www.harrypotter8.altervista.org
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

www.harrypotter8.altervista.org

Scrivi tu il seguito del nuovo libro
 
IndiceIndice  PortalePortale  CercaCerca  Ultime immaginiUltime immagini  RegistratiRegistrati  Accedi  
Cerca
 
 

Risultati per:
 
Rechercher Ricerca avanzata
Ultimi argomenti attivi
» Appunti, considerazioni, correzione e tutte cose
Filone mangiamortesco EmptyGio Gen 04 2024, 19:33 Da LadyProffa

» Commenti sul capitolo 31 e proposte per il titolo
Filone mangiamortesco EmptyGio Gen 04 2024, 19:20 Da LadyProffa

» Capitolo 31 - Senza titolo
Filone mangiamortesco EmptyGio Gen 04 2024, 19:15 Da LadyProffa

» Buone feste natalizie a tutti!
Filone mangiamortesco EmptyDom Dic 24 2023, 12:46 Da kinderangie

» Come vuoi chiamare il capitolo 30?
Filone mangiamortesco EmptyVen Lug 23 2021, 09:15 Da LadyProffa

» Come vuoi chiamare il capitolo 29?
Filone mangiamortesco EmptyVen Giu 25 2021, 19:25 Da kinderangie

» Commenti sul capitolo 30
Filone mangiamortesco EmptyVen Giu 25 2021, 16:42 Da LadyProffa

» Capitolo 30 - La verità sui Doni
Filone mangiamortesco EmptyVen Giu 25 2021, 16:37 Da LadyProffa

» Si riprende!
Filone mangiamortesco EmptyLun Feb 08 2021, 21:51 Da Anny Baggins

Migliori postatori
Harry-Mik94
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Bellatrix Black.
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Snowolf
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Ludovic Bagman
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Aberforth Silente
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Enrico
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Horace Lumacorno
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
LadyProffa
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Luna Lovegood:*
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Sirius Mic
Filone mangiamortesco Vote_lcapFilone mangiamortesco Voting_barFilone mangiamortesco Vote_rcap 
Parole chiave
DISCUSSIONE rapimento libro Harry97 Errori sogno babbano incantesimi ginny potter teddy Fedeltà natale Punizione Date lumacorno capitolo Harry amore malfoy ritorno capitoli bacchette gianluca finale CILINDRO

 

 Filone mangiamortesco

Andare in basso 
4 partecipanti
AutoreMessaggio
george

george


Numero di messaggi : 763
Età : 111
Località : roma
Punti : 6196
Data d'iscrizione : 24.09.09

Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyVen Giu 22 2012, 20:26

E' un'idea vecchia, che stava nei testi, però pensavo fosse giusto spostarla qui, insieme agli altri spin-off. Immagino abbia completamente perso la compatibilità con il libro, quindi magari qualcuno (o io quando ho tempo) potrebbe continuarla o modificarla come vuole!





La notte era buia e senza luna. Ma Fenrir era da tanto che non vedeva il cielo, figuriamoci la luna piena. 3 mesi in cella di isolamento, ed ora, il processo.Accanto a lui nella carrozza sedevano Dolohov e Yaxley. Poteva sentire il profumo della loro carne. Poteva sentire il profumo di una dozzina di Auror che volavano accanto alla carrozza. Rabastan parlò. Rodolphus rispose. I prigionieri attraversavano una nuvola e qualche goccia entrò dalla finestrella sopra Macnair. Antonin Dolohov si rivolse a Greyback. La carne.. quanto tempo che non ne assaporava un po’. Che gentile era stato il suo compagno a ricordarglielo. Con un calcio Greyback tentò di aprire la porta. C’erano incantesimi di protezione tali che tutta la forza del mondo, anche un’esplosione, non sarebbe bastata. Rabastan mormorò qualcosa a Yaxley che lo riferiì a Dolohov, e ciò che si erano detti arrivò a tutti coloro che si trovavano nella carrozza, tranne a Fenrir. «Per me e Alecto è no.. » disse Carrow. «Capisco.. » annuì Rabastan. «Anche per me.. no» mormorò Avery. «Forse facciamo prima così.. chi è d’accordo? » disse Dolohov. Uno ad uno, quasi tutti i suoi compagni alzarono la mano. Macnair, i Lestrange, Yaxley, Selwyn, Tiger e Rookwood. Quelli che non l’alzarono fissarono il pavimento della carrozza. Era di legno, i sedili erano sue panche ammassate contro la parete. Nient’altro, solo qualcosa che assomigliava ad una luce era appesa in un angolo. Avery, i Carrow, Nott, Goyle e Travers mormorano qualcosa che le orecchie di Fenrir non udirono. «Non fa niente.. è una vostra decisione.» disse Rodolphus. «Io lo faccio per Bella..» aggiunse dopo. «Tutti lo facciamo per qualcuno, per ricordare Mulciber, tuo figlio Vincent, o per Rowle, morti combattendo.. » proseguì Macnair. «E per ucciderli.. tutti loro..» sussurrò Yaxley. «Ma di che diavolo parlate tutti? » sbraitò Fenrir. Non capiva… perché lo stavano escludendo?
Dolohov si alzò, seguito da Macnair. Il primo si appostò davanti la porta e Macnair dietro di lui. Tutti fremevano. «Ma che diamine state facendo?» continuò Fenrir. Il vento entrava dalla finestrella. Gli auror sfrecciavano accanto alla carrozza incantata su delle scope. «AIUTO! FENRIR SI STA TRASFORMANDO!» urlò tutto d’un tratto Yaxley, e con i complici cominciò a sbattere su tutte le pareti della carrozza. Dolohov respirò a fondo.
Da fuori provenivano le grida impaurite degli auror. «EHI, ma diavolo.. » si accinse a dire Fenrir. Che si stavano inventando? Perché non.. Rabastan e Rookwood lo braccarono mentre si alzava e lo riempirono di pugni nel volto. I suoi grugniti parevano ora dei ringhi. Non si poteva muovere, era stretto con le mani dietro le spalle. Tentò di mordere qualcuno ma invano. La porta si spalancò. Dolohov, pronto, sorrise «Williamson… che piacere.. oggi non c’è la luna.. » sotto lo sguardo incredulo dell’auror, senza che questo potesse dire niente, Dolohov mosse la gamba, tirando un calcio in faccia a Williamson, che cadde dalla scopa, lanciando la bacchetta in aria. Dolohov la prese. Rookwood si spostò con Fenrir che ancora ringhiava sulla porta. Alcuni auror erano scesi a recuperare il loro compagno. La carrozza continuava a sfrecciare. L’aria era fresca. Due auror si pararono davanti la porta e davanti agli occhi di Fenrir. Roockwood glielo lanciò addosso. Tutti e tre cascarono nel vuoto. Prima di sprarire nell’oscurità, Fenrir vide le bacchette dei due auror urlanti essere appellate da Dolohov, e quindi Yaxley, Dolohov e Macnair montare sulle scope. Poi dei raggi verdi. Poi il lupo sparì.
La notte era fredda e la figura di una casa si intravedeva nell’oscurità. «Siamo arrivati» disse Rodolphus Lestrange arrestandosi. Il gruppo dietro di lui si fermò e attese che la loro guida parlasse. Yaxley però ruppe il silenzio e chiese: «Chi ci abita, Rodolphus?». Fu Rabastan a rispondere: «Druilla Rosier..» «Madre di Bellatrix e Narcissa.» concluse Rodolphus. «Bella ha sempre mantenuto i contatti con lei, rendendola di vitale importanza, se mai il Signore Oscuro fosse mai caduto. Druilla conosceva le origini del nostro signore, ed ha creato una passaporta che conducesse a lei un degno successore. Ora è anziana, ma sarà felice di aiutarci, o almeno ha sempre detto così Bella..»
Macnair lo interruppe: «Di che passaporta parli? Dove è stata posizionata?» «Ne so quanto te.. l’unica è entrare a chiedere.». Il gruppo si mosse, e iniziò il sentiero che portava a una grande abitazione, attraverso i rovi e le lapidi di antichi parenti. Arrivarono in un piazzale di brecciolino circondato da alberi secchi e oscuri, e una sagoma nera si affacciava sul cortile. Era una casa di campagna, elegante quanto trascurata. L’edera copriva metà facciata, e l’altra metà aveva il legno nero, come la magia dei maghi che avevano abitato quella casa. Selwin si avvicinò alla porta nera.
«Bussa» disse Yaxley. Appena il mangia morte toccò la porta due volte ci fu uno scoppio e fu scaraventato all’indietro. «Che diavolo..» disse rialzandosi, quasi sorridendo. «Lo sospettavo.. meglio te che me» rise Rodolphus. Qualche risata uscì dalle bocche dei mangia morte. La porta si spalancò, rivelando una vecchia rugosa signora in un abito scarlatto: «Chi siete? Che volete?» urlò. «Druilla… piacere di rivederti…» mormorò Rabastan. «Lestrange…» disse la donna osservandolo attentamente. «Entrate»

Il gruppo era fermo in attesa di qualcosa. La notte era ormai loro compagna da molte ore e l’alba cominciava a intravedersi. Continuavano ad attendere. Qualcuno parlò: «Quanto ci mette quel traditore del suo sangue a uscire? Non li rispetta gli appuntamenti?». Non ricevette risposta. «Cos’è che avevamo scritto esattamente nel messaggio?» richiese la voce. Stavolta qualcuno rispose: «Abbiamo scritto fingendo di essere Andromeda Tonks, dicendo che saremmo arrivati a notte fonda davanti casa sua e poteva venirci a prendere. Così ha detto di fare Druilla.» Villa Conchiglia era davanti a loro, a cinquecento metri di distanza, e il gruppo era nascosto dietro degli alberi sferzati dal vento. Un ramo trasfigurato fungeva da Andormeda con Ted in mezzo al vialetto.
Il gruppo fu scosso da un fremito. Un individuo andava verso la figura a passo svelto. «Ma che fa?» mormorò qualcuno. Bill Weasley si era fermato e aveva mormorato qualcosa. All’improvviso si smaterializzò e il gruppo si espresse in imprecazioni. «Tornerà» disse qualcuno, a cui fu risposto: «Hai ragione, Yaxley, e noi attenderemo». Con uno schioppo apparvero alcune figure e da quel gruppo partirono diversi Schiantesimi verso i Mangiamorte. Da dietro il cespuglio i Mangiamorte balzarono fuori e cominciarono il duello.

