«Jo, non devi farlo, non puoi fidarti di lui…»
«L’Oscuro Signore si fida di lui, non è vero?»
«L’Oscuro Signore sta… credo… sbagliando» Bella ansimò, e i suoi occhi scintillarono
per un istante sotto il cappuccio, mentre si guardava intorno per controllare che fossero
veramente sole. e non sono a posto
In ogni caso, ci è stato detto di non parlare del piano con nessuno.
Questo è un tradimento nei confronti del Signore Oscuro…»
«Piantala, Bella!» ringhiò Jo, mentre estraeva la sua ascia da sotto il mantello,
puntandola minacciosamente contro l’altra donna. Bella si limito a ridere.
«Jo, proprio alla tua compara? Non lo faresti…»
«Non c’è più niente che non farei!» Jo mormorò, con una nota isterica nella voce, e
mentre abbassava l'ascia, ci fu un altro lampo di luce.
Bella lasciò andare il braccio di sua sorella come se bruciasse.
«Jo!»
(...)
Ma la donna era corsa avanti. S’avviò velocemente per una via costeggiante un fiume. Doveva essere un fiume sacro, lui gliel'aveva sempre detto, ne era fiero, era fiero di abitare sulle sue sponde. I suoi passi echeggiavano sui ciottoli mentre passava davanti a finestre coperte di assi e rotte, finché non raggiunse proprio l’ultima casa, dove una luce fioca filtrava attraverso le tende di una stanza a piano terra.
Aveva bussato alla porta prima che Bella, imprecando sottovoce, la potesse raggiungere.
Insieme aspettarono, ansimando leggermente, aspirando l’odore del fiume calmo e placido che la brezza notturna portava loro. Dopo pochi secondi, sentirono dei movimenti dietro la
porta e s’ aprì uno spiraglio. Si intravedeva parte di un uomo che le stava guardando, un
uomo alto con capelli neri crespi, sguardo allucinato, con un filino di bava che gli scendeva dalla bocca soprattutto davanti alle belle ragazze.
Jo tirò indietro il cappuccio. Era così pallida che sembrava splendere nell’oscurità; i lunghi capelli castani erano raccolti nella solita coda di cavallo, e portava sempre attaccata alla cintola la sua fedele ascia da boscaiolo.
«Jo!» disse l’uomo, aprendo un po’ di più la porta, così che la luce investì entrambe, lei e la sua compara. «Che piacevole sorpresa!»
«Ludo» disse lei con un sussurro teso. «Posso parlarti? È urgente».
«Ma certo».
Lui si fece indietro per permetterle di entrare in casa. Bellatrix, ancora con il
cappuccio addosso, la seguì senza attendere inviti.
«Bagman» disse seccamente mentre gli passava davanti.
«Bella» rispose lui, con la bocca appena piegata in un sorrisetto sprezzante mentre
chiudeva di scatto la porta dietro di loro.
Erano entrati direttamente in un minuscolo soggiorno che dava l’idea di una cella
ovattata d’oscurità. I muri erano completamente ricoperti di locandine di film e scaffali interi di dvd; un divano con la fossetta a forma del fondoschiena del padrone, una vecchia poltrona e un tavolo traballante erano raggruppati nella pozza di luce proveniente da un lampadario a candele appeso al soffitto. Il posto aveva un’aria di abbandono, come se non fosse usualmente abitato.
Ludo indicò a Jo il divano. Lei si tolse il mantello, lo gettò da una parte e si
sedette, guardandosi le mani bianche e tremanti raccolte in grembo. Bellatrix abbassò
molto lentamente il cappuccio. Scura per quanto era chiara, gli occhi con le
palpebre pesanti e una mandibola forte, non tolse gli occhi di dosso a Ludo, mentre
andava a mettersi, in piedi, dietro a Jo.
«Allora, cosa posso fare per voi?» chiese Ludo, sistemandosi nella poltrona di fronte alle
due compare.
(...)
