Ragazzi e ragazze ecco a voi il lavoro di due menti contorte quali sono le nostre. I due testi sono gemelli ma speculari. Per un eventuale inserimento nel libro, se ci sarà uno non potrà esserci l’altro, detto ciò buona lettura!!
Genesi del Cilindro. e se ipotizziamo che sia cattivo?
Harry riversò il ricordo all’interno del pensatoio e lanciò uno sguardo a Hermione* che si era spostata per riuscire a vedere in anticipo chi stesse arrivando. Senza indugio fece un respiro profondo e immerse il viso nella sostanza argentea. La familiare sensazione di turbinante caduta nel vuoto lo catapultò in un luogo umido e scuro.
Le strade inondate dalla pioggia battente erano semideserte, le poche persone che erano state colte di sorpresa dal temporale pomeridiano ricercavano un riparo sicuro per proteggersi dall’acqua e dal vento gelido. Il ragazzo iniziò a cercare con lo sguardo di chi fosse del ricordo. Si trovava in un luogo stracolmo di bancarelle e i cui proprietari si stavano affrettando a ritirarle dalla strada, che a mano a mano che si svuotava assumeva e un’aria sempre più cupa. Gli venne in mente che forse era finito nella lontana Cina.
Non lontano da lui un mago dall’aria stanca e tesa camminava lungo una via, che si chiamava Mulberry St., a passo spedito e non curante della pioggia. Di tanto in tanto, lanciava degli sguardi a destra e a sinistra come se avesse timore di incontrare qualcuno di indesiderato. Lle dita ormai livide della mano destra stringevano il manico rigido di una cappelliera di cuoio nera, mentre la sinistra era ben salda alla bacchetta che stava nella tasca del saio di seta blu.
Il comportamento guardingo del mago fece capire ad Harry che molto probabilmente si trattava del proprietario del ricordo, così iniziò a seguirlo. Svoltò all’altezza di Orange St. e girò l’angolo tagliando da un’altra via che il ragazzo non riuscì a leggere. Fino a che raggiunsero le rive dell’East River.
Il mago appoggiò la bacchetta al portone di un palazzo di mattoni rossi farfugliando delle parole incomprensibili, quando improvvisamente una smorfia di dolore gli increspò le labbra sottili e cianotiche.
Nell’attesa che la porta si aprisse, Harry sentì le grida dei gabbiani e respirò l'odore di ciò che lo circondava esaltato dalla pioggia. Il fiume rilasciava l’essenza salmastra che il mare gli aveva donato e che andava a fondersi con il sapore sanguineo del ferro bagnato. Dallo stato in cui si trovavano le strade si poteva chiaramente inturire che la pulizia e l’igiene non erano di certo di primaria importanza. Rivolse lo sguardo verso il mago e si rese conto di quanto i suoi occhi fossero tristi. Si chiese cosa gli fosse capitato. Dopo una manciata di secondi la porta si aprì lasciandoli entrare, il ragazzo lo segui, ma per qualche istante lo perse di vista.
Le impronte e le goccioline disseminate sul parquet segnalavano che il mago si era diretto in una stanza che si trovava a destra di una rampa di scale di legno scuro. Si era avvicinato alla finestra e i suoi occhi a mandorla stavano scrutando l’esterno. Le vesti erano ritornate completamente asciutte e la sua espressione era decisamente meno tesa, quasi più rilassata.
Harry gli si avvicinò e si accorse che stava fissando una nuova e stupefacente costruzione che era ancora provvista di pochi piloni e qualche cavo metallico sospeso in aria da gru altissime.
«Dicono che si chiamerà “Brooklyn Bridge”. Un gigantesco ponte sospeso che permetterà ai babbani di attraversare l’East River senza l’ausilio di mezzi navali, l’isola di Manhattan sarà congiunta al quartiere di Brooklyn» disse una voce baritonale alle sue spalle.
«Carissimo Zhou, prego accomodati. Puntualissimo come sempre…» proseguì la medesima voce.
Il ragazzo trasalì, non li aveva nemmeno sentiti i passi del secondo uomo, si girò in direzione della voce ma dall’angolo della stanza poco illuminata non riusciva a scorgerne il viso, in compenso notò un anello dalla pietra viola sull’anulare.
Inoltre, capì che non si trovava affatto in Cina; ma in America e quello che aveva visto prima non era altro che il quartiere di Chinatown. E poi il ponte di Brooklyn era ancora in costruzione. Fece piccoli calcoli a mente e comprese che ad occhio e croce si trovava nella seconda metà dell’ottocento.
Il mago dagli occhi a mandorla si voltò e con grande rispetto chinò il capo in avanti, non osando guardare in viso il suo interlocutore che stava seduto in una poltrona di pelle marrone scuro, con a fianco il cane più bello e grande che il ragazzo avesse mai visto. «Onorato di servirla vostra grazia. Quello che mi avevate chiesto è qui con me» disse.
«Bene, molto bene» disse protraendosi in avanti come se stesse fissando la cappelliera che Zhou tratteneva ancora in mano.
«Le chiedo di perdonare la posticipazione della consegna, ma la seta particolare che avevo ordinato dalla regione cantonese non c’era nella tinta che mi avevate richiesto, così sono stato costretto ad aspettare che fosse prima lavorata in Francia» abbozzò un leggero sorriso e continuò: «Ma alla fine eccola qua, un bel viola intenso come lo desiderava vostra grazia».
«Tu mi vizi troppo, caro Zhou. Fammi vedere questo capolavoro…».
«Vostra grazia, l’oggetto è già stato incantato…» disse in un sussurro, mentre l’altro si drizzava prontamente in piedi assumendo uno sguardo minaccioso, nel frattempo un lampo illuminò la stanza facendo trasalire Harry e il cinese.
«Cosa significa? Che è già stato incantato...» la voce baritonale si alzò di qualche ottava, e il cane emise un ringhio feroce.
«…ma lei non deve preoccuparsi, quando aprirà la cappelliera e lo indosserà le assicuro che riconoscerà solo voi come suo unico signore e padrone» disse socchiudendo appena le palpebre, in un moto di paura.
«Calma Ania, non ti agitare» disse in direzione del grande cane, accarezzandolo sulla folta pelliccia color miele. Poi proseguì.
«Staremo a vedere, ormai ho… Abbiamo poco tempo, spero che tu ti renda conto della situazione…Il manoscritto a questo proposito descrive chiaramente la procedura da seguire» disse ritornando al consueto tono di voce.
«Certamente vostra grazia, solamente dovete imprimere il vostro sangue sul merlo interno, ne basterà una goccia, per assicurarvi che il potere sia trasmesso alla vostra discendenza. Per quando Minami risplenderà nuovamente alta nel cielo, il cilindro permetterà al prescelto di procurarsi tutto il necessario. Poi immagazzinerà al suo interno gli oggetti intrisi del grande potere e solo il legittimo proprietario sarà in grado di recuperarli» disse il cinese che si era un pò tranquillizzato a sua volta, ma continuava a fissare il mastino dagli occhi a mandorla.
«Cosa accadrà al prescelto?» chiese il mago seduto sulla poltrona.
«Morirà, vostra grazia…non appena avrà consegnato il copricapo» rispose mestamente il cinese.
«Bene, una preoccupazione in meno» asserì soddisfatto.
Harry sgranò gli occhi, portò istintivamente una mano alla bocca e il suo cuore perse un battito. Adesso aveva capito.
«Lo sai che mi fido di te, Zhou… mi mancherebbe non poco la presenza della tua famiglia, che ci ha sempre serviti egregiamente ormai da generazioni. Se qualcosa dovesse andare storto… capisci vero?».
«Capisco perfettamente vostra grazia, sono sicuro. Nulla andrà storto» disse alzando gli occhi per la prima volta da che si trovava in quel luogo, ma subito tornò ad abbassare il suo sguardo. Improvvisamente le loro voci si fecero più lente e la stanza iniziò a sbiadire, era come se fosse stata avvolta da un fumo chiaro e leggero.
Una capriola indietro e sentì i suoi piedi toccare il pavimento di pietra, istintivamente diresse il suo sguardo verso l’entrata dove si trovava Hermione*.
La ragazza si accorse che la stava guardando e gli fece segno di continuare, nessuno si era ancora visto fino a quel momento. Lui annuì con un cenno del capo e prese dalla tasca una seconda fiala. Rimase a guardarla per un paio di secondi. Provava a immaginare cosa avrebbe visto. Poi stappò l’ampollina e ne versò il contenuto nel pensatoio.
Mentre Harry vi si immergeva, il liquido dell’ampolla iniziò a danzare nello spazio creando movimenti circolari, come trasportato da uno strano vento. All’improvviso, quasi come se qualcuno avesse fermato il vento con un incantesimo, il liquido iniziò a dividersi e compattarsi in mobili, pareti fino a formare una stanza, molto simile a quella che aveva visto prima.
Aveva un’aria un tantino meno trascurata, era come se fosse stata rimodernata. Una voce proveniente dalla camera attigua iniziò a parlare: «È qui dentro, seguimi».
La figura di un giovane mago fece il suo ingresso all’interno della stanza. Di fianco a lui vi era un altro mago, molto più anziano. Aveva un’espressione molto seria, una piccola fessura per bocca attorniata da una pelle rugosa, due occhi grandi e neri e due grosse palpebre che cadevano su di essi coprendoli parzialmente. Il suo sguardo risultava molto stanco, anche se un piccolissimo riflesso nell’occhio destro, faceva intuire che custodiva ancora una grande vitalità.