«MINISTRO! Prenda questo!» urlò Tiger dopo aver atterrato un auror. Kinsgley si voltò, e un raggio verde lo sfiorò. Tiger poi con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e cominciò a contorcersi a terra. «Tiger! Che succede? SHAECKBOLT questa la paga! Avada kedavr..» urlò un mangiamorte. Kinsgley era pronto e non permise neanche che Selwin finisse di pronunciare la maledizione che lo ridusse peggio di Tiger. Kinsgley si guardò intorno. Bill duellava con Dolohov, Dawlish affrontava MacNair, e Williamson duellava con Yaxley. «Maledacio!» Rodolphus e Rabastan Lestrange avevano abbattuto un auror e dedicavano le loro attenzioni al Ministro. Kinsgley si limitò a deviare la maledizione su Rodolphus che fu scaraventato all’indietro tenendosi la spalla, dove era stato colpito. «Rabastan arrenditi! Non ce la farai!». La voce profonda del Ministro scosse l’aria. Una stregoneria partì dalla bacchetta di Kinslgey ma Lestrange la fermò urlando: «Crede ministro? Expulso!» Un raggio luminoso e velocissimo colpì il ministro al petto e lo scaraventò indietro di diversi metri. Intanto una donna si era unità ai duelli, affiancandosi a Bill Weasley.
Il ministro incredulo si rialzò deviando un incantesimo e rispose con tanto potenza che Rabastan cambiò espressione. Dal sorriso divenne serio e iniziò un duello veloce che vide più volte gli avversari a terra. «Caedo!» urlò Kinsgley e il mangia morte sentì l’osso del braccio sinistro rompersi. Cadde in ginocchio. «Contineo!» continuò il ministro e la cassa toracica del mangia morte si represse, scagliandolo a terra, esausto. «Stupeficium» mormorò esausto Rabastan. Lo schiantesimo gli tornò indietro. Nello stesso momento Yaxley e Macnair cadevano schiantati o pietrificati. Dolohov accerchiato da Bill, Fleur e Dawlish si inginocchiò a terra mormorando. «Obbiettivo fallito..» «Getta la bacchetta Antonin» comandò Kinsgley. «Che volevate fare?» chiese. «Beh il piano era uccidere il traditore.. per sfizio..» «Un piano non molto ben congeniato no..» sorrise sarcastico Bill. «Homenum rivelio è?» chiese esausto Dolohov. Bill annuì. «REFULGEO!» Rodolphus si era rialzato e aveva abbagliato tutti. Quando Fleur riaprì gli occhi i mangia morte erano fuggiti e il marito si teneva la pancia sanguinante. «Guarirà» mormorarono Williamson e Kinsgley.




«Idioti». I mangiamorte avevano ormai sviluppato una ripugnanza alla luce del sole e la stanza aveva le finestre sbarrate con qualche candela. Un tappeto persiano era al centro del salotto, dei mobili e un paio di scaffali pieni di libri erano attaccati al muro ligneo. Sopra il tappeto un gruppo di divani posti a quadrato con in mezzo un tavolino era occupato da alcune figure. «Sciocchi». Una voce triste, roca, e che sembrava quella di una donna che non parlava da decenni, risuonò nella sala. «Ci dispi..» tentò una delle figure. «Non sono neanche delusa.» Continuò la vecchia. Un cumulo di stracci si alzò da un divano e si mosse lentamente verso una finestra sprangata. Si appoggiò guardando le sbarre al davanzale. «So che per voi è un umiliazione più dolorosa che per me. Ma Bella per me era tutto.» Il silenzio invase la sala. «Rodolphus vieni qui» ordinò la vecchia. Un uomo robusto e terribile si alzò e si affiancò alla vecchia. Questa sussurrò lui qualcosa all’orecchio. «Quando farà notte, Yaxley, Macnair, Selwin e Rookwood a York. Gli altri con me a Portsmouth. Uccidete quanti più Babbani potete.» riferì l'uomo ad alta voce. Il gruppo si mosse, e sparì nel cortile di brecciolino.

L’aria entrò profonda nei suoi polmoni. Un uomo si rivolse a lui: «Antonin hai visto che bel paesaggio?». Dolohov si guardò intorno. Erano su una torre bianca alta 110 metri costruita a scopo turistico per la vista paronimica del porto di Portsmouth. Un centro commerciale era ai piedi della torre, e lungo la sua altezza un ascensore trasparente era pieno di Babbani che fotografavano ammaliati la cittadina notturna. «Si, da qua penso potremo agire perfettamente.» rispose. Si spostò sul parapetto. «Ci potremo sbizzarrire da qua» disse Tiger «E ricordate. La vecchia ha detto che non abbiamo bisogno di essere prudenti» continuò. Dolohov annuì con il volto segnato dal sorriso. «Non vedo l’ora» mormorò Rabastan. «Antonin, a te la prima mossa.» Sussurrò estasiato Rodolphus. «Descendo..» Il pavimento dell’ascensore esplose. Dalla metà della torre trenta Babbani cadevano verso il suolo.


Che noia doversi mescolare ogni volta a tutti quei Babbani. Superò il negozio Fred Perry e intravide il ristorante italiano nell’angolo della stradina lastricata del centro commerciale. Superò qualche negozio e il ristorante, per andare ad appoggiarsi al parapetto che dava sul mare. La gente intorno a lui camminava con buste dei negozi in cui avevano acquistato a prezzi stracciati vestiti di classe. Un gruppo di ragazzini accompagnati da qualche madre uscì dal Burger King nella piazzetta dove la statua di una balena era posta al centro. I lampioni illuminavano la notte. «Dai ragazzi che ne dite di andare sulla torre?» sentì proporre una di quelle mamme. Un coro di assenso si alzò da quella dozzina di ragazzini. Con un panino in mano un uomo gli si avvicinò, appoggiando la schiena al parapetto. «Nulla per il momento.» parlò. «Anche io. Tutto a posto. Quanto manca alla fine del turno?» rispose. «Oh il tempo di una sigaretta. Poi dovremo fare anche un salto al centro, Prince si è preso una sera libera e lo dobbiamo sostituire.» continuò il compagno. «Certo la Squadra Controllo Aree Babbane E Magiche ha dato lavoro a molti maghi ma è un po’ monotona come occupazione non trovi?» Quello inghiottì quello che restava del panino e tirò fuori un pacchetto di sigarette. «Già Già» mormorò. «Come ti può piacere quella robba babbana…» scherzò chiedendo una sigaretta.
Erano appena passate le nove di sera, e i bimbi si apprestavano a salire nell’ascensore trasparente lungo la torre bianca. «Ho sentito che qui a Portsmouth vogliono aprire un nuovo campo di Quidditch» commentò. I capelli biondi si scompigliarono al vento del mare. Il compagno fece un tiro della sua sigaretta e scrutò dal basso verso l’alto l’amico e collega. «E’ un’idiozia. I Portsmouth Wizards fanno schifo. Non meriterebbero neanche un campo di patate.» I due si mossero verso la piazza, con la torre bianca alle spalle. Il più basso, moro, avvolto in cappotto grigio diede una risata, per le stesse parole che aveva pronunciato. L’uomo biondo non riuscì a replicare che i due udirono un tremendo scoppio alle proprio spalle e dei frammenti di vetro volarono per tutto il centro commerciale, all’aperto. I vetri caddero intorno a loro. L’ascensore era esploso, e i bimbi cadevano giù, chi nell’acqua, chi nel cemento, senza rialzarsi. I due si guardarono intorno, con la gente che correva disperata. Qualcuno correva in aiuto dei precipitati, ormai senza speranza, e altri fuggivano.
Le urla contorcevano l’aria. Fu con orrore che Il biondo scorse degli uomini sul tetto della torre. «Avvisa il ministro, chiunque tu puoi..» mormorò. Avevano sfoderato le bacchette e l’uomo più basso aveva evocato un patronus, dopo vari tentativi. Con un sonoro Pop alcune figure si materializzarono alle loro spalle, leggermente distanti, nella piazza con la statua della balena. «Protego!» L’uomo più basso aveva mosso la bacchetta ed aveva protetto qualche Babbano che ancora si attardava a fuggire. Una donna cadde morta con un lampo verde, anche se i due non videro esattamente dove. Il gruppetto si mosse verso di loro. «Stupeficium!» urlarono all’unisono i due maghi. I raggi scarlatti furono deviati dalle figure. «Crucio…» dal gruppo partirono quattro maledizioni, e i due si tuffarono di lato per evitarle. La notte avvolgeva quegli individui.
I membri della Squadra ministeriale diedero forma a due incanti esplosivi, che non raggiunsero mai il gruppo. «Chi siete?» urlò il ragazzo biondo, a terra. Nell'oscurità un fruscio di movimento e con uno scoppio chi aveva parlato fu scaraventato all’indietro. Un uomo dal gruppo si fece avanti. «Avada Kedavra!». «No!» l’uomo basso si era frapposto tra la maledizione e il ragazzo biondo. Si era sacrificato per il giovane. Era morto e non sarebbe tornato indietro. Continuando a fissare il cadavere inerme dell’amico non si accorse che gli si era avvicinato qualcuno. Distolse lo sguardo da chi si era sacrificato per lui. Davanti a se un volto contratto dalla gioia. «Non ti deve interessare» disse Antonin Dolohov. «Avada Kedavra»



