andate, andate in fretta! Non è saggio ricevere visitatori dopo le sei! Desidero evitare ogni conseguenza nefasta!»
Poi improvvisamente la professoressa si raddrizzò e le caddero gli occhiali.
La sua voce roca e sognante giunse alle orecchie dei tre come se giocasse a nascondino, rimbalzando sulle pareti di pietra circolari.
«Potter!» gracchiò. Harry alzò la testa e vide che dietro gli spessi occhiali aveva due occhi sgranati.
«Pro-professoressa Cooman...i» balbettò il ragazzo. «Sta bene, professoressa?» domandò poi, notando il pallore del viso.
Le mani della Cooman afferrarono il colletto di Harry e lo strinsero convulsamente e d'improvviso spalancò la bocca.
«E' QUI!» gridò con voce spaventosamente innaturale. «ELLA TROVERA' IL SUO PRIGIONIERO DESIGNATO E LO CELERA' AGLI OCCHI DI COLORO CHE LO AMANO!» Il suo grido risuonò per il corridoio finché non si spense in lontananza.
Harry si divincolò e balzò in piedi con una morsa che gli attanagliava lo stomaco.
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remus.




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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyVen Mag 20 2011, 13:35

Pensavo ad un'entità astratta chiamata linea narrativa, o filo conduttore... mi immagino un animazione in cui c'è questa linea che avanzando le pagine continua a correre disegnando delle dolci curve. A volte la narrazione chiede che venga disegnata una bella capovolta per dare un colpo al lettore e stupirlo al punto giusto! Alle volte abbiamo una curva a gomito che ci porta repentinamente su un altro argomento per sviare la nostra attenzione da quello precedente o perché accade qualcosa di imprevedibile.

In altri libri le linee disegnate possono essere più di una, e in ogni capitolo si continua una di esse per poi tornare nel capitolo dopo alla precedente. Non è il caso di HP in cui seguendo Harry di continuo la linea è unica. Alle volte possono capitare dei salti, dove non vediamo il disegno della linea se non quando il racconto ricomincia.

Ecco, ho detto tutto questo per descrivere come vedo questo testo, per me la parte iniziale è un groviglio di molte righe a zig zag, dove una linea si confonde con l'altra e non riesco a concentrarmi su una e capire dove mi porta. Si parla di un sacco di argomenti passando da uno all'altro in pochissime righe senza farci ammirare il disegno di ogni curva. Forse è un mio "gusto" personale, ma preferisco mantenere la concentrazione su pochi argomenti alla volta, mantenendo il filo narrativo unico.

Ad esempio in questo testo il filo poi si riacchiappa arrivando ad Hogsmeade dove ci si concentra su Harry e il tizio "simil" Uglick e poi nella parte della Cooman. Poi si può discutere sui contenuti, sui collegamenti, sulle varie cose... ma il groviglio iniziale mi indispone sul resto Razz

IMHO
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyVen Mag 20 2011, 15:36

Ehm... io non sarò letterata e aulica come Rem, mi limiterò a sintetizzare quello che penso con poche parole: è troppo pieno e confuso.

A parte che il testo di Jo non mi ha mai convinta molto, non ci dimentichiamo che già finiamo il precedente con una visione e stiamo rimandando l'evento clou alla fine del capitolo per mantenere la suspance.addirittura rimandarlo al prossimo mi sembra eccessivo.

Poco curate le reazioni di Hermione, che subito scatta appena sente parlare di Hawaii senza chiedere o fare il terzo grado... senza un motivo apparente... e poi, non mi piace che la Pince abbia il libro col simbolo.
Come può esserci un tale alone di mistero attorno ad un libro che esiste nella biblioteca di hogwarts?
Ho detto e ripeto che se Harry descrive il simbolo che ha visto, hermione lo può riconoscere, ha tenuto il libro n borsa per un anno...e se per caso quel simbolo si trova solo nelle pagine strappate, meglio ancora... come fa ad essere lì?

No, non mi convince proprio.

Il testo di Herm è bello, ma non è escluso che si possa utilizzare dopo, magari harry si reca ad hogsmeade mentre cerca ron e chiama ginny ed hermione per aggiornarle, e così incontrano uglick... sarebbe molto interessante così, ma adesso...è un vero spreco!

continuo a sostenere la vecchia versione.
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyVen Mag 20 2011, 18:25

Mi piace il tuo commento Lady, molto lineare e diretto.
La proposta che ho fatto con Frankie è stata fatta semplicemente, come dice all'inizio, per mettere sospetti, per lasciare tutto in sospeso fino al botto che sarebbe l'inizio del capitolo successivo.
Noi abbiamo preso quei testiperchè erano stati menzionati nel topic del capitolo, abbiamo cercato di fare una versione diversa da quella che per il momento è la preferita.
Se è solo una questione di pienezza, si può sfoltire, se invece non piace la sequenza, beh...questione di gusti.

