con il permesso di Lily Luna (già accordato
) e Giovanni Potter ripropongo il mio testo un po' modificato e con qualche aggiunta, dimenticato per un po' nella lista di testi Google Docs
Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato una mano a completare il testo, particolarmente i già sporacitati Giò (e non Giova
) e Lily
LA VERITA' DI HYDE, PARTE PRIMA
«Il professor Uglick mi ha proprio stufato! Non...».
«Hyde! Uglick è certamente una persona misteriosa... Ma bisogna ricordarsi che lui e la sorella ci hanno aiutato molto » ringhiò Harry soffocando le parole dell’americano.
Il proclama ed il libro “I Segreti dell’Arte più Oscura” avevano portato ad Uglick, Azucena e Cinereus o meglio, Belisarius.
Quell’uomo era stato rapito, come Ron, dagli stessi maghi che avevano attaccato Hogwarts e come Uglick aveva detto loro più volte, non sapeva il perchè.
Appena si materializzarono di fronte alla porta dell’appartamento prestatogli da George, Harry e Hyde cominciarono a litigare perché l’americano era convinto che Uglick stesse nascondendo loro qualcosa.
«No. Ci avrebbe comunicato ogni minimo particolare se avesse saputo qualcosa su Belisarius!».
«Ti sbagli! Perché allora è fuggito da scuola? Perché in tutti questi giorni non è mai venuto da noi... da te, se sapeva un sacco di cose su quella Setta di maledetti? Anche Lui faceva parte di quella combriccola e... ».
Hyde urlava fiumi di parole e faceva discorsi di cui Harry riusciva a stento a seguire la logica.
In fin dei conti aveva ragione: anche se era fuggito da Hogwarts perché aveva sentito il nome del cognato nella testa di Ginny, per quale motivo non non gli aveva mai parlato della Setta del Sacro Fuoco?
Quel nome gli ricordava qualcosa, ma... cosa?
Aprì la porta e si diresse di filato in camera: doveva comunicare ad Hermione le novità.
Prese il canguro che si trovava accanto al baule e sentì la porta d’ingresso sbattere forte.
Rise.
Hyde era davvero permaloso, la voleva sempre vinta, come un bambino.
Scrisse un breve messaggio su una pergamena che si trovava nei jeans e lo lesse una volta.
Ho delle buone notizie da darti...Lo piegò e lo introdusse dentro il canguro che posò sul suo comodino, accanto ad alcune pergamene: quella scritta in francese, il Proclama e la filastrocca del Cilindro Canterino .
Da quando Aberforth ci aveva ripensato e aveva portato la bacchetta nel negozio di George, lei era rimasta sotto il cuscino.
La guardò attentamente, avvicinandola agli occhi: non voleva portarla con sé; non voleva mettere in pericolo nessuno.
Non sapeva se utilizzarla o semplicemente lasciarla lì a marcire; Hyde sapeva che era al sicuro, chissà come l’avrebbe presa se gli avesse detto dove si trovava veramente.
Mise la bacchetta accanto a quella di Agrifoglio, si alzò, percorse il corridoio che portava nel salone e si sdraiò sul divano.
Era stanco di fare ricerche, di litigare con Hyde; voleva solo ritrovare Ron al più presto.
Gli mancavano tutti: Ginny, Hermione, Neville, Luna…Hogwarts!
Desiderava solo riabbracciare il suo migliore amico, e dirgli che, durante la sua assenza, i Cannoni di Chudley erano arrivati primi in classifica .
«La nostra discussione non è ancora finita!» esclamò l’americano entrando nel salotto dalla porta del bagno.
Harry sbuffò; le poche volte che avevano litigato, Hyde finiva sempre per svegliare mezza Diagon Alley e George ne pagava le conseguenze.
«Che cosa vuoi? Mi hai convinto. Uglick ci sta nascondendo qualcosa».
Si mise seduto e l’americano prese posto accanto a lui.
«Non si tratta solo di quello! Tu non capisci un tubo, Potter! Quando era il nostro professore era diverso. Adesso non mi fido tanto di lui»
«Io invece sì. Sono abituato a farlo, no? Anche se non dovrei» disse Harry sarcastico.
