Mi scuso per l'attesa ma vista la scomparsa di Fla (), mi sono ritrovato a dover lavorare da solo... Il pezzo era pronto già da un po' ma non mi convinceva così ho aspettato e mi sono rimesso a lavorarci dopo un po'...
L'inizio di questa terza parte (fino al primo asterisco) è stata scritta con l'aiuto di Sarasol, unendo un pezzo mio con uno suo...
Mi raccomando commentate (anche te Luke ), poi alla fine posterò tutto il pezzo con le dovute correzioni...
Mik _________________________________________________________________________
Harry era arrivato nella sala comune e si era seduto sulla sua poltrona preferita, senza ascoltare Ron, che ormai urlava cercando di farsi sentire. Stava pensando a Ginny, a quanti sacrifici aveva dovuto fare per frequentare lo stesso anno di Harry, e a quanto lui aveva sofferto per la distanza che si era creata tra loro due. Ron stava minacciando di usare la bacchetta, quindi Harry pensò che sarebbe stato meglio raccontargli tutto. Quando ebbe finito, Ron era a bocca aperta, e ebbe appena il tempo di raccomandargli di fingersi sorpreso, che Ginny e Hermione varcarono la soglia della sala comune. Erano entrambe sorridenti; il cuore di Harry iniziò a battere forte. Ginny lo baciò e gli si sedette di fronte, raggiante.
«Ginny, cosa è successo?» gli parve opportuno chiedere, dato il suo entusiasmo.
«Harry, devo dirti una cosa molto importante» cominciò, facendo sparire l’allegria dal suo volto.
Harry assunse un’espressione seria e rimase in silenzio, in attesa delle parole di Ginny.
Lei esitò per qualche istante, probabilmente intenta a cercare le parole giuste per comunicare la notizia ad Harry.
«Ecco» riprese la ragazza. «avrai notato che in questo periodo sono stata un po’ assente e sicuramente ti sarai chiesto il motivo».
Harry annuì impacciato. Gli sembrava tutto così irreale, come se stesse recitando un copione. Un copione scritto davvero male.
«Il motivo è semplice: all’inizio dell’anno, come sai, la McGranitt ha comunicato che, a coloro che non hanno potuto sostenere l’esame di fine anno, sarebbe stata data l’opportunità di sostenerlo, in modo da accedere direttamente alla classe successiva. Appena l’ha comunicato ho deciso che avrei provato a fare l’esame, per poter frequentare le lezioni con te e quindi, con l’aiuto di Hermione, ho iniziato a ripassare tutto ciò che avevo studiato l’anno scorso» spiegò tutto d’un fiato, tenendo sempre lo sguardo fisso sul ragazzo.
«E… l’esame, quando dovrai sostenerlo?» chiese, sperando di suonare abbastanza convincente. Aveva il terrore che la ragazza scoprisse tutto, aveva non avrebbe sopportato la delusione che avrebbe letto sul suo volto.
«Veramente l’esame l’ho sostenuto qualche giorno fa …» disse Ginny sorridendo, «e beh… ce l’ho fatta, l’ho superato!» quasi urlò, precipitandosi ad abbracciare Harry, che sentì nascere dentro di lui un misto di felicità e orgoglio.
«Ginny, è fantastico!» esclamò «io… sono stato uno stupido a …» ma non riuscì a terminare la frase: Ginny sorrise e si buttò tra le braccia di Harry, regalandogli un lunghissimo bacio, quasi per farsi perdonare del tempo che gli aveva sottratto per studiare.
«Dai Ginny, racconta tutto!» la esortò Hermione, quando finalmente i due si separarono.
La ragazza iniziò un dettagliato racconto di tutte le prove, tralasciando però la prova nell’ufficio della Preside.
(*Quest’ultima frase l’ho messa in caso si volesse portare avanti l’idea del Patronus*)*
Era passata una settimana da quella sera e tutto, o quasi, era tornato alla normalità: Harry non si era ancora abituato a vedere la sua ragazza sempre al suo fianco, anche durante le lezioni, ma la cosa non gli dispiaceva molto, visto che lui e Ginny ora passavano molto più tempo insieme, salutandosi solo per andare a dormire. Harry si era quasi dimenticato di cosa volesse dire stare con Ginny: bastava un suo sorriso, un suo bacio, una sua carezza e tutti i problemi scivolavano via, con lei accanto era impermeabile alle critiche e alle provocazioni e anche il suo rendimento, si trovò a pensare Harry, era migliorato.