«Ludo, so che non dovrei essere qui, mi è stato ordinato di non dire niente a nessuno,
ma…»
«Allora dovresti tenere la bocca chiusa!» Ringhiò Bellatrix. «Particolarmente in questa
compagnia!»
«In questa compagnia?» ripeté Ludo sardonico. «E cosa intendi dire con questo,
Bella?»
«Non mi fido di te, Ludo, come tu ben sai!»
Jo fece un rumore che avrebbe potuto essere quello di un pianto strozzato, e si
coprì il volto con le mani. Ludo posò il bicchiere sul tavolo e si sedette di nuovo, con le
mani sui braccioli della poltrona, sorridendo al volto accigliato di Bella.
«Jo, penso che dovremmo ascoltare quello che Bellatrix è impaziente di dire; ci
risparmierà tediose interruzioni. Bene Bellatrix, continua» disse Ludo. «Come mai non ti
fidi di me?»
«Un centinaio di ragioni!» Disse lei ad alta voce, camminando a grandi passi da dietro il
divano fino a sbattere il bicchiere sul tavolo. «Da dove iniziare! Dove eri quando hanno deciso di farlo andare via? Perché non facesti alcun tentativo di trattenerlo ? Che cosa hai fatto in tutti questi anni in cui sei vissuto all’ombra di Claudio? Perché hai impedito al Signore Oscuro di procurarsi la fiducia incondizionata di tutti gli studenti ? Perché non sei tornato subito quando l’Oscuro Signore è rinato? Dove eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per recuperare il controllo totale della scuola per il Signore Oscuro? E perché, Ludo, la scuola è ancora democratica, quando l’hai avuta in tuo potere per più di un anno?»
Lei fece una pausa, il petto le saliva e scendeva rapidamente, le guance arrossate.
Dietro di lei Jo sedeva senza un movimento, con il volto ancora nascosto fra le
mani.
Ludo sorrise.
«Prima di risponderti… sì, Bella, ho intenzione di risponderti! Potrai riportare le mie
parole agli altri che mormorano alle mie spalle, e raccontano false dicerie sul mio
tradimento al Potere costituito! Prima di rispondere, dico, lasciami fare una domanda a mia volta. Pensi veramente che il Signore Oscuro non mi abbia rivolto, una per una, tutte queste domande? E pensi veramente che, se non avessi potuto dare risposte soddisfacenti, io sarei seduto qui a parlare con voi?»
Lei esitò.
«Io so che lui ti crede, ma…»
«Non solo mi crede... io sono a conoscenza del piano...»
«Conosci il piano?» disse Bella, mentre la sua fugace espressione di soddisfazione veniva rimpiazzata da una espressione offesa. «Tu lo conosci?»
«Certamente,» disse Ludo, «Ma di che aiuto hai bisogno, Jo? Se pensi che io possa
persuaderli a cambiare idea, temo che non ci sia speranza, nessuna speranza.»
«Ludo...» sussurrò lei, con le lacrime che le scendevano lungo le guance pallide. «Mio
figlio… il mio unico figlio…»
«Draco dovrebbe essere fiero» disse Bellatrix con indifferenza. «Il Signore Oscuro gli sta
riconoscendo un grande onore. E devo dire una cosa di Draco: lui non si sta tirando
indietro di fronte al suo dovere, sembra felice di avere un’occasione per mettersi alla
prova, è eccitato alla prospettiva…Draco è colui che deve sacrificarsi per l'avvento del Partito»
«Io volevo dire… che nessuno prima di adesso è mai riuscito… Ludo… ti prego… tu
sei, sei sempre stato, l’insegnante preferito di Draco… sei un vecchio amico di PH… ti
supplico… sei il preferito del Signore Oscuro, il suo consigliere più fidato… gli parlerai, lo
convincerai…?»
«Il Signore Oscuro non si farà convincere, ed io non sono abbastanza stupido da
provarci» disse Ludo chiaro e tondo. «Non posso certo fingere che il Signore Oscuro non
sia adirato con PH. Era al comando. Si è fatto catturare, insieme a tanti altri e, per
giunta, non è nemmeno riuscito a prendere il controllo totale della scuola. Sì, il signore Oscuro è adirato, Jo, molto adirato davvero».
(...)
«Dovresti essere orgogliosa!» disse Bellatrix spietatamente. «Se avessi figli, sarei felice di
offrirli al servizio del Signore Oscuro!»
Jo diede un gridolino di disperazione e si afferrò i lunghi capelli castani. Ludo si chinò, la afferrò per le braccia, la fece alzare e la condusse di nuovo sul sofà. Le si sedette vicino, le mise una mano sulla coscia e la guardò negli occhi.
Bella e Jo lo guardarono dubbiose.
«Ooops, scusate, ho sbagliato film
Dicevamo…» Poi versò ancora un po’ di vino e le mise a forza il bicchiere in mano.
«Jo, basta così. Bevi questo. Ascoltami».
Lei si calmò un poco. Tremando, bevve un sorso di vino versandosene un po’ addosso.
Ludo si protese per asciugare le gocce sul petto della ragazza, ma uno sguardo tagliente di lei lo fermò con la mano a mezz'aria.
«Potrebbe essere possibile… che io aiuti Draco.»
Lei si tirò su, con il viso bianco come un foglio di carta, gli occhi immensi.
«Ludo… oh, Ludo… lo aiuteresti? Ti prenderesti cura di lui, facendo attenzione affinché non si faccia male?»
«Posso provare.»
Lei gettò il bicchiere che slittò attraverso tutto il tavolo, mentre lei scivolava giù dal
divano e si inginocchiava ai piedi di Ludo, prendeva la sua mano fra le proprie e vi
posava sopra le sue labbra.
«Se è tua intenzione proteggerlo… Ludo, lo giurerai? Farai il Voto Infrangibile?»
«Il Voto Infrangibile?» L’espressione di Ludo era vuota (e anche la testa), indecifrabile: Bella tuttavia sbottò in una risata di trionfo.
«Ma lo hai sentito, Jo? Sì, lui ci proverà, ne sono sicura… le solite parole vuote, il solito inutile serpeggiare… naturalmente seguendo gli ordini del Signore Oscuro!»
Ludo non guardò Bella. I suoi occhi neri erano fissi su quelli pieni di lacrime di Jo che continuava a tenergli stretta la mano.
«Certamente Jo, farò il Voto Infrangibile,» disse semplicemente. «Forse la tua compara consentirà ad essere il nostro Garante.»
Bella rimase a bocca aperta. Ludo si abbassò in modo da inginocchiarsi di fronte a
Jo. Sotto gli occhi stupefatti di Bella, afferrarono ciascuno la mano destra dell’altro.
«Ti servirà la bacchetta, Bella,» disse Ludo con freddezza.
Lei la tirò fuori, ancora stupita.
«E ti devi avvicinare un po’,» disse lui, ammiccando.
Lei si avvicinò tanto da stare in piedi proprio accanto a loro e pose la punta della bacchetta sulle loro mani unite.
Jo parlò.
«Vuoi tu, vegliare su mio figlio Draco, mentre cerca di ritornare a scuola anche se tutti sono contrari?»
«Lo voglio,» disse Ludo.
Una lingua brillante di fuoco uscì dalla bacchetta e si avvolse intorno alle loro mani come
un filo incandescente.
«E vuoi tu, al meglio delle tue capacità, fare in modo che prenda il controllo della scuola in nome del Signore Oscuro?»
«Lo voglio,»disse Ludo.
Una seconda lingua di fuoco uscì dalla bacchetta e si intrecciò alla prima, producendo
una bella catena incandescente.
«E, se fosse necessario… se Draco non dovesse riuscire a rientrare a causa della resistenza…» sussurrò Jo (la mano di Ludo si contorse tra le sue, ma lui non la tirò indietro), porterai tu a termine la missione che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di compiere?»
Ci fu un momento di silenzio. Bella li osservava, la bacchetta sopra le loro mani
strette, gli occhio spalancati.
«Lo voglio,» disse.
La faccia stupefatta di Bella si illuminò di rosso al bagliore della terza lingua di fuoco,
che uscì dalla bacchetta, si intrecciò alle altre e si legò strettamente alle loro mani unite,
come una corda, come un serpente di fuoco.
*
I mesi erano passati velocemente. Draco era partito e, con sommo disappunto di Ludo, non era riuscito a rientrare nella scuola, i Prefetti non avevano più subdole armi da giocare. Tutti avevano paura, ma nessuno riusciva in qualche modo a far finire la guerriglia che era scoppiata tra i banchi di scuola. Solo il prescelto, Harry-Mik94, tentava disperatamente di appianare le divergenze tra i Prefetti e il Caposcuola, ignorando che questo fosse passato tra i cattivi appena il Signore Oscuro gli aveva proposto di far rientrare il suo pupillo prediletto nella scuola dalla quale era stato cacciato da una massa studenti senza cuore, ma che in realtà stava facendo il doppio gioco per motivi che nemmeno lui capiva bene.
Erano ormai in piena guerra (in)civile.
In quella data, il 17 novembre, gli studenti erano tutti riuniti in Sala Grande. Volevano festeggiare il prefetto Bella, senza sapere che lei meditava di sottomettere tutti al Potere Costituito. Per convincerli aveva fatto preparare ogni sorta di leccornie dagli elfi domestici e si stava preparando un discorsetto niente male, quando i suoi colleghi del lato oscuro avevano fatto irruzione nella scuola.
«Ma uffa» gridò a gran voce. «Potevate almeno avvisarmi, no? In fondo sono io la festeggiata!» aveva girdato piena di sdegno, prima di correre a combattere insieme al suo adorato Signore.
Mik rimase di sasso ascoltando quelle parole, e senza perdere tempo, si infilò il Mantello dell'invisibilità e corse dietro di lei per vedere cosa stava accadendo: stava cercando Voldemort e lo vide dall'altra parte dell'atrio che scagliava incantesimi a destra e a manca e intanto arretrava nella Sala Grande, senza smettere di urlare ordini ai suoi seguaci; Mik lanciò altri Sortilegi Scudo e salvò Piff e Ciock dalla sua furia; i due gli sfrecciarono davanti ed entrarono nella Sala Grande per prendere parte alla lotta che già vi divampava.
(...)
Mik sfrecciò tra i duellanti, oltrepassò i prigionieri che si divincolavano ed entrò nella Sala Grande.
Voldemort era nel cuore della battaglia e colpiva tutto ciò che gli capitava a tiro. Mik non poteva mirare con precisione e cercò di avvicinarsi, ancora invisibile, ma la Sala Grande era sempre più affollata, poiché chiunque fosse in grado di camminare tentava di entrare.
Vide Ludo gettato a terra da Remus e Lady, vide Frankie cadere urlando per mano di Snow, vide Luma, scagliato attraverso la stanza da Redfox, colpire la parete di pietra e cadere a terra svenuto. Vide Horcrux e Woland abbattere Tex, Aberforth schiantare Enrico («Così sarò l'unico a dare informazioni sui film, muahahahah!»), Primus, Steven e Luna atterrare Alb, e PH e Jo correre nella folla, senza nemmeno provare a combattere, chiamando a gran voce il figlio.
Voldemort stava duellando con Arabella, Fedora e Ronald Sepiroth insieme e il suo volto era una maschera di freddo odio mentre i tre balzavano e si abbassavano attorno a lui, senza riuscire a finirlo...
Anche Bella continuava a combattere, a cinquanta metri da Voldemort, e come il suo padrone lottava contro tre avversari a un tempo: Herm, la Nana e Lily ce la stavano mettendo tutta, ma Bella le uguagliava, e l'attenzione di Mik fu distratta da un Anatema che Uccide scagliato così vicino alla Nana che la mancò di un soffio... era un nuovo prefetto, ancora inesperta... avrebbe dovuto proteggerla, ma in questo momento era troppo occupato a seguire le mosse del Signore Oscuro.
«Che se la veda lei! Ha voluto la bicicletta, e ora pedali!» disse tra se e se.
Cambiò obiettivo e si avventò contro Bella invece che contro Voldemort, ma aveva fatto solo pochi passi quando fu spinto da parte.
«LE SOCIE NO, CAGNA! Non le porterai dalla tua parte!»
Di corsa, Angie gettò via il mantello per avere libertà di movimento. Bella si girò di scatto e scoppiò a ridere alla vista della sua nuova avversaria.
«FUORI DAI PIEDI!» urlò Angie alle tre ragazze, e con uno svolazzo della bacchetta cominciò a combattere. Mik rimase a guardare terrorizzato ed euforico la bacchetta di Angie fendere l'aria e vorticare, e il sorriso di Bellatrix Black tremò prima di trasformarsi in un ringhio. Schizzi di luce volarono da entrambe le bacchette, il pavimento attorno alle due streghe era rovente e crivellato di buchi; entrambe combattevano per prevalere sull'altra.
«No!» gridò Angie quando alcuni studenti accorsero in suo aiuto. «Indietro! INDIETRO! È mia!»
Centinaia di persone adesso erano allineate lungo le pareti e assistevano alle due battaglie: Voldemort contro i suoi tre avversari, Bella contro Angie. E Mik, invisibile, era combattuto: voleva attaccare ma anche proteggere, e temeva di colpire gli innocenti.
«Cosa sarà dei tuoi amici studenti quando ti avrò sconfitta?» la canzonava sprezzante Bella, folle come il suo Signore, schivando le maledizioni di Angie che le danzavano attorno. «Quando sarai sottomessa al Potere Costituito?»
«NON SUCCEDERA' MAI!!! E TU... Tu... non... toccherai... mai... più... gli... altri... studenti!» urlò Angie.
Bella rise, la stessa risata esaltata di suo cugino Sirius Mic prima di cadere nelle grinfie della parte democratica della scuola e Harry seppe in anticipo che cosa stava per succedere.
La maledizione di Angie fu bloccata da un incantesimo scudo di Bella che a sua volta, lanciò Stupeficium a destra e a manca, finchè non rimase in piedi solo lei e il suo adorato Signore Oscuro.
Il sorriso maligno di Bella si dilatò, era fatta! Non c'era più resistenza, e la scuola era sotto il loro completo controllo. Guardò sprezzante tutti i suoi colleghi prefetti, privi di sensi sul pavimento della Sala Grande. La sua compara, che si era venduta al nemico pur di salvare suo figlio, la Nana... che delusione che era stata! Non avrebbero più commesso lo stesso errore. Troppo democratica, troppo attenta al programma scolastico, per essere un vero Prefetto, poi guardò Mik. Anche lui l'aveva tradita. Anche Ludo l'aveva fatto, Ludo le era rimasto vicino per tutto quel tempo, e aveva tentato di fragarla, come aveva sempre sospettato. Avrebbe voluto svegliarlo e torturarlo per fargli confessare il doppio gioco, ma decise di non rianimarlo comunque. «Fossi scema» si disse, «quello mi schianta e si mangia tutto il buffet!»
Si avvicinò al Signore Oscuro che la guardava soddisfatto.
«Andiamo» le disse senza nemmeno sfiorarla.
Lei lo guardava con occhi innamorati e non seppe cosa dirgli, quel giorno era davvero importante perchè avevano vinto, ma soprattutto, era il suo compleanno, solo che sembrava che a lui non importasse nulla di lei, solo di aver vinto la sua battaglia contro la scuola, quando Voldemort parlò ancora una volta.
«La scuola è in mano nostra, e la torta è ancora al sicuro nelle cucine... Auguri, Bella!»
... E AUGURI ANCHE DA HP8!!!