«Che cosa dici? Tu devi fidarti di me».
«Fidarmi di te? Nemmeno ti conosco...anzi! Tu non ti fai conoscere, io non so nulla di te » rispose Harry, tirando fuori tutta la rabbia repressa da tempo: vivere insieme a Bryan Hyde era davvero frustrante.
«Tu non puoi capire».
«Aiutami a farlo» lo implorò Harry.
«Mi hai chiesto più volte perché ho voluto aiutarti. Ci ho pensato molto, Harry, e ritengo giusto che tu lo sappia » .
«E ora cosa c’entra? Non mi devi nessuna spiegazione. Se sei qui per pietà, non mi interessa. E neppure se volevi solo andartene da Hogwarts. In fondo a voi americani non sono mai piaciuti i nostri metodi d’insegnamento» .
«No, Potter! In realtà...senti...» si soffermò Hyde titubante, lo sguardo perso nel vuoto: evidentemente pensava alle parole giuste da dire.
Abbassò le palpebre per qualche secondo e poi le riaprì. I suoi occhi erano di una tonalità marrone che ad Harry sembrava familiare; ma era sempre troppo indaffarato a litigare con lui per aver notato quel particolare.
«...Cercherò di dirti tutto!» esclamò all’improvviso l’americano, distogliendo Harry dai suoi pensieri.
«Prima che nascessi, venne in America un uomo inglese che lavorava per un’organizzazione che cercava di combattere contro Voldemort . Ebbene, quest’uomo si innamorò di mia madre. Lei era una donna molto bella, dai capelli biondi e gli occhi azzurri; ed il suo fascino era stato notato dall’inglese.
In poco tempo si innamorarono e dal loro amore nacqui io».
Harry era sconvolto dalla naturalezza con cui Hyde raccontava. Sembrava che avesse narrato quella storia chissà quante volte, ma era certo che quella fosse la prima.
«Quando l’uomo scoprì che mia madre era incinta, scappò e, dicendo che l’organizzazione aveva bisogno di lui, tornò nel suo paese. Mia madre si disperò a lungo perché aveva capito che se l’avesse amata davvero sarebbe rimasto, per lei e per loro figlio. I miei nonni, allora, la fecero sposare con un uomo che lei non amava, unicamente per darmi un padre che, secondo loro, fosse più dignitoso e rispettabile. Quando nacqui, mia madre voleva darmi il nome dell’ inglese, ma i miei nonni si opposero... Penso che non avessero mai visto di buon occhio quell’uomo.» disse Hyde sottovoce, quasi parlasse tra sé e sé.
L’americano prese un profondo respiro e ansimò lentamente: forse si preparava a dire qualcosa di più doloroso.
« Poi, quando avevo solo due anni, mia madre andò con un gruppo di maghi del MBI nell’isola Drear, per proteggere alcuni ricercatori che erano lì in missione per fare accertamenti su alcune creature rare.
Ma ci fu un incidente, una Chimera si è avventata contro e...immagino tu abbia capito» disse finalmente Hyde con la voce rotta.
Tirò sul con il naso e asciugò gli occhi prima che facessero cadere una lacrima.
Harry era sconvolto, aveva perso la madre in così poco tempo, com’era accaduto a lui, ma, sicuramente, la storia non era ancora finita.
«Sono rimasto per quindici anni con la persona che pensavo fosse mio padre, ma poi un giorno ho trovato una lettera sotto al mio armadio. E da lì ho scoperto tutto. Ho scoperto che Robert non era il mio vero padre».
«Hyde...Ehm... Mi dispiace tanto... » balbettò Harry imbarazzato.
Insomma, cos’altro avrebbe potuto dire in una situazione del genere?
«Perché non mi hai detto tutto prima? Certe liti le avremmo evitate».
«Perché la seconda parte di questa storia è ancora più difficile da capire. Ci sei anche tu...» rispose l’americano con gli occhi lucidi.