Il giovane gli lasciò spazio e lo fece passare avanti. Il mago anziano iniziò a mostrargli la stanza nella quale erano entrati. Il giovane Auror quindi si pose davanti a loro e iniziò a guardarsi intorno. Le pareti erano state riverniciate da poco, ne percepiva l’odore, e vi erano numerosi ritratti. L’arredamento non era modernissimo, però Harry lo trovò molto sobrio ed elegante. A dominare su tutto c’era un grosso divano nero appoggiato alla parete di fronte al ragazzo. Era di pelle e molto ben tenuto. Di fianco a questo c’era una piantana grigia, più o meno alta.
Una finestra uguale a quella del ricordo precedente, faceva entrare un vento freddo all’interno dalla stanza. Se avesse potuto, l’avrebbe chiusa volentieri. Una voce lo distolse da questo pensiero: «Eccolo lì, è su quella poltrona» disse il mago anziano.
Non aveva notato che alle sue spalle c’era una poltrona marrone. Sembrava più vecchia degli altri mobili, probabilmente era stata cambiata l’imbottitura e rifoderata interamente, perché era in ottime condizioni. Vi era poggiata sopra una cappelliera nera. Che a differenza di tutto il resto, era molto impolverata.
Harry focalizzò quindi l’attenzione nuovamente sul mago giovane. Leggeva nei suoi occhi molta preoccupazione. Eppure, aveva la sensazione di aver già visto quello sguardo prima di allora.
Voleva capire dove lo avesse già visto, e cosa lo preoccupasse in quel modo, quando, all’improvviso, il silenzio si ruppe.
«Quindi, è lì sopra?» domandò timidamente il giovane.
«Sì, in quella cappelliera» fu la risposta.
Il ragazzo fece due passi verso Harry. Che quasi istintivamente si spostò verso sinistra, come se quella persona fosse reale e stesse per scontrarsi con lui.
Il giovane si fermò, alquanto dubbioso, quando ormai si trovava giusto a metà tra dove era partito e la poltrona. Non si girò nemmeno e chiese all’altro mago, molto ansiosamente: «Devo indossarlo subito?»
«Sì, così vedremo anche lui cosa ne pensa» gli rispose quindi l’anziano con molta calma e tranquillità.
Harry vide il giovane mago trasalire. Un brivido gli percorse tutto il corpo. Si girò come per tornare indietro, ma rimase fermo come per riflettere sulle parole appena pronunciate dall’altro mago. Era come se fosse molto indeciso sul da farsi. Non riusciva proprio a decidere se continuare o no.
Quella camera sembrava ancora più fredda di prima, ora che non c’era neanche il rumore dei suoi passi a risuonare tra le quattro mura.
Guardò negli occhi l’altro, come se, cercasse di scrutare quello sguardo serio e profondo, per poter cogliere i pensieri che gli stavano passando nella testa.
Il giovane Auror diveniva sempre più teso, curioso e confuso al tempo stesso. Voleva assolutamente capire cosa stesse effettivamente avvenendo tra i due maghi.
Il silenzio si ruppe nuovamente con la voce del giovane mago che chiese: «Che significa? È un esame?»
«No, qualcosa del tutto simbolico, una sciocchezza, una formalità. Quando lo calzerai, esprimerà la sua opinione».
Questo discorso gli aveva messo i brividi. Prese però il coraggio a quattro mani e continuò ad avanzare in direzione della poltrona.
Arrivatovi davanti si guardò attorno. Harry vide che il suo sguardo si era soffermato sulla parete alle spalle della poltrona. Vi era affisso un ritratto un po’ sbiadito nel quale sembrava vi fosse un signore distinto, vestito con abiti ottocenteschi che annuiva simpaticamente. Nelle vicinanze del dipinto vi era un foglio grigio incorniciato, probabilmente un titolo di studio. Cercò di andare in fondo alla cosa e si avvicinò per leggere meglio, ma era scritto con caratteri incomprensibili. Forse, solo Hermione avrebbe saputo decifrarli.
La sua attenzione quindi ritornò sul giovane. Il mago afferrò, quindi, il manufatto viola che era contenuto nella cappelliera: una nube di polvere si alzò rendendo l’aria ancora più pesante di quanto già non fosse; lo spolverò un po’ e lo afferrò saldamente. Sentì quindi un brivido in tutte le dita delle mani che percorreva a poco a poco tutto il braccio, fino a scendere giù per il tronco e le gambe. Sembrava essersi paralizzato. Quindi fece un respiro profondo e posò quell’oggetto sulla sua testa.
«Mio caro socio, sei eccezionale,
c’è dentro te un grande potenziale,
campione potente e famoso sarai.
Unisciti a me, non te ne pentirai»
Non appena lo calcò un po’ di più però, sgranò gli occhi come se un coltello gli avesse trapassato il cranio e i suoi occhi per pochi istanti si fecero vitrei per poi ritornare normali.
Mentre quell’immagine si dissolveva lentamente, Harry ritornò nell’ufficio.
A voi l’anticipazione e la continuazione degli eventi...*= personaggi che possono essere cambiati
Indice 
mi dispiace solo che Willis si sia fatto fregare così facilemente.. 
Perdonatemi se lo leggo solo adesso 
, ma ho avuto da fare 