L’uomo comparve nell’oscurità, insieme ad altre figure. «E’ stato… » cominciò qualcuno.«Divertente » concluse un altro. «Dai Rodolphus entriamo. Selwin con gli altri dovrebbe essere già tornato.» Aveva sempre apprezzato il rumore delle scarpe sul brecciolino, gli dava un’idea di accoglienza. La porta si parì con un cigolio, e l’ingresso li accolse. Una voce roca giunse dall’altra camera. «Venite, presto.» Il rumore dei passi era attutito da un tappeto che ricopriva il parquet, e anche nel salone, un immenso tappeto era posto al centro, e sopra il manufatto persiano, accanto a un circolo di divani, era posato un uomo. «Selwin!» l’uomo lo vide così, immobile e pensò al peggio. Ma Selwin fece un respiro, e con gioia l’uomo vide il petto dell’invalido contrarsi, alzarsi ed abbassarsi. «Rilassati Dolohov, è vivo» disse la voce roca che l’aveva chiamati, ed apparteneva ad una anziana donna seduta su una di quelle poltrone disposte a circolo. I compagni di Dolohov si sedettero insieme a lei e ad altre figure.
«Dunque Rabastan, com’è andata?» disse una di queste. «E’ andata.. più o meno… perfettamente.. Quaranta babbani e due maghi morti di sicuro, Yaxley. Ma a voi com’è andata?» rispose un’uomo. Il fuoco dall’altra parte della stanza scoppiettava felice. Dolohov guardava ancora l’amico disteso per terra, ed era in piedi esattamente dove si era fermato quando era entrato in quel salone. I compagni non davano molta importanza al fatto che uno di loro fosse svenuto accanto a loro. «Cos’è successo?» chiese ad alta voce. «Ci stavo arrivando» rispose Yaxley. «Hanno incontrato una pattuglia della Squadra Controllo Aree Babbane e Magiche.» disse la vecchia con un sorrisetto, interrompendo l’uomo. «Se ti stai chiedendo se sono morti tutti.. si tranne uno, e ha attaccato alle spalle Selwin con una strana maledizione.» disse uno di quelli che non erano con lui in viaggio, e che fino a quel momento non aveva parlato. «Debole, comunque. Niente che l’esperienza di Druella non abbia saputo spezzare. E’ una maga straordinaria.» continuò. Di nuovo la donna parlò: «Ti ringrazio Rookwood. Ma mi fanno pietà i lecchini. Fatto sta che adesso Selwin dorme e quando si sveglia noi.. faremo visita al San Mungo. Questi idioti hanno lasciato fuggire quel poveraccio, e adesso siamo certi che sia ricoverato al San Mungo in uno stato di semi-coscienza.» Dolohov sorrise: «Si immagino voglia vendicarsi.» E andò a sedersi accanto a Rabastan. «Bene, se andiamo a riposare?» propose un uomo seduto di fronte a lui. «Ottima idea Walden» rispose un altro.


«Avada Kedavra!» c’era un macello immenso tra i corridoi, le aule, e l’immenso salone di ingresso. «Remus!» una donna corse verso di loro. La sua maledizione era stata evitata ancora una volta dall’uomo con cui combatteva. Vari schiantesimi volarono vicino i volti dei due avversari. «Dora stanne fuori! E’ una cosa tra me.. Intercipio! E questo verme mangia morte!» urlò l’uomo. La maledizione volò verso il mangiamorte e lo colpì al ginocchio. «Nipotuccia! Finalmente ti trovo! Crucio!». Bellatrix Lestrange aveva appena salito le scale che dal salone d’ingresso portavano al corridoio leggermente sopra il piano terra dove non solo loro tre, ma anche altre indistinte figure combattevano. Un raggio luminoso volò verso la donna, che lo scansò e rispose. Dolohov si era rialzato e combatteva, ma l’uomo chiamato Remus stava avendo la meglio. Con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e la lancia di un’armatura gli si conficcò nel fianco. «Waddiwasi!» urlò estraendola e puntando la bacchetta verso l’uomo che lo stava umiliando. Quella non fece neanche pochi centimetri che il mannaro gliel’aveva fatta esplodere sullo stesso ginocchio colpito poco prima. L’uomo stremato si rialzò e toccò il resto dell’armatura con la bacchetta che diveniva incandescente proprio mentre uno squarcio si apriva sul petto del mago. Remus di avvicinò. «Dolohov, Forse vincerete la guerra, ma il duello è mio.» il fiatone gli affannava la voce.
Il mago, al muro scagliò l’armatura incandescente sull’uomo che aveva appena parlato, ma il manufatto dei goblin sparì in un sibilo. «Defodio!» urlò disperato Dolohov, staccandosi dal muro. Remus sgranò gli occhi spaventato dalla velocità dell’incantesimo. Lo evitò, ma una figura dietro lui ricevette l’esplosione al suo posto. Remus lanciò un altro incanto, che sollevò Antonin Dolohov da terra e lo scagliò al muro, dove prima c’era l’armatura. «Dora! Impedimenta!» La strega che si accaniva sulla moglie fu scaraventata all’indietro. Dolohov si era rialzato, aveva schiantato qualche stupido studentello che pensava di poter quaclosa su di lui. Era umiliato e non lo sopportava. Fece un movimento di frusta. Rapido, veloce.
Remus Lupin alzò la bacchetta ma questa ricevette la maledizione in pieno, si spezzò e il suo proprietario cadde a terra, immobile. «Remus!» una donna si avvicinò ed era la moglie. «Farai la sua stessa fine.» disse imponente Dolohov e si accinse a muovere il braccio. «NO!» Remus aveva preso la bacchetta della moglie e urlò «Caedo!» mentre il braccio del Mangiamorte si alzava. Dolohov sentì il braccio della bacchetta infrangersi, rotto. Si accasciò esausto. «Remus, stai bene?» sentì sussurrare la moglie del mannaro. «Non ti preoccupare, Lestrange?» disse l’altro con smorfie di dolore. «Pietrificata, ma non so quanto durerà. Andiamo via ti prego!» La donna aiutò il marito ad alzarsi e si allontanarono dalla visuale di Dolohov. Dopo qualche minuto il mangia morte si alzò, e si accorse che il corridoio era stranamente vuoto, a parte lui e una figura pietrificata poco distante. Sulle scale dietro di lei c’era un cadavere, ed un altro giaceva tra i due Mangiamorte. Dolohov si curò il braccio e mormorò: «Finite Incantatem» e la donna si scongelò. Quella si rialzò «Cerchiamoli.». Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…» e si mossero.
«Antonin, Selwin si è svegliato, alzati» disse una voce, che proveniva dalla soglia di un porta. Per niente appagato da quel sonno, Antonin Dolohov sollevò la testa dal cuscino.

Quando scese di sotto, vide Selwin accingersi ad ingurgitare una pozione che la vecchia strega gli offriva.«E così il verme è al SanMungo..» disse Selwin. «Che c’hai Dolohov! Forse.. hai fatto un incubo?» rise ancora. Dolohov biascicò qualcosa e Tiger gli si avvicinò. «Hai sognato la notte di Hogwarts vero? Anche a me succede.. l’ultima volta che ho visto mio figlio è stato mentre bruciava, arso vivo dal suo stesso incantesimo.. Io.. non posso sopportarlo..» mormorò Tiger, senza guardarlo e fissando il pavimento. Dolohov sbattè le palpebre: non era frequente che un mangia morte esprimesse le proprie debolezze. «Vorrei tanto aver ucciso più gente.. vedere le facce terrorizzate appagava qualcosa che avevo dentro..» continuò, ma fu interrotto da una voce. «Lo so Tiger, è per questo che uccidiamo.»Dolohov riconobbe Rodolphus. Ma non capivano. Lui e Bellatrix avevano ucciso due.. genitori. Qualcosa in Antonin Dolohov cambiava. «Dai andiamo, il San Mungo aspetta!» disse alzando la voce Rodolphus Lestrange.
Walden e Rookwood si materializzarono davanti a lui, ed imitandolo, si affrettarono a raggiungere i Lestrange che stavano dando istruzioni dietro un cassonetto. La notte a Londra era fredda, le stelle erano celato dietro un manto di nuvole. L’aria fresca e un po’ puzzolente entrò nei polmoni dei Mangiamorte. Dolohov li guardò tutti, lì in circolo, meditando di uccidere qualcuno. Selwin, Rodolphus, Rabastan, Rookwood, MacNair, Tiger e Yaxley. Le parole di Rabastan gli giungevano lontane. «Prima entrerà Yaxley, imporrà il Divieto Materializzante e poi entreremo noi, semplice. Uccidiamone il più possibile. Tu» indidcò Selwin, «tu cercherai il verme che ti ha colpito. Adesso sono le 10 e 30 della sera. C’è Inghilterra-Assia, il quidditch dovrebbe tenere un po’ di nasi attaccati alle sfere. Andiamo.» Yaxley si mosse, e gli altri non lo seguirono.

La strada era lì, accanto a loro, posti sopra un marciapiede mezzo lurido. Era semplice, dritta, e alcune strada lungo la sua lunghezza la incrociavano, il che rendeva necessari dei semafori. In una di queste traverse, c’era il magazzino Purge & Dowse Ltd, in mattoni rossi. Dolohov fece qualche passo e girò l’angolo, staccandosi dal gruppo. Nell’oscurità e alla luce di un lampione vide Yaxley sparire nella vetrina dei manichini. «Ehi Lestrange, Yaxley è appen..» Dolohov si fermò. Perché qualcosa in lui stava cambiando? Cos’era che lo rendeva così diverso da.. se stesso? Dolohov inspirò profondamente, conscio del fatto che l’aria non entrava nei polmoni del Mangiamorte, ma di una persona che stava cambiando la propria indole. «Dolohov» disse una voce alle sue spalle. «Entriamo» continuò. Rodolphus Lestrange lo superò, con passo svelto. Dolohov mosse i primi passi da persona.. quasi nuova.

