Il sogno di Ginny

Allora ragazzi, mi piacerebbe proporvi un testo che ho scritto recentemente dopo aver letto i 18 capitoli (fantastici, aggiungerei ) di HP8. Essendo il mio primo testo ovviamente non mi aspetto che venga inserito nel libro (anche perchè non saprei se si possa inserire senza creare incongruenze e contraddizioni con gli altri testi) ma mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate. Sono aperta a qualsiasi critica e suggerimento, vi prego siate sinceri!
P.S. non so se questo è il posto giusto per pubblicarlo, perdonatemi!!

IL SOGNO DI GINNY
Buio. Un buio opprimente e un freddo intenso mi avvolgono e mi tolgono il respiro. Dove mi trovo? Meglio sfoderare la bacchetta. Porto la mano alla tasca, ma mi accorgo che è vuota. Perfetto. Avanzo a tentoni cercando di orientarmi, ma è tutto inutile, l’oscurità è impenetrabile. Un momento, ho sfiorato qualcosa… sembra il tronco di un albero. Che sia uno di quelli della Foresta Proibita? Si, ora riesco a distinguerne le sagome, il buio si sta diradando e anche il freddo sembra meno pungente. Mi trovo nel bel mezzo della foresta, da sola, disarmata e nel pieno della notte. Potrebbe andare peggio? Poi sento il rumore di un rametto spezzato. Si, può andare peggio, forse ho compagnia. Cosa faccio ora? “C’è nessuno?” mi decido a urlare. Nessuna risposta. Di nuovo lo stesso rumore. “ma chi…?” non faccio in tempo nemmeno a terminare la frase che una calda e soffice pallina di pelo mi sale sulla spalla, facendomi prendere uno spavento non da poco ma allo stesso tempo sollevandomi incredibilmente. “Snitch, ma che cosa ci fai tu qui?”. Faccio salire la Puffola sul palmo della mano destra e la porto all’altezza del viso. Strano, non mi ricordavo che i suoi occhi fossero così simili a quelli di Harry. Aspetta… ma sono quelli di Harry! Ma come è possibile? Nel preciso istante in cui i nostri sguardi si sono incontrati ho avuto la certezza che volesse comunicarmi qualcosa e ora, in un modo che non riesco a spiegare, so esattamente che cosa mi sta dicendo, come se riuscisse a trasmettermi emozioni, pensieri e sensazioni solo guardandomi. È preoccupato, vuole che mi metta in salvo. “Non c’è niente da temere, Snitch, sta tranquillo, ora torniamo al castello”. Ma non è questo ad agitarlo tanto. Vuole che stia attenta, perché loro stanno arrivando e vogliono la bacchetta. “Cosa significa, Snitch? Chi sono loro? Perché…?” ma nel frattempo Snitch è sparito, svanito nel nulla, come se si fosse smaterializzato. Una ventata gelida mi investe, facendomi rabbrividire. Anche il buio è calato di nuovo, quindi non distinguo più nulla intorno a me. Provo a fare qualche passo ma inciampo e mi ritrovo abbracciata al terreno umido. O almeno dovrebbe essere terreno, ma ha una strana consistenza: è più liscio del previsto. Sento anche un calore confortante che mi abbraccia, il calore di un fuoco. E infatti sono proprio davanti al camino della Sala Comune, ora lo riconosco. Le fiamme formano volute di fumo che si intrecciano tra loro, in una danza infinita. Le osservo rapita, quando mi accorgo che cambiano colore, passando da un grigio chiaro ad uno sfavillante dorato. La loro danza aumenta di ritmo: ora vorticano rapidissime e invadono tutta la stanza, stanno formando una figura, che assume un’aria vagamente familiare. Ma certo! È il professor Uglick! Non mi rivolge la parola, ma mi scruta torvo, con la stessa espressione sconvolta che aveva l’ultima volta che l’ho visto, al mio esame. “Professore?”. Non mi risponde. “Professore, sta bene?”. Niente. Un’improvvisa ventata spegne di colpo il fuoco, facendo svanire anche la figura di Uglick. Buio e freddo. Un’altra volta. Mi sento male, non riesco a respirare, ho bisogno di aria. Comincio a correre più che posso, alla cieca. Non so dove sto andando, ma ovunque è meglio di qui. Corro, corro all’impazzata, ma mi sembra di non muovermi di un centimetro. Inciampo e cado, facendomi malissimo alle ginocchia e sbucciandomi i palmi delle mani. “Dovresti fare più attenzione a dove metti i piedi”. Una voce agghiacciante mi riempie le orecchie, ma non capisco da dove provenga. “Chi sei?” urlo spaventatissima. “Cosa vuoi da me?”. Non so chi sia, ma di sicuro le suo intenzioni non sono buone. Di nuovo la stessa voce: “Non ti farò del male se mi consegnerai la Stecca. Ora”. “Sono disarmata, lo giuro”. Mi rialzo in piedi e mi rimetto a correre. Riesco a fare solo pochi passi prima di perdere completamente il controllo del mio corpo. “Non ti conviene mentirmi, ragazzina. Dove l’hai nascosta?”. Davanti a me ora riesco a distinguere una figura incappucciata, che mi punta il dito contro. Sono completamente immobilizzata, non posso nemmeno tentare di difendermi in qualche modo. “Non so di che cosa stai parlando, te lo giuro!”. Non posso vederlo in faccia, ma so che è furioso. Un dolore improvviso e lancinante mi percorre tutto il corpo. Maledizione Cruciatus. “Credi sul serio di riuscire a farmi parlare solo maledicendomi?”. Mi stupisco delle mie stesse parole. Dopotutto sono completamente inerme e maledettamente (è il caso di dirlo) spaventata. “Benissimo” ringhia lui, continuando a mantenere il controllo del mio corpo, ancora in preda a spasmi di dolore, “vorrà dire che mi divertirò con qualcun altro…”. Un brivido d’orrore mi percorre la schiena, un presentimento terribile si insinua nella mia mente. Vuole torturare i miei amici. Harry, Hermione, Ron… sono tutti in pericolo. Non posso sopportarlo, non ci riesco… Ora sono anche loro davanti a me, accanto alla figura incappucciata, che si avvicina sempre di più. “No, loro no! Lasciali stare!”. Le lacrime mi bruciano gli occhi, appannandomi la vista. Mi sento sempre più debole ma devo aiutarli, non posso sopportare di vederli soffrire! Cerco di muovermi ma sono sempre sotto il controllo di quel mostro, ogni sforzo si rivela inutile. Sento delle urla. “Nooooo…!!!”

