Lo so che è folle ma...ho voluto provare a fare qualcosa di diverso
I giorni successivi passarono come se Harry stesse vivendo un incubo a occhi aperti. Non aveva avuto modo di attuare il suo piano di fuga insieme ad Hyde visto che il passaggio di cui gli avevano parlato Fred e George non esisteva più; la mattina di Natale, di buon ora, avevano tentato anche di riavvicinarsi alla Stanza delle Necessità ma c'erano vari Auror di guardia; non potevano scappare dagli scoli della Camera dei Segreti perchè non conosceva più il serpentese e non poteva aprire il passaggio, e sapeva che era impossibile lasciare la scuola volando o con la metropolvere poichè erano canali controllati. A coronare il disastro, i signori Weasley avevano insistito per portare tutti alla Tana, sottolineando l'importanza di restare uniti in un momento come quello.
Il Natale fu quanto di più triste Harry avesse mai potuto immaginare. Non ci furono festeggiamenti, brindisi o sfarfallii di fatine luminose; la casa era immersa in un cupo silenzio e le notizie che il signor Weasley portava dal lavoro non erano per niente rassicuranti. C'era voluto del bello e del buono per convincere anche George, Bill e persino Charlie, ritornato dalla Romania per dare conforto ai genitori, a continuare a lavorare e non fare sciocchezze e l'unica cosa che teneva ancora in piedi la signora Weasley era la lancetta appartenente a Ron dell'orologio del nonno fissa su Pericolo Mortale. Voleva dire che era ancora vivo.
Harry era sicuro che il Ministro avesse parlato con i genitori di Ron avvisandoli che il migliore amico di loro figlio aveva strane idee per la testa , visto che i signori Weasley lo seguivano ovunque volesse andare, palesemente, senza scampo; non poteva nemmeno rimanere da solo con Ginny o con Hermione.
Qualche giorno dopo Capodanno il Ministro si era recato di persona alla Tana per comunicare ad Harry la data della prima udienza relativa al processo di Piton, e lui si era adirato moltissimo con Kingsley. Come poteva pensare ad un morto quando c’era Ron in pericolo? Tuttavia doveva andare; era stato lui ad innescare tutta quella situazione, e non poteva tirarsi indietro.
Il giorno dell’udienza, che coincideva con la ripresa delle lezioni, Hermione e Ginny si avvicinarono ad Harry prima di smaterializzarsi dal camino del salone per tornare a scuola.
«Harry, è molto importante che tu ci faccia sapere come è andata» disse Hermione in un sussurro.
«Credo di arrivare prima io a scuola di qualsiasi gufo, non pensi?» rispose lui, stizzito.
«Non cominciare a trattarmi male, come se non sapessi che vorrei venire con te. Puoi andare in un bagno e scrivermi un bigliettino da mettere nel tuo canguro; Kingsley mi ha gentilmente mandato l’altro proprio stamattina, tramite Merlin».
«Come mai te lo sei fatto dare?» chiese incuriosito.
«Siamo troppo in ansia per questa udienza, non credo che riusciremmo ad aspettare il tuo ritorno» rispose l’amica, con semplicità. «Tieni, te l’ho messo nel mokessino di Hagrid, insieme ai tuoi effetti personali. Il baule lo portiamo a scuola noi» e gli strizzò l’occhio in maniera complice.
Harry guardò sconcertato la sua amica e poi la sua ragazza, che lo osservava intensamente. «Non potete aspettare che torni ad Hogwarts?».
«No che non possiamo, Harry. Vogliamo avere tue notizie, e prima possibile» lo interruppe Ginny, abbracciandolo.
Le due ragazze si accostarono al caminetto e sparirono nel consueto sbuffo verde smeraldo, dopodiché fu la volta di Harry. Entrò nel camino e, seguendo le direttive degli Auror di scorta scandì la sua direzione. Pochi attimi dopo si trovò faccia a faccia con Kingsley che lo aspettava appoggiato alla mensola del caminetto.
«Harry» cominciò il Ministro con educazione, «spero tu stia bene. Veni, siediti. L’udienza sta per cominciare ma ritengo sia il caso di perdere qualche minuto per illustrarti cosa succederà». Lo fece accomodare sulla sedia di fronte alla sua scrivania e gli si sistemò di fronte.
«Hermione mi ha già detto qualcosa, veramente» rispose lui, a disagio.
«Non avevo alcun dubbio, ma volevo essere sicuro che avessi capito bene. Vuoi riassumermi quello che ti ha spiegato la nostra amica?».
«Dunque… questa è solo un’udienza preliminare, nella quale vengono ascoltate le affermazioni del testimone che ha innescato il procedimento penale. Quindi io dovrò raccontare quello che so della vicenda e solo se la mia testimonianza verrà ritenuta valida e senza incongruenze si potrà procedere e ascoltare l’accusa. Poi bisognerà portare delle vere e proprie prove a favore o contro l’imputato».
«Bene, Harry. Direi che hai le idee chiare. Adesso devo avvisarti che in aula io sarò presente, solo come uditore, mentre sosterrai un colloquio con i membri del Wizengamot. Gli accusatori di Piton saranno ascoltati durante la prossima udienza: sono alcuni tra i Mangiamorte scampati alla Battaglia di Hogwarts, e il testimone principale è Lucius Malfoy». Kingsley fece una smorfia disgustata e ad Harry salì il sangue alla testa quando sentì il suo nome. Assicurò al Ministro che sarebbe stato assolutamente fermo e non avrebbe permesso a nessuno di distoglierlo dal suo obiettivo. Questi annuì, si alzò, gli mise una mano sulla spalla invitandolo ad alzarsi e lo condusse senza aggiungere altro nella stessa aula che Harry aveva visto nel pensatoio tanti anni prima. Il mago si andò a sistemare sul suo scanno, mentre le sedie si riempivano, e Harry si guardò intorno. La gabbia centrale era stata sostituita da una semplice poltrona di pietra e Harry capì che avrebbe dovuto sistemarsi lì. Nonostante si sentisse davvero a disagio, l'interrogatorio passò in fretta e per fortuna senza incidenti. Raccontò tutto quello che aveva già detto durante l’intervista, aggiungendo particolari importanti, e cercando di non contraddirsi mai.
Quando l’udienza fu finita Harry e il Ministro uscirono insieme dall’aula. Uno dei membri del Wizengamot gli passò accanto urtandolo, si voltò per chiedergli scusa e lo guardò intensamente. Harry ebbe una sgradevole sensazione, e provò un brivido lungo la schiena. Decise che sarebbe stato meglio contattare subito Hermione, non sopportava più tutta quella tensione.
«Kingsley, scusa… avrei urgenza di usare il bagno. Non posso proprio aspettare» disse con decisione.
«Sarei più tranquillo se usassi il mio, veramente, ma immagino ti sia agitato non poco» disse esitando. «D’accordo, allora. Lascio
??? di guardia; i bagni sono vicino all’ascensore. Ci vediamo tra poco nel mio ufficio, rientrerai a scuola da lì».
Cercando di ignorare la guardia del corpo Harry si diresse verso la fine del corridoio, trovò la porta giusta e si infilò nel primo bagno libero. Aprì il mokessino e la prima cosa che vide fu il canguro di Hermione; con suo stupore si accorse che c’era già un biglietto dentro, lo aprì e lesse.
Harry, hai una grande occasione per scappare. Quando sono stata al Ministero, quest’estate, ho constatato che sono ancora attivi i passaggi del piano atrio, quelli attraverso i water. Immagino che Kingsley sia con te, o che ti abbia lasciato un Auror di guardia. Prova a Confonderli per toglierli di torno e smaterializzati. Spero tu sappia dove andare.
Non dimenticare di tenerti in contatto con noi.
Buona fortuna. HermioneHarry non poteva credere ai suoi occhi. Hermione credeva davvero che sarebbe riuscito a fuggire sotto il naso di un intero Ministero? Non aveva alcuna possibilità di farcela, visto che sicuramente tutti sapevano che era sotto scorta. Poi si ricordò che non era la prima volta che si trovava in una situazione del genere, e in fondo poteva usare la maledizione Imperius invece dell’Incantesimo Confundus. La posta in gioco era troppo alta, bisognava tentare. Uscì dal bagno, si accertò che non ci fosse nessuno nell’anticamera, tirò fuori la bacchetta e ne fece passare la punta attraverso una fessura della porta. Con un incantesimo non verbale maledì la guardia, e uscì come se niente fosse. Usando l’Auror come lasciapassare entrò nell’ascensore, schiacciò il pulsante dell’atrio e uscì con tutta la calma possibile. Sempre tenendosi stretto a
??? arrivò vicino ai cubicoli dai quali si poteva uscire dal Ministero, respirò profondamente e interruppe il contatto. L’Auror lo guardò stranito, ma non gli diede nemmeno il tempo di rendersi conto del motivo per il quale erano finiti lì che entrò in uno dei cubicoli, pensò al primo posto possibile e si smaterializzò.