«DOV’E’?» l’urlo di Selwin riempì il reparto. Per arrivare al quarto piano del San Mungo avevano dovuto abbattere e cruciare almeno 10 persone per piano, tra Guaritori e membri della Squadra Controllo Aree Babbane e Magiche. Il guaritore si contorceva a terra sotto al maledizione di Selwin. CI fu un momento di tregua, durante il quale il guaritore ribadì la sua decisione: non avrebbe detto dove si trovava il paziente desiderato dai Mangiamorte. Dolohov era appoggiato alla parete del corridoio. Tutte le porte dei reparti erano spalancate e i guaritori che avevano tentato di opporsi eran stesi a terra, chi morto, chi tramortito.
Il ritratto accanto a Dolohov mormorava qualcosa. «Appena arriva qualcuno, tutti i guritori e i pazienti che riusciamo a beccare moriranno, quindi vedi di non avvertire nessuno..» gli ricordò Dolohov. Perché quando era in azione non provava rimorso, ma appena tutto si placava, ricominciava una terribile battaglia interna? «Oh di questo passo arriva anche l’esercito Babbano a tentare di fermarci. Ci muoviamo?» disse Tiger. «Ma questo non ci dice dov’è il verme che mi ha attaccato!» urlò Selwin, sovrastando le grida del guaritore. «Oh senti- disse Rabastan, prendendo un gruzzolo di bacchette da terra, che avevano sequestrato a chiunque fosse capace di muoversi oltre a loro- Crucio!». Il guaritore urlò in modo disumano, e questo provocò una fitta dolorosa a Dolohov, ancora troppo eccitato, però, per badarci.
A quel punto, ciondolante, da una porta uscì uno strano individuo. «Chi sono queste persone? Desiderate degli autografi? Adesso metto anche i puntini sulle i!» disse questo, guardandosi intorno con aria stranita, sorpresa e allo stesso tempo ebete. «E questo chi diamine è?» chiese Dolohov. I mangia morte lo osservarono bene. «Non è tipo Allock?» azzardò Tiger. «Ma che ci importa.. Avada Ke..». Ma Dolohov interruppe Tiger: «Noo!» urlò. «Fermo! C-che senso avrebbe? Lascialo stare! È un malato di mente.. non può far del male.. » Tutti lo guardavano strano. «E poi è un personaggio relativamente famoso.. la sua morte ci farebbe troppa pubblicità» spiegò, cercando scuse. «Vabbè.. Io dico di separarci e cercarlo reparto per reparto..» suggerì Selwin. «Bene, chi era con me e quindi lo sa riconoscere, faccia coppia con chi non lo conosce..». Dolohov lo affiancò, e senza aspettare entrarono in una dei tanti reparti del quarto piano. Un cartello diceva: Anti-Maledizioni. Seguiti da Allock, senza motivo, i due giunsero in secondo corridoio con altre sei o sette porte, che davano sulle camere. «Ma che vuole?» chiese divertito Selwin. Dolohov diede una risata, e bloccò Selwin quando tentò di Schiantarlo. «Che ti importa, non può farci del male!». Nella prima porta i pazienti atterriti erano schiacciati sui letti e inveivano contro i due. Allock si era invece messo a distribuire fotografie autografate ai malati, che tentavano invano di convincerlo ad attaccare i due.
Nella seconda porta sembravano tutti svenuti o pietrificati. «No, non può essere, quello che cerchiamo si muoveva ancora quando è fuggito!» disse Selwin, e Dolohov fece un cenno di assenso. Stava risalendo il rimorso. La mancanza di azione e movimento non gli permetteva di distrarsi. Per fortuna era riuscito a non uccidere nessuno, solo a schiantare. «Chi è rimasto a controllare i guaritori catturati?» chiese. «Credo MacNair e Tiger..» rispose Selwin entrando nella seconda porta. «STUPEFICIUM!» appena entrati, un guaritore li attendeva. Selwin fu schiantato e quasi travolse Dolohov nella caduta. Il guaritore tentò ancora di muovere la bacchetta, mentre i pazienti gioivano nei letti. Dolohov con un leggerissimo movimento lo fece sbalzare a terra, e lo immobilizzò. Quello grugnì qualcosa, ma la mente di Dolohov lavorava in fretta. Se avesse svegliato Selwin, probabilmente avrebbe ucciso il guaritore, e non voleva permetterlo. «Reducto» disse Dolohov, mirando alla finestra esattamente di fronte a lui. In fondo alla stanza un rumore di vetri infranti fece sobbalzare tutti i pazienti nei letti, incapaci di alzarsi o muoversi. «Ora te ne stai zitto sotto al letto, sennò quello t’ammazza..» disse riferendosi al corpo immobilizzato del guaritore. «Chi vuole degli autografi?» Allock era riapparso sulla soglia, e aveva incominciato a distribuire fotografie posandole sui comodini di legno di ogni paziente. «Mmm» mugugnò Selwin.
Con un incantesimo Selwin fu rinvigorito da Dolohov. «Che fine ha fatto? Chi mi ha schiantato? Chi è stato?» chiese quasi urlando Selwin, appena in piedi. «Chiunque fosse, adesso è spiaccicato per terra. È volato fuori dalla finestra..» mentì Dolohov. «Dai controlla se ci sta..» Purtroppo non poteva evitarlo. Almeno un morto quella sera sarebbe passato sotto i suoi occhi, e lo avrebbe dovuto permettere. «Eccolo!» ululò Selwin mentre ispezionava letto per letto tutti i pazienti. «Crucio!» Il poveretto si contorse appena nel letto, incapace com’era di muoversi, ma le urla rappresentavano più che bene tutto il doloro che stava provando. «Perché urla? Ditegli che avrà la foto quando sarà il suo turno!» disse Allock, indignato per l’egoismo dell’uomo urlante, che voleva avere le foto per primo. Dolohov non poté trattenere un sorriso. Un’esplosione riportò Dolohov alla realtà. Addirittura intravide attraverso la porta dei detriti volare per il corridoio del reparto. «Selwin corri!» urlò Dolohov, affacciandosi. Degli uomini lottavano contro Macnair e Rodolphus, mentre Rabastan corse verso Dolohov e Selwin. «Sono Auror! Presto andiamocene, l’avete trovato?» urlò nella loro direzione, scagliando incantesimi nell’altra. «Vado a uccider…» urlò di risposta Selwin, ma un secondo schiantesimo nel giro di pochi minuti lo atterrò. Dolohov si riattivò, intento com’era ad osservare la scena: Rabastan aveva preso a duellare con l’auror che aveva schiantato Selwin. Nel frattempo erano sopraggiunti Tiger, Yaxley e Rookwood che avevano affiancato gli altri a duellare. Vari incanti volarono verso Dolohov, che ne evitò alcuni e ne deviò altri.
Cominciò quindi a duellare con un auror, che non faceva altro che borbottare. «Ma che diavolo.. io me ne sarei dovuto rimanere a hosguors.. o come diavolo si diche!» diceva tra uno schiantesimo e l’altro. Dolohov tentò prima di atterrarlo, poi di ostacolarlo e infine di cruciarlo, senza successo. Era bravo quasi quanto Remus Lupin, e forse di più. Non poté non ammettere che quello col mannaro era stato senz’altro il duello più impegnativo di tutta la sua vita. Finalmente con un «Expulso!» riuscì ad atterrarlo, ma non riuscì neanche a giore, che a sua volta finì disteso tre metri più indietro. Dolorante si rialzò e provò il classico movimento di frusta, che riuscì a penetrare le fortissime difese dell’auror, facendolo sobbalzare e urlare dal doloro lancinante.
L’auror inveì contro di lui e urlà varie maledizioni. Una maledizione Respingente colpì Dolohov al fianco, provacandogli un gran livido nero. Proprio mentre l’auror riusciva ad avere la meglio, Yaxley sostituì Dolohov nel duello. I mangia morte stavano vincendo, e avevano tramortito molti degli auror che si erano presentati. «Dai andiamo!» urlò Rodolphus, dopo aver maledetto il suo avversario. «Stupeficium!» urlò Dolohov, schiantando l’auror con cui duellava prima, riuscendo ad evitare che Yaxley lo kevadrizzasse. Rabastan prese Selwin sulle spalle, Tiger prese Rookwood, e di corsa, inseguiti da qualche incantesimo, i mangia morte uscirono dal San Mungo, lasciandosi dietro una missione fallita, otto morti, tanti feriti e uno strano uomo che andava in giro tra i detriti del quarto piano, gettando fotografie alle persone doloranti per terra.