Comunque è una proposta... niente di più.
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptySab Mag 21 2011, 14:51

mi limito quotare il messaggio Lady per mancanza di tempo (scusate Sad sono incasinato)
sottolineo qualche punto non ancora toccato:
- ricordiamoci di limitare le smacerie mielate
- hermione mi sembra un po' più capra del solito
- Uglick è poco uglik

sottolineo e evidenzio:
Citazione :
continuo a sostenere la vecchia versione.
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptySab Mag 21 2011, 15:09

Come prima cosa vi ringrazio per i commenti, sempre utili e indispensabili per aprire sempre nuove prospettive creative.
Alors preciso che con Angie ci siamo limitate a creare una girandola di avvenimenti, tratti da diversi testi...(visto e considerato...che...giustamente....i testi su commissione non sono graditi).
L'intenzione originaria è quella descritta nei primi 11 righi di spiegazione. Poi tutte le aggiustature...sfoltite...aggiunte...verranno fatte in bozza. E' vero che intanto abbiamo postato questa proposta e dei vostri suggerimenti prenderemo atto, l'idea di far iniziare da Hogsmeade (del fu lupastro) si può sperimentare.
Il suggerimento della mia amata Proffa...sì! si può sfoltire!! Very Happy
Tess... possiamo limitare le smacerie mielate
vuoi un Hermione più sveglia? si può fare...per Uglick...qualcuno ci può suggerire un testo dove si può vedere un Uglick più Uglick?

Ragazzi possiamo fare tutto! Very Happy

Ancora Grazie! cheers
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sandy

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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyDom Mag 22 2011, 08:44

Il mio commento è ancora meno aulico....quando ho finito di leggerlo mi girava la testa ! Arrow
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyLun Mag 23 2011, 22:02

Anch'io trovo tutto un po' confuso.

L'idea di riempire il capitolo di "cose strane" mi piace, ma andrebbe "distribuito" meglio, in modo meno confuso. Magari non cambiando scena troppo spesso, e facendo avvenire o sentire le stranezze in modo marginale, in modo che il lettore sia comunque concentrato su quello che fanno i quattro. Così si spostano da un posto all'altro senza concludere nulla!

Il testo di Harry a Hogsmeade non ce lo vedo molto qui. Potrebbe essere sfruttato meglio come dice la prof!

Neanche a me convince molto la storia del libro in biblioteca...

Il testo di Jo invece non lo scarterei, perchè, nonostante mi faccia tentennare un po', tutta la storia raccontata dalla Cooman mi fa tanto HP I love you

Questa parte
Citazione :
«Ma è da un po’ di tempo che non posso evitare di rimuginare su una cosa. Pensavo che quest’anno potesse essere diverso, più tranquillo, insomma. Evidentemente non è così. Queste visioni, gli attacchi, gli intrusi, per non parlare del comportamento di Uglick e del cilindro di Willis. Mi sembra di dover rileggere lo stesso identico copione all’infinito, senza tuttavia diventare un’attrice più brillante. E’ snervante». I suoi occhi si riempirono di ricordi amari e il suo tono si fece più serio

mi stava quasi facendo quotare la vostra proposta Very Happy

Ma continuo a preferire l'idea di Rem con Uglick e tutto il resto Razz (Che vi spiego meglio qui)
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie EmptyMer Giu 29 2011, 17:02

A me non è dispiaciuto.
In se, l'idea non è malvagia. Il guaio è che potrebbe diventare troppo pesante nel suo sviluppo. E molto dipende dal numero di "inghippi" che si vuole infilare dentro.
Direi che la spiegazione del simbolo da parte della Cooman potrebbe essere ripresa in futura (se, come mi è parso di capire, l'attuale pezzo non ha suscitato molte approvazioni! cyclops )

Comunque, prova notevole.
Complimenti comunque.

Ve saludi
Wink
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MessaggioTitolo: Re: Proposta cap. 20 by Frankie & Angie   Proposta cap. 20 by Frankie & Angie Empty

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