Madama Bumb diede il fischio d’inizio e la partita cominciò. Gli seccava ammetterlo ma, dopo tutti gli allenamenti fatti, si era un bel po’ affezionato alla squadra. Nonostante quell’idiota del capitano, s’intendeva!
E poi ogni allenamento era un buon motivo per starle accanto. Si erano anche parlati qualche volta e lei era sempre stata gentile e cortese, non come quello scorbutico del fratello!
Potter stava scattando in aria per prendere quota, poi iniziò a scrutare il cielo con quella sua solita aria da imbecille.
«Ecco Powell con la pluffa, evita un bolide, ne evita un altro, gran passaggio per Nott che dribbla Robins, ripassa la pluffa a Powell che schiva ancora un bolide, è davanti a Weasley... Serpeverde ha segnato! E che finta! Che gran giocatrice! Dieci a zero per Serpeverde».
Ma possibile che anche il commentatore fosse un idiota? La finta della Powell non era stata per nulla grandiosa, era stato Ron a buttarsi clamorosamente dalla parte contraria! Che si sia distratto a guardarle le forme? Ci si potrebbe aspettare questo ed altro da un testa-di-segatura come lui.
E poi dovrebbe pensare alla sua di ragazza... eccola là sugli spalti ornata dei colori di Grifondoro. Anche se a guardarla bene sembra più interessata a Potter che al suo ragazzo e anche lui sembrava ricambiare gli sguardi di lei. Ma cosa ci trovano tutte in quel idiota?
Ma dopotutto se la Granger si fosse interessata un po’ di più al Capitano le cose potevano volgersi a suo favore... magari poteva dare una mano con una bella pozione d’amore? Sicuramente Hawaii ne aveva una che faceva al caso suo!
Ma che stava pensando... non sarebbe mai ricorso a simili trucchetti in amore! L’avrebbe conquistata lealmente!
La partita continuava noiosa, del Boccino nessuna traccia e Potter si stava comportando davvero in modo strano. Sembrava più attento al gioco che non a cercare al suo obiettivo.
“Il cercatore deve essere sempre concentrato sul boccino e non su quello che devono fare gli altri”.
Potter guardò Zabini, il cercatore avversario, e poi virò a destra in direzione delle porte di Grifondoro visibilmente eccitato. Ma non si vedeva nessun boccino all’orizzonte: stava fingendo!
Però quando l’ho fatto io era una mossa scorretta! Invece se lo fa lui è una mossa di gran classe!
Poi si lanciò in una picchiata suicida.
Ma che fa? Non vede che così si espone al bolide di Headwood? Si sta mettendo proprio in traiettoria l’idiota!
Anche se era inutile si alzò in piedi e gridò: «CAPITANO IL BOLIDE! STAI ATTENTO!». Non l’avrebbe mai sentito in mezzo al fragore dello stadio.
Potter si fermò all’ultimo, come aveva fatto lui stesso il giorno delle selezioni e Zabini si schiantò sul terreno. La fiera degli idioti.
Ma quello che temeva (o forse si augurava) successe poco dopo: il bolide di Headwood squarciò l’aria e si abbattè sulla nuca di Potter facendolo stramazzare al suolo. Ben gli stava!
Di tutta quell’azione c’era qualcosa che non gli quadrava, Potter si era comportato in maniera strana.
Ben presto in molti gli si fecero attorno, anche lui si alzò senza però avvicinarsi troppo. Sentì una spallata violenta che lo fece barcollare: la Granger stava correndo di gran corsa verso il ferito non curandosi di quelli che travolgeva.
«Harry! HARRY!». La sentì chiamare con voce rotta dal pianto. «Portate una barella! Chiamate Madama Chips!».
Ma allora ci aveva visto giusto, vuoi vedere che tra quei due...
«Molto bene, che ci fate voi qui? Signorina Weasley, torni a giocare! Potter sta bene, ha la testa dura. Salite sulle scope! Rigore per Grifondoro! Il cercatore di riserva! Maledizione, dov’è il cercatore di riserva?».
Madama Bumb lo stava chiamando.
«Eccomi» rispose pronto al gioco.
«Bene. Tutti in sella, e aspettate il mio fischio. Headwood, che non si ripeta mai più!».
Madama Chips intanto stava apportando le prime cure a Potter. «Signorina Granger, signorina la prego! Lasci stare, stia tranquilla, me ne occupo io. Ora lo portiamo in Infermeria».
La Granger, intanto, stava tormentando il braccio di Potter evidentemente in preda al panico.
Lo trasportarono su una barella.
«Lasciatemi venire con lui, vi prego» supplicò Hermione.
«Va bene, andiamo».
Ginny intanto pareva preoccupata, ma per un secondo gli sembrò che fosse più attenta allo sguardo di Hermione che non a quello del suo ragazzo.
Madama Bumb fischiò di nuovo dando di nuovo inizio al gioco.
«Ginny un tiro ad effetto sulla destra, Bulstrode è lenta di riflessi se riesci ad ingannarla il rigore è nostro» le raccomandò.
«Grazie Bryan, l’ho pensato anche io».
Intelligente oltre che bella.
Lui la lasciò con una pacca sulla spalla e poi si esibì nella serie di acrobazie migliori del suo repertorio. Sicuro che lei lo stesse guardando.
Salì in alto nel campo. Zabini era qualche decina di metri più in basso. L’avrebbe fatto fesso in poco tempo quello.
Come previsto Ginny centrò senza difficoltà l’anello sulla destra, altri dieci punti per il Grifondoro.
