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 Capitolo 20 - Ombre sul Lago

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Madama Marta

Madama Marta


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MessaggioTitolo: Capitolo 20 - Ombre sul Lago   Capitolo 20 - Ombre sul Lago EmptyGio Dic 29 2011, 09:15

*Il senso di questo*

Era già buio, ma era ancora presto per cenare. Harry sentì urla e risate provenire dall'interno della Sala Comune ancor prima di passare dal buco del ritratto. Quando entrò la confusione regnava sovrana.
Alcune ragazze del primo anno si raccontavano entusiaste a vicenda cosa avebbero fatto durante le vacanze, mentre i più grandicelli festeggiavano agitando bottiglie di Burrobirra rubate dalle cucine. Sentì Hermione urlare contro uno studente che aveva cercato di affibbiarle una caramella Soporiferina, una nuova invenzione di George, e si avvicinò a Ron e Ginny che giocavano a sparaschiocco.
«Sta sempre lì a borbottare, è normale che provino a farla stare zitta» commentò Ron, divertito.

Si accasciò sulla poltrona di fronte al fuoco e poggiò Snitch sul tavolino a fianco, ancora evidentemente provata dalla recente visione.

«Dov’era finita Snitch? Stava giocando con qualche creaturina di Hagrid?» chiese ironico Ron appena li vide. «Sta tremando» aggiunse poi preoccupato.
«Hagrid non c'entra nulla, ce l’aveva Fiorenzo. Me l’ha riportata e abbiamo cominciato a parlare, e mi stava dicendo delle cose molto importanti quando all’improvviso ho avuto una visione. Ancora non ci posso credere...»
«Una visione? Per tutti i maghi sbacchettati, Harry! E sei così tranquillo?» chiese Ron scioccato.
«Se sono calmo è perchè ho i miei motivi, Ron. Qui dentro siamo al sicuro».

«Al sicuro non direi proprio. Hai già dimenticato le intrusioni di quest’anno? Dobbiamo andare a dirlo alla McGranitt» rincarò Ginny.
«Vi ripeto che qui siamo al sicuro». Raccontò loro tutto ciò che riuscì a ricordare. Era tutto molto confuso, ma di una cosa era sicuro: la visione si svolgeva in un luogo lontano... c'era qualcosa che gli aveva fatto pensare di essere fuori dal Castello.
Purtroppo più si concentrava e più i ricordi si facevano nebulosi; ci avrebbe ripensato più tardi.
«Hai detto che la voce era conosciuta. Chi era?» chiese Ron.

«E' stata più una sensazione... non una certezza» rispose Harry che non riusciva più a pensare a niente: era stanco morto.
Avrebbe voluto raccontare agli amici anche le cose che Fiorenzo gli aveva detto su Minami e su Uglick, ma non aveva nemmeno la forza di alzarsi. La visione l'aveva distrutto e la fame gli era passata. Rimase seduto sulla poltrona a pensare mentre tutti scendevano a cena.
Quando rientrarono lo trovarono che sonnecchiava; Ginny gli si avvicinò e lo scosse piano.
«Ma scusa, se avevi tutto questo sonno perchè non te ne sei andato direttamente a dormire?» gli chiese ridacchiando.
«Perchè se non sento Ron russare non mi addormento» scherzò lui in risposta.
«Ah, grazie... pensavo non riuscissi a dormire senza il mio bacio della buonanotte!» concluse lei, storcendo il naso. Harry e Ron salutarono le ragazze e si diressero nel dormitorio. I loro compagni di stanza li raggiunsero subito dopo, ma non scambiarono nemmeno una parola. Hyde dimostrava la consueta scontrosità mentre Neville sembrava perso nei suoi pensieri, eccitato per chissà cosa. Consapevole che in loro presenza non avrebbero potuto parlare di quel che era successo, Harry diede la buonanotte a Ron, che si addormentò nel giro di pochi minuti e, mentre tentava di ricordare le sensazioni provate al momento della visione chiuse le tende del baldacchino, sperando di prendere sonno.
Durante tutta la notte si rigirò molte volte. Ogni volta che riusciva ad addormentarsi incubi spaventosi con urla strazianti e ombre scure, che si avvicinavano togliendogli il respiro, lo facevano risvegliare all'improvviso madido di sudore e con il cuore che batteva all'impazzata.
Ripensava a quello che Fiorenzo gli aveva detto di Uglick: possibile che il centauro fosse così convinto della bontà del vecchio professore? Con Ginny si era comportato in modo veramente molto crudele e ogni volta in cui si era imbattuto in lui non lo aveva mai agevolato, anzi...

