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george

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MessaggioTitolo: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 19:23

La notte era buia e senza luna. Ma Fenrir era da tanto che non vedeva il cielo, figuriamoci la luna piena. 3 mesi in cella di isolamento, ed ora, il processo.Accanto a lui nella carrozza sedevano Dolohov e Yaxley. Poteva sentire il profumo della loro carne. Poteva sentire il profumo di una dozzina di Auror che volavano accanto alla carrozza. Rabastan parlò. Rodolphus rispose. I prigionieri attraversavano una nuvola e qualche goccia entrò dalla finestrella sopra Macnair. Antonin Dolohov si rivolse a Greyback. La carne.. quanto tempo che non ne assaporava un po’. Che gentile era stato il suo compagno a ricordarglielo. Con un calcio Greyback tentò di aprire la porta. C’erano incantesimi di protezione tali che tutta la forza del mondo, anche un’esplosione, non sarebbe bastata. Rabastan mormorò qualcosa a Yaxley che lo riferiì a Dolohov, e ciò che si erano detti arrivò a tutti coloro che si trovavano nella carrozza, tranne a Fenrir. «Per me e Alecto è no.. » disse Carrow. «Capisco.. » annuì Rabastan. «Anche per me.. no» mormorò Avery. «Forse facciamo prima così.. chi è d’accordo? » disse Dolohov. Uno ad uno, quasi tutti i suoi compagni alzarono la mano. Macnair, i Lestrange, Yaxley, Selwyn, Tiger e Rookwood. Quelli che non l’alzarono fissarono il pavimento della carrozza. Era di legno, i sedili erano sue panche ammassate contro la parete. Nient’altro, solo qualcosa che assomigliava ad una luce era appesa in un angolo. Avery, i Carrow, Nott, Goyle e Travers mormorano qualcosa che le orecchie di Fenrir non udirono. «Non fa niente.. è una vostra decisione.» disse Rodolphus. «Io lo faccio per Bella..» aggiunse dopo. «Tutti lo facciamo per qualcuno, per ricordare Mulciber, tuo figlio Vincent, o per Rowle, morti combattendo.. » proseguì Macnair. «E per ucciderli.. tutti loro..» sussurrò Yaxley. «Ma di che diavolo parlate tutti? » sbraitò Fenrir. Non capiva… perché lo stavano escludendo?
Dolohov si alzò, seguito da Macnair. Il primo si appostò davanti la porta e Macnair dietro di lui. Tutti fremevano. «Ma che diamine state facendo?» continuò Fenrir. Il vento entrava dalla finestrella. Gli auror sfrecciavano accanto alla carrozza incantata su delle scope. «AIUTO! FENRIR SI STA TRASFORMANDO!» urlò tutto d’un tratto Yaxley, e con i complici cominciò a sbattere su tutte le pareti della carrozza. Dolohov respirò a fondo.
Da fuori provenivano le grida impaurite degli auror. «EHI, ma diavolo.. » si accinse a dire Fenrir. Che si stavano inventando? Perché non.. Rabastan e Rookwood lo braccarono mentre si alzava e lo riempirono di pugni nel volto. I suoi grugniti parevano ora dei ringhi. Non si poteva muovere, era stretto con le mani dietro le spalle. Tentò di mordere qualcuno ma invano. La porta si spalancò. Dolohov, pronto, sorrise «Williamson… che piacere.. oggi non c’è la luna.. » sotto lo sguardo incredulo dell’auror, senza che questo potesse dire niente, Dolohov mosse la gamba, tirando un calcio in faccia a Williamson, che cadde dalla scopa, lanciando la bacchetta in aria. Dolohov la prese. Rookwood si spostò con Fenrir che ancora ringhiava sulla porta. Alcuni auror erano scesi a recuperare il loro compagno. La carrozza continuava a sfrecciare. L’aria era fresca. Due auror si pararono davanti la porta e davanti agli occhi di Fenrir. Roockwood glielo lanciò addosso. Tutti e tre cascarono nel vuoto. Prima di sprarire nell’oscurità, Fenrir vide le bacchette dei due auror urlanti essere appellate da Dolohov, e quindi Yaxley, Dolohov e Macnair montare sulle scope. Poi dei raggi verdi. Poi il lupo sparì.
La notte era fredda e la figura di una casa si intravedeva nell’oscurità. «Siamo arrivati» disse Rodolphus Lestrange arrestandosi. Il gruppo dietro di lui si fermò e attese che la loro guida parlasse. Yaxley però ruppe il silenzio e chiese: «Chi ci abita, Rodolphus?». Fu Rabastan a rispondere: «Druilla Rosier..» «Madre di Bellatrix e Narcissa.» concluse Rodolphus. «Bella ha sempre mantenuto i contatti con lei, rendendola di vitale importanza, se mai il Signore Oscuro fosse mai caduto. Druilla conosceva le origini del nostro signore, ed ha creato una passaporta che conducesse a lei un degno successore. Ora è anziana, ma sarà felice di aiutarci, o almeno ha sempre detto così Bella..»
Macnair lo interruppe: «Di che passaporta parli? Dove è stata posizionata?» «Ne so quanto te.. l’unica è entrare a chiedere.». Il gruppo si mosse, e iniziò il sentiero che portava a una grande abitazione, attraverso i rovi e le lapidi di antichi parenti. Arrivarono in un piazzale di brecciolino circondato da alberi secchi e oscuri, e una sagoma nera si affacciava sul cortile. Era una casa di campagna, elegante quanto trascurata. L’edera copriva metà facciata, e l’altra metà aveva il legno nero, come la magia dei maghi che avevano abitato quella casa. Selwin si avvicinò alla porta nera.
«Bussa» disse Yaxley. Appena il mangia morte toccò la porta due volte ci fu uno scoppio e fu scaraventato all’indietro. «Che diavolo..» disse rialzandosi, quasi sorridendo. «Lo sospettavo.. meglio te che me» rise Rodolphus. Qualche risata uscì dalle bocche dei mangia morte. La porta si spalancò, rivelando una vecchia rugosa signora in un abito scarlatto: «Chi siete? Che volete?» urlò. «Druilla… piacere di rivederti…» mormorò Rabastan. «Lestrange…» disse la donna osservandolo attentamente. «Entrate»

Il gruppo era fermo in attesa di qualcosa. La notte era ormai loro compagna da molte ore e l’alba cominciava a intravedersi. Continuavano ad attendere. Qualcuno parlò: «Quanto ci mette quel traditore del suo sangue a uscire? Non li rispetta gli appuntamenti?». Non ricevette risposta. «Cos’è che avevamo scritto esattamente nel messaggio?» richiese la voce. Stavolta qualcuno rispose: «Abbiamo scritto fingendo di essere Andromeda Tonks, dicendo che saremmo arrivati a notte fonda davanti casa sua e poteva venirci a prendere. Così ha detto di fare Druilla.» Villa Conchiglia era davanti a loro, a cinquecento metri di distanza, e il gruppo era nascosto dietro degli alberi sferzati dal vento. Un ramo trasfigurato fungeva da Andormeda con Ted in mezzo al vialetto.
Il gruppo fu scosso da un fremito. Un individuo andava verso la figura a passo svelto. «Ma che fa?» mormorò qualcuno. Bill Weasley si era fermato e aveva mormorato qualcosa. All’improvviso si smaterializzò e il gruppo si espresse in imprecazioni. «Tornerà» disse qualcuno, a cui fu risposto: «Hai ragione, Yaxley, e noi attenderemo». Con uno schioppo apparvero alcune figure e da quel gruppo partirono diversi Schiantesimi verso i Mangiamorte. Da dietro il cespuglio i Mangiamorte balzarono fuori e cominciarono il duello.

«MINISTRO! Prenda questo!» urlò Tiger dopo aver atterrato un auror. Kinsgley si voltò, e un raggio verde lo sfiorò. Tiger poi con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e cominciò a contorcersi a terra. «Tiger! Che succede? SHAECKBOLT questa la paga! Avada kedavr..» urlò un mangiamorte. Kinsgley era pronto e non permise neanche che Selwin finisse di pronunciare la maledizione che lo ridusse peggio di Tiger. Kinsgley si guardò intorno. Bill duellava con Dolohov, Dawlish affrontava MacNair, e Williamson duellava con Yaxley. «Maledacio!» Rodolphus e Rabastan Lestrange avevano abbattuto un auror e dedicavano le loro attenzioni al Ministro. Kinsgley si limitò a deviare la maledizione su Rodolphus che fu scaraventato all’indietro tenendosi la spalla, dove era stato colpito. «Rabastan arrenditi! Non ce la farai!». La voce profonda del Ministro scosse l’aria. Una stregoneria partì dalla bacchetta di Kinslgey ma Lestrange la fermò urlando: «Crede ministro? Expulso!» Un raggio luminoso e velocissimo colpì il ministro al petto e lo scaraventò indietro di diversi metri. Intanto una donna si era unità ai duelli, affiancandosi a Bill Weasley.
Il ministro incredulo si rialzò deviando un incantesimo e rispose con tanto potenza che Rabastan cambiò espressione. Dal sorriso divenne serio e iniziò un duello veloce che vide più volte gli avversari a terra. «Caedo!» urlò Kinsgley e il mangia morte sentì l’osso del braccio sinistro rompersi. Cadde in ginocchio. «Contineo!» continuò il ministro e la cassa toracica del mangia morte si represse, scagliandolo a terra, esausto. «Stupeficium» mormorò esausto Rabastan. Lo schiantesimo gli tornò indietro. Nello stesso momento Yaxley e Macnair cadevano schiantati o pietrificati. Dolohov accerchiato da Bill, Fleur e Dawlish si inginocchiò a terra mormorando. «Obbiettivo fallito..» «Getta la bacchetta Antonin» comandò Kinsgley. «Che volevate fare?» chiese. «Beh il piano era uccidere il traditore.. per sfizio..» «Un piano non molto ben congeniato no..» sorrise sarcastico Bill. «Homenum rivelio è?» chiese esausto Dolohov. Bill annuì. «REFULGEO!» Rodolphus si era rialzato e aveva abbagliato tutti. Quando Fleur riaprì gli occhi i mangia morte erano fuggiti e il marito si teneva la pancia sanguinante. «Guarirà» mormorarono Williamson e Kinsgley.




«Idioti». I mangiamorte avevano ormai sviluppato una ripugnanza alla luce del sole e la stanza aveva le finestre sbarrate con qualche candela. Un tappeto persiano era al centro del salotto, dei mobili e un paio di scaffali pieni di libri erano attaccati al muro ligneo. Sopra il tappeto un gruppo di divani posti a quadrato con in mezzo un tavolino era occupato da alcune figure. «Sciocchi». Una voce triste, roca, e che sembrava quella di una donna che non parlava da decenni, risuonò nella sala. «Ci dispi..» tentò una delle figure. «Non sono neanche delusa.» Continuò la vecchia. Un cumulo di stracci si alzò da un divano e si mosse lentamente verso una finestra sprangata. Si appoggiò guardando le sbarre al davanzale. «So che per voi è un umiliazione più dolorosa che per me. Ma Bella per me era tutto.» Il silenzio invase la sala. «Rodolphus vieni qui» ordinò la vecchia. Un uomo robusto e terribile si alzò e si affiancò alla vecchia. Questa sussurrò lui qualcosa all’orecchio. «Quando farà notte, Yaxley, Macnair, Selwin e Rookwood a York. Gli altri con me a Portsmouth. Uccidete quanti più Babbani potete.» riferì l'uomo ad alta voce. Il gruppo si mosse, e sparì nel cortile di brecciolino.

L’aria entrò profonda nei suoi polmoni. Un uomo si rivolse a lui: «Antonin hai visto che bel paesaggio?». Dolohov si guardò intorno. Erano su una torre bianca alta 110 metri costruita a scopo turistico per la vista paronimica del porto di Portsmouth. Un centro commerciale era ai piedi della torre, e lungo la sua altezza un ascensore trasparente era pieno di Babbani che fotografavano ammaliati la cittadina notturna. «Si, da qua penso potremo agire perfettamente.» rispose. Si spostò sul parapetto. «Ci potremo sbizzarrire da qua» disse Tiger «E ricordate. La vecchia ha detto che non abbiamo bisogno di essere prudenti» continuò. Dolohov annuì con il volto segnato dal sorriso. «Non vedo l’ora» mormorò Rabastan. «Antonin, a te la prima mossa.» Sussurrò estasiato Rodolphus. «Descendo..» Il pavimento dell’ascensore esplose. Dalla metà della torre trenta Babbani cadevano verso il suolo.


Che noia doversi mescolare ogni volta a tutti quei Babbani. Superò il negozio Fred Perry e intravide il ristorante italiano nell’angolo della stradina lastricata del centro commerciale. Superò qualche negozio e il ristorante, per andare ad appoggiarsi al parapetto che dava sul mare. La gente intorno a lui camminava con buste dei negozi in cui avevano acquistato a prezzi stracciati vestiti di classe. Un gruppo di ragazzini accompagnati da qualche madre uscì dal Burger King nella piazzetta dove la statua di una balena era posta al centro. I lampioni illuminavano la notte. «Dai ragazzi che ne dite di andare sulla torre?» sentì proporre una di quelle mamme. Un coro di assenso si alzò da quella dozzina di ragazzini. Con un panino in mano un uomo gli si avvicinò, appoggiando la schiena al parapetto. «Nulla per il momento.» parlò. «Anche io. Tutto a posto. Quanto manca alla fine del turno?» rispose. «Oh il tempo di una sigaretta. Poi dovremo fare anche un salto al centro, Prince si è preso una sera libera e lo dobbiamo sostituire.» continuò il compagno. «Certo la Squadra Controllo Aree Babbane E Magiche ha dato lavoro a molti maghi ma è un po’ monotona come occupazione non trovi?» Quello inghiottì quello che restava del panino e tirò fuori un pacchetto di sigarette. «Già Già» mormorò. «Come ti può piacere quella robba babbana…» scherzò chiedendo una sigaretta.
Erano appena passate le nove di sera, e i bimbi si apprestavano a salire nell’ascensore trasparente lungo la torre bianca. «Ho sentito che qui a Portsmouth vogliono aprire un nuovo campo di Quidditch» commentò. I capelli biondi si scompigliarono al vento del mare. Il compagno fece un tiro della sua sigaretta e scrutò dal basso verso l’alto l’amico e collega. «E’ un’idiozia. I Portsmouth Wizards fanno schifo. Non meriterebbero neanche un campo di patate.» I due si mossero verso la piazza, con la torre bianca alle spalle. Il più basso, moro, avvolto in cappotto grigio diede una risata, per le stesse parole che aveva pronunciato. L’uomo biondo non riuscì a replicare che i due udirono un tremendo scoppio alle proprio spalle e dei frammenti di vetro volarono per tutto il centro commerciale, all’aperto. I vetri caddero intorno a loro. L’ascensore era esploso, e i bimbi cadevano giù, chi nell’acqua, chi nel cemento, senza rialzarsi. I due si guardarono intorno, con la gente che correva disperata. Qualcuno correva in aiuto dei precipitati, ormai senza speranza, e altri fuggivano.
Le urla contorcevano l’aria. Fu con orrore che Il biondo scorse degli uomini sul tetto della torre. «Avvisa il ministro, chiunque tu puoi..» mormorò. Avevano sfoderato le bacchette e l’uomo più basso aveva evocato un patronus, dopo vari tentativi. Con un sonoro Pop alcune figure si materializzarono alle loro spalle, leggermente distanti, nella piazza con la statua della balena. «Protego!» L’uomo più basso aveva mosso la bacchetta ed aveva protetto qualche Babbano che ancora si attardava a fuggire. Una donna cadde morta con un lampo verde, anche se i due non videro esattamente dove. Il gruppetto si mosse verso di loro. «Stupeficium!» urlarono all’unisono i due maghi. I raggi scarlatti furono deviati dalle figure. «Crucio…» dal gruppo partirono quattro maledizioni, e i due si tuffarono di lato per evitarle. La notte avvolgeva quegli individui.
I membri della Squadra ministeriale diedero forma a due incanti esplosivi, che non raggiunsero mai il gruppo. «Chi siete?» urlò il ragazzo biondo, a terra. Nell'oscurità un fruscio di movimento e con uno scoppio chi aveva parlato fu scaraventato all’indietro. Un uomo dal gruppo si fece avanti. «Avada Kedavra!». «No!» l’uomo basso si era frapposto tra la maledizione e il ragazzo biondo. Si era sacrificato per il giovane. Era morto e non sarebbe tornato indietro. Continuando a fissare il cadavere inerme dell’amico non si accorse che gli si era avvicinato qualcuno. Distolse lo sguardo da chi si era sacrificato per lui. Davanti a se un volto contratto dalla gioia. «Non ti deve interessare» disse Antonin Dolohov. «Avada Kedavra»



L’uomo comparve nell’oscurità, insieme ad altre figure. «E’ stato… » cominciò qualcuno.«Divertente » concluse un altro. «Dai Rodolphus entriamo. Selwin con gli altri dovrebbe essere già tornato.» Aveva sempre apprezzato il rumore delle scarpe sul brecciolino, gli dava un’idea di accoglienza. La porta si parì con un cigolio, e l’ingresso li accolse. Una voce roca giunse dall’altra camera. «Venite, presto.» Il rumore dei passi era attutito da un tappeto che ricopriva il parquet, e anche nel salone, un immenso tappeto era posto al centro, e sopra il manufatto persiano, accanto a un circolo di divani, era posato un uomo. «Selwin!» l’uomo lo vide così, immobile e pensò al peggio. Ma Selwin fece un respiro, e con gioia l’uomo vide il petto dell’invalido contrarsi, alzarsi ed abbassarsi. «Rilassati Dolohov, è vivo» disse la voce roca che l’aveva chiamati, ed apparteneva ad una anziana donna seduta su una di quelle poltrone disposte a circolo. I compagni di Dolohov si sedettero insieme a lei e ad altre figure.
«Dunque Rabastan, com’è andata?» disse una di queste. «E’ andata.. più o meno… perfettamente.. Quaranta babbani e due maghi morti di sicuro, Yaxley. Ma a voi com’è andata?» rispose un’uomo. Il fuoco dall’altra parte della stanza scoppiettava felice. Dolohov guardava ancora l’amico disteso per terra, ed era in piedi esattamente dove si era fermato quando era entrato in quel salone. I compagni non davano molta importanza al fatto che uno di loro fosse svenuto accanto a loro. «Cos’è successo?» chiese ad alta voce. «Ci stavo arrivando» rispose Yaxley. «Hanno incontrato una pattuglia della Squadra Controllo Aree Babbane e Magiche.» disse la vecchia con un sorrisetto, interrompendo l’uomo. «Se ti stai chiedendo se sono morti tutti.. si tranne uno, e ha attaccato alle spalle Selwin con una strana maledizione.» disse uno di quelli che non erano con lui in viaggio, e che fino a quel momento non aveva parlato. «Debole, comunque. Niente che l’esperienza di Druella non abbia saputo spezzare. E’ una maga straordinaria.» continuò. Di nuovo la donna parlò: «Ti ringrazio Rookwood. Ma mi fanno pietà i lecchini. Fatto sta che adesso Selwin dorme e quando si sveglia noi.. faremo visita al San Mungo. Questi idioti hanno lasciato fuggire quel poveraccio, e adesso siamo certi che sia ricoverato al San Mungo in uno stato di semi-coscienza.» Dolohov sorrise: «Si immagino voglia vendicarsi.» E andò a sedersi accanto a Rabastan. «Bene, se andiamo a riposare?» propose un uomo seduto di fronte a lui. «Ottima idea Walden» rispose un altro.


«Avada Kedavra!» c’era un macello immenso tra i corridoi, le aule, e l’immenso salone di ingresso. «Remus!» una donna corse verso di loro. La sua maledizione era stata evitata ancora una volta dall’uomo con cui combatteva. Vari schiantesimi volarono vicino i volti dei due avversari. «Dora stanne fuori! E’ una cosa tra me.. Intercipio! E questo verme mangia morte!» urlò l’uomo. La maledizione volò verso il mangiamorte e lo colpì al ginocchio. «Nipotuccia! Finalmente ti trovo! Crucio!». Bellatrix Lestrange aveva appena salito le scale che dal salone d’ingresso portavano al corridoio leggermente sopra il piano terra dove non solo loro tre, ma anche altre indistinte figure combattevano. Un raggio luminoso volò verso la donna, che lo scansò e rispose. Dolohov si era rialzato e combatteva, ma l’uomo chiamato Remus stava avendo la meglio. Con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e la lancia di un’armatura gli si conficcò nel fianco. «Waddiwasi!» urlò estraendola e puntando la bacchetta verso l’uomo che lo stava umiliando. Quella non fece neanche pochi centimetri che il mannaro gliel’aveva fatta esplodere sullo stesso ginocchio colpito poco prima. L’uomo stremato si rialzò e toccò il resto dell’armatura con la bacchetta che diveniva incandescente proprio mentre uno squarcio si apriva sul petto del mago. Remus di avvicinò. «Dolohov, Forse vincerete la guerra, ma il duello è mio.» il fiatone gli affannava la voce.
Il mago, al muro scagliò l’armatura incandescente sull’uomo che aveva appena parlato, ma il manufatto dei goblin sparì in un sibilo. «Defodio!» urlò disperato Dolohov, staccandosi dal muro. Remus sgranò gli occhi spaventato dalla velocità dell’incantesimo. Lo evitò, ma una figura dietro lui ricevette l’esplosione al suo posto. Remus lanciò un altro incanto, che sollevò Antonin Dolohov da terra e lo scagliò al muro, dove prima c’era l’armatura. «Dora! Impedimenta!» La strega che si accaniva sulla moglie fu scaraventata all’indietro. Dolohov si era rialzato, aveva schiantato qualche stupido studentello che pensava di poter quaclosa su di lui. Era umiliato e non lo sopportava. Fece un movimento di frusta. Rapido, veloce.
Remus Lupin alzò la bacchetta ma questa ricevette la maledizione in pieno, si spezzò e il suo proprietario cadde a terra, immobile. «Remus!» una donna si avvicinò ed era la moglie. «Farai la sua stessa fine.» disse imponente Dolohov e si accinse a muovere il braccio. «NO!» Remus aveva preso la bacchetta della moglie e urlò «Caedo!» mentre il braccio del Mangiamorte si alzava. Dolohov sentì il braccio della bacchetta infrangersi, rotto. Si accasciò esausto. «Remus, stai bene?» sentì sussurrare la moglie del mannaro. «Non ti preoccupare, Lestrange?» disse l’altro con smorfie di dolore. «Pietrificata, ma non so quanto durerà. Andiamo via ti prego!» La donna aiutò il marito ad alzarsi e si allontanarono dalla visuale di Dolohov. Dopo qualche minuto il mangia morte si alzò, e si accorse che il corridoio era stranamente vuoto, a parte lui e una figura pietrificata poco distante. Sulle scale dietro di lei c’era un cadavere, ed un altro giaceva tra i due Mangiamorte. Dolohov si curò il braccio e mormorò: «Finite Incantatem» e la donna si scongelò. Quella si rialzò «Cerchiamoli.». Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…» e si mossero.
«Antonin, Selwin si è svegliato, alzati» disse una voce, che proveniva dalla soglia di un porta. Per niente appagato da quel sonno, Antonin Dolohov sollevò la testa dal cuscino.

Quando scese di sotto, vide Selwin accingersi ad ingurgitare una pozione che la vecchia strega gli offriva.«E così il verme è al SanMungo..» disse Selwin. «Che c’hai Dolohov! Forse.. hai fatto un incubo?» rise ancora. Dolohov biascicò qualcosa e Tiger gli si avvicinò. «Hai sognato la notte di Hogwarts vero? Anche a me succede.. l’ultima volta che ho visto mio figlio è stato mentre bruciava, arso vivo dal suo stesso incantesimo.. Io.. non posso sopportarlo..» mormorò Tiger, senza guardarlo e fissando il pavimento. Dolohov sbattè le palpebre: non era frequente che un mangia morte esprimesse le proprie debolezze. «Vorrei tanto aver ucciso più gente.. vedere le facce terrorizzate appagava qualcosa che avevo dentro..» continuò, ma fu interrotto da una voce. «Lo so Tiger, è per questo che uccidiamo.»Dolohov riconobbe Rodolphus. Ma non capivano. Lui e Bellatrix avevano ucciso due.. genitori. Qualcosa in Antonin Dolohov cambiava. «Dai andiamo, il San Mungo aspetta!» disse alzando la voce Rodolphus Lestrange.
Walden e Rookwood si materializzarono davanti a lui, ed imitandolo, si affrettarono a raggiungere i Lestrange che stavano dando istruzioni dietro un cassonetto. La notte a Londra era fredda, le stelle erano celato dietro un manto di nuvole. L’aria fresca e un po’ puzzolente entrò nei polmoni dei Mangiamorte. Dolohov li guardò tutti, lì in circolo, meditando di uccidere qualcuno. Selwin, Rodolphus, Rabastan, Rookwood, MacNair, Tiger e Yaxley. Le parole di Rabastan gli giungevano lontane. «Prima entrerà Yaxley, imporrà il Divieto Materializzante e poi entreremo noi, semplice. Uccidiamone il più possibile. Tu» indidcò Selwin, «tu cercherai il verme che ti ha colpito. Adesso sono le 10 e 30 della sera. C’è Inghilterra-Assia, il quidditch dovrebbe tenere un po’ di nasi attaccati alle sfere. Andiamo.» Yaxley si mosse, e gli altri non lo seguirono.

La strada era lì, accanto a loro, posti sopra un marciapiede mezzo lurido. Era semplice, dritta, e alcune strada lungo la sua lunghezza la incrociavano, il che rendeva necessari dei semafori. In una di queste traverse, c’era il magazzino Purge & Dowse Ltd, in mattoni rossi. Dolohov fece qualche passo e girò l’angolo, staccandosi dal gruppo. Nell’oscurità e alla luce di un lampione vide Yaxley sparire nella vetrina dei manichini. «Ehi Lestrange, Yaxley è appen..» Dolohov si fermò. Perché qualcosa in lui stava cambiando? Cos’era che lo rendeva così diverso da.. se stesso? Dolohov inspirò profondamente, conscio del fatto che l’aria non entrava nei polmoni del Mangiamorte, ma di una persona che stava cambiando la propria indole. «Dolohov» disse una voce alle sue spalle. «Entriamo» continuò. Rodolphus Lestrange lo superò, con passo svelto. Dolohov mosse i primi passi da persona.. quasi nuova.

«DOV’E’?» l’urlo di Selwin riempì il reparto. Per arrivare al quarto piano del San Mungo avevano dovuto abbattere e cruciare almeno 10 persone per piano, tra Guaritori e membri della Squadra Controllo Aree Babbane e Magiche. Il guaritore si contorceva a terra sotto al maledizione di Selwin. CI fu un momento di tregua, durante il quale il guaritore ribadì la sua decisione: non avrebbe detto dove si trovava il paziente desiderato dai Mangiamorte. Dolohov era appoggiato alla parete del corridoio. Tutte le porte dei reparti erano spalancate e i guaritori che avevano tentato di opporsi eran stesi a terra, chi morto, chi tramortito.
Il ritratto accanto a Dolohov mormorava qualcosa. «Appena arriva qualcuno, tutti i guritori e i pazienti che riusciamo a beccare moriranno, quindi vedi di non avvertire nessuno..» gli ricordò Dolohov. Perché quando era in azione non provava rimorso, ma appena tutto si placava, ricominciava una terribile battaglia interna? «Oh di questo passo arriva anche l’esercito Babbano a tentare di fermarci. Ci muoviamo?» disse Tiger. «Ma questo non ci dice dov’è il verme che mi ha attaccato!» urlò Selwin, sovrastando le grida del guaritore. «Oh senti- disse Rabastan, prendendo un gruzzolo di bacchette da terra, che avevano sequestrato a chiunque fosse capace di muoversi oltre a loro- Crucio!». Il guaritore urlò in modo disumano, e questo provocò una fitta dolorosa a Dolohov, ancora troppo eccitato, però, per badarci.
A quel punto, ciondolante, da una porta uscì uno strano individuo. «Chi sono queste persone? Desiderate degli autografi? Adesso metto anche i puntini sulle i!» disse questo, guardandosi intorno con aria stranita, sorpresa e allo stesso tempo ebete. «E questo chi diamine è?» chiese Dolohov. I mangia morte lo osservarono bene. «Non è tipo Allock?» azzardò Tiger. «Ma che ci importa.. Avada Ke..». Ma Dolohov interruppe Tiger: «Noo!» urlò. «Fermo! C-che senso avrebbe? Lascialo stare! È un malato di mente.. non può far del male.. » Tutti lo guardavano strano. «E poi è un personaggio relativamente famoso.. la sua morte ci farebbe troppa pubblicità» spiegò, cercando scuse. «Vabbè.. Io dico di separarci e cercarlo reparto per reparto..» suggerì Selwin. «Bene, chi era con me e quindi lo sa riconoscere, faccia coppia con chi non lo conosce..». Dolohov lo affiancò, e senza aspettare entrarono in una dei tanti reparti del quarto piano. Un cartello diceva: Anti-Maledizioni. Seguiti da Allock, senza motivo, i due giunsero in secondo corridoio con altre sei o sette porte, che davano sulle camere. «Ma che vuole?» chiese divertito Selwin. Dolohov diede una risata, e bloccò Selwin quando tentò di Schiantarlo. «Che ti importa, non può farci del male!». Nella prima porta i pazienti atterriti erano schiacciati sui letti e inveivano contro i due. Allock si era invece messo a distribuire fotografie autografate ai malati, che tentavano invano di convincerlo ad attaccare i due.
Nella seconda porta sembravano tutti svenuti o pietrificati. «No, non può essere, quello che cerchiamo si muoveva ancora quando è fuggito!» disse Selwin, e Dolohov fece un cenno di assenso. Stava risalendo il rimorso. La mancanza di azione e movimento non gli permetteva di distrarsi. Per fortuna era riuscito a non uccidere nessuno, solo a schiantare. «Chi è rimasto a controllare i guaritori catturati?» chiese. «Credo MacNair e Tiger..» rispose Selwin entrando nella seconda porta. «STUPEFICIUM!» appena entrati, un guaritore li attendeva. Selwin fu schiantato e quasi travolse Dolohov nella caduta. Il guaritore tentò ancora di muovere la bacchetta, mentre i pazienti gioivano nei letti. Dolohov con un leggerissimo movimento lo fece sbalzare a terra, e lo immobilizzò. Quello grugnì qualcosa, ma la mente di Dolohov lavorava in fretta. Se avesse svegliato Selwin, probabilmente avrebbe ucciso il guaritore, e non voleva permetterlo. «Reducto» disse Dolohov, mirando alla finestra esattamente di fronte a lui. In fondo alla stanza un rumore di vetri infranti fece sobbalzare tutti i pazienti nei letti, incapaci di alzarsi o muoversi. «Ora te ne stai zitto sotto al letto, sennò quello t’ammazza..» disse riferendosi al corpo immobilizzato del guaritore. «Chi vuole degli autografi?» Allock era riapparso sulla soglia, e aveva incominciato a distribuire fotografie posandole sui comodini di legno di ogni paziente. «Mmm» mugugnò Selwin.
Con un incantesimo Selwin fu rinvigorito da Dolohov. «Che fine ha fatto? Chi mi ha schiantato? Chi è stato?» chiese quasi urlando Selwin, appena in piedi. «Chiunque fosse, adesso è spiaccicato per terra. È volato fuori dalla finestra..» mentì Dolohov. «Dai controlla se ci sta..» Purtroppo non poteva evitarlo. Almeno un morto quella sera sarebbe passato sotto i suoi occhi, e lo avrebbe dovuto permettere. «Eccolo!» ululò Selwin mentre ispezionava letto per letto tutti i pazienti. «Crucio!» Il poveretto si contorse appena nel letto, incapace com’era di muoversi, ma le urla rappresentavano più che bene tutto il doloro che stava provando. «Perché urla? Ditegli che avrà la foto quando sarà il suo turno!» disse Allock, indignato per l’egoismo dell’uomo urlante, che voleva avere le foto per primo. Dolohov non poté trattenere un sorriso. Un’esplosione riportò Dolohov alla realtà. Addirittura intravide attraverso la porta dei detriti volare per il corridoio del reparto. «Selwin corri!» urlò Dolohov, affacciandosi. Degli uomini lottavano contro Macnair e Rodolphus, mentre Rabastan corse verso Dolohov e Selwin. «Sono Auror! Presto andiamocene, l’avete trovato?» urlò nella loro direzione, scagliando incantesimi nell’altra. «Vado a uccider…» urlò di risposta Selwin, ma un secondo schiantesimo nel giro di pochi minuti lo atterrò. Dolohov si riattivò, intento com’era ad osservare la scena: Rabastan aveva preso a duellare con l’auror che aveva schiantato Selwin. Nel frattempo erano sopraggiunti Tiger, Yaxley e Rookwood che avevano affiancato gli altri a duellare. Vari incanti volarono verso Dolohov, che ne evitò alcuni e ne deviò altri.
Cominciò quindi a duellare con un auror, che non faceva altro che borbottare. «Ma che diavolo.. io me ne sarei dovuto rimanere a hosguors.. o come diavolo si diche!» diceva tra uno schiantesimo e l’altro. Dolohov tentò prima di atterrarlo, poi di ostacolarlo e infine di cruciarlo, senza successo. Era bravo quasi quanto Remus Lupin, e forse di più. Non poté non ammettere che quello col mannaro era stato senz’altro il duello più impegnativo di tutta la sua vita. Finalmente con un «Expulso!» riuscì ad atterrarlo, ma non riuscì neanche a giore, che a sua volta finì disteso tre metri più indietro. Dolorante si rialzò e provò il classico movimento di frusta, che riuscì a penetrare le fortissime difese dell’auror, facendolo sobbalzare e urlare dal doloro lancinante.
L’auror inveì contro di lui e urlà varie maledizioni. Una maledizione Respingente colpì Dolohov al fianco, provacandogli un gran livido nero. Proprio mentre l’auror riusciva ad avere la meglio, Yaxley sostituì Dolohov nel duello. I mangia morte stavano vincendo, e avevano tramortito molti degli auror che si erano presentati. «Dai andiamo!» urlò Rodolphus, dopo aver maledetto il suo avversario. «Stupeficium!» urlò Dolohov, schiantando l’auror con cui duellava prima, riuscendo ad evitare che Yaxley lo kevadrizzasse. Rabastan prese Selwin sulle spalle, Tiger prese Rookwood, e di corsa, inseguiti da qualche incantesimo, i mangia morte uscirono dal San Mungo, lasciandosi dietro una missione fallita, otto morti, tanti feriti e uno strano uomo che andava in giro tra i detriti del quarto piano, gettando fotografie alle persone doloranti per terra.


«Non avete esattamente una buona media di missioni compiute, lo sapete stupidi idioti?» li accolse una voce roca, mentre rientravano. I mangia morte mormorarono qualcosa, e si diressero verso le poltrone e i divani disposti a quadrato al centro del salone. Dolohov passò la porta e il tetro e oscuro salone lo accolse, con le solite finestre chiuse, un tappeto vasto sotto i piedi e dei libri sparsi per terra. «Dunque» continuò la voce roca, una volta seduta, «Perché avete fallito?». Il silenzio regnò per qualche istante, poi Rookwood, disteso per terra grugnì qualcosa e lentamente si rialzò. «Gli auror di Augustus Merlin ci hanno attaccato all’improvviso, quando pensavamo di aver preso tutto il San Mungo.» disse Yaxley. «Ma non è di stanza a Hogwarts?» chiese Dolohov. «Si vede che non hanno capito che eravate degli inetti, e allora hanno scomodato un bel po’ di auror» rispose amareggiata la vecchia. Rookwood parlò, rimessosi completamente in piedi: «Cosa è stato?» rispose Rodolphus: «Ti hanno lanciato contro un muro e sei svenuto…». «Come sapevi che avevamo fallito?» chiese Dolohov dopo qualche istante. «Non ti deve interessare idiota.» rispose gelida la signora dentro il suo cumulo di stracci. «Vecchia non osare chiamarmi così!» disse Dolohov alzandosì d’improvviso con la bacchetta in mano. La vecchia chinò leggermente il capo mormorò qualcosa e Dolohov si ritrovò schiacciato contro il muro. La cornice di un quadro gli aveva provocato un bel livido sulla spalla, ma iniziò: «Come os..», ma Rabastan lo interruppe, alzandosi a sua volta. «Dolohov basta così. Druella credo che la sincerità sia importante. Abbiamo una taglia sulla testa di circa 10000 galeoni sulla testa, ci dobbiamo poter fidare…». La vecchia respirò piano e dopo qualche momento rispose: «Bene, ecco.. ho posseduto un libro, oscuro e insegnava alcune delle tecniche più complicate e utili. Ma non era completo. Se noi.. solo potessimo ottenere la copia originale.. ecco.. sarremo più grandi del Signore Oscuro stesso!» le sue ultime frasi colpirono i mangia morte come pugnali. “Più grandi del Signore Oscuro stesso” pensò Dolohov. Da una parte la tentazione, l’arte che sin da giovane aveva seguito, dall’altra l’orrore che questa poteva provocare: altri morti, altro dolore. «Ora.. dov’è.. il libro?» chiese con un sussurro. «Il ministero lo ha sequestrato. So per certo che si trovava nella biblioteca personale di Silente» rispose, con lo sguardo immobilizzato a terra. Tutti si apprestarono a dire qualcosa. «No!- quasi urlò-, non ha senso. Quel libro non è completo. Dobbiamo trovare quello originale.» continuò. Il corpo di Selwin, proprio dietro la poltrona di lei, si mosse e si alzò.«E ora chi ce l’ha?» disse Selwin con gli occhi sgranati. «Vedo che ti sei ripreso. Una setta. Non sarà difficili trovarli.»
Rodolphus e la vecchia camminavano davanti a lui. Era la prima volta che la vecchia usciva da casa, a sua detta, da più di quindici anni.
«Sempre arde il fuoco sacro» mormorò la vecchia, dinanzi a un muro. I folti alberi intorno a lui erano scossi da un leggero vento, e la luna risplendeva non ancora del tutto piena nel limpido cielo. Solo quando il "muro" si spostò rivelando un corpo da leone, Dolohov si accorse che la vecchia aveva parlato ad una sfinge, che evidentemente faceva la guardia a qualcosa.
«Ci siamo?» chiese. «Si, direi di si...» mormorò Rodolphus.
«Sapete perchè siete qui: siete i miei migliori mangiamorte, non dovete far altro che difendermi. Se ce ne sarà bisogno» disse la voce roca della vecchia. Druella Rosier fece un passo ed entrò nell'oscurità della porta.
Rodolphus e Dolohov la seguirono, e scoprirono un immenso salone illuminato da antichi lampadari e candelabri. Era una stanza unica, senza porte, quindi fungeva solo da sala per le riunioni. C'erano antichi tappeti per terra, che coprivano un pavimento di parquet quasi scarlatto. Delle poltrone erano disposte a cerchio intorno a un tavolino, con sopra un libro.. e intorno al libro, erano sedute diverse, oscure figure.
Una di loro si alzò, rivelando un mago nero, che parlò con voce profondissima, in un inglese non del tutto corretto: «Benvenuti, oscuri signori. Abbiamo ricevuto vostro messaggio, signora Rosier. Molto astuto affidare messaggio al vento oscuro, che noi soli ascoltare possiamo.. segno di grande potenza.. » fece una pausa, per vedere l'effetto delle sue parole sulla vecchia. Ma la strega non si mosse di un passo e non battè ciglio. «Accomodatevi, signora» si inserì un'altro mago, di origine orientale.
La vecchia si sedette e Dolohov si mise al suo fianco, in piedi. Non staccava gli occhi da quel libro. Cosa poteva contenere di così terribile?
«Siamo qui in solo 6, noi, i più potenti, ma sappiate che la setta.. ha a disposizione maghi provenienti da ogni parte del mondo, e non esagero se dico che abbiamo trenta maghi per continente.. ci siamo rivelati a voi perchè siete a conoscenza di parte di questo libro, e mi sembra di aver capito.. che cercate aiuto..» disse un mago dalla carnagione scura, con la veste nera. Aveva spezzata il silenzio, quasi religioso e la vecchia parlò: «Parlatemi di questa setta...». Dolohov rabbrividì e sentì fare lo stesso a Rodolphus, al suo fianco, dietro la poltrona di Druella.
Un mago biondo, occhi azzuri e con la veste nera cominciò a parlare: «La setta del sacro fuoco fu fondata da un mago greco, per adorare il culto di Zeus, e il suo nome si perde nella leggenda. Inizialmente la setta non praticava magia oscura, ma gli stregoni latini non apprezzarono la potenza dei seguaci, così la confinarono in Armenia. Ci fu una guerra, che i seguaci greci persero: non potevano contrastare i maghi provenienti da tutto l'impero.» Il mago oscuro fece una pausa. Maghi greci... Pensò Dolohov, affascinato. «In Armenia la setta si distinse per il crescente affiatamento con la magia oscura. Il loro capo, il mago greco, nonchè fondatore, morì, dopo esser vissuto per più di 350 anni. La setta non tentò di farlo risorgere o qualcosa del genere, non gli interessava. Adesso avevano un nuovo capo, più determinato, più oscuro: Tigrane il Grande». Quel nome gelò l'atmosfera, e tutti i seguaci della setta socchiusero gli occhi per qualche istante. Poi il mago nero si sostituì al biondo, e la sua voce profonda riscaldò l'aria: «Con lui si inizia la scrittura di questo libro, e insieme agli insegnamenti del suo predecessore ne riempirono quasi la metà... Ma il grande mago non si limitò a dominare i maghi, arrivò a fondare uno stato armeno, che dominò sul Ponto, combattè Roma, e non fu mai sconfitto. Solo le mire espansionistiche lo sconfissero: i suoi seguaci lo misero sotto la maledizione Imperius. Suo figlio era un inetto, e fu presto soggiogato anche lui. Ora la setta non aveva capi, ed è qui che raggiunse livelli oscuri ancora più profondi... »
«I maghi della setta rimasero per secoli a studiare e a riempire il libro, e infine, alla fine del quarto secolo, uscirono allo scoperto, addestrando stregoni delle tribù vandaliche. Lentamente le difese magiche romane cedettero, ogni incantesimo posto al confine fu spezzato, le maledizioni sul trono imperiale si succedevano, e la fine di Roma era vicina.»
Dolohov ascoltava, come incantato.
«I barbari invadevano i territori di Roma, si stabilivano grazie ai maghi oscuri, e pagavano alla setta ciò che dovevano: anime per sacrifici ed esperimenti, oro a sufficienza da comprare l'europa, e regalarono loro poteri inimmaginabili. Un mago della setta giunse in Inghilterra, ad aiutare i druidi a sconfiggere i romani, altri maghi andarono in Spagna, altri in Africa. Ma lentamente ogni popolo sembrava scordarsi chi l'aveva aiutato..»
Il tono minaccioso fu ripreso dal mago orientale: «La setta rivolse allora le sue attenzioni all'oriente, lasciando l'Europa al suo destino. I maghi imposero secoli dopo, il dominio su un personaggio potentissimo: Gengis Khan, dopo ricerche e esperimenti. Comandarono in Mongolia, in Cina, in Giappone, in India, dappertutto. Ogni gruppo magico soccombeva o si univa a loro. La vendetta era però vicina. Dall'india, un mago si imbarcò si imbarcò su una nave veneziana, e praticò un'incantesimo devastante, che causò la sua stessa morte. Era la peste nera, e la vendetta era compiuta. Tutte le istituzioni magiche, che avevano tentato di confinare il morbo, si accorsero che dietro c'era la setta del sacro fuoco. L'affrontarono, e la sconfissero. Il libro era però lì, temibile e portatore di sciagure. I pochi maghi superstiti si dispersero, ed è qui che il libro ha il suo maggiore sviluppo. Ogni mago aggiungeva piccole cose, e lentamente la sua forza aumentava sempre più. Il libro stava diventando qualcosa. Il libro raccoglieva in se le cose più orride ed oscure di tutti i tempi. Goratrix, Geza I, altri maghi transilvanici, rumeni, tedeschi, orientali, qualche occidentale rimisero in piedi la setta. In tutto ciò, la vita magica europea scorreva senza alcun cambiamento. Sempre era stato così, quando la setta non si palesava, non gli si dava peso, quasi la setta fosse su un'altro paese. Ma gli omicidi si succedevano e continuavano, non ci si poteva far niente. »
La vecchia si mosse nelle sue vesti, facendo ritornare Dolohov alla realtà. «Sapevo che maghi oscuri si intromisero nelle vicende papali, e che giravano per tutto il continente praticando magie oscure. Chi erano, se non la setta?» la voce roca della vecchia riempì la stanza.
Rispose il mago biondo: «Era un gruppo di maghi oscuri diverso, completamente diverso! Quei maghi si palesavano sempre e ovunque, erano egocentrici e terrorizzanti. Ma la setta era.. subdola! Sono tipi di magia diversa. Per intenderci, voi appartenete a quel gruppo, maghi oscuri occidentali, con obiettivi diversi, noi siamo maghi con mentalità orientale, effetti a lunga durata, agiamo dietro le righe...»
La vecchia lo interruppe: «Quali sono, quindi, i vostri obiettivi?»
«Siamo alla continua ricerca, ci spingiamo più in là. Ci siamo riusciti, conosce la strega Bandon? Una donna oscura, incredibilmente oscura. Fu il nostro capo per due secoli, e non invecchiava mai. Intinse la sua anima nel libro, e questa ne uscì ancora più nera. Era ormai troppo potente per restare in un corpo solo. Così la strega divise la propria anima in vari templi. Uno nella foresta nera, altri in giappone, uno in Italia e un paio in africa. Ogni pietra dei templi era impregnata di potere oscuro, nonchè dell'anima della strega. Ma un mago armeno, ha recentemente sconfitto la strega. Ha donato la sua anima benigna per combattere quella oscura rimasta nella strega Bandon. Entrambi sono morti, consumati. Noi non cercheremo di farla risorgere, era troppo potente. Ci trattava come vermi. Si può dire che la setta fosse composta unicamente da lei. Noi cercheremo solo di estrarre i suoi poteri oscuri da templi o da qualsiasi altra reliquia impregnata dei suoi poteri. E per farlo abbiamo bisogno di oggetti speciali... Non riuscivamo ad avvicinarci al libro, finchè c'era lei, un'incantesimo impediva ai puri di cuore di arrivare alle pagine del tomo. Persino noi avevamo un'anima troppo pura!»
Tutti scoppiarono a ridere ma la vecchia chiese nuovamente: «E perchè noi e il mondo magico non abbiamo mai saputo nulla di questa strega?».
«Non abbiamo forse detto che agiamo dietro le linee? Tutto ciò che di brutto è successo dal 1700 a pochi anni fa è opera della strega. La sua oscurità si spargeva nel mondo. Non mi sorprenderebbe sapere che il vostro... Signore oscuro, seppure con una base maligna, sia frutto dell'oscurità della strega. Grindelwald certamente, è stato preso dall'aura maligna della strega. Nel senso, la stessa esistenza della strega oscura costringeva , esattamente obbligava, la sua anima oscura a scaricare poteri, che venivano assorbiti dal destino, che ha creato questi maghi oscuri. Neanche paragonabili alla strega.»
Dolohov ragionò: la strega diffondeva l'oscuro potere, e lo stesso Signore Oscuro era frutto della sua malignità. Improvvisamente la vecchia parlò: «State dicendo che noi non siamo altro che vermi? Frutto del vostro operato? Dovremmo servirvi? Il Signore Oscuro era un mago da strapazzo?»
Il mago nero, con tutti gli altri sorrisero: «Sei perspicace, vecchia è così.»
Druella si alzò. Dolohov la conosceva da poco e non l'aveva mai vista così alta. Sembrava che la sua ira l'avesse alzata. «Non osate.. maghi purosangue...» biascicò.
Rodolphus al suo fianco aveva estratto la bacchetta, e Dolohov lo imitò. I maghi si alzarono: «Non sperate di combattere, siete schifezze al nostro confronto.»
Druella sorrise. Per la prima volta le cascò il cappuccio, e Dolohov la vide. Era rilassata, capelli inspiegabilmente viola, anche se rigati da molti capelli bianchi, le rughe nascondevano un volto una volta di bellezza divina. «Non ho mai mostrato il mio vero potere...» Sussurrò. I maghi aggrottarono la fronte. Avevano estratto le bacchette e lo scontro era imminente. «E nessuno aveva insultato così la nobile casata dei maghi inglesi... AVADA KEDAVRA!» urlò in preda ad un'improvvisa, deformante, ira. La sala fu riempita da più fasci verdi. e improvvisamente un fuoco intenso circondò il circolo di poltrone.
Dolohov era spaventato. Il mago bruno era morto a terra, e tutti gli altri maghi lottavano contro delle sfere verdi. Era una forma diversa della maledizione, controllata e contrastata da maghi incredibilmente potenti. Druella mormorava parole incomprensibili, e i maghi che semplicemente tendevano la bacchetta avanti, rispondevano con una voce se possibile ancora più silenziosa. Ci fu un'esplosione e il mago biondo cadde a terra, sconfitto dalla sfera verde. Pochi istanti dopo però Druella si ritrovò a terra. «Come avete OSATO!» urlavano i maghi della setta, ancora intenti a combattere contro le loro palle personali, che restavano minacciose sospese a mezz'aria anche senza il controllo della vecchia. «E' viva, presto andiamocene!» urlava nel delirio Rodolphus. Non se ne erano accorti, ma Druella nella sua straordinaria potenza li aveva disillusi, e c'era un varco nel fuoco. Un mago della setta però si parò davanti a loro rivelando i contorni delle loro figure, intente a trascinare fuori la vecchia. «Siete miei..» cominciò a dire. Poteva anche aver contrastato la maledizione, ma Dolohov urlò «Expulso!» e il mago fu scaraventato tra le fiamme. Erano ormai vicini alla porta, quando ormai tutti i maghi avevano sconfitto le sfere di Dreulla. Rodolphus tentò di schiantarne alcuni ma alla fine, in un attimo, furono fuori, oltre la sfinge. Con un pop, si smaterializzarono.


Dolohov e Rodolphus apparvero dal nulla, dinanzi alla casa della donna che tenevano in braccio.
Dolohov si fermò a realizzare ciò che era successo. La vecchia aveva usato una maledizione devastante, poi li aveva disillusi, appena prima di cedere per la stanchezza... e poi il deliro.
«Come ne siamo usciti?» chiese con voce soffocata al compagno.
«Siamo usciti dal fuoco dopo averne schiantato qualcuno..» rispose con voce affannata Rodolphus.
Gli alberi secchi parevano provocare il rumore delle foglie, anche se ne erano privi, e la luna era uno spicchio luminoso nel cielo circondata dalle stelle. Si notava una piccola sfumatura rossa nel cielo.
La porta della casa si aprì con violenza, e ne uscirono Rabastan e Selwin di corsa.
«Dolohov! Rodlophus! Che è successo?» urlavano.
Senza tempo di rispondere, Rodolphus e Dolohov, caddero, svenuti, accanto alla vecchia.


«Avada Kedavra!» c’era un macello immenso tra i corridoi, le aule, e l’immenso salone di ingresso. La sua maledizione era stata evitata ancora una volta dall’uomo con cui combatteva.«Remus!» una donna corse verso di loro. Vari schiantesimi volarono vicino i volti dei due avversari. «Dora stanne fuori! E’ una cosa tra me.. Intercipio! E questo verme mangia morte!» urlò l’uomo. La maledizione di Remus Lupin volò verso il mangiamorte e lo colpì al ginocchio. «Nipotuccia! Finalmente ti trovo!Crucio!». Bellatrix Lestrange aveva appena salito le scale che dal salone d’ingresso portavano al corridoio, leggermente sopra il piano terra; dove non solo Dolohov, Lupin e Tonks, ma anche altre indistinte figure combattevano. Un raggio luminoso volò verso Dora, che lo scansò e rispose. Dolohov si era rialzato e combatteva, ma l’uomo chiamato Remus stava avendo la meglio. Con uno scoppio fu sbalzato all’indietro e la lancia di un’armatura gli si conficcò nel fianco. «Waddiwasi!» urlò estraendola e puntando la bacchetta verso l’uomo che lo stava umiliando. Quella non fece neanche pochi centimetri che il mannaro gliel’aveva fatta esplodere sullo stesso ginocchio colpito poco prima. L’uomo stremato si rialzò e toccò il resto dell’armatura con la bacchetta che diveniva incandescente proprio mentre uno squarcio si apriva sul petto del mago. Remus di avvicinò. «Dolohov, Forse vincerete la guerra, ma il duello è mio.» il fiatone gli affannava la voce. Il mago, al muro scagliò l’armatura incandescente sull’uomo che aveva appena parlato, ma il manufatto dei goblin sparì in un sibilo. «Defodio!» urlò disperato Dolohov, staccandosi dal muro. Remus sgranò gli occhi spaventato dalla velocità dell’incantesimo. Lo evitò, ma una figura dietro lui ricevette l’esplosione al suo posto. Remus lanciò un altro incanto, che sollevò Antonin Dolohov da terra e lo scagliò al muro, dove prima c’era l’armatura. «Dora! Impedimenta!» Remus si distrasse, per aiutare la donna che amava. La strega che si accaniva sulla moglie fu scaraventata all’indietro. Dolohov si era rialzato, aveva schiantato qualche stupido studentello che pensava di poter quaclosa su di lui. Era umiliato e non lo sopportava. Fece un movimento di frusta. Rapido, veloce. Remus Lupin alzò la bacchetta ma questa ricevette la maledizione in pieno, si spezzò e il suo proprietario cadde a terra, immobile. «Remus!» urlò Tonks. «Farai la sua stessa fine.» disse imponente Dolohov e si accinse a muovere il braccio. «NO!» Remus aveva preso la bacchetta della moglie e urlò «Caedo!» mentre il braccio del Mangiamorte si alzava. Dolohov sentì il braccio della bacchetta infrangersi, rotto. Si accasciò esausto. «Remus, stai bene?» sentì sussurrare la moglie del mannaro. «Non ti preoccupare, Lestrange?» disse l’altro con smorfie di dolore. «Pietrificata, ma non so quanto durerà. Andiamo via ti prego!» La donna aiutò il marito ad alzarsi e si allontanarono dalla visuale di Dolohov. Dopo qualche minuto il mangia morte si alzò, e si accorse che il corridoio era stranamente vuoto, a parte lui e una figura pietrificata poco distante. Sulle scale dietro di lei c’era un cadavere, ed un altro giaceva tra i due Mangiamorte. Dolohov si curò il braccio e mormorò: «Finite Incantatem» e la donna si scongelò. Quella si rialzò «Cerchiamoli.». Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…» e si mossero. QUESTO E' STATO MESSO PRECEDENTEMENTE NEL FILONE, MA LO RIPESCO PER METTERCI IL SEGUITO.. -

Bellatrix correva dinanzi a lui e sentivano nel fracasso della battaglia i passi di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, per le scale. Dolohov era esausto. Sbucarono in un corridoio, dove le indistinte figure dei due coniugi correvano disperate. Bellatrix sembrava in preda al delirio, correva senza stancarsi, pur di avere Tonks. Ad un tratto i due che erano inseguiti si fermarono. Bellatrix si fermò e così fece Dolohov. «Hanno due bacchette» sentenziò la donna accanto a Dolohov
«Che ne sai?» chiese lui.
«Il mannaro ne avrà recuperata una per terra, non si fermerebbero a combattere sennò.»
Il ragionamento filava. I boati della battaglia si sentivano fin lì, all'ultimo piano.
«Avada Kedavra» silenziosa e omicida, Bellatrix lanciò la maledizione.
Il duello era iniziato. Senza curarsi di Tonks e Bella, Remus e Dolohov continuarono il loro scontro.
«Expulso!» urlò Dolohov, e il mannaro contorse il braccio per respingere l'incanto. Lupin lanciò uno schiantesimo,e poi un'altro.
Duellavano come schermidori, avanti e indietro, ad un tratto i flussi di luce che si scontravano a metà fra i due, esplosero in un turbine di luce bianca.
Senza chiedersi cosa fosse successo, Dolohov tentò di maledire Lupin, che si buttò sulla destra, si rialzò e lo maledì.
Dolohov sentì la carne lacerarsi sulla coscia destra, ma senza perdere tempo, con un veloce gesto, fece saltare la spalle di Lupin.
Gli schizzi di sangue colorarono l'oscuro corridoio. Remus Lupin giaceva a terrà, forse morto. Zoppicando Dolohov si avvicinò. Il mannaro aveva la maglietta lacerata, e gettava sangue dalla spalla, letteralmente distrutta.
«Crucio!» la voce di Bellatrix rimbombò nel corridoio, stranemente silenzioso. Tonks fu gettata con un urlo accanto al marito.
«Remus» sussurrò lei.
«Dora.. mi dispiace.. per Teddy..» rispose con filo di voce lui.
«Gne, gne, GNE!» urlò Bellatrix. «Chi se ne frega di tutte queste smancerie. Dolohov finiamoli.»
Un ultimo ti amo uscì dalla bocca dei due coniugi, stremati a terra.

Dolohov si destò, spaventato da un luminoso raggio verde nei suoi sogni.



Dolohov scese, per niente riposato. Entrò nel salotto, con una sola finestra aperta, che mostrava una giornata nuvolosa. Sulle poltrone a cerchio prendevano un the la vecchia e altre due persone sconosciute.
«Druella!» quasi gridò Dolohov. «Come stai? Sei stata incredibile ier..» Ma la vecchia lo interruppe.
«Sto bene, e per quanto inetti vedo che ne siamo usciti salvi, vi devo ringraziare. Rodolphus?» chiese, alzandosi. I due sconosciuti la seguirono con lo sguardo mentre si avvicinava a Dolohov.
«Eccomi» disse una voce scura, dalla porta. Era apparso Rodolphus, anche lui sceso dalla sua camera.
«Chi sono questi ospiti?» chiese sospettoso. I due si avvicinarono.
Uno era di altezza normale, spalle un po' larghe, ben piazzato, con capelli e occhi scuri. «Gary Savage» si presentò.
L'altro era alto, biondo, spalle larghe, e a Dolohov sembrava molto simile a lui. «Robert Donovan». Si strinsero tutti la mano. Avevano la presa salda. Lo incuriosivano.
«Hanno notizie sul libro.» disse la vecchia.
Dolohov e Rodolphus si sedettero, tranquilli ma incredibilmente avidi di notizie.
«Che ci sapete dire?» chiese Lestrange.
«Il libro ci appartiene, la famiglia di Savage è stata una delle più potenti d'europa, e a suo tempo la famiglia presiedeva a capo della setta.. » rispose il biondo.
«Ma voi chi siete?» chiese sospettoso Dolohov.
«Io vengo dalla Francia, Donovan ha vissuto in Germania, ma non mi ha mai detto niente di più...» rispose l'altro.
«Oh allora non ci siamo spiegati, Vogliamo sapere tutto di voi!» si alterò quasi Dolohov. Il gelo entrò nella stanza.
«Sciocco» si intromise la vecchia. «Credi che gli avrei permesso di entrare in casa mia se non mi fidassi?»
Dolohov e Rodolphus rimasero interdetti. «Dove sono gli altri?» chiesero.
«Ad Azkaban.» rispose fredda.
«Cosa? Sono stati catturati? Come, Quand..» iniziarono terribilmente angosciati.
«Idioti, sono andati a liberare quei deficienti dei vostri compari. Muovetevi non voglio correre rischi, dobbiamo assolutamente reclutare gente. Savage e Donovan verranno con voi.»


Ultima modifica di george il Ven Gen 22 2010, 14:13 - modificato 11 volte.
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cric18

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 19:41

bravo george
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remus.




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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 19:50

Be george la tua storia sta prendendo forma, ma è sempre più lunga! Più lunga = più difficile da inserire!!! Very Happy
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george

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 19:52

Quando scese di sotto, vide Selwin accingersi ad ingurgitare una pozione che la vecchia strega gli offriva.«E così il verme è al SanMungo..» disse Selwin. «Che c’hai Dolohov! Forse.. hai fatto un incubo?» rise ancora. Dolohov biascicò qualcosa e Tiger gli si avvicinò. «Hai sognato la notte di Hogwarts vero? Anche a me succede.. l’ultima volta che ho visto mio figlio è stato mentre bruciava, arso vivo dal suo stesso incantesimo.. Io.. non posso sopportarlo..» mormorò Tiger, senza guardarlo e fissando il pavimento. Dolohov sbattè le palpebre: non era frequente che un mangia morte esprimesse le proprie debolezze. «Vorrei tanto aver ucciso più gente.. vedere le facce terrorizzate appagava qualcosa che avevo dentro..» continuò, ma fu interrotto da una voce. «Lo so Tiger, è per questo che uccidiamo.»Dolohov riconobbe Rodolphus. Ma non capivano. Lui e Bellatrix avevano ucciso due.. genitori. Qualcosa in Antonin Dolohov cambiava. «Dai andiamo, il San Mungo aspetta!» disse alzando la voce Rodolphus Lestrange.
Walden e Rookwood si materializzarono davanti a lui, ed imitandolo, si affrettarono a raggiungere i Lestrange che stavano dando istruzioni dietro un cassonetto. La notte a Londra era fredda, le stelle erano celato dietro un manto di nuvole. L’aria fresca e un po’ puzzolente entrò nei polmoni dei Mangiamorte. Dolohov li guardò tutti, lì in circolo, meditando di uccidere qualcuno. Selwin, Rodolphus, Rabastan, Rookwood, MacNair, Tiger e Yaxley. Le parole di Rabastan gli giungevano lontane. «Prima entrerà Yaxley, imporrà il Divieto Materializzante e poi entreremo noi, semplice. Uccidiamone il più possibile. Tu» indidcò Selwin, «tu cercherai il verme che ti ha colpito. Adesso sono le 10 e 30 della sera. C’è Inghilterra-Assia, il quidditch dovrebbe tenere un po’ di nasi attaccati alle sfere. Andiamo.» Yaxley si mosse, e gli altri non lo seguirono.

La strada era lì, accanto a loro, posti sopra un marciapiede mezzo lurido. Era semplice, dritta, e alcune strada lungo la sua lunghezza la incrociavano, il che rendeva necessari dei semafori. In una di queste traverse, c’era il magazzino Purge & Dowse Ltd, in mattoni rossi. Dolohov fece qualche passo e girò l’angolo, staccandosi dal gruppo. Nell’oscurità e alla luce di un lampione vide Yaxley sparire nella vetrina dei manichini. «Ehi Lestrange, Yaxley è appen..» Dolohov si fermò. Perché qualcosa in lui stava cambiando? Cos’era che lo rendeva così diverso da.. se stesso? Dolohov inspirò profondamente, conscio del fatto che l’aria non entrava nei polmoni del Mangiamorte, ma di una persona che stava cambiando la propria indole. «Dolohov» disse una voce alle sue spalle. «Entriamo» continuò. Rodolphus Lestrange lo superò, con passo svelto. Dolohov mosse i primi passi da persona.. quasi nuova.

«DOV’E’?» l’urlo di Selwin riempì il reparto. Per arrivare al quarto piano del San Mungo avevano dovuto abbattere e cruciare almeno 10 persone per piano, tra Guaritori e membri della Squadra Controllo Aree Babbane e Magiche. Il guaritore si contorceva a terra sotto al maledizione di Selwin. CI fu un momento di tregua, durante il quale il guaritore ribadì la sua decisione: non avrebbe detto dove si trovava il paziente desiderato dai Mangiamorte. Dolohov era appoggiato alla parete del corridoio. Tutte le porte dei reparti erano spalancate e i guaritori che avevano tentato di opporsi eran stesi a terra, chi morto, chi tramortito.
Il ritratto accanto a Dolohov mormorava qualcosa. «Appena arriva qualcuno, tutti i guritori e i pazienti che riusciamo a beccare moriranno, quindi vedi di non avvertire nessuno..» gli ricordò Dolohov. Perché quando era in azione non provava rimorso, ma appena tutto si placava, ricominciava una terribile battaglia interna? «Oh di questo passo arriva anche l’esercito Babbano a tentare di fermarci. Ci muoviamo?» disse Tiger. «Ma questo non ci dice dov’è il verme che mi ha attaccato!» urlò Selwin, sovrastando le grida del guaritore. «Oh senti- disse Rabastan, prendendo un gruzzolo di bacchette da terra, che avevano sequestrato a chiunque fosse capace di muoversi oltre a loro- Crucio!». Il guaritore urlò in modo disumano, e questo provocò una fitta dolorosa a Dolohov, ancora troppo eccitato, però, per badarci.
A quel punto, ciondolante, da una porta uscì uno strano individuo. «Chi sono queste persone? Desiderate degli autografi? Adesso metto anche i puntini sulle i!» disse questo, guardandosi intorno con aria stranita, sorpresa e allo stesso tempo ebete. «E questo chi diamine è?» chiese Dolohov. I mangia morte lo osservarono bene. «Non è tipo Allock?» azzardò Tiger. «Ma che ci importa.. Avada Ke..». Ma Dolohov interruppe Tiger: «Noo!» urlò. «Fermo! C-che senso avrebbe? Lascialo stare! È un malato di mente.. non può far del male.. » Tutti lo guardavano strano. «E poi è un personaggio relativamente famoso.. la sua morte ci farebbe troppa pubblicità» spiegò, cercando scuse. «Vabbè.. Io dico di separarci e cercarlo reparto per reparto..» suggerì Selwin. «Bene, chi era con me e quindi lo sa riconoscere, faccia coppia con chi non lo conosce..». Dolohov lo affiancò, e senza aspettare entrarono in una dei tanti reparti del quarto piano. Un cartello diceva: Anti-Maledizioni. Seguiti da Allock, senza motivo, i due giunsero in secondo corridoio con altre sei o sette porte, che davano sulle camere. «Ma che vuole?» chiese divertito Selwin. Dolohov diede una risata, e bloccò Selwin quando tentò di Schiantarlo. «Che ti importa, non può farci del male!». Nella prima porta i pazienti atterriti erano schiacciati sui letti e inveivano contro i due. Allock si era invece messo a distribuire fotografie autografate ai malati, che tentavano invano di convincerlo ad attaccare i due.
Nella seconda porta sembravano tutti svenuti o pietrificati. «No, non può essere, quello che cerchiamo si muoveva ancora quando è fuggito!» disse Selwin, e Dolohov fece un cenno di assenso. Stava risalendo il rimorso. La mancanza di azione e movimento non gli permetteva di distrarsi. Per fortuna era riuscito a non uccidere nessuno, solo a schiantare. «Chi è rimasto a controllare i guaritori catturati?» chiese. «Credo MacNair e Tiger..» rispose Selwin entrando nella seconda porta. «STUPEFICIUM!» appena entrati, un guaritore li attendeva. Selwin fu schiantato e quasi travolse Dolohov nella caduta. Il guaritore tentò ancora di muovere la bacchetta, mentre i pazienti gioivano nei letti. Dolohov con un leggerissimo movimento lo fece sbalzare a terra, e lo immobilizzò. Quello grugnì qualcosa, ma la mente di Dolohov lavorava in fretta. Se avesse svegliato Selwin, probabilmente avrebbe ucciso il guaritore, e non voleva permetterlo. «Reducto» disse Dolohov, mirando alla finestra esattamente di fronte a lui. In fondo alla stanza un rumore di vetri infranti fece sobbalzare tutti i pazienti nei letti, incapaci di alzarsi o muoversi. «Ora te ne stai zitto sotto al letto, sennò quello t’ammazza..» disse riferendosi al corpo immobilizzato del guaritore. «Chi vuole degli autografi?» Allock era riapparso sulla soglia, e aveva incominciato a distribuire fotografie posandole sui comodini di legno di ogni paziente. «Mmm» mugugnò Selwin.
Con un incantesimo Selwin fu rinvigorito da Dolohov. «Che fine ha fatto? Chi mi ha schiantato? Chi è stato?» chiese quasi urlando Selwin, appena in piedi. «Chiunque fosse, adesso è spiaccicato per terra. È volato fuori dalla finestra..» mentì Dolohov. «Dai controlla se ci sta..» Purtroppo non poteva evitarlo. Almeno un morto quella sera sarebbe passato sotto i suoi occhi, e lo avrebbe dovuto permettere. «Eccolo!» ululò Selwin mentre ispezionava letto per letto tutti i pazienti. «Crucio!» Il poveretto si contorse appena nel letto, incapace com’era di muoversi, ma le urla rappresentavano più che bene tutto il doloro che stava provando. «Perché urla? Ditegli che avrà la foto quando sarà il suo turno!» disse Allock, indignato per l’egoismo dell’uomo urlante, che voleva avere le foto per primo. Dolohov non poté trattenere un sorriso. Un’esplosione riportò Dolohov alla realtà. Addirittura intravide attraverso la porta dei detriti volare per il corridoio del reparto. «Selwin corri!» urlò Dolohov, affacciandosi. Degli uomini lottavano contro Macnair e Rodolphus, mentre Rabastan corse verso Dolohov e Selwin. «Sono Auror! Presto andiamocene, l’avete trovato?» urlò nella loro direzione, scagliando incantesimi nell’altra. «Vado a uccider…» urlò di risposta Selwin, ma un secondo schiantesimo nel giro di pochi minuti lo atterrò. Dolohov si riattivò, intento com’era ad osservare la scena: Rabastan aveva preso a duellare con l’auror che aveva schiantato Selwin. Nel frattempo erano sopraggiunti Tiger, Yaxley e Rookwood che avevano affiancato gli altri a duellare. Vari incanti volarono verso Dolohov, che ne evitò alcuni e ne deviò altri.
Cominciò quindi a duellare con un auror, che non faceva altro che borbottare. «Ma che diavolo.. io me ne sarei dovuto rimanere a hosguors.. o come diavolo si diche!» diceva tra uno schiantesimo e l’altro. Dolohov tentò prima di atterrarlo, poi di ostacolarlo e infine di cruciarlo, senza successo. Era bravo quasi quanto Remus Lupin, e forse di più. Non poté non ammettere che quello col mannaro era stato senz’altro il duello più impegnativo di tutta la sua vita. Finalmente con un «Expulso!» riuscì ad atterrarlo, ma non riuscì neanche a giore, che a sua volta finì disteso tre metri più indietro. Dolorante si rialzò e provò il classico movimento di frusta, che riuscì a penetrare le fortissime difese dell’auror, facendolo sobbalzare e urlare dal doloro lancinante.
L’auror inveì contro di lui e urlà varie maledizioni. Una maledizione Respingente colpì Dolohov al fianco, provacandogli un gran livido nero. Proprio mentre l’auror riusciva ad avere la meglio, Yaxley sostituì Dolohov nel duello. I mangia morte stavano vincendo, e avevano tramortito molti degli auror che si erano presentati. «Dai andiamo!» urlò Rodolphus, dopo aver maledetto il suo avversario. «Stupeficium!» urlò Dolohov, schiantando l’auror con cui duellava prima, riuscendo ad evitare che Yaxley lo kevadrizzasse. Rabastan prese Selwin sulle spalle, Tiger prese Rookwood, e di corsa, inseguiti da qualche incantesimo, i mangia morte uscirono dal San Mungo, lasciandosi dietro una missione fallita, otto morti, tanti feriti e uno strano uomo che andava in giro tra i detriti del quarto piano, gettando fotografie alle persone doloranti per terra.


Ultima modifica di george il Lun Nov 09 2009, 17:48 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 20:34

Beh George, confermo quanto detto ormai non so quante volte: scrivi davvero molto bene!!!
Attenzione però, perchè continuando così rischi di fare una storia tutta tua, che non c'entra nulla col libro, il mio comunque non è affatto un consiglio per farti smettere di scrivere, tutt'altro: continua a scrivere, ma attenzione a non distaccarti troppo dal resto del libro, altrimenti rischi che il tuo lavoro sarà vano. Ancora complimenti e... aspettiamo il seguito Wink
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 20:49

Io... Sad ... io... Sad ... non so che dire... insomma... Crying or Very sad !!!
George sei stato tanto bravo che mi sono commossa! Questa è una Signora continuazine! bellissima! Storia perfetta! Io... wow! Non so veramente come farti capire quanto mi piaccio i tuoii testi mangiamorteschi! Very Happy
Bravissimoooooooooo!!!
lol!


Citazione :
«So che per voi è un umiliazione più dolorosa che per me. Ma Bella per me era tutto.»
Anche per me George... anche per me... Crying or Very sad

Citazione :
Dolohov sentì le labbra della donna sulle sue, e rispose con vigore. «Rodolphus.. non lo saprà… ora troviamoli…»
Shocked Shock! Cosaaaa???!!! Ecco, questa è una delle poche cose che non mi quadra e visto che si parla di me devo intervenire, allora: Rodolpuhs, Dolohov e Voldemort? Tutti e tre? Questo mi suona un po' strano: Bellatrix I love you aveva occhi solo per il suo Signore secondo me! Suspect

Citazione :
Lui e Bellatrix avevano ucciso due.. genitori
Lo sapevo, lo sapevo che erano stati loro! Very Happy Bravo tu a metterlo su carta! Wink
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george

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 21:04

haha bella io voglio far vedere il lato umano di Dolohov e la perversione... tua! cioè nel senso che la morte, l'uccidere la eccita, ed eccitava Dolohov..ma lui sta cambiando.. mi immagino un duello finale Rodolphus.Antonin in cui tutta la storia, tutto il mondo di dolohov viene fuori. sarà una cosa epica, una caratterizzazione bellissima di dolohov.. SadSmile
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMar Nov 03 2009, 21:27

Wink bel lavoro George

è quoto quello che ha detto Mik!!!! Very Happy aspettiamo un tuo intervento per HP8!
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMer Nov 04 2009, 09:24

beh che dire george, sei migliorato, scusa se te lo ripeto, ma devo dire che sei diventato uno scrittore straordinario, non c'è ce dire, quindi, l'unica cosa che ti posso dire è:



COMPLIMENTONI!!!!!!!!!!!!!!!
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Potterhiders

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyMer Nov 04 2009, 15:02

George, ma sei tu george?? No apparte gli scherzi, mi piace molto il tuo modo di scrivere, inoltre sei pieno di idee! Very Happy Bravo, continua cosi..Wink
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyGio Nov 05 2009, 21:01

Citazione :
haha bella io voglio far vedere il lato umano di Dolohov e la perversione... tua! cioè nel senso che la morte, l'uccidere la eccita, ed eccitava Dolohov..
Ah ok! Very Happy Così ci può stare! Era il "Rodolphus non lo saprà" che mi confondeva e mi ricordava molto una soap opera a mo' di Beautiful! Razz
Per il continuo... silent ... non dire nienteee!!! Voglio la sorpresa e me la voglio godere proprio tutta! Very Happy Ancora: grande George!
lol!
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 14:14

super george
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 15:03

modificato.. l'ho messo tutto di sopra!


Ultima modifica di george il Lun Nov 09 2009, 17:48 - modificato 2 volte.
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remus.




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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 15:29

In effetti è un po' caotica... Albus ci ha footo conoscere il PEV (punto e virgola) io vorrei presentarti (a te e agli altri) il PAC (punto a capo). Avere degli spazi anche visivi (cioè andare a capo) aiuta la lettura dando delle pause e cadenzando il ritmo.

Inoltre, in questo tipo di testi manca l'interiorità (il pensiero tanto per capirci) che aiuta il lettore a fare il punto della situazione e a capire meglio il contesto, nonchè a rallentare la succesione dei fatti!

Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 15:30

giusto rem ora già lo modifico un po', però in alto, dove sono tutti di seguito, qui lascio questa versione!
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 18:39

Quoto Rem ma voglio aggiungere che la trovo un ottima continuazione, anche se ancora da modificare! Wink Certo, un po' inverosimile: un Dolhov che si occupa di Teddy è quantomeno assurdo! Shocked Va bene il cambiamento, ma non così radicale! Razz E, con mio enorme dispiacere, è sempre più lunga e si allunga sempre di più. Non fraintedermi: non mi dispiace affatto che sia lunga, anzi leggerla mi diverte un mondo ma come ha già detto Remus in precedenza...
Citazione :
Più lunga = più difficile da inserire!!!
... e non inserirla sarebbe veramente un peccato! Very Happy
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george

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 18:46

forse prima di questa parte ce ne dovrei mettere un'altra.... si credo che ne inserirò un'altra! vabbè io intanto scrivo poi quello che ne viene fuori si vede..

per inserirla io avevo pensat a qualcosa in cui centra Dean Thomas.. poi in chat vi spiego
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 18:50

Parli di quel famoso pezzo Dean vs Americano? Uno dei primi che hai scritto? E come acciderba lo collegheresti a questo? Shocked ... bha... chi vivrà vedrà! Wink
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 18:56

o no è una cosa molto più sottile... centra un'avada kedavra e forse anche colin canon
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 19:16

Io anche quoto Rem, è un tantino caotica questo pezzo, ma come al solito scrivi bene, quindi con qualche modifica può venir fuori qualcosa di interessante.
Bravo! Wink
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 19:23

Una cosa, ma voia vete letto l'ultimo pezzo della colonna in alto in blu scuro o queesto che postato pochi messaggi prima?
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 19:24

Quello in blu Wink
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george

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptySab Nov 07 2009, 19:25

harry-mik94 ha scritto:
Quello in blu Wink

ok Wink
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Sirius Mic

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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyDom Nov 08 2009, 14:23

bravo george, mi è piaciuto, ma è da modificare, quoto tutti gli altri nel dire che è stato caotico...
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MessaggioTitolo: Re: Filone mangiamortesco   Filone mangiamortesco EmptyDom Nov 08 2009, 23:23

Ho ritrovato in sto pezzo un tantino di vecchio George, intendo quel George che non mi piaceva, il testo e un po povero rispetto a i tuoi ultimi scritti e se devo essere del tutto sincero anche dispersivo io sinceramente lo rivedrei tutto, da retta al buon vecchio Rem, dimenticao ma l'umrismo di qui tanto ti vanti confused , non l'avrai lasciato a uno dei tuoi alter ego Suspect ... Razz Razz Razz
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