Il gioco riprese, con i Serpeverde visibilmente nervosi. Scese veloce in mezzo al campo tagliandolo di traverso, attento a qualsiasi scintillio dorato.
Passò rasente a Headwood provocando la sua irritazione. Mai cognome più azzeccato! Il ragazzo ringhiò e spedì un bolide in direzione di Ben. Il ragazzo non riuscì a rimandarlo indietro e non poté far altro che schivarlo.
Pochi metri dietro al ragazzo c’era Ginny che non sembrava essersi accorta di nulla concentrata sulla pluffa. Lui era il compagno più vicino. Piegò il manico di scopa accelerando più che potè, le si fece vicino e cingendola per i fianchi la tolse dalla sua scopa appena in tempo che il bolide non si schiantasse contro la sua schiena.
La issò sulla sua scopa e planò verso il prato. Sentiva il calore del corpo di lei sul suo, il suo respiro a pochi centimetri. Era il paradiso.
Planò docemente e l’aiutò a scendere.
«Ti ho fatto male?» le chiese.
«Sempre meno di quanto me ne avrebbe potuto fare quel bolide! Non l’avevo proprio visto».
«Ricordati di non puntare mai tutti e due gli occhi su un punto, sempre concentrata sull’intera partita».
Sentì una voce antipatica raggiungerli da dietro. «Ehi! Giù le mani da mia sorella!».
Stava per replicare ma lei lo anticipò. «Zitto Ron! Se non fosse stato per lui ora sarei in direzione infermeria, te lo immagini cosa sarebbe successo se ora fossi stata anche io la con Hermione e Harry?».
Ron rispose con un occhiata torva e ritornò a concentrarsi sui suoi anelli.
Cosa intendeva dire la ragazza con quelle parole? Che i problemi tra i due fossero più seri di quando avesse potuto sperare?
La ragazza risalì in sella e parti in mezzo al campo, lui la imitò.
Un brivido di paura lo percorse: si era distratto. E Zabini sembrava aver individuato il Boccino.
Ma con lei vicina si sentiva pressoché imbattibile!
Non ci mise molto a mettersi all’inseguimento del cercatore avversario e del Boccino che stava a pochi metri davanti a lui.
Volteggiò a spirale intorno all’avversario cercando di sbilanciarlo. Ci riuscì facilmente.
Saettò in avanti rasente al suolo, tagliò la strada al boccino che stava cambiando direzione e infine mosse fulminea la mano e la strinse sentendo le alette dorate che si arrendevano alla sua presa.
Ce l’aveva fatta!
Si lasciò cadere sull’erba fresca e alzò la mano con il suo trofeo!
Madama Bumb fischiò la fine dell’incontro e le urla di giubilo di tutta la casa di Grifondoro riempi lo stadio.
Ben presto i suoi compagni gli si fecero attorno portandolo in trionfo, tutti tranne il fratello testa di segatura, naturalmente.
Poi si fece avanti anche lei raggiante di felicità e lo abbracciò. Lui ricambio chiudendola tra le sue braccia possenti. Sentì il suo petto premere contro di lui e non potè fare a meno di arrossire. In quel trambusto non se ne sarebbe accorto nessuno.
*
(questo oltre che un salto temporale è un taglio di censura
)
*
Quando uscì dalla doccia gelata non c’era più nessuno negli spogliatoio. Probabilmente erano tutti già a festeggiare in Sala Grande.
Si rivestì con cura e si asciugò un po’ i capelli. Fissandosì allo specchio non potè che sentirsi in piena forma e sicurissimo di sè.
Uscì dallo spogliatoio e l’aria serale gli diede un brivido sulla pelle calda. Il cielo era grigio e minacciava pioggia. Sull’orizzonte era appena apparso l’alone rossastro di Minami. Qualche superstiziosotto avrebbe detto che quella sarebbe stata una notte magica.
Non aveva mai creduto alle coincidenze e, quando si ritrovò Ginny sulla strada per il castello, decise che quella era davvero una notte magica.
«Ginny!» la chiamò.
Lei si voltò, di una bellezza mozzafiato. «Bryan!» rispose solare. «Devo scusarmi per i modi di Ron, lo sai come sono i fratelli maggiori, iperprotettivi!».
«Tranquilla, anche se non ho fratelli lo capisco. Non preoccuparti». Testa di segatura ringrazia tua sorella. «Come mai ancora qui?».
«Harry è ancora in infermeria... ho dovuto sistemare le cose della squadra!».
«Capisco... lui come sta?».
«Mi dispiace ma non ho avuto ancora notizie».
«È stata una gran botta, quel Headwood ci va pesante. Anche se Harry sembrava distratto ...».
«Già.... credo avesse altre cose per la testa ...» riflettè lei ad alta voce.
Come una certa ragazza sugli spalti, concluse lui.
«Ora vai a trovarlo? Ti accopagnerei volentieri... credo che sia mio dovere andare a controllare come sta il mio Capitano, voglio dire... lo sai che non ci stiamo molto simpatici a vicenda... ma in questi momenti bisogna lasciare alle spalle il resto».
Ginny sembrò in evidente imbarazzo, arrossì e si tormento un po’ le dita. «No... ehm... credo abbia bisogno di riposarsi... ora è troppo presto! Che ne dici se ora andiamo con gli altri in Sala Comune a festeggiare?».
Non seppe che rispondere, colpito dalla proposta.
«Ehm... sì forse è meglio lasciarlo riposare... ti seguo!».
Che sia che le piaccio?