Ragazzi scusatemi, ma se non aprite la bozza finisco per scrivere l'intero capitolo...
Ho unito i testi secondo una nuova combinazione (proposta da Anny) Harry dalla mcgranitt ,Harry vs Ginny
,un pezzo di Dan e un pezzettinoinonio di giù per il tubo...
Un mix da paura, spero che loro non si arrabbino se posto i loro testi modificati,ma non vi trovo in chat.(Anny ti ho inviato un messaggio)
Buona lettura !
Varcò la porta che conduceva all'Uffico della preside e la vide che stava scorrendo con gli occhi una pergamena dall'aria ufficiale. Harry aspettò che avesse finito, senza fretta. La McGranitt era evidentemente delusa per il suo comportamento del giorno prima, e lui non intendeva indisporla più del necessario.
«Accomodati, Potter, immagino tu sia stanco».
Harry si sedette senza rispondere alla provocazione.
«Deve dirmi qualcosa?» continuò la professoressa.
Aveva parlato senza staccare gli occhi dalla pergamena.Harry inspirò profondamente.
«Sì».
Minerva McGranitt prese una penna, la intinse nell'inchiostro e iniziò a svolazzare la sua firma. «Parla pure».
«Sono successe molte cose nei giorni scorsi... Ron...», Harry sospirò. «non voglio giustificarmi... in realtà sono qui per scusarmi».
Finalmente la Preside alzò gli occhi .L'espressione era indecifrabile, ma ad Harry parve di cogliere una punta di compiaciuta sorpresa. La McGranitt posò la penna e iniziò a riavvolgere la pergamena su se stessa.
«Continua, Potter» disse, mentre mandava il sigillo ad intingersi nella ceralacca.
Harry prese fiato di nuovo.Era più difficile di quanto avesse pensato.
«Il mio comportamento non può essere giustificato: non avevo il diritto di lasciare la scuola, e sopratutto non dovevo ripresentarmi in quelle condizioni. Sono uno studente come tutti gli altri e devo rispettare le regole.».
La Preside accennò un sorriso. « Cos'è successo Potter? Per caso Aberforth ti ha dato da bere un po' di Distillato Di Buonsenso?».
Ma Harry non sorrise. Ora che era arrivato il momento ebbe l'istinto di biascicare delle scuse e uscire di corsa dall'Ufficio.
Era sul punto di aprire la bocca per parlare, ma qualcosa lo trattenne.
Prese un'altra boccata d'aria e si preparò alla tempesta che, lo sapeva, sarebbe arrivata presto.
«No, Professoressa.» rispose, la voce incredibilmente ferma, nonostante il pulsare rabbioso del sangue contro le tempie. «Ho solo realizzato che vorrei trovare Ron, trovare chi lo ha rapito e fargliela pagare, ma rimango ancora uno studente, e, in queste condizioni, non posso farlo».
La Preside lo fissò negli occhi. Harry sostenne lo sguardo, immobile davanti alla scrivania.
La McGranitt sorrise di nuovo; il tono di voce era più dolce quando rispose. «Spero che te ne ricorderai la prossima volta che ti verrà qualche balzana idea per la testa ...».
«Non ci sarà una prossima volta».
Le parole erano uscite fuori da sole. «Mi fa piacere sentirtelo dire» annuì la Preside. Harry si alzò in piedi, le dita gli tormentavano le maniche della divisa.
Chiuse le mani a pugno, talmente forte da ferirsi i palmi con le unghie. Era arrivato il momento. «Se uno studente non può fare tutto quello che è in suo potere per salvare la vita del suo migliore amico, vorrà dire che da oggi non sono più uno studente».
La Preside si alzò di scatto.
«Cosa intende dire?» chiese, con rinnovata durezza.
«Intendo dire ho deciso di lasciare gli studi, di lasciare Hogwarts».
Il tono era di nuovo fermo e sicuro. Harry sentì la tensione sciogliersi a poco a poco, mentre il sangue tornava a fluire al ritmo consueto. L'aveva detto, si era comportato da uomo.
«Harry... stai agendo in modo avventato, non ti rendi conto di quello che dici» iniziò la McGranitt, in tono quasi supplice.
«Si sbaglia.Ho ragionato, e parecchio». Non era affatto vero. «Non ti permetterò di fare una simile sciocchezza».
«È proprio questo che intendo: da oggi in poi, non ci sarà più bisogno che lei si preoccupi della mia incolumità...».
Harry prese fiato e quasi sorrise.
«...Non sono più un suo studente: ormai sono un uomo e ho il diritto di fare le mie scelte».
La McGranitt rimase immobile, con le labbra appena socchiuse: dal viso trasparivano evidenti segni di una lotta interiore.
«Le sarò sempre grato per tutto quello che ha fatto per me, ma adesso devo fare da me».
La Preside non rispose, si limitò a risedersi e ad emettere un lungo, pesante sospiro: sembrava improvvisamente invecchiata. «Sapevo che saresti andato via !». La preside parlò improvvisamente . «Il Ministro lo sapeva.Lui ti aspetta domani mattina presto al ministero ,Po...Harry!» concluse sorridendo. «Ok professoressa,mi ci recherò.Buon Natale!». «Si.Buon Natale!».
Hyde lo stava aspettando appoggiato al muro accanto al Gargoyle. Come lo vide uscire, gli si precipitò incontro.
«Adesso tocca a me.Vai a preparere le tue cose».
Harry annuì e con passo svelto si diresse verso la Sala Comune. Il ragazzo sperava che che la Professoressa Mcgranitt non diventasse sospettosa delle parole di Hyde. L'americano gli avrebbe detto che doveva ritornare in madre patria perchè la sua famiglia riteneva pericoloso restare ad Hogwarts. Naturalmente non era vero. Harry arrivò nella Sala Comune di Grifondoro immerso nei pensieri. Era ancora molto presto e di certo non voleva svegliare nessuno, soprattutto Hermione e Ginny. Hermione sapeva che sarebbe andato via da un giorno all'altro, ma non sapeva come lo avrebbe spiegato a Ginny. Già pensava alla sfuriata che avrebbe fatto la sua ragazza, molto simile a quella della signora Weasley, al fatto che non avrebbe più visto la sua pelle candida, che non avrebbe più sentito il suo profumo. Senza saperlo si trovava accanto al suo a letto a baldacchino.Tutti dormivano e un grosso zaino si trovava sopra il letto di Hyde: lui era già pronto. Molto cautamente Harry si abbassò sotto il letto, prese il suo baule e lo aprì: non voleva spiegare a nessuno il perchè della sua partenza. Spinse tutto il contenuto fuori e dopo aver selezionato ogni cosa minuziosamente, introdusse all'interno del suo zaino tutti i suoi abiti e oggetti magici: l'incantesimo di estenzione irriconoscibile era venuto bene. Due minuti dopo arrivò Hyde e gli disse che la Mcgranitt aveva bevuto facilmente il motivo della suo ritorno in America. Uscirono dal dormitorio maschile con i loro zaini in spalla e scesero velocemtente le scale. «Ciao Har...che ci fai con quel zaino?». La voce di Ginny li accolse quando arrivarono nella luminosa Sala Comune . La ragazza aveva delle piccole occhiaie attorno agli occhi e i capelli gli scendevano sbarazzini giù per la schiena: sembrava stanca, ma in realtà era molto affranta per via di Ron. Harry ebbe una forte fitta al petto, ma non si destò di un millimetro. Per la seconda volta in quel giorno si trovava faccia a faccia con il terrore più nero. Affrontare Ginny non era mai una passeggiata, il ragazzo preferiva una mandria di ippogrifi imbufaliti . «Ginny...» . Il fiato gli si mozzò in gola e non sapeva come continuare. «Devo parlarti!» . La ragazza lo guardò interrogativa, ma improvvisamente cambiò espressione: i suoi occhi diventarono lucidi e le sue labbra si curvarono verso il basso. «Vuoi di nuovo lasciarmi?Devi andare di nuovo via?Devi cercare R...» . La voce di Ginny si affievolì e i suoi occhi si riempirono di lacrime . Harry abbracciò velocemente la sua ragazza e con le mani le asciugò dolcemente le lacrime. Hyde si allontanò imbarazzato e gli disse in un filo di voce che lo aspettava davanti al Portone di Ingresso, così varcò velocemtente il ritratto della signora Grassa. «Non sarà come prima!Ci terremo sempre in contatto .Io devo andare...lo sai» . Ginny sciolse l'abbraccio e gli calò la testa a mo' di sì. «C'è un problema!» . «Cosa?» domandò Harry curioso e malizioso allo stesso tempo. «Mi dispiace ma...non trovo più lo specchio» . La sua voce era poco sicura e tradiva sicuramente ciò che sentiva: era molto dispiaciuta. Harry la strinze di nuovo a sè e le disse di non preoccuparsi e che l'avrebbe ritrovato. Ginny era così strana.Adesso sembrava accettare con tanta facilità la sua partenza. Restarono abbracciati per un bel pò.Uno cercava conforto nell'altro e niente avrebbe cambiato quell'essenza che tanto lì accomunava. Lei era cambiata dopo il rapimento di Ron ,anzi, tutti erano cambiati, pure Harry . Dopo qualche minuto dietro le scale sbucò Hermione ancora più trasandata di Ginny. Il suo volto era rigato da lacrime asciutte, gli occhi erano rossi e il suo volto emanava un'aria molto triste. Harry abbracciò anche lei e le comunicò la notizia della sua partenza. «Ok.Allora...ti dispiace se ti accompagnamo ?». I tre si diressero al Portone di Ingresso abbracciati come se fosse l'ultima volta . Harry si preparava ad abbandonare per sempre il castello . Abbandonava i numeresi ritratti che parlottavano animatamente dei fatti altrui, le armature, le lezioni , lo studio, la Sala Grande, il Campo da Quiddich ,ma ormai aveva fatto una scelta. Hermione lo informò che la notte scorsa aveva avuto l'idea di inviare una lettera al ministro, con a piè di pagina il nome di Harry, e aveva chiesto di farsi consegnare il canguro, che adesso risiedeva nel suo dormitorio. Sciolsero l'abbraccio quando si trovarono dinnanzi ad Hyde che sbuffo concitato e varcò svelto il Portone.Lo stesso fecero Harry e le ragazze. Il parco era stupendo: una candida coltre di neve copriva i prati ed i sentieri estendendosi sino alle rive del lago. Il sole faceva capolino da dietro la Foresta Proibita tingendo d'oro le cime degli alberi. Sembrava impossibile che quel luogo meraviglioso fosse stato lo scenario dell'attacco che aveva portato al rapimento di Ron. Doveva riportarlo in salvo. Doveva assolutamente partire.
Si trovavano già oltre i cancelli di Hogwarts e Harry baciò le ragazze. «Dove andrete ?» domandò Hermione dopo aver baciato Harry. Il ragazzo si rese conto che non aveva pensato alla loro meta; aveva avuto così tante cose per la testa che "dove andare" gli era proprio sfuggito. Avevano bisogno di un posto sicuro.
Grimmauld Place? No, era il primo posto dove sicuramente Kingsley l'avrebbe cercato; Diagon Alley nemmeno. Non dovevano farsi notare e lì, invece, tutti lo avrebbero riconosciuto. Avevano bisogno di un posto dove nessuno lo avrebbe mai cercato e fortunatamente gliene venne in mente uno perfetto. «In un posto sicuro.Ci vediamo!» si concedò Harry velocemente. Non voleva comunicarle il luogo dove sarebbero andati e soprattutto non voleva di certo darle nessun pretesto di fuga se si fosse decisa a raggiungerlo insieme a Ginny. Si avvicinò ad Hyde e gli porse il braccio che subito afferrò. Dopo aver rivolto un veloce sguardo alle ragazze si smaterializzarono.
Sotto con le critiche