Il russare ritmico e fastidioso di Ron e Neville gli impediva di seguire il filo dei suoi pensieri e stava diventando insofferente.
Nonostante fosse piena notte decise di alzarsi e di scendere in Sala Comune, dove forse sarebbe riuscito a pensare più tranquillamente; era quasi arrivato alla fine della rampa quando sentì dei bisbigli sommessi. Pensò che fossero gli elfi domestici che mettevano in ordine e decise di tornare a dormire per non disturbarli, ma sentì qualcosa che lo mise in allarme.
«... Potter ...» gli sembrò di sentire il suo nome.
«... cancello ...» un'altra parola. Harry scese un altro scalino, tentando di restare nascosto; aveva notato che la Sala era illuminata, probabilmente il caminetto era stato acceso. Non poteva rischiare di essere scoperto. Avrebbe dovuto correre a recuperare il Mantello ma rischiava che il misterioso personaggio se ne andasse, o smettesse di parlare.
Una delle voci si alterò improvvisamente e alzò il tono. «Basta scuse! Devi farci entrare!» riuscì ad udire nitidamente. «Shhhh!» si sentì e dopo le voci tornarono ad essere incomprensibili fino a scomparire del tutto.
Passarono alcuni secondi durante i quali Harry si chiese cosa fosse il caso di fare, anche perchè non era davvero sicuro di quello che aveva sentito. L’esperienza maturata negli anni lo aveva portato a sospettare di tutto e di tutti.

Sfoderò la bacchetta, deciso a sbucare fuori e a costringere chiunque ci fosse a dirgli cosa stava complottando quando una voce conosciuta lo fece trasalire.
«Potter! Come mai vaghi solo nel castello nel cuore della notte?» gli chiese Hyde fronteggiandolo. «E per di più con la bacchetta sguainata!». L’americano misurava qualche centimetro in più di lui, ma in quel momento lo poteva squadrare dall’alto in basso.
«Non sono certo affari tuoi, Hyde. E poi, potrei farti la stessa domanda. Tu dove pensavi di andare a quest'ora?».
«Non ha importanza. Non più...» borbottò guardando le fiamme che ancora scoppiettavano allegre.
«Cosa mi nascondi Hyde?» gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo biondo si voltò e tornò verso il Dormitorio. «Non uscire dalla Sala Comune. E' un consiglio, Potter!».
Harry lo seguì e lo fermò. «Se non vuoi che esca devi spiegarti meglio».
«Ci sono cose che non posso rivelarti. Sta a te decidere se ti fidi o meno di me».
«Fidarmi di te? Cosa hai mai fatto o detto per pensare che possa fidarmi di te?».
«Che succede, Harry?» la voce di Ron arrivò dall'alto.
Hyde ne approfittò per chiudersi in bagno mentre il ragazzo dai capelli rossi sconvolti scese le scale sbadigliando sonoramente.
«Ron, torna a dormire».
«Harry che ci fai qui? Perchè litigavi con Hyde? Non che sia una cosa così strana ...»
«Vorrei saperlo anche io» rispose Harry mettendo un braccio sulle spalle dell'amico e conducendolo verso il dormitorio. Le parole di Hyde non gli erano piaciute affatto e poi c'erano i bisbigli che aveva sentito.
Harry si distese sul letto ma non aveva sonno, doveva pensare; Ron riprese a russare appena la sua testa toccò il cuscino. L'americano non salì più in camera.

