La Barca, il Lago e la Torre

…Non ebbe il tempo di svoltare l’angolo che si trovò davanti Draco Malfoy con la bacchetta sguainata, puntata contro di lui, lo sguardo feroce. Non riusciva a capire che ci facesse lì, in mezzo alla battaglia.
«Che intenzioni hai, Draco?» ansimò, riprendendo il dominio del suo corpo.
«Secondo te?» disse il ragazzo con il suo solito ghigno sprezzante. «Stupeficium».

Harry chiuse gli occhi assolutamente indifeso di fronte ad un attacco inaspettato da parte di Draco. Eppure l’incantesimo lanciato dal ragazzo non lo colpì. Anzi lo sentì vibrare a pochi centimetri dal proprio orecchio sinistro per poi produrre, alle sue spalle, un suono sordo come di un corpo pesante che cade in mezzo ad un cumulo di neve. Capito il gesto del Serpeverde non si girò a controllare. In qualche strano modo aveva capito che fossero dalla stessa parte.
«Vuoi stare qui ad aspettare tutto il giorno?» chiese il ragazzo con impazienza «Andiamo!»
Draco si girò facendogli segno di seguirlo dietro al negozio da dove provenivano i suoni della lotta tra Hyde ed il mago dalla voce fredda. Harry lo raggiunse ed appena comparvero sul luogo dello scontro lanciò uno Schiantesimo verso lo stregone che non aspettandosi il loro arrivo fu colpito ad una gamba e cadde a terra con un volo all’indietro.
Hyde si girò di scatto sorpreso e vedendoli arrivare insieme corse verso di loro.
«Andiamocene da qui il prima possibile!» poi afferrò alla svelta il polso di Harry e tutti e tre si Smaterializzarono. Mentre scomparivano Harry riuscì a sentire l’urlo di rabbia del mago oscuro che si stava rialzando. Poi la stretta allo stomaco divenne troppo forte ed ogni suono esterno sparì all’istante.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò steso per terra in mezzo la neve a fissare il cielo terso del primo mattino. Si sforzò come sempre di ispirare aria nei polmoni ancora compressi poi si alzo debolmente mettendosi seduto. Si accorse che anche Draco era ancora sdraiato alla sua sinistra: la Smaterializzazione congiunta quando fatta all’improvviso gli creava ancora qualche problema. Gli venne subito in mente la volta che fuggendo dal Ministero Ron si era spaccato: ci aveva messo settimane intere a riprendersi. Non era una cosa da prendere tanto alla leggera.
Hyde al contrario di loro era già in piedi dandogli le spalle. Solo a quel punto si accorse del luogo dove li aveva portati: si trovavano al limitare di una foresta di abeti sulle rive di un grande lago. La luce dell’alba illuminava la superficie dell’acqua dandole un aspetto magico. Non faticava a concepire che persino l’americano nella sua corteccia di razionalità e praticità si fosse fermato un secondo ad osservare quello spettacolo. Dopo qualche istante il ragazzo si girò e per la prima volta Harry vide sul suo volto qualcosa che assomigliasse davvero ad un sorriso. Ma quell’espressione cambiò istantaneamente, ritornando ad essere il suo solito ghigno, quando si rivolse a Malfoy per canzonarlo.
«Quando ti ho detto che ci saremmo potuti trovare a Little Winteroak non intendevo in compagnia!» disse sarcastico «I maghi oscuri non erano invitati!»
«Oh mi scusi… Non volevo disturbare sua Altezza…» rispose Draco rialzandosi «La prossima volta che mi ritrovo vittima di un’imboscata farò ben attenzione che non le sporchino la corona».
«Io la corona? A bè in fondo chi meglio di voi è in grado di sottostare ad un governo monarchico d’altri tempi?»
«Sempre meglio che come voi, borioso d’un americano, in un paese dall’anarchia più totale…»
«Ok basta!» intervenne Harry. Bryan e Draco insieme erano assolutamente insopportabili «Hyde, saresti così gentile da dirci dove ci troviamo? E se poi finalmente uno di voi due mi spiegasse cosa diamine stiamo facendo ve ne sarei grato»
«Oh già» rispose Hyde come ricordandosi all’improvviso di qualcosa importante. Aveva ignorato completamente le sue domande.
L’americano si avvicinò alla superficie dell’acqua e dal nulla con un piccolo gesto della bacchetta fece apparire una piccola barca in legno.
«Mi dispiace ma saremo un po’ stretti. Spero che a voi due femminucce non dia troppo fastidio» disse con un ghigno facendo loro segno di salire.
«FEMMINUCCIA A CHI?» Draco aveva sfoderato la bacchetta ma Harry lo bloccò tenendogli il braccio.
«Per favore comportiamoci da adulti» disse pacatamente, poi lo lasciò per salire sulla barca. Un sottile strato di ghiaccio ricopriva la superficie del lago vicina alla riva e rendeva scivolosi i ciottoli nelle immediate vicinanze. Mentre Malfoy saliva, Hyde continuava a fissarlo con espressione vittoriosa, poi una volta che si furono sistemati salì anche lui con un salto e slegò la corda che teneva l’imbarcazione attaccata alla riva. Poi questa cominciò a muoversi da sola scivolando sull’acqua in direzione del centro del lago.
«Dove ci sta portando?» chiese Harry. Non ne poteva più di segreti. Quella mattina ne aveva subito già troppo.
«Qualche secondo e te ne accorgerai da solo. Non ti preoccupare. Ti spiegherò tutto una volta arrivati. L’avrei fatto già a Little Winteroak se Malfoy non ci avesse raggiunto con mezzo esercito alle calcagna.»
L’americano non scherzava. Infatti passato qualche istante gli sembrò di attraversare una sorta di bolla. Doveva essere una specie di barriera magica protettiva perché non appena la prua della barca cominciò a passarvi attraverso, questa si increspò leggermente come opponendo appena di resistenza e producendo un leggero sfrigolio. La parete invisibile gli ricordava vagamente uno specchio d’acqua calma quando veniva lanciato un sasso; si muoveva infatti a cerchi concentrici man mano che l’imbarcazione proseguiva.
Ed in un istante fu dentro. A quel punto la barriera magica perse tutta la sua attenzione perché qualcosa era comparso ad una ventina di metri davanti a loro: un isola si stagliava al centro del lago, con una piccola spiaggetta di ciottoli bianchi per la neve ed una serie di abeti che si arrampicavano sul leggero pendio. Al centro di questa però, seminascosta dagli alberi si trovava una torre in pietra; forse un’antica torretta di vedetta in rovina. Una serie di feritoie era ancora visibile tra le chiome, poco sotto la merlatura in parte crollata.
«Bè che dire… Benvenuti al Rifugio!» disse Hyde.
Nessuno dei due rispose: anche Draco come Harry guardava fisso l’edificio al centro dell’isola come non capacitandosi da dove fosse spuntato fuori.
Dopo circa un minuto di silenzio la barca si fermo sulla riva. Il Serpeverde saltò giù senza aspettare gli altri e fece qualche passo sulla spiaggetta; poi però all’imboccatura del sentiero si girò e guardò Hyde come per chiedere conferma della strada da seguire. L’americano lo sorpassò facendo strada per il viottolo in pietra sino alla base della torre. Una grossa porta in legno sbarrava l’accesso ma si aprì al solo tocco di Bryan.
«Andiamo dentro. Sto gelando qui fuori» fece Hyde invitandoli ad entrare con un gesto.
L’interno della torre era sicuramente stato modificato con la magia. La stanza circolare che gli si parava davanti era molto più ampia di quello che si poteva immaginare dall’esterno: sicuramente più grande della Sala Comune dei Grifondoro, conteneva un gigantesco camino con un bel fuoco acceso ed una serie di poltrone e divani in pelle attorno. Dall’altro lato, accanto un grande tavolo in legno, l’inizio di una scala circolare che, leggera percorreva tutta la parete scomparendo in una botola situata diversi metri sopra le loro teste, che dava accesso ad un piano sicuramente non visibile dall’esterno. Le feritoie che aveva invece visto dalla barca, risultavano dall’interno come delle grandi vetrate che permettevano la visione del lago a trecentosessanta gradi. Era un posto fantastico, e l’atmosfera calda che aleggiava all’interno non faceva che rassicurarlo in contrasto col freddo pungente dell’abitazione sulla libreria di Azucena.
Nel mentre che i due ragazzi osservavano la sala, Hyde si diresse verso il tavolo e prese un rotolo di pergamena che vi era appoggiato sopra con tanto di ceralacca.
«Devo scappare per qualche minuto, ma torno in fretta» disse scocciato l’americano non appena finì di leggerlo «Se non riesci a sopportare la tua sete di conoscenza, Potter, chiedi a Malfoy. Lui saprà di certo dirti qualcosa». Poi subito prima di chiudersi la porta alle spalle lanciò un ultimo avvertimento «Fate i bravi bambini e non andatevene in giro. Il papà torna subito». Harry e Draco sentirono le sue risate mentre si allontanava per il sentiero in direzione della barca.
Non era possibile. Continuava a rimandare ogni possibile spiegazione! Non riusciva ancora a credere come avesse fatto a fidarsi di lui. Doveva andare a cercare Ron, non fare lo zerbino all’americano!
«Razza di idiota!» nonostante queste parole già aleggiassero nella sua mente fu Draco a pronunciarle.
«Senti so che ce l’hai da sempre con me, ma…» iniziò Harry rivolgendosi al Serpeverde «… ho davvero bisogno di qualche risposta. È dall’alba che seguo Hyde ciecamente da una parte all’altra, tra imboscate e negozi inquietanti e poi compari tu. Sinceramente non so più cosa pensare. Son partito per cercare Ron e da quando son uscito dalla Tana non ho fatto altro che dar seguito alle sue stranezze».