Non poteva trattenere le lacrime ancora per molto e infatti, un secondo dopo, scesero lungo il suo viso e velocemente le levò con la manica della felpa: era troppo orgoglioso per mostrare le sue debolezze.
«Non preoccuparti, non...non mi arrabbierò » lo rassicurò Harry, un po’ imbarazzato.
«L’anno scorso, nella mia scuola, era possibile fare dei corsi di orientamento lavorativo: avevo la possibilità di assistere ad alcune attività del Mondo Magico. Ho chiesto di frequentare il Corso Auror: avrei potuto sapere di più sulla mia famiglia. E così fu. Mi portarono all’AGA, Archivio Generale Auror, dove ho trovato il curriculum di mia madre. Ricordo ancora le esatte parole: Stacy Lucy Jackson, nata il 24 agosto 1951, moglie di Robert Hyde, madre di Bryan Hyde, figlio di... Sirius Black».
A Harry si gelò il sangue. Hyde figlio di Sirius? Il suo padrino? Migrato in America per una spedizione, magari per l’Ordine della Fenice? Non era possibile, non gli sembrava vero.
Sirius, il suo terzo genitore, l’unico uomo al mondo che lo capiva fino in fondo, il migliore amico di suo padre, quel cane affettuoso che ogni tanto gli regalava qualche latrato nei suoi pensieri…
«Lo so che può essere spaventoso, ti capisco...» sussurrò Hyde con calma.
«No, tu non puoi capire. Non puoi capire! ».
Harry urlava, gli sembrava una cosa impossibile, inaccettabile.
Ecco cosa gli ricordavano gli occhi di Hyde: quelli dolci color nocciola di Felpato...
Harry si alzò e cominciò a girare per tutto il salotto, mordendosi il labbro inferiore; poi si fermò e portò le mani ai capelli.
Hyde lo imitò e si avvicinò a lui con piccoli passi, gli mise una mano nella spalla e disse: «Suppongo che non lo sapessi. Vedi, quando l’anno corso Voldemort è stato sconfitto, io sono venuto qui, in Inghilterra, per cercare qualche traccia di mio padre. Seppi che per un certo periodo fu perseguitato a causa dell’ omicidio di un uomo, Peter Minus e che in seguito fu ucciso da sua cugina Bellatrix Black. Dopo la sua morte è stato dichiarato innocente e di seguito mi fu riferito che era il tuo padrino. La cosa mi stupì: la tua fama era arrivata anche in America ed io avevo sempre pensato che tu fossi un ragazzo avido di gloria e di benedizioni. Le mie prospettive, invece, sono cambiate, una volta giunto qui. Dopotutto hai sempre agito per il bene e non t’interessava di infrangere la legge per fare ciò che per te era giusto».
Harry rimase in silenzio, ad ascoltare e riflettere sulle sue parole. Si sentiva un estraneo; la sua vita si era completamente ribaltata nel giro di pochi minuti.
«Quando ho saputo degli attacchi alla scuola, mi sono preoccupato per te. Ti avevo visto più volte nascondere la famosa Bacchetta di Sambuco sotto al materasso del tuo letto, così ho subito capito la causa delle aggressioni.
Da quel momento ti ho sempre seguito... mi sentivo come se fossi un tuo parente, magari un cugino, un cugino fifone che aveva paura di rivelare la sua vera identità…» .
Hyde sorrise e Harry stranamente fece lo stesso.
In quel momento il suo cuore si sciolse: finalmente sapeva la verità sul suo nuovo amico. Non avrebbe mai immaginato una storia così complessa né così vicina al suo vissuto. Ora poteva affermare che qualcosa del suo padrino era rimasto: un figlio, la cui identità era sempre stata nascosta.
Harry strinse la mano di Hyde con decisione .
«Non so se questo voglia dire che mi fido di te, ma almeno adesso so perchè mi hai accompagnato. Ma mi togli una curiosità?» domandò Harry, colto da un pensiero improvviso.
«Puoi dirmi una buona volta che cosa ci facevi per il mio compleanno a Godric’s Hollow? ».
To Be Continued...