 
*
Harry si svegliò per colpa di un raspare insistente proveniente dal letto di Ron. Aprì di poco le tende del baldacchino, consentendo all’aria fredda dell’inverno di svegliarlo del tutto, si alzò e vide l’amico intento a rovistare nel suo baule, alla ricerca di chissà cosa.
«Possibile che tu debba fare tutto questo chiasso, Ron? Saranno appena le otto» disse scontroso.
«Nei tuoi sogni, forse. Sono già quasi le undici, e se non mi sbaglio di grosso il tuo baule è ancora tutto da preparare. Hermione e Ginny sono state qui un’oretta fa, volevano portarti su dei panini ma non ci sono riuscite, non chiedermi perchè. Ad ogni modo ho raccontato loro di stanotte ed hanno preferito lasciarti dormire, ma se non ti sbrighi credo proprio che ti perderai anche il pranzo, oltre che la colazione» gli rispose lui, quasi senza prendere fiato.
«Ma tu perchè sei così iperattivo stamattina? Che ti prende? E cosa è successo stanotte?» chiese Harry, stranito. L’amico lo scrutò per qualche secondo poi scrollò le spalle.
«Si vede che il troppo sonno ti fa male. Per rispondere alle tue domande, sto cercando il regalo di Natale per Hermione, ero convinto di averlo messo nel baule, ma non c’è. Devo trovarlo prima che partiamo. E davvero non ti ricordi di stanotte?» concluse, rimettendosi a rovistare tra le sue cose.
Il ricordo del fuoco scoppiettante e delle frasi misteriose e spezzettate che aveva ascoltato in Sala Comune si fece vivido nella sua mente. Avrebbe potuto cercare di trovare l’americano, se solo non avesse dormito così tanto, ma ormai non c’era più tempo. Si alzò di malumore e dopo essersi dato una veloce rinfrescata si accinse ad imitare l’amico. Passarono così tutto il resto della mattinata, Harry tentando di ficcare quanti libri, calzini sporchi, accessori per il quidditch e vesti da mago riuscisse a far entrare nel suo baule e Ron a cercare il regalo per Hermione. Solo quando lo ebbe trovato dichiarò che potevano scendere a pranzo.
Mentre stavano per entrare in Sala Grande un gruppetto di ragazze impedì loro il passaggio. Stavano parlando animatamente tra loro ma l'attenzione di Harry venne attratta da una voce conosciuta: era Hawaii.
«Vi dico che era lui» stava dicendo ad alta voce cercando di soverchiare i commenti stupiti delle compagne. «Era proprio lui, bastone e tutto il resto!»
Harry diede una gomitata a Ron, ma quando la ragazza si accorse dei loro sguardi arricciò le labbra e si dileguò nella folla dei Corvonero che sciamavano nell’ingresso.
Hermione e Ginny, che erano sedute sulla panca, li chiamarono e come sempre fecero loro posto.
Hermione aveva lo sguardo angosciato e teneva la testa appoggiata su una mano; «Che succede? Dai, dimmelo.. è da ieri sera che sei strana» le stava dicendo Ron mentre cercava di tenere in equilibrio il piatto strapieno di muffins appena sfornati.
Hermione sospirò. «E' da un po’ di tempo che non posso evitare di rimuginare su una cosa. Pensavo che quest’anno potesse essere diverso, più tranquillo, insomma. Evidentemente non è così. Queste visioni, gli attacchi, gli intrusi, per non parlare del comportamento di Uglick e del cilindro di Willis. Mi sembra di dover rileggere lo stesso identico copione all’infinito, senza tuttavia diventare un’attrice più brillante. E’ snervante». I suoi occhi si riempirono di ricordi amari. Harry annuì imitato agli amici, anche Neville si voltò nella loro direzione e li guardò con aria comprensiva.
Ginny fissò Harry negli occhi. «Anche tu non hai una bella cera, hai dormito bene?» gli chiese premurosa.
«Non molto. Ho la testa così piena di pensieri che mi si stanno ingarbugliando sempre di più e stanotte poi sono successe cose così strane che mi sto chiedendo se non le ho solo sognate. Inoltre ora abbiamo appena sentito Hawaii che diceva di aver visto Uglick».
«Non ci posso credere! Di che stai parlando?» chiese lei, sgranando gli occhi.
«Mai un momento di tranquillità!» esclamò Hermione alzandosi di scatto.
Hermione si alzò di scatto. «Vado a sentire cosa si dice in giro» esclamò, dirigendosi velocemente verso il gruppo di ragazzi con i bagagli che si trovavano nell'ingresso del Castello pronti ad andare a prendere il treno per Londra.
Harry scrutò lungo il tavolo dei Grifondoro: voleva trovare Hyde ma non era seduto a pranzare.
«Lascia perdere, Harry. Non sei sicuro di quello che hai sentito stanotte, no? E se anche fosse vero, di certo non troverai Hyde a gironzolare per la scuola. Gli americani partono tutti oggi, starà facendo i bagagli».  
«Non ho capito bene cosa vorreste fare, voi due» si intromise Ginny, «ma di sicuro non andrete da nessuna parte. Vi siete forse dimenticati della pozione disinfettante lasciata a macerare nell’aula di Lumacorno? La dobbiamo mettere nelle ampolle e portarla alla Sprite prima che i pochi e sudati germogli di orchidea delle emozioni vengano del tutto mangiati dai vermicoli».
«La pozione, è vero! Sentite, non potreste andare tu e Ron e farlo anche per me?».
«Scordatelo» grugnì Ron. «Sono a base di pus di bubotubero, e mi fa già schifo maneggiare la mia».
«E poi ci daranno un voto, per questo» concluse Ginny, senza dargli scampo.
«Grazie per la collaborazione. Se subiamo un nuovo attacco per colpa di Hyde saprò con chi prendermela» disse, a metà tra il serio e il faceto.
Finirono di pranzare, si alzarono e si diressero verso i sotterranei ma appena girato l’angolo andarono quasi a sbattere su Neville.
«Ciao, Neville!» salutò Ron, acciuffandolo per la veste.
«Ehi… proprio voi cercavo!» ansimò Neville riprendendo l’equilibrio.
«Che è successo?» chiese Harry allarmato, e la mano si mosse automaticamente verso la tasca.
«Nulla, cioè… probabilmente succederà… la Sprite sostiene che non è come dico io, ma sono quasi certo che manchino poche ore… credo!». Il faccione paffuto era illuminato per l’eccitazione.
«Calma, Neville!» disse Ron.  «Prendi fiato e dicci con calma!»
«No, no, non vi voglio rovinare la sorpresa. State andando nella serra, no? Aspettate, non vi muovete da lì... ditelo anche ad Hermione. Ora vado ad avvisare Luna… al tramonto… non vi muovete!» li oltrepassò in tutta fretta e sparì alla loro vista.
«Ma che gli ha preso?» sbottò Ron, fissando il punto dove poco prima Neville gesticolava esaltato.
«Non ne ho idea!» fece Harry, stupito quanto l’amico dal comportamento insolito di Neville.
Guardarono anche Ginny, che appariva sconcertata più di loro, poi si incamminarono verso i sotterranei.
Il travaso della pozione non fu cosa semplice. Gli alunni del settimo anno ai quali era stata affidata la missione non avevano preso l’incarico con molta serietà; pozze di liquido marroncino appestavano lo spazio attorno alla cattedra e la piuma autoinchiostrante che Lumacorno aveva stregato perchè etichettasse le ampolle era stata probabilmente manomessa da qualche furbetto che voleva un buon voto senza prodigarsi troppo.
Ci volle una buona mezz’ora prima che riuscissero ad ottenere una dose di liquido sufficiente perchè fosse efficace sulle piante e gli consentisse di ottenere almeno Accettabile in pozioni.
Ron si era anche bruciato con la fiamma sotto il suo calderone e si era persino fatto prestare lo specchietto da Ginny per calcolare i danni provocati al suo sopracciglio destro. Con le ampolle saldamente strette in mano si diressero verso la serra numero cinque, dove trovarono una piccola folla assiepata sull’ingresso. La Preside, Lumacorno, Vitious, i loro compagni del settimo anno, alcuni americani - tra i quali Harry, con gran disappunto, aveva notato Hawaii e Hyde - ed infine Hermione e Luna erano in prima fila ad assistere a quella che sembrava essere una rappresentazione teatrale in piena regola.
«Ma come hai fatto, Paciok? Sono piante straniere, nemmeno io ne conosco tutte le potenzialità» la voce della Sprite usciva fuori dalle vetrate della serra affannata e incredula.
«Gliel’ho detto, professoressa. Quest’estate ho letto dei libri che mi ha regalato mia nonna, e lì erano elencati tutti questi sintomi. E’ bastato fare due più due».
Si avvicinarono alle loro amiche e fecero capolino sulla porta della serra. L’aria era calda e umida, nonostante il gelo causato dal tramonto, e l’atmosfera era carica di attesa.
«Ma davvero, mi stupisci» continuò la professoressa. «Non avrei mai pensato che potesse accadere proprio così, davanti ai nostri occhi, e così presto, poi! Tu sei sicuro?»
«Aspetti e vedrà. Harry, amici... venite, presto, sta per succedere!»
All’improvviso, proprio mentre varcavano la soglia, sentirono uno stranissimo senso di compressione ai timpani, quasi come se l’aria che respiravano fosse stata tutta condensata nella serra: quelli che fino a qualche secondo prima erano piccoli e teneri germogli di Orchidea erano diventati petali completamente formati, dai colori multiformi dell’arcobaleno, che emanavano un profumo dolcissimo e forte tanto da stordirli.
«E’ la magia di Minami» esclamò Neville, al settimo cielo, in risposta agli sguardi interrogativi dei suoi amici. «Sono di tutti i colori perchè siamo in tanti, le piantine  sono appena maturate e non sanno quale colore assumere. Non è meraviglioso? Sapevo che sarebbe successo stasera!».
Un applauso fragoroso risuonò nella serra, mentre i professori si avvicinavano per studiare le piante sotto gli occhi ancora increduli della Sprite: quello era uno degli eventi più felici ed emozionanti da quando erano ritornati ad Hogwarts, visto che erano riusciti dove i migliori botanici del vecchio continente avevano fallito, ed Harry avrebbe dovuto gioire con gli altri, ma qualcosa lo turbava. Pensò che fosse l’aria ormai quasi irrespirabile, troppo umida e troppo dolce, e uscì sul prato, quando un boato, seguito da urla isteriche, lo risvegliò dal torpore provocato dal profumo dei fiori. Alzò lo sguardo e vide che uno strano raggio di luce rossastra slittava verso la serra dove si trovavano, l'ultima delle costruzioni che si spingeva fin quasi alle rive del lago.
Rientrò e lo spettacolo che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato. Molti ragazzi erano riversi a terra - sperò con tutto il cuore che fossero solo svenuti - mentre le Orchidee erano diventate nere come l’inchiostro, e molto, molto più grosse di prima.
Harry scorse le figure dei suoi amici riunite attorno a Neville ed il cuore smise di battere forte contro il petto. Sembravano impietriti. «Cosa fate ancora lì?» urlò con tutta la voce che aveva nel petto. «Scappate!».
Ma loro non si mossero. Sembravano pietrificati. «Finitus incantatem!»
Nel giro di pochissimi secondi caddero per terra, realizzarono che stava succedendo qualcosa di grave e si precipitarono su Harry, che li guardava sconvolto. Fuggirono senza pensare a dove stavano andando ma furono costretti a fermarsi, impietriti dal terrore: sopra le acque del lago delle ombre si stavano addensando, formando numerosi tentacoli.
«Miseriaccia Harry, che diamine è?» gridò Ron, frenando col corpo Hermione e Ginny che quasi stavano per finire in acqua.
«VIA!» ruggì Harry e, puntando la bacchetta contro l'ombra, tentò di rallentare la sua avanzata. «Incendio!»
L'incantesimo partì contro il bersaglio lasciando dietro di sè una scia luminosa, ma gli passò attraverso senza apparenti danni. Era troppo tardi per fuggire perchè ormai i tentacoli d'oscurità erano su di loro. Harry si accorse che alcuni studenti erano in trappola, e corse verso il lago tempestando di maledizioni l'orrore ma senza alcun successo. Una parte riuscì a fuggire in direzione del castello, grazie alla sua azione diversiva, ma Ron e altri, che erano rimasti con lui,  stavano tentando di combattere.
Con la coda dell'occhio Harry scorse un tentacolo che piombava su di lui; riuscì a scartarlo per un soffio gettandosi di lato. Una luce rossa arrivò da dietro le sue spalle, si voltò e vide Ginny che cercava di tenere lontano un tentacolo da una ragazza che era caduta a terra. Neanche il tempo di voltarsi di nuovo verso l'ammasso di oscurità che sentì un grido provenire dal lago: Neville e Luna erano rimasti incastrati sotto il tronco di un albero che era stato sradicato dalla furia dell'orrenda apparizione.