Lui, Ginny e Ron erano appena tornati da un allenamento fantastico, forse il migliore dell’anno, e Ron stava facendo un resoconto dettagliato ad Hermione, che era rimasta in Sala Comune a studiare: il ragazzo, con le sue parate, aveva dato spettacolo e le poche pluffe che avevano passato gli anelli erano state quelle di Ginny che diventava giorno dopo giorno sempre più brava; ma il momento più entusiasmante era stato quello della ormai consueta sfida tra Harry e Hyde, i due cercatori infatti erano soliti disputare lunghe gare per vedere chi riusciva ad acciuffare più volte il boccino, il risultato era spesso in equilibrio, ma quella sera per Hyde non c’era stato nulla da fare: Harry era stato un fulmine, si era fiondato su ogni boccino senza lasciare possibilità di gloria all’americano e a fine allenamento il bilancio era schiacciante: sei boccini per Harry e uno solo per Hyde, che l’aveva preso senza confrontarsi sul campo con l’avversario: Harry infatti si era fermato per spiegare un nuovo schema ai cacciatori e per rubare un rapido bacio a Ginny e Hyde, approfittando di quel momento di distrazione, aveva acchiappato il boccino, senza risparmiare Harry da qualche battuta. Il momento del riscatto però non era tardato ad arrivare: a fine allenamento infatti, Ginny aveva fatto notare al biondo cercatore che era riuscito a prendere il boccino solo quando era da solo, mentre non aveva retto il confronto con Harry.
«Non ti immagini la faccia che ha fatto quell’idiota quando Ginny gliel’ha fatto notare!» esclamò un divertito Ron rivolgendosi ad Hermione.
«Già» intervenne Harry «ma non dobbiamo sottovalutarlo, è un ottimo giocatore; a proposito… che fine ha fatto? Era dietro di noi!»
«Probabilmente starà tentando di affogarsi nelle docce per l’umiliazione» disse Ron ridendo e guadagnandosi un occhiataccia da Hermione.
Ma proprio in quel momento l’americano entrò in sala comune e gettando una rapida occhiata ai quattro ragazzi seduti vicino al camino si incamminò verso il tavolo dove si trovavano gli altri americani.
«Peccato… è ancora tra noi!» fece Ron, provocando le risate degli amici.
*
Il giorno seguente, domenica, i ragazzi uscirono nel parco per improvvisare una battaglia di palle di neve e,quando ormai il sole stava calando e il freddo iniziava a farsi sentire, decisero di rientrare nel castello. Appena imboccarono il corridoio del settimo piano, furono bloccati da una voce familiare.
«Ehi, Potter! Ti posso parlare un attimo in privato?» Brian Hyde, apparentemente solo, gli faceva cenno di entrare in un’aula in disuso.
Harry rimase pietrificato: la persona che aveva sempre evitato di rimanere sola in sua compagnia, ora era lì davanti a lui e gli chiedeva di parlare in privato.
La voce di Ginny lo riportò alla realtà. «Harry sei sicuro che non sia una trappola » gli chiese la ragazza a bassa voce, evidentemente preoccupata.
«No, non ne sono sicuro» fece Harry «ma credo non abbia cattive intenzioni. Voi andate pure avanti. Vi raggiungo appena ho finito».
Rimasto solo, Harry si diresse verso Hyde e iniziò a parlare cercando di mostrarsi il più spavaldo possibile.
«Cosa vuoi? Ah, a proposito, mi dispiace deluderti, ma come hai potuto vedere Ginny ed io abbiamo chiarito quindi, a meno che tu non voglia prendere un’altra batosta, ti consiglio di cambiare obiettivo», gli disse sicuro.
«In realtà era proprio di questo che ti volevo parlare», gli rispose Hyde, con un tono che Harry mai si sarebbe aspettato. Era calmo, per niente offeso da ciò che gli era stato detto. «Vi ho osservato molto ultimamente. Ho visto quant’è grande l’amore che c’è tra voi e so quanto tenete l’uno all’altro, mi dispiace di averti detto certe cose».
Harry era incredulo, non si sarebbe mai immaginato di sentir uscire nulla di simile dalla bocca dell’americano, ma la cosa che più lo sorprendeva era che non stava bleffando: era sincero, era davvero pentito.
«Bene! Sono contento che tu l’abbia capito. Ora se non ti dispiace, c’è qualcuno che mi aspetta in Sala Comune» e detto questo Harry si voltò e fece per andarsene, ma quando stava per aprire la porta si sentì chiamare: «Ehi Potter! Questo non vuol dire che ora voglio essere tuo amico!».
Harry sorrise: era tornato l’Hyde a cui era abituato.