Con il respiro affannato e il cuore impazzito Ginny si svegliò di soprassalto, madida di sudore e tremante. Ci mise un po’ a rendersi conto di trovarsi al sicuro, nel suo dormitorio.
<<Che sogno orribile…>> affermò mettendosi seduta, infinitamente sollevata dalla scoperta. Poi sentì qualcosa muoversi sotto le coperte. Quando controllò, scorse la Puffola di Harry raggomitolata accanto ai suoi piedi. Stava tremando anch’essa ed era di un colore più scuro rispetto al solito. La prese tra le mani e il piccolo batuffolo smise di agitarsi e riassunse il proprio aspetto. <<E tu come hai fatto a finire qui?>> le chiese la ragazza accarezzandola dolcemente, leggermente sorpresa della coincidenza che le aveva fatto trovare Snitch davanti agli occhi poco dopo che aveva sognato di incontrarlo. <<Ora scendiamo a fare colazione, così ti riporto dal tuo padrone>>. In realtà Ginny non sapeva se una volta raggiunto Harry lo avrebbe messo al corrente dell’accaduto. Probabilmente era stato tutto lo stress accumulato nelle ultime settimane a provocarle l’incubo, si disse per tranquillizzarsi. Ma il sogno l’aveva turbata più di quanto volesse ammettere.