«Wingardium Leviosa» urlò verso di loro cercando di liberarli mentre il tentacolo che aveva evitato prima stava per colpirlo nuovamente. Venne salvato da una luce gialla proveniente da dietro una siepe che lo deviò.  
Luna era riuscita a liberarsi, e si rialzò, poi, insieme a Hermione, aiutò Neville a tirarsi su e tutti insieme si diressero dietro alla serra. Il ragazzo zoppicava vistosamente.
Ron stava zigzagando sulla riva del lago tentando di colpire l'ammasso di nubi al centro, ma sembrava che gli incantesimi rimbalzassero su di esso o che lo trapassassero senza alcun effetto.
Harry cercò riparo dietro una siepe mentre riprendeva fiato e studiava la situazione, ma non poteva indugiare troppo, grida di dolore e luci di incantesimi provenivano da ogni parte intorno a lui. Il rischio più grande era che in quel buio si colpissero tra loro. Cercò con lo sguardo Ginny, ma non la vide: quella cosa provocava un'oscurità irreale, inquietante. Sentì uno scalpiccio alle sue spalle verso il castello e vide la professoressa Sprite che stava facendo allontanare quanti più studenti poteva da dietro la serra; erano al di fuori della portata dei tentacoli, ma teneva comunque la bacchetta sguainata di fronte a sé a coprire la retroguardia. C'erano anche due ragazzi che stavano aiutando Neville, anche se lui sembrava volesse rimanere.
Si guardò intorno alla ricerca di Hyde, era alla serra con loro, ma di lui non c'era traccia.
Riportò l'attenzione verso il nemico e notò che Luna ed Hermione gli si stavano affiancando, bacchette in pugno.
Da quella della sua migliore amica fuoriuscì una lontra argentea che si diresse verso i cancelli e li superò.
Ron era a terra, cercava di tenere lontano due tentacoli che insieme cercavano di afferrarlo. Hermione lanciò uno schiantesimo e permise a Ron di rimettersi in piedi. Luna, che era subito dietro di lei venne scaraventata lontano dal secondo tentacolo mentre il primo afferrava per la vita Hermione, facendola ondeggiare paurosamente.
Sentì la ragazza urlare chiedendo aiuto, mentre veniva trascinata verso le tenebre condensate sopra le acque.
«Hermione!».
Harry cominciò a correre in direzione di Ron che si era appena rialzato. Anche Ginny stava sopraggiungendo urlando a voce alta il nome dell'amica e lanciando schiantesimi all'indirizzo delle nubi oscure. Luna si era rialzata e aveva cominciato a tempestare il tentacolo di incantesimi.
Ron raggiunse Hermione e l'afferrò per le braccia, ma non riuscì che a rallentare l'azione del tentacolo che si stringeva sempre di più intorno al corpo della ragazza. Ginny strillò, colpita al volto. Sullo sfondo ad Harry sembrò di scorgere Hyde con le braccia lungo il corpo, sembrava pietrificato.
La creatura sembrava invincibile, senza un punto debole da colpire, e lui scivolò nel panico più totale. Poi nel trambusto si accorse di una sfera di tenebre poco lontano dal lago, che sembrava emanare una strana energia, freddo, e paura: la stessa sensazione che abitualmente avrebbe associato ad un dissennatore. Harry le puntò la bacchetta contro anche se sembrava ancora lontana.
«Expecto Patronum!». Il grande cervo corse verso le tenebre, ma si infranse miseramente contro di esse che continuarono ad avanzare verso di lui. Improvvisamente qualcosa di invisibile lo costrinse ad allargare le braccia ed a portare il capo all'indietro paralizzandolo in quella posizione. L'enorme sfera d'oscurità librandosi appena davanti a lui si contorse e cominciò a prendere vagamente forma umana.
«Harry Potter, finalmente la conosco di persona» disse la figura con una voce che non aveva nulla di umano... la stessa voce che aveva sentito mesi prima nella carrozza nera a Diagon Alley. Harry tentò di muoversi ma non potè far altro che fissare l'oscurità. Si accorse che tutto attorno a lui era come congelato perchè non udiva più ne voci nè rumori. Il pensiero dei suoi amici in pericolo gli restituì la lucidità.
«Cosa vuoi da noi?» riuscì a sputacchiare Harry, avendo comunque la certezza della risposta.
«Penso che lei lo sappia bene, Potter. Io voglio la Bacchetta di Sambuco che è in suo possesso» rispose la voce quasi cantilenante. «Se vuole essere così gentile da consegnarcela, le saremo molto grati!».
«Te la darò, ma non far del male agli altri» gridò Harry disperato.
«Non è nella posizione di scendere in trattative con noi!» rise la voce e la figura allungò una mano verso di lui. Harry sentì qualcosa che gli frugava tra le vesti. Poi la vista gli si offuscò e nella sua mente galleggiò pigra la Bacchetta di Sambuco.
No, pensò, chiudi la mente! Ma la bacchetta venne sostituita dal volto sorridente di Ariana.
No, no!
«Vedo che ha imparato a dire la verità, Potter» riprese la voce, ora seria. «Non ha la Bacchetta con sé».
Improvvisamente tre incantesimi cozzarono contro una barriera invisibile che proteggeva la figura tenebrosa. Harry con la coda dell'occhio riuscì a scorgere diverse figure avvicinarsi dalla serra lanciandone altri. Il cielo venne illuminato dalle scie luminose delle fatture, ma tutte vennero respinte o deviate.
Ad un tratto un'incantesimo talmente intenso da rischiarare quasi a giorno il prato attorno a loro costrinse la bolla di oscurità a dissolversi, ed Harry venne scaraventato all'indietro. L'urto con il terreno gli tolse il respiro ma riuscì, rotolando nell'erba umida, a mettersi in ginocchio e a cercare convulsamente la sua bacchetta, che gli era sfuggita nella caduta.
«Dobbiamo andare!» sbottò una voce roca, e chiaramente umana, proveniente dalla stessa figura oscura.  «I patti non sono stati del tutto rispettati, ma abbiamo ottenuto comunque qualcosa di molto utile». La sua voce esprimeva, nonostante il disappunto, un'insana soddisfazione.
«Harry Potter, le faccio un offerta vantaggiosa per lei e per noi» continuò la prima voce. «La Bacchetta in cambio della sua amichetta... cosa ne dice?»
Harry sentì Hermione gridare forte e Ron imprecare.
La ragazza fu sollevata da terra dal tentacolo che la teneva intrappolata e Ron vi rimase aggrappato, deciso a non mollare. Accorsero sia Ginny che Luna, e tutt'e due afferrarono Hermione per le braccia. Ma questo non sembrava essere d'intralcio al mago che stava riprendendo le sembianze di una sfera d'oscurità che si muoveva lentamente verso i cancelli della scuola. Harry si rimise in piedi e corse verso di loro, barcollando, brandendo la bacchetta appena ritrovata, ma senza riuscire a colpirlo.
«ADESSO BASTA! MOLLALI, DANNATO MOSTRO!». Hyde era sbucato da dietro alle sue spalle e si era gettato nella mischia scansandolo con rabbia.
Approfittando del diversivo di Hyde, Ron, in un ultimo disperato gesto per salvare Hermione, conficcò la sua bacchetta nel tentacolo e ruggì: «Lumos!».
L'oscurità che teneva Hermione, Ginny e Luna si mozzò nel punto in cui la bacchetta  del ragazzo era affondata. Tutti rovinarono a terra meno che Ron, rimasto attaccato all'altro pezzo di appendice oscura che non aspettò altro per avvinghiarsi attorno a lui e trasportarlo via con sè.
«RON!» l'urlo straziante di Hermione risuonò per tutto il parco.
In un attimo la sfera di tenebre e Ron oltrepassarono i cancelli. Ripresa per un momento la forma umana, il mago si girò verso di loro un' ultima volta.
«Verrai informato sul luogo» gracchiò la voce. «Porta la Bacchetta con te o del tuo amico resterà ben poco!» e con un' ultima, agghiacciante risata svanirono nel crepuscolo.
Harry respirava a fatica. Sentì le grida degli Auror farsi più vicini, purtroppo erano arrivati troppo tardi.
Si precipitò verso Hermione che stava singhiozzando ancora rannicchiata per terra, la strinse forte a sé e fissò lo sguardo sui cancelli.
Ron era in ostaggio di quel pazzo e lui non aveva idea di cosa potesse capitargli; si passò una mano tra i capelli angosciato e distrutto continuando a guardare il punto in cui erano spariti: potevano essere andati ovunque. Non riusciva a crederci.

Dopo quella che sembrò un'eternità riuscì a staccare lo sguardo dai cancelli,  e si guardò intorno. Erano in tanti, ma così impotenti contro quella forza da non esser riusciti a impedire che accadesse. Hermione continuava a singhiozzare convulsamente contro la sua spalla.

«Hermione...» disse con voce strozzata. «Lo ritroveremo, è una promessa».
La ragazza si staccò da lui ma non alzò lo sguardo: stava ancora piangendo e si coprì il volto con le mani.  

«L'ha fatto... per salvare me»  sussurrò Hermione con voce tremante.
Il ragazzo l'abbracciò ancora più stretta mentre sentiva che le guance gli si stavano bagnando di lacrime bollenti; un movimento attrasse il suo sguardo: Hyde si stava rialzando, pesto e sanguinante esattamente come lo erano loro. Non ci pensò due volte.

Si alzò in piedi di scatto lasciando andare Hermione.  

«BASTARDO! E' TUTTA COLPA TUA!» gli gridò addosso, con tutta la voce che gli rimaneva.

«Cosa vuoi, Potter? E' questo il tuo ringraziamento per aver salvato i tuoi amici?» disse tossendo e sollevando la mano con la bacchetta, per proteggersi.

Harry, in effetti, aveva tutta l'aria di volerlo colpire a morte.

«Peccato che se sono riusciti ad entrare è solo colpa tua. Tu glielo hai permesso, sei uno schifoso ipocrita».

La rabbia per la perdita del suo amico era incontenibile, ma l'americano rimase talmente calmo da spiazzarlo.

«Non hai capito proprio niente, stupido ragazzino. Non ho tempo da perdere con te e con le tue farneticazioni. Vado in infermeria a farmi medicare». Se ne andò tendendo una mano verso Ginny, che ancora si trovava riversa sul prato, ma lei non l'afferrò. Hyde scosse la testa e si avviò verso il castello.

La ragazza si alzò con fatica, una goccia di sangue le colò da un graffio profondo sulla guancia, Si avvicinò ad Harry e gli sollevò la testa con le sue mani calde guardandolo negli occhi.
«Harry... perchè gli hai detto quelle cose? Se non fosse stato per lui anche noi saremmo state prese».
«Non... non so più di chi fidarmi, mi dispiace» bisbigliò con voce spezzata, stringendola a sè per cercare conforto, ma senza trovarlo. «... lui potrebbe essere la spia».

Insieme aiutarono Hermione ad alzarsi e, incuranti degli Auror che stavano chiedendo loro cosa fosse accaduto, tornarono al castello.
Un bagliore improvviso illuminò il cielo ormai completamente buio. Harry alzò lo sguardo e vide Minami brillare, rossa e minacciosa.

*Il senso di questo
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Capitolo 20 - Ombre sul Lago
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