Ciao raga, vorrei sottoporvi quanto segue.
Ho sconvolto un pò le cose, e vorrei il vostro consiglio.
Ovvio che ci sia ancora molto da lavorarci.
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«Harry. HARRY. Svegliati! E' tardi!»
La voce di Ron s'insinuò nel cervello, mentre lentamente incominciava a mettere a fuoco l'ambiente circostante. Tastò ripetutamente il comodino, finchè non s'imbattè negli occhiali, e messe le gambe fuori dal letto, li inforcò.
Stiracchiandosi, si alzò dal letto, mentre l'amico finiva di infilarsi la maglia, pronto per scendere a fare colazione.
Si avvicinò alla sedia dov'erano ammucchiati i vestiti della sera precedente, e gli cadde l'occhio sull'elefante porta messaggi: c'era un foglietto.
Apertolo, lesse: «Raggiungici al Ministero. K.S.»
Che cosa poteva volere a quell'ora di mattina?
Comunque, non si poteva ignorare una richiesta del Ministro.
«Ron, aspetta.»
«Su, Harry. Arriveremo tardi e non ci sarà più niente di commestibile!»
«Ron, io non vengo. Devo andare da Kingsley al Ministero.»
«Adesso?»
«Già. Senti, avverti tu le ragazze. E, poi, quando torno, vi ragguaglierò circa il mio incontro con Fiorenzo di ieri sera.»
«Daccordo. Ciao Ah, scusa, un'ultima cosa: vedi di non farti sbacchettare!» e sghignazzando, s'incamminò verso la porta, perdendosi il gestaccio di Harry.
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Harry Stava aspettando nella sala d'allenamento auror, seduto scomodamente dietro una scrivania piena di buchi e scheggiata. Si guardò intorno: le pareti erano, come sempre, tappezzate da maghi oscuri che ghignavano dai loro poster/dal muro e di foto in cui si vedevano famigliole felici che lo salutavano allegramente. Di fronte a lui una piccola lavagna nera, ancora sporca dopo l'ultima volta in cui era stata usata. Le mura grigie riflettevano il suo umore.
Cominciò a lanciare occhiate alla lavagna.
NUMERO MEMBRI: PIU' DI UNO
PROVENIENZA: ?
LUOGO BASE: ?
SCOPO: BACCHETTA DI SAMBUCO (?)
La scrittura era molto frettolosa e per nulla curata, sicuramente era stato buttato giù solo per far notare la mancanza di informazioni a disposizione.
In quel momento entrò il Ministro.
«Ciao, Harry. Scusa per questa chiamata inaspettata. Ma le cose non stanno migliorando. Forse non lo sai, ma Dawlish, ieri sera, è stato aggredito.»
«Come sta?» chiese precipitosamente Harry, molto più che preoccupato.
«Male. Ora è al San Mungo, e non sanno se riusciranno a salvarlo. Però, prima diperdere i sensi, è riuscito a riferire che c'è più di un infiltrato ad Hogwarts.»
«Beh, avevamo intuito che ci potesse essere una spia a scuola. Ma più di una ...»
«Già. Ed io mi stavo chiedendo se non era il caso che, momentaneamente, tu lasciassi Hogwarts. Se ci sono degli infiltrati, sia tu che i tuoi amici sareste alquanto in pericolo.»
«Quindi, dovremmo andarcene?»
«Beh, direi che tu di sicuro, visto che soltanto tu conosci l'ubicazione della bacchetta. Per gli altri, sarebbe bene che se ne andassero. Se, poi, riusciste a stare tutti insieme in qualche luogo sicuro, sarebbe anche meglio. Giusto per non disperdere troppe forze in protezione.»
«Quindi, era per questo che mi hai convocato?»
«Si. E vorrei che tu ci pensassi seriamente. Daccordo?»
«Daccordo.»
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«Dobbiamo passare in Biblioteca a chiamare Hermione e Ginny che hanno approfittato per fare il tema che ci ha assegnato Lumacorno...speriamo che poi ci facciano copiare!» strizzò l'occhio a Harry ma girato l’angolo andarono quasi a sbattere su Neville.
«Ciao, Neville!» salutò Ron, acciuffandolo per la tunica.
«Ehi… proprio voi cercavo!» ansimò Neville riprendendo l’equilibrio.
«Che è successo?» chiese Harry allarmato, e la mano si mosse automaticamente verso la tasca.
«Nulla… cioè… probabilmente succederà… la Sprite dice che entro la fine della settimana…io sono quasi certo che manchino poche ore… credo!» il faccione paffuto era illuminato per l’eccitazione.
«Calma, Neville!» disse Ron «Prendi fiato e dicci con calma!»
«No… no…. non vi voglio rovinare la sorpresa… venite al tramonto dietro la serra cinque… ditelo anche a Ginny ed Hermione… ora vado ad avvisare Luna… al tramonto… serra cinque!» li oltrepassò in tutta fretta e sparì alla loro vista.
«Ma che gli ha preso?» sbottò Ron, fissando il punto dove poco prima Neville gesticolava esaltato.
«Non ne ho idea!» fece Harry stupito quanto l’amico dal comportamento insolito di Neville.
Si guardarono a lungo, poi si incamminarono verso la biblioteca per raggiungere le ragazze.
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Radunatisi nel salone di Grifondoro, Harry cominciò ad informarli circa la sera precedente, e di quanto gli era stato suggerito da Kingsley quella mattina.
«Maddai, Harry. Veramente Kingsley ti ha detto di lasciare la scuola? E dove saremmo più al sicuro. Al Ministero, per caso?» disse Ron, facendo seguire una faccia disgustata a quell'idea.
Harry quasi sorrise, visto che, all'incirca, era stato quello che aveva pensato lui non appena il ministro gli aveva sottoposto l'idea, se non fosse stato per la faccia di Ginny.
Era accigliata, come se un grosso peso la stesse soffocando.
Entrarono in sala Grande per la cena.
<<Dai Harry, ci parli ancora della visione?>> chiese Ron.
<<Ti ho già detto che non ricordo nulla. So solo che sentivo odore di aria salmastra e qui abbiamo solo un lago. Ci sono milioni di posti al mondo con il mare e ...»
«Un momento. Mare? A casa di Bill e Fleur c’è il mare» riflettè Ron.
«E tu dici di aver sentito una voce conosciuta. Harry... non credi che sia il caso di avvertirli?» chiese supplichevole Hermione.
«Non credo che a quest’ora di notte Bill e Fleur se ne vadano in giro per la spiaggia. Posso mandare un messaggio a Kingsley per dirgli di andare da loro, domani, con un paio di Auror».
«Domani potrebbe essere troppo tardi» urlò Ginny, alzandosi improvvisamente dalla panca; lo squadrava da capo a piedi, impaziente, e lui era talmente spiazzato da non sapere cosa dire. Decisamente la sua reazione gli sembrava esagerata.
«Ginny, ma insomma, come mai te la prendi così tanto? Sono sicuro che tuo fratello non c’entra niente».
«Tu sei sicuro, eh? Beh, fino ad ora la tua sicurezza non ci ha portati molto lontano, non è vero?»
Harry ebbe l’impressione che qualcosa di profondamente represso nell’animo della sua ragazza stesse venendo a galla senza preavviso, lasciandolo totalmente basito.
«Ti devo forse ricordare che sono corso da te appena ho visto che eri in pericolo?» chiese lui, risentito, alzandosi e fronteggiandola. Improvvisamente il tintinnio di posate e bicchieri si fermò. La sala intera aveva gli occhi posati su di loro.
«Certo, da me sei corso perchè ti conveniva.
Ma adesso... cosa ti costa andare da mio fratello ad avvertirlo? E bada che se non vuoi andarci tu, lo farò io»
«Sei fuori di testa? Non è sicuro là fuori. Né io né tu andremo da nessuna parte!»
«Impediscimelo, se ci riesci!». Ginny lo spintonò con violenza e corse fuori dalla Sala Grande prima che Harry potesse rialzarsi, incastrato com’era tra la panca e il tavolo.
Ron, mentre aiutava l'amico a districarsi, disse:
«Harry, conosco Ginny. Stai qui, vado io a parlarle. Sai, Fleur deve averle detto qualcosa. Me lo ha scritto Bill qualche giorno fa. E mi sa che Ginny ha somatizzato l'informazione con gli avvenimenti di questi tempi.»
«Ma che cosa stai dicendo?» chiese incredulo Harry.
«Ti sta dicendo che Ginny è preoccupata per la gravidanza di Fleur. E che in questi giorni è alquanto suscettibile. Dai, Ron, andiamo. Ti accompagno. Non vorrei che dicessi qualche cavolata delle tue.»
Detto questo, i due ragazzi si incamminarono verso il portone. Harry era indeciso sul da farsi, quindi decise di seguire gli amici in ogni caso.
«Potter! Proprio te stavo cercando!» disse il professore avvicinandosi con aria seccata. «La professoressa McGranitt vuole vederti nel suo ufficio,dice che è urgente» continuò appoggiandosi al suo bastone.
«Ci andrò subito,grazie,professore» rispose Harry. «Ehm... lei viene? »
«No, signor Potter! Mi aspettano in sala professori» sbottò allontanandosi zoppicando dalla direzione in cui era arrivato. «Mi domando solo che cosa tu abbia combinato questa volta... ti auguro buona fortuna.» e sparì.
Immerso nei suoi pensieri, non si accorse di essere arrivato e quasi finì contro il gargoyle di pietra. Vedendolo si ricordò di non sapere la parola d’ordine. Il professore si era dimenticato di dirgliela quando lo aveva avvisato. Guardò la statua cercando di pensare a una parola d’ordine possibile, ma non gli venne in mente nulla. Stava sforzandosi di trovare qualcosa, quando notò che il gargoyle si era aperto ed era comparsa tutta trafelata la professoressa Cooman accompagnata dalla McGrannitt. Il disgustoso odore di sherry investì il ragazzo per la seconda volta in quel giorno.
«Potter, che ci fai qui?» chiese la McGrannitt continuando a sorreggere la Cooman che chiaramente non era in sè. «Non dovresti essere in Sala comune?»
«Ma... non mi ha mandato a chiamare, professoressa?» chiese Harry stupito.
«Cosa? Certo che no!» esclamò la preside. «Perché avrei dovuto?»
«Scusi... ma il professor...» cominciò a spiegare il ragazzo, ma senza alcun preavviso la Cooman gli rovinò addosso trascinando sia lui che la Preside sul pavimento. L'ex professoressa di Divinazione si contorceva in modo spaventoso respirando a rantoli soffocati, gli occhi che roteavano dietro gli enormi occhiali.
«Sibilla, ma cosa...?» soffiò la McGrannitt tentando di rimettersi in piedi.
Le mani della Cooman afferrarono il colletto di Harry e lo strinsero convulsamente e d'improvviso spalancò la bocca.
«E' QUI!» gridò con voce spaventosa la veggente. «ELLA TROVERA' IL SUO PRIGIONIERO DESIGNATO E LO CELERA' AGLI OCCHI DI COLORO CHE LO AMANO!» Il suo grido risuonò per il corridoio finché non si spense in lontananza.
Harry si divincolò e balzò in piedi con una morsa che gli attanagliava lo stomaco.
«Potter cosa significa tutto ciò... Potter?» la McGrannitt lo guardava spaventata, forse gli aveva letto il terrore dipinto sul suo viso. Era qui, era arrivata come aveva predetto la Cooman. La scuola era nuovamente in pericolo e uno studente ancora di più. Tutto quello che riuscì a dire alla mcGrannitt prima di precipitarsi a rotta di collo lungo il corridoio fu: «Ginny!»
Scese li gradini delle scale quattro a quattro fino a due piani più in basso. Corse a perdifiato lungo il passaggio della Biblioteca e dopo aver dato una rapida occhiata dentro ed essersi accertato che Ginny e gli altri non fossero più lì, travolgendo due studenti di Tassorosso riprese a correre. Si scaraventò letteralmente contro l'arazzo che nascondeva le scale della scorciatoia, staccandolo quasi dalla parete. Rotolando per diversi gradini, si rimise in piedi giusto in tempo per saltare il falso scalino. Raggiunse in un attimo la Sala d'Ingresso e sorpassò i Portoni di Quercia senza fermarsi ai richiami del professor Vitius intento a rinforzare la sicurezza delle porte per la notte. Senza alcuna esitazione Harry estrasse la bacchetta e si precipitò verso le serre. Il sole era ormai sceso dietro le cime delle montagne innevate. L'erba ghiacciata scricchiolava sotto i suoi piedi, mentre che con un angoscia sempre più forte scivolava e slittava verso la serra cinque, l'ultima delle costruzioni che si spingeva fin quasi alle rive del lago. L'oscurità scendeva ad una velocità impressionante.
Harry scorse le figure dei suoi amici riunite attorno a Neville ed il cuore smise di battere forte contro il petto. Con un sospiro di sollievo fece per lanciare un saluto per far notare agli altri il suo arrivo quando il saluto gli morì in gola. Sopra le acque del lago le ombre si stavano addensando, formando numerosi tentacoli.
«No!» gridò puntando la bacchetta contro l'ombra. «Incendio!»
L'incantesimo partì contro il bersaglio lasciando dietro di sè una scia luminosa, ma gli passò attraverso senza apparenti danni. Ora anche gli altri avevano scorto il pericolo, ma ormai i tentacoli d'oscurità erano su di loro. Harry, correndo verso di loro, tempestava di maledizioni l'orrore ma senza alcun successo. Vide un tentacolo scaraventare lontano Neville e afferrare per la vita Hermione, gettandola a terra. Con la coda dell'occhio Harry scorse un tentacolo che piombava su di lui; riuscì a scartarlo per un soffio gettandosi di lato. Sentì Hermione strillare chiedendo aiuto, mentre il tentacolo la trascinava verso le tenebre condensate sopra le acque.
«Hermione!» Ron liberandosi di diversi tentacoli, con la bacchetta accesa piombò sulla ragazza afferrandola per le braccia, ma non riusci che a rallentare l'azione del tentacolo che si stringeva sempre di più sul corpo di lei. Ginny strillò, colpita al volto da uno dei rami oscuri. Harry puntò la bacchetta contro la sfera di tenebre che si teneva ancora lontana.
«Sectusempra!» L'incantesimo questa volta rimbalzò contro le tenebre che presero ad avanzare verso di lui. Improvvisamente qualcosa di invisibile lo costrinse ad allargare le braccia ed a portare il capo all'indietro paralizzandolo in quella posizione. L'enorme sfera d'oscurità librandosi appena davanti a lui si contorse e cominciò a prendere vagamente forma umana.
«Harry Potter, finalmente la conosco di persona» disse la figura con una voce che non aveva nulla di umano... la stessa voce che aveva sentito mesi fa nella carrozza nera a Diagon Alley. Harry tentò di muoversi ma non potè far altro che fissare l'oscurità.
«Cosa vuoi da noi?» riuscì a sputacchiare Harry, avendo comunque la certezza della risposta.
«Penso che lei lo sappia bene, Potter. Io voglio la Bacchetta di Sambuco che è in suo possesso» rispose la voce quasi cantilenante. «Se vuole essere così gentile da consegnarcela, le saremo molto grati!».
«Te la darò, ma lascia andare i miei amici!» gridò Harry disperato.
«Non è nella posizione di scendere in trattative con noi!» rise la voce e la figura allungò una mano verso di lui. Harry sentì qualcosa che gli frugava tra le vesti, cercando come qualcosa. Poi la vista li si offusco e nella sua mente galleggiò pigra la Bacchetta di Sambuco.
No, pensò, chiudi la mente! Ma la bacchetta venne sostituita dalla faccia paonazza di Zio Vernon e dal faccione roseo di Dudley. No, no!
«Vedo che oggi non mente, Potter!» riprese la voce, ora seria. «Non ha la Bacchetta con sé»
Improvvisamente quattro incantesimi cozzarono contro una barriera invisibile che proteggeva la figura tenebrosa. Harry con la coda dell'occhio riuscì a scorgere diverse figure avvicinarsi dal castello lanciando altri incantesimi. Il cielo venne illuminato dalle scie luminose delle fatture, ma tutte vennero respinte o deviate.
«Dobbiamo andare!» sbottò una voce roca, e chiaramente umana, proveniente dalla stessa figura oscura.
«Harry Potter, le faccio un offerta vantaggiosa per lei e per noi!» continuò la voce inumana. «La bacchetta in cambio della sua amichetta... cosa ne dice?»
Harry sentì Hermione gridare forte e Ron imprecare. Harry venne sollevato da terra e scaraventato all'indietro. L'urto con il terreno gli tolse il respiro, ma riuscì, rotolando nell'erba umida a mettersi in ginocchio.
Hermione stava venendo sollevata da terra dal tentacolo e Ron vi rimaneva aggrappato deciso a non mollare. Accorsero sia Ginny che Luna, apparsa d'improvviso e tutt'edue afferrarono Hermione per le braccia. Ma questo non sembrava essere d'intralcio al mago che stava riprendendo le sembianze di una sfera d'oscurità che si muoveva lentamente verso i cancelli della scuola. harry si rimise in piedi e corse verso di loro, barcollando.
Improvvisamente Ron, in un ultimo disperato gesto per salvare Hermione, conficcò la bacchetta nel tentacolo e ruggì: «Lumus!»
Il tentacolo che teneva Hermione si mozzò nel punto in cui la bacchetta era affondata e svanì in una nuvoletta di fumo nero. Tutti rovinarono a terra meno che Ron, rimasto attaccato all'altro pezzo di appendice oscura che non aspettò altro per avvinghiarsi attorno a lui e trasportarlo via con sè.
«RON!» l'urlò straziante di Hermione risuonò per tutto il parco.
In un attimo la sfera di tenebre e Ron oltrepassarono i cancelli. Ripresa per un momento la forma umana, il mago si girò verso di loro un ultima volta.
«Due settimane, Potter! Verrai informato del luogo» gracchiò la voce. «Portala Bacchetta con te o del tuo amico resterà ben poco!» e con un ultima agghiacciante risata svanirono nel crepuscolo.
Un bagliore improvviso illuminò il cielo ormai completamente buio. Harry alzò lo sguardo e vide Minami che brillava di una luce scarlatta...
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«NOOOOOOOOOO!».
Harry si ritrovò a sedere su un letto. Il lenzuolo appiccicato al petto bagnato di sudore, il cuore che gli scoppiava in gola. Si guardò attorno riconoscendo l'infermeria della scuola.
Strappò il lenzuolo gettandolo a terra e sentì l'aria fredda sulla pelle a dargli sollievo.
Pian piano i ricordi di quanto successo si fecero strada nella sua mente. I tentacoli neri che si contorcevano sopra il lago... le urla di Hermione... la voce del mago oscuro che gli dava due settimane di tempo... e... e Ron. Il corpo di Ron, inerme, stretto nella morsa del tentacolo magico che si allontanava dal castello.
Lacrime di rabbia gli sfocarono la vista. Si buttò all'indietro disteso sul materasso, mentre il battito del cuore rallentava.
«Potter, ti sei svegliato finalmente».
Harry volse il capo alla sua destra accorgendosi solo allora che non era solo. Dietro la tenda del paravento si distingueva la sagoma del suo compagno di casa.
Una mano tirò in parte il tessuto e si ritrovò davanti Hyde che non stava certo meglio di lui. Una vistosa fasciatura gli copriva metà torace e ad ogni passo si notava il dolore che provava. Si sedette in fondo al suo letto con i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani intrecciate.
«Grazie, Hyde».
«Non ringraziarmi, non ho risolto nulla, Weasley è stato rapito» rispose a testa bassa.
«Vedrai che presto sarà in salvo». Quelle parole non convincevano nemmeno lui.
«Oppure morto».
Harry sapeva che aveva ragione, ma sentirlo dire ad alta voce faceva male.
«Be', credo che Ron ti sarà grato comunque, se non fosse stato per te ora ci sarebbe Hermione al suo posto. È stata una fortuna che tu abbia capito come spezzare il tentacolo».
«Avrei preferito che nessuno ci andasse di mezzo, non volevo che finisse così».
«Nessuno lo voleva».
I due ragazzi stettero qualche minuto in silenzio ognuno perso nei propri pensieri.
«Cosa pensi di fare adesso?» chiese poi l'americano alzando la testa.
Harry si passò una mano tra i capelli. «Non lo so...».
«Pensi di dargliela?».
«Dargli cosa?».
«La Bacchetta Harry, non comportarti come se fossi uno stupido».
Davvero aveva creduto che la storia della Sambuco fosse al sicuro? In troppi sapevano, e collegare i pezzi non doveva essere così difficile.
«Be'... non lo so... stiamo parlando di Ron».
«Lui non vorrebbe che tu cedessi al ricatto».
«Ma DEVO fare qualcosa... non posso lasciare... lasciare che lo...» la frase si perse tra le sue paure.
«Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa» riprese Hyde fissando il comodino.
«Dobbiamo? Perché fai tutto questo?».
«Pensi che aiutare gli altri sia una tua esclusiva, Potter?». Poi il ragazzo si alzò in piedi. «Queste ferite magiche sono dure a guarire; ma credo che con le cure di Madama Chips in un paio di giorni sarò a posto. E a quel punto potremo agire».
«Cosa intendi?».
«Andiamo a recuperare il tuo amico».
«Ma non sappiamo nulla... ne dove sono... ne come fare...».
«Potter, non sottovalutarmi... qualcosa troveremo e poi il mago ha detto che ti comunicherà il luogo dello scambio, no?».
Si sentì la porta dell'infermeria aprirsi e poco dopo Ginny apparve spostando la tenda. La tensione del suo volto si allentò vedendolo cosciente.
Hyde si allontanò di un passo. «Bene, vi lascio soli ho bisogno di darmi una rinfrescata».
«Grazie, Hyde».
«Te l’ho già detto Potter, non ringraziarmi. Piuttosto pensa a quello che ho detto».
Quando si sentì la porta dell'infermeria che si chiudeva Ginny parlò: «Cosa intendeva?».
«Lasciamo perdere per ora... vieni qui» disse Harry facendole spazio.
Ginny si sedette accanto a lui e lo abbracciò. In quel momento si sentì bene, capì quanto era fortunato e capì anche come doveva stare Hermione in quel momento.
«Come sta Hermione?».
«Come vuoi che stia... è distrutta, non l'ho mai vista così».
Harry strinse i pugni. «Ti prometto che tuo fratello sarà presto sano e salvo... a qualsiasi costo».
Ginny si lasciò scappare un singhiozzo di pianto e si strinse ancora di più a lui.
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Per il momento
Ve saludi