«Ok senti tutti abbiamo un motivo per essere qui. Tu hai Ron, Hyde ha le sue stranezze ed io ho… degli affari da compiere». Il volto di Draco si era improvvisamente rabbuiato. «Non credere che a me piaccia lavorare con qualcuno, come hai detto tu, provo una certa “avversione” nei tuoi confronti, per non parlare di quell’americano, ma sfortunatamente non posso fare questa cosa da solo e serve a tutti e due perché è l’unico in grado di rintracciare questa… Setta». L’ultima parola gli uscì di bocca come un concentrato di disprezzo e disgusto.
«A me serve solo trovare Ron e portarlo al sicuro, poi…» ma Malfoy non lo lasciò finire.
«Ed a me serve solo trovare il loro capo. Abbiamo entrambi i nostri obbiettivi, mi pare. Ma se scopriamo dove si nascondono troviamo sia Ron che lui. E poi una volta che avrò la mia vendetta voi potete tornare a giocare con le bambole ed io ai miei affari».
«Vendetta? Che ti ha fatto questa “Setta”?»
Il Serpeverde rimase un attimo senza parole. Sembrava ribollire dall’interno e la sua espressione per quanto contenuta non riusciva a mascherare il suo conflitto interiore.
«Usciamo. Fa troppo caldo qui dentro.» Non aspettò che Harry rispondesse e si diresse direttamente verso la porta lasciandola spalancata dietro di se. Il ragazzo non poté far altro che seguirlo sbalordito. Quando spuntò fuori dalla torre trovò Malfoy seduto su una roccia a strapiombo che dava spiaggetta di ciottoli. Gli dava le spalle e guardava la riva del lago in lontananza dove si erano Materializzati. Istintivamente si avvicinò a lui e si sedette accanto. Una brezza fredda veniva verso di loro dallo specchio d’acqua.
«Non hai letto i giornali a Natale, vero Potter?» Harry fece semplicemente di no con la testa.
«Bè se l’avessi fatto ci saremmo risparmiati questa chiacchierata. Comunque è giusto, ti meriti una spiegazione dopotutto…» per la prima volta in vita sua gli sembrava che Draco avesse difficoltà a parlare. Da quando l’aveva conosciuto otto anni prima, il Serpeverde non aveva mai avuto problemi a rispondergli. Anzi le frasi pungenti erano il suo forte. Eppure adesso sembrava come bloccato ed Harry non aveva la minima idea di come comportarsi.
«Oh al diavolo… Mio padre è stato assassinato. Si trovava ad Azkaban per uno stupido errore di forma e sarebbe stato rilasciato immediatamente ma… » Cosa? Harry non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Non era possibile. Lucius Malfoy era sempre scampato a tutto. Era perfino riuscito ad evitare la prigione per aver servito Voldemort. Non poteva finire in prigione per un semplice “errore di forma”.
«… qualcuno è entrato nella cella e…» A quel punto il ragazzo non riuscì a bloccare le lacrime. Prese la prima pietra a portata di mano e la scaglio con forza contro una roccia sotto di loro facendola esplodere in una decina di pezzi. Il gesto d’ira sembrò calmarlo un attimo.
«… e l’ha assassinato. Altri carcerati l’hanno visto cadere in mare. Gli Auror stanno ancora cercando il corpo». Si passò il braccio sul viso per togliere probabilmente le lacrime.
«Non so cosa dire… Sono senza parole…»
«NON DIRE NIENTE! Non serve a niente parlare! Voglio solo trovare quel vigliacco e fargliela pagare! Dobbiamo agire! Non vendicherò mio padre stando qui a parlare…» Nonostante la propria affermazione Draco non si alzò. Ritirò le gambe indietro stringendole con forza con le braccia e poggiò sulle proprie ginocchia per coprirsi il volto. Rimasero così per un tempo interminabile.
Harry non sapeva cosa dire o fare. Mai in vita sua Draco Malfoy aveva mostrato il minimo segno di debolezza o di una qualche emozione di fronte a lui. Ed ora gli stava silenzioso ed immobile accanto, cercando probabilmente di ritrovare l’autocontrollo che sempre l’aveva caratterizzato.
In fondo per quanto la sua vita era stata terribilmente segnata dal dolore, non aveva mai perso un genitore. Più che altro non l’aveva mai avuto e per quanto questo gli avesse creato un enorme vuoto dentro non riusciva ad immaginare come fosse perdere un padre dopo averlo conosciuto. La stessa perdita di Sirius, la figura paterna a lui più vicina, non poteva competere col dolore che provava Draco.
Qualcosa però interruppe il pesante silenzio che si era creato: un CRACK lontano, nei pressi della riva. Una figura era appena apparsa sull’altro lato del lago e si accingeva a slegare la barca per salirci su con una spinta del proprio bastone. L’aveva riconosciuto. Scese di corsa per il sentiero lasciando Malfoy indietro. Arrivò sino alla spiaggetta invaso dalla rabbia. Ecco l’uomo che li aveva traditi, che aveva tradito Hogwarts, il colpevole del rapimento di Ron… Stava per scagliarli una maledizione mentre questo si avvicinava inconsapevole con la barca verso l’isola, il braccio alzato e la bacchetta in pugno, quando questa gli volò via cadendo dolcemente su un cumulo di neve.
«Che diamine fai Draco?»
«Che diamine fai tu! Uglick è con noi…»

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