«Non avete esattamente una buona media di missioni compiute, lo sapete stupidi idioti?» li accolse una voce roca, mentre rientravano. I mangia morte mormorarono qualcosa, e si diressero verso le poltrone e i divani disposti a quadrato al centro del salone. Dolohov passò la porta e il tetro e oscuro salone lo accolse, con le solite finestre chiuse, un tappeto vasto sotto i piedi e dei libri sparsi per terra. «Dunque» continuò la voce roca, una volta seduta, «Perché avete fallito?». Il silenzio regnò per qualche istante, poi Rookwood, disteso per terra grugnì qualcosa e lentamente si rialzò. «Gli auror di Augustus Merlin ci hanno attaccato all’improvviso, quando pensavamo di aver preso tutto il San Mungo.» disse Yaxley. «Ma non è di stanza a Hogwarts?» chiese Dolohov. «Si vede che non hanno capito che eravate degli inetti, e allora hanno scomodato un bel po’ di auror» rispose amareggiata la vecchia. Rookwood parlò, rimessosi completamente in piedi: «Cosa è stato?» rispose Rodolphus: «Ti hanno lanciato contro un muro e sei svenuto…». «Come sapevi che avevamo fallito?» chiese Dolohov dopo qualche istante. «Non ti deve interessare idiota.» rispose gelida la signora dentro il suo cumulo di stracci. «Vecchia non osare chiamarmi così!» disse Dolohov alzandosì d’improvviso con la bacchetta in mano. La vecchia chinò leggermente il capo mormorò qualcosa e Dolohov si ritrovò schiacciato contro il muro. La cornice di un quadro gli aveva provocato un bel livido sulla spalla, ma iniziò: «Come os..», ma Rabastan lo interruppe, alzandosi a sua volta. «Dolohov basta così. Druella credo che la sincerità sia importante. Abbiamo una taglia sulla testa di circa 10000 galeoni sulla testa, ci dobbiamo poter fidare…». La vecchia respirò piano e dopo qualche momento rispose: «Bene, ecco.. ho posseduto un libro, oscuro e insegnava alcune delle tecniche più complicate e utili. Ma non era completo. Se noi.. solo potessimo ottenere la copia originale.. ecco.. sarremo più grandi del Signore Oscuro stesso!» le sue ultime frasi colpirono i mangia morte come pugnali. “Più grandi del Signore Oscuro stesso” pensò Dolohov. Da una parte la tentazione, l’arte che sin da giovane aveva seguito, dall’altra l’orrore che questa poteva provocare: altri morti, altro dolore. «Ora.. dov’è.. il libro?» chiese con un sussurro. «Il ministero lo ha sequestrato. So per certo che si trovava nella biblioteca personale di Silente» rispose, con lo sguardo immobilizzato a terra. Tutti si apprestarono a dire qualcosa. «No!- quasi urlò-, non ha senso. Quel libro non è completo. Dobbiamo trovare quello originale.» continuò. Il corpo di Selwin, proprio dietro la poltrona di lei, si mosse e si alzò.«E ora chi ce l’ha?» disse Selwin con gli occhi sgranati. «Vedo che ti sei ripreso. Una setta. Non sarà difficili trovarli.»
Rodolphus e la vecchia camminavano davanti a lui. Era la prima volta che la vecchia usciva da casa, a sua detta, da più di quindici anni.
«Sempre arde il fuoco sacro» mormorò la vecchia, dinanzi a un muro. I folti alberi intorno a lui erano scossi da un leggero vento, e la luna risplendeva non ancora del tutto piena nel limpido cielo. Solo quando il "muro" si spostò rivelando un corpo da leone, Dolohov si accorse che la vecchia aveva parlato ad una sfinge, che evidentemente faceva la guardia a qualcosa.
«Ci siamo?» chiese. «Si, direi di si...» mormorò Rodolphus.
«Sapete perchè siete qui: siete i miei migliori mangiamorte, non dovete far altro che difendermi. Se ce ne sarà bisogno» disse la voce roca della vecchia. Druella Rosier fece un passo ed entrò nell'oscurità della porta.
Rodolphus e Dolohov la seguirono, e scoprirono un immenso salone illuminato da antichi lampadari e candelabri. Era una stanza unica, senza porte, quindi fungeva solo da sala per le riunioni. C'erano antichi tappeti per terra, che coprivano un pavimento di parquet quasi scarlatto. Delle poltrone erano disposte a cerchio intorno a un tavolino, con sopra un libro.. e intorno al libro, erano sedute diverse, oscure figure.
Una di loro si alzò, rivelando un mago nero, che parlò con voce profondissima, in un inglese non del tutto corretto: «Benvenuti, oscuri signori. Abbiamo ricevuto vostro messaggio, signora Rosier. Molto astuto affidare messaggio al vento oscuro, che noi soli ascoltare possiamo.. segno di grande potenza.. » fece una pausa, per vedere l'effetto delle sue parole sulla vecchia. Ma la strega non si mosse di un passo e non battè ciglio. «Accomodatevi, signora» si inserì un'altro mago, di origine orientale.
La vecchia si sedette e Dolohov si mise al suo fianco, in piedi. Non staccava gli occhi da quel libro. Cosa poteva contenere di così terribile?
«Siamo qui in solo 6, noi, i più potenti, ma sappiate che la setta.. ha a disposizione maghi provenienti da ogni parte del mondo, e non esagero se dico che abbiamo trenta maghi per continente.. ci siamo rivelati a voi perchè siete a conoscenza di parte di questo libro, e mi sembra di aver capito.. che cercate aiuto..» disse un mago dalla carnagione scura, con la veste nera. Aveva spezzata il silenzio, quasi religioso e la vecchia parlò: «Parlatemi di questa setta...». Dolohov rabbrividì e sentì fare lo stesso a Rodolphus, al suo fianco, dietro la poltrona di Druella.
Un mago biondo, occhi azzuri e con la veste nera cominciò a parlare: «La setta del sacro fuoco fu fondata da un mago greco, per adorare il culto di Zeus, e il suo nome si perde nella leggenda. Inizialmente la setta non praticava magia oscura, ma gli stregoni latini non apprezzarono la potenza dei seguaci, così la confinarono in Armenia. Ci fu una guerra, che i seguaci greci persero: non potevano contrastare i maghi provenienti da tutto l'impero.» Il mago oscuro fece una pausa. Maghi greci... Pensò Dolohov, affascinato. «In Armenia la setta si distinse per il crescente affiatamento con la magia oscura. Il loro capo, il mago greco, nonchè fondatore, morì, dopo esser vissuto per più di 350 anni. La setta non tentò di farlo risorgere o qualcosa del genere, non gli interessava. Adesso avevano un nuovo capo, più determinato, più oscuro: Tigrane il Grande». Quel nome gelò l'atmosfera, e tutti i seguaci della setta socchiusero gli occhi per qualche istante. Poi il mago nero si sostituì al biondo, e la sua voce profonda riscaldò l'aria: «Con lui si inizia la scrittura di questo libro, e insieme agli insegnamenti del suo predecessore ne riempirono quasi la metà... Ma il grande mago non si limitò a dominare i maghi, arrivò a fondare uno stato armeno, che dominò sul Ponto, combattè Roma, e non fu mai sconfitto. Solo le mire espansionistiche lo sconfissero: i suoi seguaci lo misero sotto la maledizione Imperius. Suo figlio era un inetto, e fu presto soggiogato anche lui. Ora la setta non aveva capi, ed è qui che raggiunse livelli oscuri ancora più profondi... »
«I maghi della setta rimasero per secoli a studiare e a riempire il libro, e infine, alla fine del quarto secolo, uscirono allo scoperto, addestrando stregoni delle tribù vandaliche. Lentamente le difese magiche romane cedettero, ogni incantesimo posto al confine fu spezzato, le maledizioni sul trono imperiale si succedevano, e la fine di Roma era vicina.»
Dolohov ascoltava, come incantato.
«I barbari invadevano i territori di Roma, si stabilivano grazie ai maghi oscuri, e pagavano alla setta ciò che dovevano: anime per sacrifici ed esperimenti, oro a sufficienza da comprare l'europa, e regalarono loro poteri inimmaginabili. Un mago della setta giunse in Inghilterra, ad aiutare i druidi a sconfiggere i romani, altri maghi andarono in Spagna, altri in Africa. Ma lentamente ogni popolo sembrava scordarsi chi l'aveva aiutato..»
Il tono minaccioso fu ripreso dal mago orientale: «La setta rivolse allora le sue attenzioni all'oriente, lasciando l'Europa al suo destino. I maghi imposero secoli dopo, il dominio su un personaggio potentissimo: Gengis Khan, dopo ricerche e esperimenti. Comandarono in Mongolia, in Cina, in Giappone, in India, dappertutto. Ogni gruppo magico soccombeva o si univa a loro. La vendetta era però vicina. Dall'india, un mago si imbarcò si imbarcò su una nave veneziana, e praticò un'incantesimo devastante, che causò la sua stessa morte. Era la peste nera, e la vendetta era compiuta. Tutte le istituzioni magiche, che avevano tentato di confinare il morbo, si accorsero che dietro c'era la setta del sacro fuoco. L'affrontarono, e la sconfissero. Il libro era però lì, temibile e portatore di sciagure. I pochi maghi superstiti si dispersero, ed è qui che il libro ha il suo maggiore sviluppo. Ogni mago aggiungeva piccole cose, e lentamente la sua forza aumentava sempre più. Il libro stava diventando qualcosa. Il libro raccoglieva in se le cose più orride ed oscure di tutti i tempi. Goratrix, Geza I, altri maghi transilvanici, rumeni, tedeschi, orientali, qualche occidentale rimisero in piedi la setta. In tutto ciò, la vita magica europea scorreva senza alcun cambiamento. Sempre era stato così, quando la setta non si palesava, non gli si dava peso, quasi la setta fosse su un'altro paese. Ma gli omicidi si succedevano e continuavano, non ci si poteva far niente. »
La vecchia si mosse nelle sue vesti, facendo ritornare Dolohov alla realtà. «Sapevo che maghi oscuri si intromisero nelle vicende papali, e che giravano per tutto il continente praticando magie oscure. Chi erano, se non la setta?» la voce roca della vecchia riempì la stanza.
Rispose il mago biondo: «Era un gruppo di maghi oscuri diverso, completamente diverso! Quei maghi si palesavano sempre e ovunque, erano egocentrici e terrorizzanti. Ma la setta era.. subdola! Sono tipi di magia diversa. Per intenderci, voi appartenete a quel gruppo, maghi oscuri occidentali, con obiettivi diversi, noi siamo maghi con mentalità orientale, effetti a lunga durata, agiamo dietro le righe...»
La vecchia lo interruppe: «Quali sono, quindi, i vostri obiettivi?»
«Siamo alla continua ricerca, ci spingiamo più in là. Ci siamo riusciti, conosce la strega Bandon? Una donna oscura, incredibilmente oscura. Fu il nostro capo per due secoli, e non invecchiava mai. Intinse la sua anima nel libro, e questa ne uscì ancora più nera. Era ormai troppo potente per restare in un corpo solo. Così la strega divise la propria anima in vari templi. Uno nella foresta nera, altri in giappone, uno in Italia e un paio in africa. Ogni pietra dei templi era impregnata di potere oscuro, nonchè dell'anima della strega. Ma un mago armeno, ha recentemente sconfitto la strega. Ha donato la sua anima benigna per combattere quella oscura rimasta nella strega Bandon. Entrambi sono morti, consumati. Noi non cercheremo di farla risorgere, era troppo potente. Ci trattava come vermi. Si può dire che la setta fosse composta unicamente da lei. Noi cercheremo solo di estrarre i suoi poteri oscuri da templi o da qualsiasi altra reliquia impregnata dei suoi poteri. E per farlo abbiamo bisogno di oggetti speciali... Non riuscivamo ad avvicinarci al libro, finchè c'era lei, un'incantesimo impediva ai puri di cuore di arrivare alle pagine del tomo. Persino noi avevamo un'anima troppo pura!»
Tutti scoppiarono a ridere ma la vecchia chiese nuovamente: «E perchè noi e il mondo magico non abbiamo mai saputo nulla di questa strega?».
«Non abbiamo forse detto che agiamo dietro le linee? Tutto ciò che di brutto è successo dal 1700 a pochi anni fa è opera della strega. La sua oscurità si spargeva nel mondo. Non mi sorprenderebbe sapere che il vostro... Signore oscuro, seppure con una base maligna, sia frutto dell'oscurità della strega. Grindelwald certamente, è stato preso dall'aura maligna della strega. Nel senso, la stessa esistenza della strega oscura costringeva , esattamente obbligava, la sua anima oscura a scaricare poteri, che venivano assorbiti dal destino, che ha creato questi maghi oscuri. Neanche paragonabili alla strega.»
Dolohov ragionò: la strega diffondeva l'oscuro potere, e lo stesso Signore Oscuro era frutto della sua malignità. Improvvisamente la vecchia parlò: «State dicendo che noi non siamo altro che vermi? Frutto del vostro operato? Dovremmo servirvi? Il Signore Oscuro era un mago da strapazzo?»
Il mago nero, con tutti gli altri sorrisero: «Sei perspicace, vecchia è così.»
Druella si alzò. Dolohov la conosceva da poco e non l'aveva mai vista così alta. Sembrava che la sua ira l'avesse alzata. «Non osate.. maghi purosangue...» biascicò.
Rodolphus al suo fianco aveva estratto la bacchetta, e Dolohov lo imitò. I maghi si alzarono: «Non sperate di combattere, siete schifezze al nostro confronto.»
Druella sorrise. Per la prima volta le cascò il cappuccio, e Dolohov la vide. Era rilassata, capelli inspiegabilmente viola, anche se rigati da molti capelli bianchi, le rughe nascondevano un volto una volta di bellezza divina. «Non ho mai mostrato il mio vero potere...» Sussurrò. I maghi aggrottarono la fronte. Avevano estratto le bacchette e lo scontro era imminente. «E nessuno aveva insultato così la nobile casata dei maghi inglesi... AVADA KEDAVRA!» urlò in preda ad un'improvvisa, deformante, ira. La sala fu riempita da più fasci verdi. e improvvisamente un fuoco intenso circondò il circolo di poltrone.
Dolohov era spaventato. Il mago bruno era morto a terra, e tutti gli altri maghi lottavano contro delle sfere verdi. Era una forma diversa della maledizione, controllata e contrastata da maghi incredibilmente potenti. Druella mormorava parole incomprensibili, e i maghi che semplicemente tendevano la bacchetta avanti, rispondevano con una voce se possibile ancora più silenziosa. Ci fu un'esplosione e il mago biondo cadde a terra, sconfitto dalla sfera verde. Pochi istanti dopo però Druella si ritrovò a terra. «Come avete OSATO!» urlavano i maghi della setta, ancora intenti a combattere contro le loro palle personali, che restavano minacciose sospese a mezz'aria anche senza il controllo della vecchia. «E' viva, presto andiamocene!» urlava nel delirio Rodolphus. Non se ne erano accorti, ma Druella nella sua straordinaria potenza li aveva disillusi, e c'era un varco nel fuoco. Un mago della setta però si parò davanti a loro rivelando i contorni delle loro figure, intente a trascinare fuori la vecchia. «Siete miei..» cominciò a dire. Poteva anche aver contrastato la maledizione, ma Dolohov urlò «Expulso!» e il mago fu scaraventato tra le fiamme. Erano ormai vicini alla porta, quando ormai tutti i maghi avevano sconfitto le sfere di Dreulla. Rodolphus tentò di schiantarne alcuni ma alla fine, in un attimo, furono fuori, oltre la sfinge. Con un pop, si smaterializzarono.


Dolohov e Rodolphus apparvero dal nulla, dinanzi alla casa della donna che tenevano in braccio.
Dolohov si fermò a realizzare ciò che era successo. La vecchia aveva usato una maledizione devastante, poi li aveva disillusi, appena prima di cedere per la stanchezza... e poi il deliro.
«Come ne siamo usciti?» chiese con voce soffocata al compagno.
«Siamo usciti dal fuoco dopo averne schiantato qualcuno..» rispose con voce affannata Rodolphus.
Gli alberi secchi parevano provocare il rumore delle foglie, anche se ne erano privi, e la luna era uno spicchio luminoso nel cielo circondata dalle stelle. Si notava una piccola sfumatura rossa nel cielo.
La porta della casa si aprì con violenza, e ne uscirono Rabastan e Selwin di corsa.
«Dolohov! Rodlophus! Che è successo?» urlavano.
Senza tempo di rispondere, Rodolphus e Dolohov, caddero, svenuti, accanto alla vecchia.


«Avada Kedavra!» c’era un macello immenso tra i corridoi, le aule, e l’immenso salone di ingresso. La sua maledizione era stata evitata ancora una volta dall’uomo con cui combatteva.«Remus!» una donna corse verso di loro. Vari schiantesimi volarono vicino i volti dei due avversari. «Dora stanne fuori! E’ una cosa tra me.. Intercipio! E questo verme mangia morte!» urlò l’uomo. La maledizione di Remus Lupin volò verso il mangiamorte e lo colpì al ginocchio. «Nipotuccia! Finalmente ti trovo!Crucio!». Bellatrix Lestrange aveva appena salito le scale che dal salone d’ingresso portavano al corridoio, leggermente sopra il piano terra; dove non solo Dolohov, Lupin e Tonks, ma anche altre indistinte figure combattevano. Un raggio luminoso volò verso Dora, che lo scansò e rispose. Dolohov si era rialzato e combatteva, ma l’uomo chiamato Remus stava avendo la meglio. Con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e la lancia di un’armatura gli si conficcò nel fianco. «Waddiwasi!» urlò estraendola e puntando la bacchetta verso l’uomo che lo stava umiliando. Quella non fece neanche pochi centimetri che il mannaro gliel’aveva fatta esplodere sullo stesso ginocchio colpito poco prima. L’uomo stremato si rialzò e toccò il resto dell’armatura con la bacchetta che diveniva incandescente proprio mentre uno squarcio si apriva sul petto del mago. Remus di avvicinò. «Dolohov, Forse vincerete la guerra, ma il duello è mio.» il fiatone gli affannava la voce. Il mago, al muro scagliò l’armatura incandescente sull’uomo che aveva appena parlato, ma il manufatto dei goblin sparì in un sibilo. «Defodio!» urlò disperato Dolohov, staccandosi dal muro. Remus sgranò gli occhi spaventato dalla velocità dell’incantesimo. Lo evitò, ma una figura dietro lui ricevette l’esplosione al suo posto. Remus lanciò un altro incanto, che sollevò Antonin Dolohov da terra e lo scagliò al muro, dove prima c’era l’armatura. «Dora! Impedimenta!» Remus si distrasse, per aiutare la donna che amava. La strega che si accaniva sulla moglie fu scaraventata all’indietro. Dolohov si era rialzato, aveva schiantato qualche stupido studentello che pensava di poter quaclosa su di lui. Era umiliato e non lo sopportava. Fece un movimento di frusta. Rapido, veloce. Remus Lupin alzò la bacchetta ma questa ricevette la maledizione in pieno, si spezzò e il suo proprietario cadde a terra, immobile. «Remus!» urlò Tonks. «Farai la sua stessa fine.» disse imponente Dolohov e si accinse a muovere il braccio. «NO!» Remus aveva preso la bacchetta della moglie e urlò «Caedo!» mentre il braccio del Mangiamorte si alzava. Dolohov sentì il braccio della bacchetta infrangersi, rotto. Si accasciò esausto. «Remus, stai bene?» sentì sussurrare la moglie del mannaro. «Non ti preoccupare, Lestrange?» disse l’altro con smorfie di dolore. «Pietrificata, ma non so quanto durerà. Andiamo via ti prego!» La donna aiutò il marito ad alzarsi e si allontanarono dalla visuale di Dolohov. Dopo qualche minuto il mangia morte si alzò, e si accorse che il corridoio era stranamente vuoto, a parte lui e una figura pietrificata poco distante. Sulle scale dietro di lei c’era un cadavere, ed un altro giaceva tra i due Mangiamorte. Dolohov si curò il braccio e mormorò: «Finite Incantatem» e la donna si scongelò. Quella si rialzò «Cerchiamoli.». Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…» e si mossero.
era la parte iniziale del sogno, già iniziato da Dolohov, ora continua -

Bellatrix correva dinanzi a lui e sentivano nel fracasso della battaglia i passi di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, per le scale. Dolohov era esausto. Sbucarono in un corridoio, dove le indistinte figure dei due coniugi correvano disperate. Bellatrix sembrava in preda al delirio, correva senza stancarsi, pur di avere Tonks. Ad un tratto i due che erano inseguiti si fermarono. Bellatrix si fermò e così fece Dolohov. «Hanno due bacchette» sentenziò la donna accanto a Dolohov
«Che ne sai?» chiese lui.
«Il mannaro ne avrà recuperata una per terra, non si fermerebbero a combattere sennò.»
Il ragionamento filava. I boati della battaglia si sentivano fin lì, all'ultimo piano.
«Avada Kedavra» silenziosa e omicida, Bellatrix lanciò la maledizione.
Il duello era iniziato. Senza curarsi di Tonks e Bella, Remus e Dolohov continuarono il loro scontro.
«Expulso!» urlò Dolohov, e il mannaro contorse il braccio per respingere l'incanto. Lupin lanciò uno schiantesimo,e poi un'altro.
Duellavano come schermidori, avanti e indietro, ad un tratto i flussi di luce che si scontravano a metà fra i due, esplosero in un turbine di luce bianca.
Senza chiedersi cosa fosse successo, Dolohov tentò di maledire Lupin, che si buttò sulla destra, si rialzò e lo maledì.
Dolohov sentì la carne lacerarsi sulla coscia destra, ma senza perdere tempo, con un veloce gesto, fece saltare la spalle di Lupin.
Gli schizzi di sangue colorarono l'oscuro corridoio. Remus Lupin giaceva a terrà, forse morto. Zoppicando Dolohov si avvicinò. Il mannaro aveva la maglietta lacerata, e gettava sangue dalla spalla, letteralmente distrutta.
«Crucio!» la voce di Bellatrix rimbombò nel corridoio, stranemente silenzioso. Tonks fu gettata con un urlo accanto al marito.
«Remus» sussurrò lei.
«Dora.. mi dispiace.. per Teddy..» rispose con filo di voce lui.
«Gne, gne, GNE!» urlò Bellatrix. «Chi se ne frega di tutte queste smancerie. Dolohov finiamoli.»
Un ultimo ti amo uscì dalla bocca dei due coniugi, stremati a terra.

Dolohov si destò, spaventato da un luminoso raggio verde nei suoi sogni.



Dolohov scese, per niente riposato. Entrò nel salotto, con una sola finestra aperta, che mostrava una giornata nuvolosa. Sulle poltrone a cerchio prendevano un the la vecchia e altre due persone sconosciute.
«Druella!» quasi gridò Dolohov. «Come stai? Sei stata incredibile ier..» Ma la vecchia lo interruppe.
«Sto bene, e per quanto inetti vedo che ne siamo usciti salvi, vi devo ringraziare. Rodolphus?» chiese, alzandosi. I due sconosciuti la seguirono con lo sguardo mentre si avvicinava a Dolohov.
«Eccomi» disse una voce scura, dalla porta. Era apparso Rodolphus, anche lui sceso dalla sua camera.
«Chi sono questi ospiti?» chiese sospettoso. I due si avvicinarono.
Uno era di altezza normale, spalle un po' larghe, ben piazzato, con capelli e occhi scuri. «Gary Savage» si presentò.
L'altro era alto, biondo, spalle larghe, e a Dolohov sembrava molto simile a lui. «Robert Donovan». Si strinsero tutti la mano. Avevano la presa salda. Lo incuriosivano.
«Hanno notizie sul libro.» disse la vecchia.
Dolohov e Rodolphus si sedettero, tranquilli ma incredibilmente avidi di notizie.
«Che ci sapete dire?» chiese Lestrange.
«Il libro ci appartiene, la famiglia di Savage è stata una delle più potenti d'europa, e a suo tempo la famiglia presiedeva a capo della setta.. » rispose il biondo.
«Ma voi chi siete?» chiese sospettoso Dolohov.
«Io vengo dalla Francia, Donovan ha vissuto in Germania, ma non mi ha mai detto niente di più...» rispose l'altro.
«Oh allora non ci siamo spiegati, Vogliamo sapere tutto di voi!» si alterò quasi Dolohov. Il gelo entrò nella stanza.
«Sciocco» si intromise la vecchia. «Credi che gli avrei permesso di entrare in casa mia se non mi fidassi?»
Dolohov e Rodolphus rimasero interdetti. «Dove sono gli altri?» chiesero.
«Ad Azkaban.» rispose fredda.
«Cosa? Sono stati catturati? Come, Quand..» iniziarono terribilmente angosciati.
«Idioti, sono andati a liberare quei deficienti dei vostri compari. Muovetevi non voglio correre rischi, dobbiamo assolutamente reclutare gente. Savage e Donovan verranno con voi.»


Rodolphus Lestrange, Antonin Dolohov, Gary Savage e Robert Donovan uscirono dall'oscura casa, lasciando sola la vecchia Druella.
«Qual'è il piano?» chiese Donovan.
«Voi state zitti e fate fare a noi.» rispose secco e crudo Lestrange.
I due nuovi arrivati rimasero interdetti. «Forse non avete bene chiara la nostra posizione. Siamo pari, se non superiori a voi. Comportatevi di conseguenza.» replicò altrettanto acido Savage. Il suo inglese era perfetto, nonostante le sue origini straniere.
«Se non superiori? Ma chi vi credete di essere?» urlò Lestrange.
«State calmi! Rodolphus hai sentito la vecchia? Devono stare con noi. E voi non sperate di fare i superiori. Ognuno al proprio posto!» sbottò Antonin Dolohov. Gli altri annuirono in silenzio.
Dolohov era stanco di questi stupidi battibecchi per un pizzico di onore, di rispetto... quando un tempo ne avevano, e quanto ne avevano di rispetto! Erano temuti, serviti, seguiti... ora tutto era andato perduto, e tutto ciò che rimaneva loro era questo: scannarsi tra di loro prima di andare ad elemosinare seguaci ad Azkaban.
«Gli altri si sono smaterializzati vicino Azkaban, naturalmente non si può arrivare direttamente alla prigione, sarebbe stato troppo facile.» continuò Dolohov, cercando di organizzare una buona missione.
«Andiamo allora.. voi sapete dov'è Azkaban?» chiese Rodolphus ai due ospiti.
Al loro cenno di diniego, Lestrange sbuffò divertito e si smaterializzarono con due materializzazioni congiunte.
Azkaban si aprì agli occhi dei quattro maghi in tutta la suo possenza e oscurità. Anche senza Dissennatori era un posto terrificante, impregnato di magia di ogni tipo. Quel periodo passato ad Azkaban era stato terribile, anche senza Dissennatori. Dolohov e Rodolphus ebbero un fremito di paura.
L'acqua circondava la prigione, posta su isolotto al centro di un grande, immenso lago, cavalcato da alte e potenti onde.
«Da dove vengono questi scoppi?» chiese Donovan.
Aveva sentito bene: i loro compagni avevano iniziato degli scontri per liberare Nott, Goyle, Travers, i Carrow, Avery.
«Bene, mentre gli altri tengono impegnati gli Auror, noi liberiamo i nuovi Mangiamorte!»
urlò Rodolphus.
Seguito dagli altri suoi compagni, si precipitò alla riva del lago, dove trovarono una piccola casupola, e diverse barche già in acqua.
«Non riusciremo ad entrare con quelle, solo gli Auror possono muoverle.» disse Dolohov, preoccupato.
«Indietro!» mormorò Savage, ritirandosi e trascinando gli altri per le maniche dietro la parete della casupola.
Una piccola pattugli di Auror stava perlustrando la zona.
«Quello è Williamson..» mormorò Dolohov, nascosto. «Quante gliene abbiamo combinate.. strano che sia ancora vivo!»
Con Williamson c'erano altri due maghi, e sembrava che il gruppetto di Auror stesse sorvegliando proprio quelle barche. In effetti era un piano semplice e scontato. Attirare l'attenzione da un lato, per penetrare da un altro.
Savage e Rodolphus si diedero un cenna d'intesa, uscirono dal nascondiglio e schiantarono i due Auror.
Donovan urlò:«Imperio!» e uno sconcertato Williamson fu ammansito. «Bene, -cominciò Dolohov- saliamo su queste barchette, anche se a me sembra tutto troppo semplice..»
Nascosero e i corpi, presero loro le bacchette, e guidati dall'incantato auror, salirono su una barca, abbastanza grande per loro cinque e pronta ad ospitare altri fuggitivi.
Solcarono il lago con tranquillità, non c'era alcun tipo di incanto a protezione della prigione.. o almeno così sembrava a Dolohov.
Giunti nei pressi dell'isolotto che ospitava la prigione, le onde si alzavano per 6-7 metri sull'acqua: attraversarle era impossibile.
Williamson rivelò loro che c'era una parola d'ordine da pronunciare, e in quel modo le onde si sarebbero abbassate. Ma lui non la conosceva. Nonostante Rodolphus avesse provato a Cruciarlo, non riuscirono a trovare un modo per andare avanti.. e con loro sopresa, neanche ad andare indietro. La barca non girava, non andava né avanti né indietro. Erano bloccati.
«Non fatevi prendere dal panico: ho un'idea!» urlò Dolohov sopra il frastuono delle onde.
«Con un incanto Testabolla, passeremo sotto le onde! Ma per uscire da lì dentro.. dovremo uscire dalla porta principale!»
«Ma non ci sono correnti lì sotto? » urlò Rodolphus.
«Sono onde magiche, non sono supportate da correnti naturali!» rispose Dolohov. Così si buttarono, e nel buio della notte nuotarono sotto il livello delle onde.
Ma qualcosa di strano, in quel silenzio innaturale, risiedeva sul fondo del lago.
Con le bacchette accese i quattro maghi illuminavano il loro cammino. I primi scogli dell'isolotto non distavano ora più di 100 metri. Ma ecco che spuntavano dei corpi, informi, putrefatti.. Inferi.
I quattro maghi si arrestarono impauriti. Fermi, con gli occhi sgranati, si guardavano. Ma non avevano scelta. Rodolphus spezzò diversi Inferi, Savage ebbe la geniale idea di trasfigurarli in pietra, mandandoli a fondo, e Donovan li malediceva. Mancavano ormai solo una ventina di metri, e avrebbero cominciato la risalita. Gli Inferi si fecero sempre più numerosi, ma i quattro maghi con grande abilità li ricacciavano sempre indetro.
Un infero si attaccò alla gamba di Dolohov, che con un colpo di bacchetta gli mozzò le braccia. Altri si attaccarono a Rodolphus. Dolohov lo vide scendere giù a fondo, ma con una fiammata subacquea Lestrange riuscì a liberarsi. Vicini agli scogli le onde erano forti. Dolohov fu sbalzato più volte contro le pietre.
Alla fine si ritrovò lì, sulla riva di Akaban. Riprese fiato. Il cervello stava registrando troppe informazioni, troppe sensazioni si accalcavano nella sua testa. La prigione era immensamente alta, nera, scura contro una notte altrettanto buia. Ma oltre il frastuono delle onde, i combattimenti dei suoi compagni, continuavano.





Ultima modifica di george il Gio Giu 28 2012, 16:13 - modificato 1 volta.
Torna in alto Andare in basso
LadyProffa

LadyProffa


Numero di messaggi : 3083
Età : 42
Località : Basilicata
Punti : 8462
Data d'iscrizione : 06.01.10

Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Giu 23 2012, 08:29

Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked Shocked

cheers Non ho letto il testo ma...BENTORNATO, GEORGE!!!!!!! cheers
Torna in alto Andare in basso
Ludovic Bagman
Admin
Ludovic Bagman


Numero di messaggi : 6251
Età : 33
Località : sponde del Piave, Fiume Sacro alla Patria
Punti : 11885
Data d'iscrizione : 02.05.09

Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Giu 23 2012, 11:29

l'avevo letto all'epoca!!! Very Happy
a dimostrazione che c'è un briciolo d'umanità in tutti!! I love you

bentornato! cheers
Torna in alto Andare in basso
http://galaxia.forumfree.net/
Anny Baggins

Anny Baggins


Numero di messaggi : 1048
Età : 34
Località : Hobbitton, The Shire
Punti : 5794
Data d'iscrizione : 05.07.11

Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Giu 23 2012, 11:50

Citazione :
Dolohov si curò il braccio e mormorò: «Finite Incantatem» e la donna si scongelò. Quella si rialzò «Cerchiamoli.». Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…» e si mossero.
drunken drunken drunken

La mia metà gotica e decadente approva questi baci perversi.
Ehmmm... il resto lo metto in spoiler, và!
Spoiler:

Complimenti... il tutto è veramente... affraid affraid affraid !!!!!!!!!!!!!!!!
Torna in alto Andare in basso
george

george


Numero di messaggi : 763
Età : 111
Località : roma
Punti : 6196
Data d'iscrizione : 24.09.09

Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyGio Giu 28 2012, 16:17

Rodolphus Lestrange, Antonin Dolohov, Gary Savage e Robert Donovan uscirono dall'oscura casa, lasciando sola la vecchia Druella.
«Qual'è il piano?» chiese Donovan.
«Voi state zitti e fate fare a noi.» rispose secco e crudo Lestrange.
I due nuovi arrivati rimasero interdetti. «Forse non avete bene chiara la nostra posizione. Siamo pari, se non superiori a voi. Comportatevi di conseguenza.» replicò altrettanto acido Savage. Il suo inglese era perfetto, nonostante le sue origini straniere.
«Se non superiori? Ma chi vi credete di essere?» urlò Lestrange.
«State calmi! Rodolphus hai sentito la vecchia? Devono stare con noi. E voi non sperate di fare i superiori. Ognuno al proprio posto!» sbottò Antonin Dolohov. Gli altri annuirono in silenzio.
Dolohov era stanco di questi stupidi battibecchi per un pizzico di onore, di rispetto... quando un tempo ne avevano, e quanto ne avevano di rispetto! Erano temuti, serviti, seguiti... ora tutto era andato perduto, e tutto ciò che rimaneva loro era questo: scannarsi tra di loro prima di andare ad elemosinare seguaci ad Azkaban.
«Gli altri si sono smaterializzati vicino Azkaban, naturalmente non si può arrivare direttamente alla prigione, sarebbe stato troppo facile.» continuò Dolohov, cercando di organizzare una buona missione.
«Andiamo allora.. voi sapete dov'è Azkaban?» chiese Rodolphus ai due ospiti.
Al loro cenno di diniego, Lestrange sbuffò divertito e si smaterializzarono con due materializzazioni congiunte.
Azkaban si aprì agli occhi dei quattro maghi in tutta la suo possenza e oscurità. Anche senza Dissennatori era un posto terrificante, impregnato di magia di ogni tipo. Quel periodo passato ad Azkaban era stato terribile, anche senza Dissennatori. Dolohov e Rodolphus ebbero un fremito di paura.
L'acqua circondava la prigione, posta su isolotto al centro di un grande, immenso lago, cavalcato da alte e potenti onde.
«Da dove vengono questi scoppi?» chiese Donovan.
Aveva sentito bene: i loro compagni avevano iniziato degli scontri per liberare Nott, Goyle, Travers, i Carrow, Avery.
«Bene, mentre gli altri tengono impegnati gli Auror, noi liberiamo i nuovi Mangiamorte!»
urlò Rodolphus.
Seguito dagli altri suoi compagni, si precipitò alla riva del lago, dove trovarono una piccola casupola, e diverse barche già in acqua.
«Non riusciremo ad entrare con quelle, solo gli Auror possono muoverle.» disse Dolohov, preoccupato.
«Indietro!» mormorò Savage, ritirandosi e trascinando gli altri per le maniche dietro la parete della casupola.
Una piccola pattugli di Auror stava perlustrando la zona.
«Quello è Williamson..» mormorò Dolohov, nascosto. «Quante gliene abbiamo combinate.. strano che sia ancora vivo!»
Con Williamson c'erano altri due maghi, e sembrava che il gruppetto di Auror stesse sorvegliando proprio quelle barche. In effetti era un piano semplice e scontato. Attirare l'attenzione da un lato, per penetrare da un altro.
Savage e Rodolphus si diedero un cenna d'intesa, uscirono dal nascondiglio e schiantarono i due Auror.
Donovan urlò:«Imperio!» e uno sconcertato Williamson fu ammansito. «Bene, -cominciò Dolohov- saliamo su queste barchette, anche se a me sembra tutto troppo semplice..»
Nascosero e i corpi, presero loro le bacchette, e guidati dall'incantato auror, salirono su una barca, abbastanza grande per loro cinque e pronta ad ospitare altri fuggitivi.
Solcarono il lago con tranquillità, non c'era alcun tipo di incanto a protezione della prigione.. o almeno così sembrava a Dolohov.
Giunti nei pressi dell'isolotto che ospitava la prigione, le onde si alzavano per 6-7 metri sull'acqua: attraversarle era impossibile.
Williamson rivelò loro che c'era una parola d'ordine da pronunciare, e in quel modo le onde si sarebbero abbassate. Ma lui non la conosceva. Nonostante Rodolphus avesse provato a Cruciarlo, non riuscirono a trovare un modo per andare avanti.. e con loro sopresa, neanche ad andare indietro. La barca non girava, non andava né avanti né indietro. Erano bloccati.
«Non fatevi prendere dal panico: ho un'idea!» urlò Dolohov sopra il frastuono delle onde.
«Con un incanto Testabolla, passeremo sotto le onde! Ma per uscire da lì dentro.. dovremo uscire dalla porta principale!»
«Ma non ci sono correnti lì sotto? » urlò Rodolphus.
«Sono onde magiche, non sono supportate da correnti naturali!» rispose Dolohov. Così si buttarono, e nel buio della notte nuotarono sotto il livello delle onde.
Ma qualcosa di strano, in quel silenzio innaturale, risiedeva sul fondo del lago.
Con le bacchette accese i quattro maghi illuminavano il loro cammino. I primi scogli dell'isolotto non distavano ora più di 100 metri. Ma ecco che spuntavano dei corpi, informi, putrefatti.. Inferi.
I quattro maghi si arrestarono impauriti. Fermi, con gli occhi sgranati, si guardavano. Ma non avevano scelta. Rodolphus spezzò diversi Inferi, Savage ebbe la geniale idea di trasfigurarli in pietra, mandandoli a fondo, e Donovan li malediceva. Mancavano ormai solo una ventina di metri, e avrebbero cominciato la risalita. Gli Inferi si fecero sempre più numerosi, ma i quattro maghi con grande abilità li ricacciavano sempre indetro.
Un infero si attaccò alla gamba di Dolohov, che con un colpo di bacchetta gli mozzò le braccia. Altri si attaccarono a Rodolphus. Dolohov lo vide scendere giù a fondo, ma con una fiammata subacquea Lestrange riuscì a liberarsi. Vicini agli scogli le onde erano forti. Dolohov fu sbalzato più volte contro le pietre.
Alla fine si ritrovò lì, sulla riva di Akaban. Riprese fiato. Il cervello stava registrando troppe informazioni, troppe sensazioni si accalcavano nella sua testa. La prigione era immensamente alta, nera, scura contro una notte altrettanto buia. Ma oltre il frastuono delle onde, i combattimenti dei suoi compagni, continuavano.
Torna in alto Andare in basso
Contenuto sponsorizzato





Filone mangiamortesco Empty
MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco Empty

Torna in alto Andare in basso
 
Filone mangiamortesco
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» Filone mangiamortesco

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
www.harrypotter8.altervista.org :: L'ANGOLO DELL'AUTORE :: HARRY POTTER WORKS-
Vai verso: