Quello che scriviamo...

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Pochi minuti di vuoto, di buio totale. Solo il dolce sapore del silenzio che pervade il corpo e lo porta verso l’abbandono totale. Sono pochi i minuti durante i quali il cervello non lavora, non produce immagini e pensieri con la sua instancabile lena da stacanovista. Solo pochi minuti di pace e tranquillità, di vero riposo, prima di tornare alla solita vita di sempre. Alle solite vite di sempre…

In fondo chi di noi non ha una doppia, tripla vita? Siamo davvero sempre uguali agli occhi della gente? Non siamo in fondo tutti come quei famosi yuppie dei giornali che vengono scoperti a vivere in contemporanea con due, tre famiglie diverse, con mogli inconsapevoli l’una dell’esistenza dell’altra? Nessuno ha una sola faccia. Le diverse vite della gente si intrecciano come fili per il mondo, portando i loro instancabili possessori ad intricarsi sempre più in una disperata rete di intrighi, menzogne e falsità sino a rimanere imprigionati nelle loro stesse parole, nei loro stessi gesti…
Non tutti hanno la possibilità di lasciare dietro di se due fili ben distinti e paralleli che mai si possono incontrare. Nessuno è in grado di avere due vite separate dal robusto muro dell’inconscio, nessuno può avere davvero una seconda possibilità, un’occasione per riscattarsi e ricominciare da capo, in questo mondo governato dal caso e dal disordine…

Nessuno può… Tranne me…

Mi chiamo David Cooper e questa è la mia storia.

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Arrivo in ritardo. La presentazione di Muses incominciava alle 21.00. Fiatone. E che cazzo, sono pure arrivato in macchina. Salgo il viale alberato.
In lontananza vedo alcune persone sedute rivolte verso tre persone dietro ad un tavolo che parlano e sorridono tra loro. Mi avvicino tentando di fare meno rumore possibile, ma il ghiaino fine non aiuta nell'opera. Si girano in molti al mio arrivo.
Una rapida occhiata e individuo subito parecchi posti liberi in prima fila. Mi appoggio tristemente alla colonna... in piedi.
Sposto la mia attenzione su colui che sta parlando: un giovanotto magro con occhiali e barbetta nera, un volto che mi sa tanto da informatico e un modo di gesticolare che lo tradisce come attore... forse fallito. Dopo qualche minuto di chiacchiere più o meno incomprensibili capisco che non è Francesco Falconi, ma il collega Luca Azzolini, con cui ha scritto la saga di Eveling Starr, un fantasy per ragazzi probabilmente abbastanza conosciuto.
Bene, bene. Sono loro in ritardo.
Dopo qualche battuta e risata il giovin scrittore s'alza, rapisce tutti i bimbi presenti e se la svigna con una animatrice niente male a far letture animate per i più piccoli.
Frego la sedia vuota di un bimbo che ha lasciato sua madre lì dove si trovava, senza darle la possibilità di mettergli su il giacchino. La madre non è per niente male... ma lasciamo perdere!
Falconi è un giovanotto sui 36/37 a giudicare dai pochi capelli rimastogli. Atletico, imbronciato, tatuato sul braccio destro. Porta dei jeans attillati e un inconfondibile accento romano.
Il bello della serata è che non ho letto nemmeno uno dei due libri presentati, Eveling Starr e Muses, quindi mi metto a seguire con attenzione per carpare il maggiorn numero di informazioni possibili su Muses... metti caso che mi viene da far qualche domanda all'autore.
Inutile precauzione!!
Nel giro di 25 minuti raccontano praticamente tutta la trama, tralasciando, come da copione, il finale (che non c'è, visto che è atteso un seguito a questo libro!) e discorrendo di metalinguistica, tecniche narrative e meta-messaggi.
Moderatrice: "Parliamo del finale... tu ovviamente come di consueto, hai, come dire, di... lasciarci col fiato sospeso e stoppare la narrazione in un momento che peggio non si può..."
Falconi: "Ma guarda, io non ho mai sopportato i finali che per forza di cose devono finire bene! Per esempio mi è molto dispiaciuto quando ho letto il finale della saga Hunger Games che è stato tirato e rimodellato dall'autrice creando un lietofine inverosimile e artefatto..."
Cornuto!! Sì, lo è, per il semplice fatto che io il finale non l'ho ancora letto. Ho finito il secondo libro e me ne rimane un altro da divorare... ma nulla avrei immaginato sul finale... ma ora lo so... un finale ovvio... un lietoofine scontato... cornuto, maledetto.. TERRONE!!
Falconi: "Come Harry Potter della Rowling. C'ha aggiunto quel finale dei 17 anni dopo per uccidere la fantasia del lettore e dare l'inevitabile parola fine alla saga. Questa è una cosa che non posso tollerare e non farò mai nei miei romanzi"
Moderatrice: "Neanche a me è piaciuto quel finale e sospetto sia un modo per mettersi al riparo da ulteriori richieste di un seguito da parte dell'Editore..."
Non resisto più.
Io: "Se mi si permette un osservazione... Dal mio punto di vista la Rowling ha avuto uno strano modo di chiudere la saga di Harry Potter, ma non per questo ha decretato l'assoluta fine di quel mondo. Se volesse continuare ne avrebbe ampie opportunità!"
Falconi: "In effetti ce sarebbero sempre la chance dei figli di Harry Potter... adesso non so quali in particolare..."
Io: "Il secondo d'età. Palesemente quello, poichè in diciannove anni dopo lo caratterizza con gli occhi di suo padre, gli occhi della nonna, la madre di Harry e due nomi propri che rievocano personaggi portanti nella saga, il professor Silente e il professor Piton..."
Moderatrice: "Abbiamo un esperto tra noi..."
Falconi: "Spero leggerà anche Muses con la stessa attenzione!"
Ahi ahi! Pericolo.
Io: "Penso lo farò molto volentieri!"
Cornuto!
Passano a parlare un po' d'altro... tecniche narrative... usa molto i flash-back! Ah, pensavo fosse una tecnica passata di moda... bravo e coraggioso a farlo!
Tornano i bimbi. Frettolosamente chiudono la discussione e sbaraccano la seduta.
Il Falconi viene circondato da 40enni sbavanti che non vedono l'ora di dire quale sia la loro Musa preferita all'interno del romanzo. Mi allontano e noto il collega Azzolini intento a mettere in ordine i libri di Evelyn Starr.
Io: "Salve!"
Azzolini: "Buonasera!"
Io: "Posso farle solo un paio di domande?"
Lui: "Certo certo..."
Io: "Come si diventa scrittori?"
Ride. Che cazzo c'è da ridere?
Lui: "Beh... forse si nasce, ma bisogna diventarlo con tanto studio, ricerca e impegno"
Ma va?
Delusione. Forse potrebbe dirmi di più ma non sono tipo da stuzzicare la gente... putroppo.
Così sviolino nella mia ultima curiosità di questa terra: "E' complicato scrivere un romanzo a due mani?"
Azzolini: "E' molto diverso dal farlo da solo, poichè il momento della stesura è comune e non due unità distinte che vengono assemblate. Il bello sta tutto nel confronto che è l'unità fondante di tutto il lavoro che ci sta dietro il romanzo. Pensa che ci sono stati diversi momenti in cui avevamo idee totalmente discordanti e per uscirne abbiamo dovuto raggiungere un copromesso. Mi dirai che non è molto bello leggere una storia fatta di compromessi, eppure io li considero le parti più profonde e cariche di significato all'interno dell'intera storia. Mi capirai se ti dico che per far passare il messaggio sul valore dell'amicizia sia molto più facile farlo insieme, quando quest'amicizia c'è ed è viva tra gli autori... Ti posso dire che la soddisfazione è doppia nello scrivere insieme... e non solo perchè siamo in due, ma perchè ogni cosa è stata condivisa e vi è sempre la complicità dell'altro... Con Francesco poi s'è costruito qualcosa che mai potrà essere cancellato nella nostra vita e, al di là della crescita mia personale come scrittore e quello che può aver assunto lui da me, il rinnovamento dal punto di vista umano è quello che ti resta più dentro!"
Io: "Grazie mille!"
Azzolini: "Figurati!"
Mi allontano discretamente senza dare troppo nell'occhio. Mi sbarra la strada uno mio collega proiezionista dell'AssociazioneCareni, Marco. Non l'avevo neanche notato... doveva essere seduto in prima fila probabilmente.
Marco: "Wee, anche tu qui?"
Io: "Pensavo potesse essere interessante..."
Marco: "Io tento di non perdermene nessuno degli incontri che fanno!" Il suo sguardo va in direzione della Moderatrice. Ah già, ora mi ricordo perchè non ne vuole perdere nessuno. "Vieni a bere qualcosa?" continua.
Sono le 10.22 non è poi così tardi, ma devo rifiutare.
Io: "No, non posso... domani mi alzo alle quattro di mattina ed è meglio che vado a casa"
Marco: "E che hai da fare a quell'ora?"
Io: "Parto... me ne vado a Budapest!"

Spoiler: