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 Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley

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Albus Severus 94
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Albus Severus 94

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Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley Empty
MessaggioTitolo: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyMar Nov 16 2010, 20:41

Ecco il 5° capitolo

*Il senso di questo
«Dai Snitch, salta su!» disse Harry stancamente, tendendo la mano verso la sua Puffola Pigmea. Snitch gli era sembrato un nome adatto, così piccola e di un vivido color oro, gli aveva ricordato subito un boccino da Quidditch.
Quella lo guardò allegra e cominciò a roteare su sé stessa.
«No Snitch! Non rotolare, salta... qui, sulla mia mano» insistette Harry. Era seduto sul suo letto con la Puffola di fianco, tentando inutilmente, come nei giorni passati, di insegnargli a fare qualcosa.
«Meno male che è una varietà intelligente!» disse Ron, mentre finiva di vestirsi.
«La Puffola di Ginny – che non è americana – ha imparato a saltare dopo neanche un’ora!» commentò sarcastico.
Dalla sera del compleanno e della partenza di Hermione, Ron era particolarmente acido.
Harry cercava di assecondarlo in ogni modo, cercando di distrarlo e passandoci più tempo possibile insieme, ma in tutta risposta si trovava ad essere il bersaglio preferito delle sue frecciatine.
Insomma per Harry non era facile, soprattutto perchè tra la compagnia di un Ron immusonito e di una raggiante Ginny preferiva di gran lunga la seconda.
Quello che gli sarebbe servito era una Giratempo di quelle che Hermione usava il terzo anno, in modo da poter conciliare il piacere, Ginny e il dovere, il suo suscettibile amico Ron, e dedicare del tempo ad entrambi.
Quella sera, dopo aver ricevuto in giardino da Ginny l’augurio di compleanno che aveva sognato per tutto il giorno, Harry si era precipitato in camera da Ron.
Appena aperta la porta ebbe il tempo di vedere l’amico serrare improvvisamente gli occhi e ostentare un respiro esageratamente pesante.
Harry stava per dirgli quanto male fingesse di dormire, quando all’improvviso udì del trambusto provenire dal pollaio. Qualcosa aveva svegliato le galline, che correvano schiamazzando nel cortile. Harry pensò ad una volpe, quando dalla finestra aperta un gufo capitombolò al centro della stanza.
Era ridotto male. Si capiva che aveva avuto un viaggio piuttosto lungo e tormentato. Tra le sue piume, impolverate e arruffate oltremodo, spiccavano alcune penne di gallina. Evidentemente le inquiline del pollaio dovevano essersi vendicate per essere state svegliate così all’improvviso.
Ron, che aveva smesso di fingersi addormentato per guardare cosa stesse accadendo, corse a raccoglierlo.
«È un gufo di Hogwarts» disse, sfilandogli dalla zampa una lettera e un pacchetto informe.
« per te» disse Ron passandogli la posta, e cercando di lisciare le penne al povero gufo.
Harry aprì la lettera « di Hagrid!» lesse sorpreso.

“Buon compleanno Harry!
Sono proprio spiaciuto di non essere lì con te.
Avrei voluto darti una bella pacca sulla spalla, come si fa tra uomini.
Invece, sono dovuto rimanere con la mia Frilly che faceva nascere i suoi frillini.
Quando vieni sentirai che suoni. Sono tanto carini. Come facevo a lasciarli soli?
Ieri, al Paiolo Magico un mago vendeva un sacco di “cosi” americani.
Cerano un mucchio di maghi tutti contenti che li prova vano, così mi sono detto: «Cavolo, questi li devo proprio regalare a Harry».
Non ci ho capito niente di come funzionano, quel mago mi ha detto che ti fanno viaggiare di un’ora però all’indietro,
insomma vedi tu!
Tra due settimane vado a Diagon Alley a comprarci un po’ di cose importanti per Hogwarts, ti va se ci incontriamo per mangiarci un bel gelato?
Se proprio non puoi ti aspetto a Hogwarts che ci beviamo un te con i miei biscotti.
Hagrid”


«Hagrid mi ha mandato un regalo di compleanno, pensavo se ne fosse dimenticato!» disse Harry.
Ron adagiò il gufo, ancora piuttosto intontito, nella gabbia di Leotordo dove c’erano acqua e biscotti gufici, e poi tornò a sedersi con circospezione vicino all’amico. Cono
scendo Hagrid, dentro quel pacco informe, poteva esserci qualche animale non meno pericoloso di uno Schiopodo Sparacoda.
Harry prese il pacchetto, incartato grossolanamente, e lo aprì piuttosto incuriosito, sotto lo sguardo attento di Ron.
Una vistosa, quanto improbabile montatura di corno, incorniciava le più enormi e spesse lenti, del più strano paio di occhiali che Harry avesse mai visto.
Su un piccolo cartellino, legato con una cordicella, c’era scritto “Retroglass – il tuo viaggio nel tempo”.
Harry tolse i propri occhiali e indossò i Retroglass.
«Sei terribile Harry!» gli disse Ron ridendo.
Attesero alcuni istanti, ma non accadde nulla. Tutto era tale e quale.
«Questo è un altro scherzo che hanno fatto ad Hagrid» concluse Harry, ridendo a sua volta mentre rimetteva i propri occhiali.
Ron smise improvvisamente di ridere. Evidentemente aveva ricordato il motivo per cui doveva essere arrabbiato. Tornò a dormire senza dire una parola.
Da quell’ultima risata Harry non ne sentì altre. Nonostante fossero passate quasi due settimane da quella sera, il suo umore non sembrava essere migliorato.
Se ne stava la maggior parte del tempo chiuso in camera, uscendo solo per mangiare o per lagnarsi di qualcosa come un vecchio troll.
Harry tentò di toccare il tasto Hermione solo in due occasioni.
La prima volta suggerì di mettere un po’ più impegno nel seguire il suo programma di studi, e Ron in tutta risposta – borbottando in maniera totalmente incomprensibile – raccolse tutti i suoi libri in un grosso sacco e li depositò in soffitta, restando intrattabile per tutto il resto della giornata.
La seconda volta fu la mattina precedente, mentre facevano colazione. Harry domandò timidamente se non fosse il caso di mandare un gufo ad Hermione per sapere se l’indomani volesse raggiungerli a Diagon Alley per incontrarsi insieme con Hagrid.
Ci mancò poco che Ron si strozzasse con il panino al prosciutto che stava mangiando.
Alla fine dovette intervenire la signora Weasley: gli diede una pacca così forte sulla schiena – ormai era cianotico – che il povero Ron sputò il pezzo di panino direttamente fuori dalla finestra.
Harry intuì che l’amico non aveva gradito l’idea.
Dopo colazione, quando Ron non era a portata di orecchio, Ginny risolse la situazione e decise di inviare lei un gufo ad Hermione, in cui le chiedeva di andare a Diagon Alley insieme. Harry ne fu sollevato, così non si sarebbe sentito in colpa per non averla invitata.
Ne approfittò per allegare alla pergamena anche i suoi saluti. Non si azzardava a mandarle un gufo personalmente temendo che fosse ancora arrabbiata anche con lui.
«Andiamo?» disse Ron, finendo di allacciarsi le scarpe «Io sono pronto».
Harry prese Snitch e se lo appoggiò sulla spalla, come faceva Ginny con Arnold quando dovevano uscire «Fermo Snitch, da bravo, non ti muovere».
In tutta risposta Snitch cominciò a rotolare da una spalla all’altra di Harry, saltandogli di tanto in tanto sulla testa.
«No, fermo... dai mettiti qui» gli disse Harry disperato, tentando inutilmente di rimetterlo nuovamente sulla spalla.
«Devi stare fermo Snitch o non puoi venire a Diagon Alley!».
«Ehi, o viene lui o vengo io!» esclamò Ron agitato «A meno che non sia per riportarlo al Serraglio Stregato, in quel caso...».
«Va bene, va bene non lo porto» disse Harry prendendolo dalla spalla per adagiarlo sul letto.
Di colpo la stanza si fece buia. Sparirono Ron, Snitch, il letto, i manifesti dei cannoni di Chudley e anche il muro su cui erano appesi. Harry era piombato nel nulla, solo.
«RON! RON!» gridò Harry terrorizzato, girandosi intorno infermo sulle gambe. Prese istintivamente dalla tasca dei pantaloni la bacchetta di Sambuco, per illuminare quel nulla così opprimente.
Ma prima ancora di formulare la parola Lumos, cominciarono a delinearsi i contorni di una stradina. In pochi istanti si rese conto di trovarsi in un piccolo vicolo scarsamente illuminato.
Non è possibile pensò Dove mi trovo? Non ebbe il tempo di terminare quel pensiero che improvvisamente sentì un’esplosione provenire alle sue spalle.
Si voltò appena in tempo per vedere apparire dal nulla una carrozza nera, trascinata da un enorme toro anch’esso nero come la pece.
La carrozza procedeva verso di lui a tutta velocità e non c’era nessun cocchiere a governarla. Il toro non accennava minimamente ad interrompere la sua corsa scalmanata, e anche volendo ormai, non avrebbe fatto in tempo, era troppo vicino.
Harry riuscì a buttarsi di lato, appiattendosi contro uno dei muri dello stretto vicolo, chiudendo gli occhi e sperando di non essere travolto.
Il toro sbuffò rumorosamente. Harry aprì gli occhi, sembrava impossibile, ma la carrozza era immobile, proprio davanti a lui.
La tendina che copriva il vetro si scostò. Di poco, ma abbastanza per far scorgere ad Harry la sagoma di una persona.
L’uomo all’interno fece sporgere dal finestrino la propria mano. Harry pensò per un attimo che volesse stringergli la sua, per scusarsi, ma invece la mano cominciò a muoversi in maniera sinuosa, flettendo le dita come se stessero suonando una sinfonia.
Harry sentì la bacchetta di Sambuco tirare. Cercava di sgusciare dalla sua mano per andare verso quella dello sconosciuto.
Harry la teneva a sé con tutta la forza di cui era capace, ma ben presto fu costretto a stringerla con entrambe le mani, la bacchetta tirava sempre più forte. Chiuse gli occhi e puntò i piedi nel tentativo disperato di trattenerla, ma ormai era a pochi centimetri dalle dita dello sconosciuto.
Il cuore gli batteva sempre più forte, sembrava che lo stessero punzecchiando con un attizzatoio incandescente.
Aprì gli occhi. Davanti a lui c’era la faccia di Ron che lo guardava con aria a dir poco preoccupata.
Era tornato alla Tana, nella luminosa stanza che divideva con Ron.
Nella mano non stringeva più nulla, si tastò disperatamente, in cerca della bacchetta di Sambuco. Per fortuna era al suo posto, accanto alla sua bacchetta, nella tasca dei pantaloni.
«Harry, ma che ti prende?» chiese Ron allarmato.
Non rispose, aveva il fiatone. Cominciò a respirare lentamente, cercando di calmarsi.
Solo allora vide Snitch tremare vistosamente sul letto. Non aveva il suo solito color oro, era più scura, quasi arancione.
« così da quando hai iniziato ad agitarti» intervenne Ron seguendo lo sguardo preoccupato dell’amico.
«Va tutto bene Snitch, calmati!» gli disse Harry accarezzandolo dolcemente.
La Puffola si riprese istantaneamente. Tornò al suo vivido color oro e cominciò a saltellare allegramente da una parte all’altra del letto.
Harry si sentì un po’ sollevato.
«Allora, cosa ti è successo?» Chiese Ron.
«Non lo so, ti giuro che non lo so...» Harry tentò di spiegare a Ron cosa fosse accaduto. Anche se non sapeva spiegarlo in nessun modo. Sicuramente non si era addormentato e non era svenuto. E non aveva avuto neanche una visione come quelle della Cooman. Ron gli aveva detto che se ne era stato senza dire una parola, impalato e ansimante per non più di un paio di minuti.
«Ehm, ma ti fa... ti fa male la cicatrice?» domandò Ron intimorito dalla possibile risposta.
«No, assolutamente! stata un tipo di visione completamente diversa da quelle che condividevo con Voldemort. Non so che pensare e...» si interruppe. E non so con chi parlarne pensò tra se. Nuovamente tornò a desiderare di avere un padrino a cui spedire un gufo, o un preside infallibile che potesse occuparsi della cosa.
«Senti Harry, forse oggi preferisci riposarti, magari vado solo io e avviso Hagrid...» disse Ron mettendogli una mano sulla spalla.
«Grazie Ron ma sto bene. Mi sembra già tutto così lontano.» ed era vero. La visione era stata molto reale concluse Harry, ma ora stava già sbiadendo come un sogno.
Sulla soglia della stanza Harry ebbe un ripensamento. Prese la bacchetta di Sanbuco e la nascose sotto il materasso. Quella visione lo aveva impressionato più di quanto fosse disposto ad ammettere, e comunque la prudenza non era mai troppa. Alla Tana, con i suoi incantesimi di protezione, sarebbe stata al sicuro.
Decisero per il momento di non allarmare né Ginny né nessun altro.
«Ok ti copro io. Non dirò a Ginny e a mia madre che sei pazzo!» disse Ron zig-zagando giù per le scale della tana.
Scesi in salotto, si piazzarono davanti al camino. Con disappunto di Harry, che odiava la metropolvere sin dalla prima volta che l’aveva usata finendo a Nocturn Alley, decisero di usare proprio quella.
La signora Weasley, lo aveva pregato in gran segreto, di far smaterializzare Ron il meno possibile. Ora che era sempre così nervoso avrebbe corso il rischio di lasciarsi dietro qualche pezzo di sé.
Presero dal vaso un pizzico di polvere magica, si avvicinarono al fuoco, e la gettarono tra le fiamme. Con uno schianto il fuoco divenne verde, ci saltarono dentro a turno gridando a voce altissima «Diagon Alley».
Come purtroppo rammentava, la sensazione di essere trascinato giù per un tubo, stordito da un rumore tremendo e accecato da brillanti fiamme verdi, lo faceva star male.
Cercò di tenere gli occhi il più aperti possibile nonostante la fuliggine, tentando di intravedere il negozio di George, dove avevano deciso di apparire.
Molti camini vorticarono confusi davanti ai suoi occhi, stretti come due fessure, quando finalmente riconobbe quello che sembrava essere lo sgargiante negozio “Tiri vispi Weasley”. Formulato quel pensiero, si ritrovò a sbattere sonoramente il sedere sul marmo tiepido del camino di George.
Giusto il tempo di sistemarsi gli occhiali sul naso, e scostarsi i capelli pieni di fuliggine dalla fronte e Ron si schiantò dolorosamente sulla sua schiena.
«Perché ancora non ti sei tolto? Vuoi ammazzarti?!» gli disse Ron con le gambe avvinghiate intorno al suo collo.
«Cof, cof... mi sono distratto» rispose Harry tossendo, un po’ per la fuliggine e un po’ perché l’amico lo stava strangolando tra le gambe.
«Cosa stai combinando Ron? Levatevi dal mio camino o rischiate di far male a qualche cliente vero!» li accolse Geroge, venendo loro incontro in uno sgargiantissimo completo magenta.
«Ma Harry non si è tolto...» si giustificò Ron.
George diede una mano ad Harry a rialzarsi, ignorando completamente le lamentele del fratello.
Mentre si spazzolava dalla polvere, Harry si guardò intorno. Il negozio era pieno di clienti, tutti accalcati intorno agli altissimi scaffali, che facevano incetta delle più disparate diavolerie.
La maggior parte dei ragazzi si trovava davanti agli stands delle “Merendine Marinare”, del “Torrone Sanguinolento” e dei “Sogni svegli brevettati”.
«Ora che si avvicina l’inizio della scuola tutti hanno fretta di assicurarsi la possibilità di saltare qualche lezione» disse George cogliendo lo sguardo di Harry.
«Quest’anno ho aggiunto le “Piume Sgorganaso”. Sono una forza, guarda... TYRON VIENI QUI!» gridò Gorge.
Dopo pochi istanti arrivò di corsa, con un po’ di fiatone, un vecchietto sorridente con la corporatura esile e una testa grandissima, sembrava un lecca-lecca tutto avvizzito.
«Tyron, fai vedere il funzionamento delle “Piume Sgorganaso”» disse George porgendogli una piuma di un vivido colore rosso scarlatto, che teneva in tasca.
Tyron prese la piuma e cominciò a solleticarcisi il naso. Ci impiegò alcuni istanti, poiché a causa del tremore che aveva alla mano, a volte si passava la piuma sulla guancia, a volte sulla bocca e in alcuni istanti perfino fin sull’occhio.
Finalmente riuscì a soffermarsi sul naso per alcuni istanti, e come risultato emise un sonoro starnuto.
Immediatamente cominciò a sgorgargli, copioso e inarrestabile come un fiume in piena, un fiotto di sangue dal naso.
Tyron restò immobile, sempre sorridente, a lasciare che il sangue si riversasse sul pavimento in un’enorme pozza. George lo indicava tutto contento, mentre Harry e Ron fissavano la scena terrorizzati.
«Ok Tyron, può bastare» gli disse Gorge porgendogli un fazzoletto.
Tyron si tamponò il naso, restituì la piuma a George, e scomparì trotterellando nel retrobottega.
«Ma chi è quel poveraccio?» chiese Ron allibito.
« Tyron. Dà una mano in negozio e mi aiuta a testare nuove invenzioni. Gli altri commessi non hanno mai voglia di sperimentare...» rispose George, tirando fuori
la bacchetta e facendo sparire la macchia di sangue dal pavimento.
«Ma è una persona anziana... non hai paura che muoia?» lo interrogò nuovamente Ron.
«Ma sei stupido o cosa? Non è mica sangue quello! Vedi la piuma ora è un po’ meno rossa di prima. Si può usare tre volte prima che torni bianca del tutto» disse George mettendo la piuma usata vicino ad una nuova, che era effettivamente di un rosso molto più intenso.
Improvvisamente Harry si accorse che davanti ad uno scaffale pieno di scatole rosa shocking, su cui troneggiava uno striscione con scritto “Filtri d’amore”, delle ragazze che fino ad un attimo prima erano impegnatissime a leggere le proprietà dei vari filtri, ora lo stavano fissando, indicandolo e ridacchiando esageratamente.
Harry stava per chiedere a Ron e a George cosa avessero da guardare, quando un commesso si fece largo tra la folla tentando di richiamare l’attenzione di George.
«Signor George!» disse il ragazzo con la divisa magenta del negozio «Signor George, può venire nel retro per cortesia? Tyron è scivolato facendo cadere due casse di “Piume al Pepe”! Tutti gli inservienti che erano nel retro stanno starnutendo come matti... compreso Tyron».
Le Piume al Pepe erano un’altra nuova invenzione di George. Te le strofinavi sotto al naso ed eri vittima di una crisi di starnuti incontrollata.
«E allora? Eseguite il contro incantesimo che vi ho fatto vedere» rispose George sbrigativo.
«Il contro incantesimo che ci ha fatto vedere non funziona signore, continuano tutti a starnutire, c’è muco dappertutto e...» continuò allarmato il giovane commesso.
«Ok, ok ho capito. Harry senti, devo andare a vedere cosa ha combinato Tyron...» disse George.
«Oh certo, anche noi dobbiamo andare, abbiamo un appuntamento con Hagrid» rispose Harry.
«Tanto qui non hai nulla da comprare, ti ho già regalato tutto per il tuo compleanno, e Ron comunque non ha un soldo, quindi...» disse George sorridendo e assicurandosi che il fratello lo avesse sentito.
Harry non si sarebbe mai abituato a sentir chiamare George “signore”, soprattutto se a farlo era un ragazzo che doveva avere all’incirca la sua stessa età.
Nello stesso modo in cui non si sarebbe mai abituato a vederlo da solo. Quando Harry lo guardava cercava con lo sguardo sempre istintivamente anche Fred.
Anche le sue parole sembravano strane pronunciate solo da lui. Come quest’ultima frase Tanto qui non hai nulla da comprare, ti ho già regalato tutto per il tuo compleanno... era la parte che in effetti avrebbe detto George ma sarebbe stato Fred a terminarla con ...e Ron comunque non ha un soldo, quindi...
George scomparve nel retro, trascinandosi dietro il riluttante commesso.
Harry e Ron uscirono dal negozio, senza accorgendosi che ormai, tutti i clienti, avevano smesso di interessarsi alla mercanzia per fissarli e indicarli a bocca aperta.
Fuori il sole splendeva alto. I negozi di Diagon Alley erano di nuovo tutti aperti, con la loro sgargiantissima merce esposta fino in mezzo alla strada. Calderoni di tutte le misure e materiali, gabbie contenenti civette, gufi e barbagianni traboccavano dall’Emporio del Gufo. Da tutte le vetrine i più disparati oggetti brillavano alla luce del sole.
Poche persone ciondolavano stancamente per la via con quel caldo, erano tutte stipate nei negozi in cerca di fresco.
Anche la bottega di Olivander era di nuovo aperta. Harry preferì passare dall’altro lato della strada, non aveva voglia di parlare con il vecchio fabbricante di bacchette. Solo leggere il nome “Olivander” sull’insegna gli aveva ricordato la fuga da casa Malfoy e la morte di Dobby.
Mentre cercava di scacciare quel pensiero, si accorse di un insolito tramestio che veniva dalle sue spalle.
Se ne rese conto anche Ron perché si voltarono all’unisono.
Vedendo tutti quegli occhi puntati verso di loro ad Harry venne un mezzo accidente. Riconobbe poi alcune delle facce che aveva visto fino a poco prima fare acquisti nel negozio di George.
«Eccoli, si sono girati!» li udì vociare tra loro «... guarda la cicatrice!».
Ron, evidentemente non abituato a una situazione del genere, arrossì più del solito e cercò di nascondersi dietro
l’amico, tentando di capire se tutte quelle persone erano interessate solo a Harry o anche a lui.
In pochi istanti si trovarono praticamente circondati da una trentina, tra bambini e ragazzi, stipati quasi uno sopra l’altro, intenti a sgomitarsi e a sussurrare indicandoli. «è Harry Potter! E quello vicino a lui è il suo aiutante!» gridò un ragazzo cicciottello che teneva tra le mani una busta dei “Tiri Vispi Weasley”.
Le ultime parole ebbero appena il tempo di giungere alle orecchie ormai viola di Ron.
«Io non sono “l’aiutante” di nessuno!» gridò spostandosi da dietro Harry e gonfiando il petto più che poté.
«Però sembra proprio l’aiutante dai capelli rossi...» commentarono due dei bambini più piccoli in prima fila.
A queste parole Harry tappò prontamente la bocca a Ron, ma anche attraverso la mano di Harry era possibile intuire alcune delle vivaci imprecazioni dell’“aiutante dai capelli rossi”.
Tutti cominciarono a ridere stringendo maggiormente il cerchio intorno ad Harry, che a stento riusciva a trattenere il sempre più infuriato Ron.
Improvvisamente tra quella piccola folla, delicatamente ma con decisione, si fece largo una figura talmente imponente, che li avrebbe sovrastati anche se si fossero messi tutti uno sopra l’altro.
«Largo, via non ci sta’ mica nulla da vedere qui eh... forza largo!»
«Hagrid grazie al cielo!» disse Harry contento come non mai di vedere l’amico mezzo gigante.
La folla si era fatta un pochino più dietro ma nessuno se ne era ancora andato.
«Che ci piglia a questi ragazzi Harry? Ron... come mai sei tutto così rosso?»
«Quei nanerottoli hanno detto che sono l’aiutante di Harry!» rispose Ron ringhiando verso la folla.
Hagrid si girò «Questo qui è Ronald Weasley ed è un eroe della battaglia di Hogwarts! AMICO e non AIUTANTE di Harry chiaro? E ora sparite e non scocciate più questi due ragazzi eh...» disse minaccioso mimando una piccola carica.
A quel punto i più piccoli scapparono a gambe levate, mentre i più grandicelli si dispersero tentando di mantenere un minimo di dignità in più.
«Ron! Harry! Che piacere vedervi!» gli disse Hagrid abbracciandoli entrambi nella sua prevedibile morsa stritolatrice «E Hermione? Pensavo che sarebbe venuta anche lei...».
«Non è potuta venire...» si affrettò a rispondere Harry, scorgendo con la coda dell’occhio l’espressione contrariata di Ron al solo nome della ragazza.
«E cos’è che ci aveva da fare che non poteva pigliarsi un gelato con noi?» domandò Hagrid incuriosito.
«Hagrid ma non dovevamo vederci da Florian?» tentò di cambiare discorso Harry.
«Stavo proprio per andarci quando vi ho visto... Andiamo a mangiarci un bel gelato, offro io!» disse allegro dandogli una poderosa pacca sulla schiena.
In pochi minuti furono alla Gelateria Florian Fortebraccio, Ron e Harry si sedettero a un tavolino sgombro, mentre Hagrid prese la panca che era lì vicino per sedersi anche lui.
«Novità da Hogwarts?» chiese sbrigativo Ron, evidentemente intenzionato a non tornare sull’argomento Hermione.
«Oh un mucchio!» rispose Hagrid alzando gli occhi al cielo «La professoressa McGranitt come saprete è la Preside ora, ed è sempre piena di cose da fare poverina! Ci saranno due nuovi insegnanti quest’anno e... » queste parole ridestarono l’interesse di Ron come se fosse risorto da una morte precoce «Che tipi sono i nuovi insegnanti? Li conosciamo?» chiese impaziente.
«Non li conosco nessuno dei due ancora... ma purtroppo uno dei due è un impiccione di americano» rispose Hagrid bisbigliando ma battendo il pugno sul tavolo.
«Perché bisbigli? » chiese Harry.
«Harry ma non ce li hai gli occhi tu? Qui è pieno zeppo di americani! Ne arrivano ogni giorno! E ora sono pure riusciti ad entrare a Hogwards!» continuò sempre sottovoce. «La McGranitt ha cercato di opporsi, ma alla fine ha dovuto prenderlo almeno uno... E questo le scoccia parecchio».
«Beh ma non è la prima volta che ospitiamo alunni e professori di altre scuole no? Cioè quando c’è stato il torneo Tremaghi...» sopraggiunse Harry, incuriosito.
«Si lo so, ma lì c’era un accordo. Ora però il loro Presidente...» e alla parola “loro” fece una smorfia di disgusto «Ha voluto un professore americano a Hogwarts! E questo non è andato proprio giù alla McGranitt!».
«E allora? Lei può decidere se assumerlo o non assumerlo...» disse Ron che odiava gli americani per partito preso «Il Ministero ha fatto amicizia con loro, mica Hogwarts!»
«Si, ma gli americani hanno aiutato molto nella ricostruzione della scuola» puntualizzò Harry.
«Ci hai azzeccato» annuì Hagrid.
In quel momento si avvicinò al tavolo un uomo molto alto, con vistose cicatrici sul viso e sulle braccia scoperte.
«Perbacco Florian!» commentò Hagrid dispiaciuto «Ti hanno proprio conciato male quei malnati di Mangiamorte!».
«Già» rispose lui con voce piatta «Mi hanno tenuto rinchiuso per mesi nei sotterranei di Villa Malfoy, ma posso dirmi fortunato...».
Per la seconda volta in poche ore Harry si trovò a pensare a “Villa Malfoy”. Fissando Fortebraccio fu assalito dal senso di colpa per tutte le persone che non era riuscito a salvare. Ancora una volta tentò di scacciare quel pen
siero. Era con Ron ed Hagrid e doveva pensare a loro, a non rattristarli con i suoi musi lunghi.
Mentre si gustavano tre grosse coppe gelato offerte da Hagrid, Ron e Harry gli spiegarono nel dettaglio tutto quello che avevano fatto alla Tana, partendo dalle pulizie della casa fino al giorno del compleanno di Harry, mentre Ron zittiva l’amico ogni volta che il discorso rischiava di avvicinarsi all’argomento “Hermione”.
Terminati i dolci, Hagrid tirò fuori da una delle sue enormi tasche un piccolo orologio a cipolla e guardò l’ora. «Perbacco quanto è tardi! Dovrete fare un sacco di compere! E anche io ciò da finire i miei acquisti!» aggiunse indicando con un gesto della testa alcune borse poste vicino a lui, che né Harry né Ron avevano notato prima di quel momento.
«Io devo fare prima un salto alla Gringott» disse Harry controllando il suo sacchetto con dentro poche falci.
«Ma sei impazzito Harry? Non ci puoi mica andare da solo in quel covo di folletti dopo quello che hai combinato!» disse Hagrid «Quelli saranno arrabbiati a morte! Ti ci accompagno io! Che ci provino a fare i prepotenti!».
«Grazie Hagrid, forse hai ragione...» ammise Harry un po’ preoccupato.
«Beh, visto che ti accompagna Hagrid vado al Serraglio Stregato a prendere dei biscotti gufici per Leotordo che li ha finiti...» disse Ron alzandosi dalla sedia visibilmente sollevato al pensiero di non dover incontrare nessun folletto.
«Allora rincontriamoci tutti al Serraglio che anche io devo comprarci delle cose» concluse Hagrid incamminandosi.
Appena Ron si fu allontanato, Hagrid si rivolse a Harry con tono solenne.
«Harry, devo darti questa da parte del Ministro».
Mentre lo diceva aveva uno sguardo attento affinché nessuno potesse notare che stava tirando fuori dal pastrano una busta chiusa con un sigillo dorato. La porse a Harry, che, sorpreso, la guardò attentamente, come per vedere se fosse reale o se fosse uno scherzo.
La rigirò più volte tra le dita prima di soffermarsi ad osservare il grosso timbro dorato che la sigillava. Rappresentava una grossa “M” che lui riconobbe come il simbolo del Ministero della Magia, ma sotto di esso vi era un altro timbro: “Inchiostro spiaggioso – M.B.I. - Magical Bureau of Investigation”.
«Hagrid, ma c’è un timbro americano qui... cosa è l’MBI?» chiese esterrefatto.
Hagrid annuì con aria contrariata «“L’em-bi-ai”: Magical Bureau of Investigation – Sono i servizi segreti americani... ficcano i loro grossi nasi dappertutto con la storia di rendere tutto più sicuro. Sai, a volte ho l’impressione che il loro capo sia una specie di reincarnazione della Umbridge!»
A quel nome Harry rabbrividì, ma non sentì il bisogno di aggiungere altro. Il signor Weasley e Percy erano stati già abbastanza chiari sull’argomento.
«Hai idea di cosa voglia il Ministero...».
«No mi dispiace. Kingsley è passato dalla scuola ieri per discutere alcune cose con il quadro di Silente e quando l’ho incontrato e ci ho detto che oggi ci saremmo incontrati mi ha chiesto se potevo dartela io...».
Harry non indugiò oltre e ruppe il sigillo.

Caro Harry,
ti aspetto il giorno 12 agosto p.v. presso il Ministero della Magia, Ufficio del Ministro.
Desidero avere un colloquio con te alle 10.00. Ti prego di essere puntuale.
Non rivelare a nessuno il contenuto di questa lettera.
Ti abbraccio
Kingsley Shacklebolt


Non appena ebbe finito di leggere, la pergamena volò via dalle sue mani, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con una voce sibilante «Sssi ricordi, Sssignor Potter! Dieci in punto del dodici agosssto all’Ufficio Del Minissstro!». Detto questo si allontanò di pochi centimetri e, senza fare il minimo rumore, si dissolse in tanti minuscoli granelli di sabbia dorati.
Ancora un pò turbato, ma non del tutto sorpreso che una lettera potesse sbriciolarsi, Harry si incamminò pensieroso insieme ad Hagrid lungo il viale che portava alla Gringott.
«Non è che diceva molto ‘sta lettera eh... probabilmente vorrà parlarti di un premio penso, magari ti vo
gliono dedicare una via... Potter Halley!» disse Hagrid euforico.
Harry sorrise debolmente, non sapeva perché ma il suo sesto senso gli diceva che era una cosa poco probabile.
L’ultima volta che era stato alla Gringott, l’anno prima, lo aveva fatto sotto mentite spoglie col preciso intento di sottrarre qualcosa dalla banca. Non sapeva come i folletti lo avrebbero accolto. Sperava che avessero capito le particolari circostanze che lo avevano costretto ad agire in quel modo, ma ora non ne era più tanto sicuro. Conoscendo la loro natura, sicuramente lo consideravano ancora un ladro, ma faceva affidamento sul fatto che essere un loro cliente, un ottimo cliente per di più, per i folletti fosse importante. Gli affari prima di tutto.
Non appena entrato non ebbe più dubbi, una cinquantina di folletti abbandonarono le loro attività e iniziarono a seguire attentamente ogni suo movimento. Per fortuna sentiva alle sue spalle la possente figura di Hagrid che gli dava coraggio.
Si guardò intorno, tutto era tornato a posto. In poco tempo i folletti avevano riparato i danni fatti dal drago durante la fuga e ricostruito tutto esattamente com’era.
Si avvicinò al lungo bancone rivolgendosi ad un folletto che sembrava meno scontroso degli altri.
«Vorrei fare un prelievo dalla mia camera blindata» esordì Harry timidamente.
Il folletto stava trascrivendo alcune cifre da una pergamena ad un’altra e sembrò non accorgersi di lui.
«Senti un po’ piccoletto, ci sei qui per lavorare o per fare i comodi tuoi?» tuonò Hagrid.
Solo allora il piccolo banchiere alzò la testa, si sistemò gli occhiali e scrutò attentamente i due. Dopodiché saltò giù dallo sgabello e si diresse verso un altro folletto che sedeva dietro una grande scrivania, probabilmente un suo superiore.
I due iniziarono a confabulare senza che Harry riuscisse a sentire alcunché.
«Credo che ci siano dei problemi... avevi ragione tu, qui dentro non sono più ben accetto.» sussurrò imbarazzato ad Hagrid.
«Non preoccuparti, ci hai i tuoi diritti, non possono mica non darti i tuoi soldi» lo rassicurò l’amico.
Poco dopo il folletto fece ritorno alla sua postazione e, senza degnarli di uno sguardo, tornò alle sue trascrizioni.
Harry strinse i pugni, visibilmente innervosito. Stava per lamentarsi quando un piccolo drappello di folletti li raggiunse. In testa c’era il folletto anziano che sedeva dietro la grande scrivania.
«Prego signor Potter, da questa parte. Capirà che nel suo caso, dobbiamo prendere delle misure di sicurezza particolari, data la sua attitudine a prendere possesso di oggetti non suoi ed ad arrecare danni alle strutture».
L’irritazione di Harry superò la soglia di autocontrollo.
«MA IO NON SONO UN LADRO!» gridò. «Non capite che era necessario distruggere quella coppa per poter sconfiggere Voldemort?».
«Noi siamo estranei alle vicende tra maghi. Abbiamo il dovere di assicurare ai nostri clienti la massima protezione per quello che ci affidano. Non avremmo più la loro fiducia altrimenti. Ma ora basta, venga che la scortiamo alla sua camera blindata, prima lascia la nostra banca meglio è!»
Harry era furioso, l’imbarazzo di poco prima era scomparso del tutto. Tentò comunque di trattenersi, su una cosa il folletto aveva ragione, prima avrebbe lasciato la banca prima si sarebbe sentito meglio.
Seguirono il piccolo drappello attraverso una delle porte che portavano dall’atrio ai binari per le grotte.
Il capo folletto chiamò con un fischio un paio di carrelli che subito arrivarono sul binario vicino a loro. Si sistemarono in due di questi, marcati strettamente dalle loro guardie.
Ci volle poco tempo per raggiungere il suo forziere. Durante quel piccolo tratto, però, avevano passato due getti d’acqua simili alla Cascata del Ladro e due avamposti dove folletti con elmetto e manganello ispezionavano i carrelli. Ai vertici della Gringott dovevano essersi preoccupati un bel po’ per essere stati imbrogliati se avevano aggiunto tutte quelle protezioni.
Il cumulo di monete d’oro che i suoi genitori gli avevano lasciato era ancora lì. Harry ne fu sollevato, per qual
che istante aveva temuto che i folletti si fossero presi una parte delle monete come risarcimento.
«Signor Potter faccia alla svelta» lo incitò il folletto capo.
«Hey, razza di gnomo da giardino! Stacci un po’ attento a quello che dici! Harry fai con comodo.»
Harry lanciò uno sguardo di gratitudine ad Hagrid, e si concentrò sul da farsi. Decise di prendere un po’ più di denaro del solito, per ritardare il più possibile il suo ritorno li sotto.
Riempì il piccolo sacchetto di stoffa che si era portato dietro e allacciò accuratamente il cordino.
«Ho finito, possiamo andare».
Durante il viaggio di ritorno ci fu meno tensione, tutti si sentivano un po’ sollevati.
Arrivati nel grande atrio di marmo il drappello che aveva fatto loro da scorta si disperse. Harry e Hagrid puntarono verso l’uscita.
«Grazie di avermi accompagnato» disse Harry.
«Lo sai che ti aiuto con piacere! E poi se ti avevo lasciato solo chissà cosa di facevano quelli là!» rispose Hagrid.
Harry rise divertito mentre attraversavano il portone per uscire. Varcata la soglia si attardò per tenere la porta aperta e lasciar passare una signora che teneva un fagotto tra le braccia. Harry e la signora incrociarono lo sguardo.
I capelli lunghi e castani, gli occhi dolci, calmi. Era proprio lei. Ma allora era chiaro cosa, anzi ... chi teneva tra le braccia. Harry sentì gli occhi inumidirsi e il cuore battere forte.
«Oh Harry, sei proprio tu?» le disse lei per prima.
Dopo tutto quello che aveva passato, Andromeda Tonks era davvero in forma. Probabilmente, occuparsi del nipote, le aveva dato il coraggio di andare avanti e sembrava che l’avesse addirittura ringiovanita.
Spostò parte della coperta facendo sì che si potesse vedere il viso del piccolo Teddy. Stava dormendo ma la luce lo svegliò subito. Il piccolo si esibì in un lunghissimo sbadiglio e poi aprì gli occhi. I capelli erano di un azzurro tenue.
Harry rimase senza parole.
«Bello come sua madre, a parte gli occhi si intende, quelli sono sicuramente di Remus» disse orgogliosa la nonna.
Harry annuì, anche se non aveva mai capito come facessero a vedere delle somiglianze in bambini così piccoli.
«Teddy, tesoro, questo e Harry... il tuo padrino!» disse la signora Tonks.
Il piccolo rise gonfiando le guance paffute e in un attimo i capelli passarono dall’azzurro ad un blu acceso.
«A quest’età cambiano colore almeno dieci volte al giorno».
Harry fissò la chioma del piccolo variare di tonalità.
«Mi dispiace ...» disse Harry con voce strozzata riuscendo finalmente a spiaccicare qualche parola.
«Come dici Harry? Guarda che non è un grosso problema ci si abitua subito!»
Harry si schiarì la voce e continuò.
«No, non parlavo dei capelli. Stavo dicendo che mi dispiace di non essere ancora passato a trovarvi, mi dispiace di non esservi stato vicino in questo periodo difficile...».
La signora Tonks lo interruppe.
«Non dirlo nemmeno per scherzo, tu non hai certamente passato momenti migliori; avrai pure diritto anche tu ad un po’ di tranquillità, non ti pare?»
«Si... solo che i suoi genitori non ci sono più... se le cose fossero andate diversamente, forse ora potrebbe avere un padre e una madre» disse torcendosi le mani.
«Se le cose fossero andate diversamente forse ora il Signore Oscuro sarebbe ancora al potere e Teddy non potrebbe avere una vita felice. Senti Harry, Remus e Dora sono morti e non puoi darti la colpa per questo; hanno dato la loro vita per un mondo migliore in cui possa crescere anche loro figlio. Proprio tu dovresti capire quanto sia importante un sacrificio come questo!»
Detto questo si avvicinò ad Harry e lo strinse forte con il braccio libero. Era incredibile la sua forza d’animo, aveva perso tutti i suoi affetti ma era lei a dare conforto.
«Comunque non pensare che una tua visita sia sgradita, la porta di casa nostra è sempre aperta per te!»
«Potrei ...?» Chiese Harry allungando le braccia verso Teddy.
«Oh ... certo!» Rispose la signora Tonks porgendo il fagotto ad Harry.
«Anzi, ... che ne dici di occupartene per qualche minuto, intanto io sbrigo qualche faccenda in banca».
«Ma... non so se sono in grado...» disse Harry indeciso.
«Non preoccuparti, ha appena mangiato e al resto ci pensano i Pannolini Autopulenti. E poi c’è Hagrid, se c’è anche lui non ho nulla di cui preoccuparmi» Lo rassicurò la signora Tonks sorridendo.
«Allora penso che potrei provare!» disse Harry.
Hagrid, che fino a quel momento era rimasto in disparte per lasciare i due a parlare serenamente, intervenne.
«Dromeda non ti preoccupare, ci sto io che lo aiuto ... coi bambini ci ho successo io!»
«Bene allora, ci vediamo tra un po’» disse la signora Tonks sistemando la coperta di Teddy.
Harry si ritrovò con il figlioccio in braccio, incerto su come muoversi per non fargli male. Il piccolo continuava a ridere tentando di acciuffare i capelli spettinati di Harry.
E così questo è Teddy pensò Harry mentre iniziava a scendere dalla gradinata ed a incamminarsi lungo il viale insieme ad Hagrid.
Harry ripensò alle parole della signora Tonks. Proprio tu dovresti capire quanto sia importante un sacrificio
come questo! Aveva ragione. Era incredibile come il destino di Teddy assomigliasse tanto al suo.
In quel momento Harry promise al piccolo, ma anche a se stesso, che gli sarebbe stato vicino e che avrebbe mantenuto viva la memoria dei suoi genitori. Voleva che Teddy avesse tutto ciò a cui lui aveva dovuto rinunciare.
La voce di Hagrid lo fece ridestare dai suoi pensieri.
«Harry, andiamo al Serraglio Stregato a far conoscere Teddy anche a Ron, e poi devo comprarci un po’ di cibo per i frillini. Ti ci ho già parlato di loro, vero?»
«Oh, sì. Me lo hai scritto nella lettera».
Si avvicinarono alla vetrina. Teddy cominciò a ridere guardando dei simpatici uccellini azzurri che stavano volteggiando in una gabbia sospesa in alto.
«Quelli sono dei Colibrì Piuma Blù, non ci smettono mai di volare, nemmeno quando mangiano e dormono» precisò Hagrid. Poi prese Teddy con le braccia e lo sollevò fino alla gabbia. Con un bambino così piccolo in braccio, sembrava ancora più gigante.
Un manifesto sistemato in basso nella vetrina attirò l’attenzione di Harry. Al centro c’era il muso di un enorme toro nero come la pece con due enormi corna. Sotto all’immagine una scritta diceva: Tori da tiro della Transilvania, i più forti di tutta Europa! Prossimamente disponibili in questo negozio.
La mente di Harry non poté far altro che ritornare al sogno di quella mattina e a quell’enorme toro nero che trainava la carrozza. Le coincidenze si disse.
Erano ancora intenti ad ammirare le acrobazie aeree dei Colibrì Piuma Blù, quando si sentì una strano rumore provenire dal vicolo accanto alla vetrina del negozio. Harry avrebbe giurato di aver sentito un nitrito. Si sporse per dare un’occhiata.
Il vicolo a ridosso del serraglio stregato era notevolmente largo, probabilmente per le esigenze di rifornimento del negozio. I muri erano fatti con le tipiche mattonelle rosse e avevano un aspetto trascurato. Scatoloni e ciarpame di ogni genere era accatastato ai lati.
Quello che attirò l’attenzione di Harry, però, fu una sagoma nera in fondo al vicolo. Poteva sbagliarsi ma sembrava proprio una carrozza. Forse il sogno stava condizionando la sua mente ma il suo sesto senso gli diceva che doveva vederci chiaro.
Essersi trovato davanti l’immagine del toro nero, poteva essere stata una coincidenza, ma se quella era veramente una carrozza, la faccenda diventava alquanto anomala. E poi dov’era Ron? Possibile che se ne fosse andato senza aspettarli?
Harry si avvicinò ad Hagrid.
«Potresti tenere Teddy per qualche istante? Devo fare una cosa...» domandò Harry pensieroso.
«Certo, certo! Non ti preoccupare. Ma c’è qualcosa che non va?».
«Niente, tutto bene. Voglio solo controllare una cosa».
Era agitato, ma dopotutto Diagon Alley era un posto sicuro. Dopo essersi assicurato che Teddy fosse a posto,
si incamminò piano nel vicolo appiattendosi il più possibile al muro.
Il vicolo era silenzioso, la luce del sole non riusciva a penetrare direttamente e la carrozza era ferma in una zona relativamente buia. Come in tante altre occasioni, rimpianse di non aver portato con sé il Mantello dell’Invisibilità, in quel momento avrebbe fatto molto comodo. Per fortuna tutte le cianfrusaglie buttate per strada gli offrivano un minimo riparo.
A metà del vicolo non ebbe più dubbi. La sagoma nera era un’enorme carrozza legata a due cavalli, neri anch’essi.
Estrasse la bacchetta. Il cuore iniziò ad aumentare il ritmo. Sentì delle voci all’interno. Qualcuno si stava lamentando.
A pochi passi le voci diventarono più chiare. Ebbe un tuffo al cuore. C’era qualcosa di molto strano. Una delle voci sembrava quella di Ron.
«Non so dove sia, ve l’ho già detto! Dopo la battaglia Hogwarts non l’ho più vista!»
Il pensiero di Harry ritornò in un lampo al sogno... La bacchetta! Devo chiamare Hagrid.
« chiaro che non collabora dobbiamo passare alle maniere più forti!» disse una strana voce, che poco aveva di umano.
«Ma vi ho detto che non ne so nulla!» gridò Ron.
«Preferisco controllare... Apri la tua mente!» disse una seconda voce.
L’occlumanzia, pensò Harry, Non c’è tempo, devo intervenire subito! Tese la bacchetta.
«Nebbiosum!»
Una fitta nebbiolina prese ad uscire copiosa dalla punta della bacchetta ed ad invadere tutto il vicolo.
I cavalli iniziarono a dimenarsi e a nitrire.
«Cosa succede?» disse l’uomo con la voce innaturale.
Harry vide affacciarsi uno degli uomini dallo sportello di sinistra, allora silenziosamente corse allo sportello di destra. Tentò di aprirlo ma non si muoveva.
«Alohomora!» sussurrò.
Sentì la serratura sbloccarsi e il finalmente riuscì a spalancare la porta. Ebbe solo il tempo di riconoscere la sagoma dell’amico, lo afferrò per il braccio e lo tirò con tutta la forza che aveva verso la strada.
Caddero entrambi a terra. Con orrore ad Harry sfuggì la bacchetta di mano.
Sentì un forte schiocco. Chiuse gli occhi rassegnato a ricevere una maledizione senza neanche la possibilità di difendersi.
Videro invece un lampo di luce. Poi la nebbiolina iniziò a dissolversi. La carrozza era sparita.
Ron era come inebetito. Harry raccolse la sua bacchetta, afferrò l’amico per un braccio e lo trascinò correndo fuori dal vicolo.
Una volta davanti alle vetrine del Serraglio stregato, ansimanti si gettarono a terra.
Hagrid si girò verso di loro e li raggiunse con un unico gigantesco passo.
«Che caspita succede?» chiese «E tu Ron, da dove salti fuori?»
Detto questo, tenendo con un braccio Teddy, con l’altro sollevò prima un ragazzo e poi l’altro.
«Grazie, Hagrid!» disse Harry, iniziando a respirare più lentamente.
Ron era pallido come non mai, lo sguardo fisso verso un non precisato punto sulla strada.
«Allora si può sapere chi erano quei due? Come sei finito in quella carrozza?» chiese Harry.
Hagrid aggrottò le sopracciglia non capendo di cosa stavano parlando.
«Stavo per entrare al serraglio, ero proprio in questo punto, quando una voce dal vicolo mi ha chiamato “Ragazzo, potresti aiutarmi ti prego” e io come un ingenuo mi sono fatto abbindolare. Appena ho girato l’angolo mi si sono irrigiditi tutti i muscoli, una sensazione sgradevolissima te lo assicuro. Ho iniziato a camminare contro la mia volontà fin sopra la carrozza»
«La Maledizione Imperio» disse Harry.
«No, era qualcos’altro, io ero cosciente di quello che facevo, ma non potevo oppormi».
«Per mille gufi, questa è magia potente. Che diavolo succede?» esclamò Hagrid.
Sentendo il tono del gigante, il piccolo Teddy iniziò a piangere.
«Oh, no, piccolino, non fare così» disse Hagrid coccolandolo per tranquillizzarlo.
Ci fu un attimo di silenzio.
«Ma chi erano, li hai visti?» chiese Harry impaziente.
«No, era tutto buio. Ma quel che è più strano è che erano in due ma si distingueva solo una figura. Era come se fossero due uomini in uno! E poi una delle voci era così strana... volevano sapere della Bacchetta di Sambuco! Per fortuna sono riuscito a non dirgli niente, anche se ...» si interruppe Ron dubbioso.
«Anche se?» Lo incalzò Harry.
«Beh, c’eri anche tu... ha tentato di leggermi nella mente, può essere che sia riuscito a scoprire qualcosa...»
Harry sospirò e rifletté sul da farsi. Poi si rivolse ad Hagrid.
«Ti prego, puoi riportare Teddy ad Andromeda. Scusati da parte mia, ma adesso è meglio che ce ne andiamo da questo posto, non è sicuro».
«Teddy?» Disse Ron, avvicinandosi. Solo in quel momento sembrava essersi accorto del piccolo.
«Oh, sì. Ho incontrato Andromeda alla Gringott e me lo ha lasciato per un po’» E io non sono stato in grado di passare nemmeno un ora con lui. Pensò amareggiato dovendo già venir meno ai suoi propositi verso Teddy.
«Ci hai ragione Harry! Meglio che andate. Non preoccuparti per Teddy, Dromeda capirà».
«Dai Ron andiamo».
«Dobbiamo avvertire l’Ordine, e forse dovrò incontrare Kingsley prima del previsto» disse Harry.
«Che vuol dire “prima del previsto”?».
«Oh, certo, tu non lo sai. Hagrid mi ha consegnato una lettera di Kingsley».
«Cosa?» disse Ron esterrefatto.
«Mi ha scritto che vuole incontrarmi nel suo ufficio».
«Incontrarti per cosa?»
«Non ne ho la più pallida idea. Anche se adesso so di cosa parleremo...».
Fino a quella mattina il mondo aveva ripreso a girare nel verso giusto. I preparativi per un nuovo, tranquillo anno a Hogwarts erano iniziati. Ora tutto era cambiato. Di nuovo erano in pericolo, qualcuno voleva impossessarsi della bacchetta con chissà quali scopi. I programmi per la scuola passavano in secondo piano. C’erano cose più urgenti.

*Il senso di questo
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Oblivion

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyMer Nov 17 2010, 17:24

Qualche cosuccia da segnalare ^^
Albus Severus 94 ha scritto:
«Teddy, tesoro, questo è Harry... il tuo padrino!» disse la signora Tonks.
e senz'accento;

Albus Severus 94 ha scritto:
Sotto l’immagine una scritta diceva: Tori da tiro della Transilvania, i più forti di tutta Europa!
non "all'" ^^;

Albus Severus 94 ha scritto:
Erano ancora intenti ad ammirare le acrobazie aeree dei Colibrì Piuma Blù, quando si sentì uno strano rumore provenire dal vicolo accanto alla vetrina del negozio.
errore di battitura xD;

Albus Severus 94 ha scritto:
Essersi trovato davanti l’immagine del toro nero, sarebbe potuta essere stata una coincidenza, ma se quella fosse stata veramente una carrozza, la faccenda sarebbe diventata alquanto anomala.
periodo ipotetico;

Albus Severus 94 ha scritto:
« chiaro che non collabora dobbiamo passare alle maniere forti
perché "più forti"? Per me stona un po', non so per voi...;


Albus Severus 94 ha scritto:
Chiuse gli occhi rassegnato a ricevere una maledizione senza neanche la possibilità di difendersi, ma videro un lampo di luce.
secondo me è meglio scriver così piuttosto che fare due periodi separati...;

Albus Severus 94 ha scritto:
«Oh, sì. Ho incontrato Andromeda alla Gringott e me lo ha lasciato per un po’» E io non sono stato in grado di passare nemmeno un'ora con lui, pensò amareggiato dovendo già venir meno ai suoi propositi verso Teddy.
il primo è femminile, probabilmente un errore di battitura, per il secondo, come prima, ho cercato di semplificare due periodi in uno.

Non ho trovato nient'altro da segnalare ^_^
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kinderangie

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyMer Nov 17 2010, 17:26

La prima cosa da segnalare è l'incongruenza delle date.
Nella lettera di Hagrid dice: ci vediamo tra due settimane a Diagon Alley (essendo il 31 luglio intende il 14 agosto....)
ma poi nella lettera che Hagrid consegna a Harry Kingsley scrive: ci vediamo il 12 agosto.

Inoltre il compleanno di Ginny è l'11 agosto e ancora non l'hanno festeggiato!

Basta anticipare l'incontro, se nella lettera di Hagrid diciamo una settimana oppure direttamente una data (ad esempio 7 agosto) o anche solo il prossimo venerdì (che nel 1998 era il 7 agosto) siamo a posto.

Le altre segnalazioni le tolgo da qui e le sposto nel topic degli errori del capitolo, dove è giusto che stiano.

Infine voglio solo dire che comunque la si metta, questi capitoli iniziali sono dazvvero un po' noiosetti, capisco che devono vivere alla Tana.... ma potevano fare qualcosa di interessante (giocare a Quidditch in giardino?) oltre a farsi tante fisime.
Ok, basta, sennò dite che mi lamento sempre troppo.

Citazione :
C’erano cose più urgenti.
un po' corta come frase finale....

Alb, vedo che abbiamo scritto in contemporanea....


Ultima modifica di kinderangie il Gio Nov 18 2010, 14:41 - modificato 1 volta.
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Oblivion

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyMer Nov 17 2010, 17:51

ah, dimenticavo.
Citazione :
«La Maledizione Imperio» disse Harry.
La maledizione è imperius, la formula è imperio ^^
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Herm

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyGio Nov 18 2010, 10:25

Mettendo da parte i numerosi errori già segnalati da Angie e james... trovo che il capitolo sia un po' "palloso", fatta eccezione per l'incontro in Diagon Alley. Vero che sono i primi capitoli, ma già nel 4° si introduce un po' la vita a alla Tana e tutto il resto.
Vero, qui c'è la Gringott e Teddy, però...

Forse sarà anche un po' la scrittura, che a mio avviso risulta poco accurata. Vi sono tanti passaggi e molte espressioni da "bozza". Mi spiego: è come se una frase fosse buttata lì per dare l'idea di quello che si voleva dire, senza però poi essere sistemata.
Un po' un'accozzaglia insomma Razz

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyGio Nov 18 2010, 20:50

[quote="Albus Severus 94"]Ecco il 5° capitolo
1)
Insomma per Harry non era facile, soprattutto perchè tra la compagnia di un Ron immusonito e di una raggiante Ginny preferiva di gran lunga la seconda.
Quello che gli sarebbe servito era una Giratempo di quelle che Hermione usava il terzo anno, in modo da poter conciliare il piacere, Ginny e il dovere, il suo suscettibile amico Ron, e dedicare del tempo ad entrambi.
2)
Era ridotto male. Si capiva che aveva avuto un viaggio piuttosto lungo e tormentato.
3)
Da quell’ultima risata Harry non ne sentì altre.
4)
« così da quando hai iniziato ad agitarti»

5)
Harry e Ron uscirono dal negozio, senza accorgendosi
6)
La folla si era fatta un pochino più dietro ma nessuno se ne era ancora andato.
[quote]
1) pensiero troppo lungo per dire la stessa cosa
2)perchè il gufo doveva essere ridotto male??? Viaggio tropoo lungo ?!? E allora Edvige quando raggiungere Sirius latitante?!?
3)sta meglio: DOPO QUELL'ULTIMA...
4)"E' così....
5)senza accorgendosi ?!
6)più dietro secondo me sta meglio più indietro
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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyGio Nov 18 2010, 20:51

Dulcis in fundo: ma il contenuto della lettera non lo doveva sapere nessuno?!
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyMer Nov 24 2010, 16:23

Quoto Angie sulle date.
Non c'è incongruenza solo per il fatto di Hagrid, ma proprio in tutto il racconto.
Inizia al presente, con Harry che gioca con Snitch, poi si racconta l'episodio del gufo di hagrid come un flashback, rafforzando quest'impressione più giù, quando dice che erano passate due settimane da quella sera in cui avevano ricevuto il gufo.

Citazione :
Quella sera, dopo aver ricevuto in giardino da Ginny l’augurio di compleanno che aveva sognato per tutto il giorno, Harry si era precipitato in camera da Ron.
Appena aperta la porta ebbe il tempo di vedere l’amico serrare improvvisamente gli occhi e ostentare un respiro esageratamente pesante.

Quindi, se nella frase prima stiamo raccontando qualcosa avvenuto giorni prima, nella frase successiva dobbiamo lasciare il senso del racconto: metterei "aveva avuto". Inoltre, Includerei anche tutta la pantomima con Snitch nel flashback.
Anche perchè poi, la mattina, già stanno partendo per Diagon ALley, quindi è per forza così!

Citazione :
Harry tentò di toccare il tasto Hermione solo in due occasioni.

La prima volta suggerì di mettere un po’ più impegno nel seguire il suo programma di studi, e Ron in tutta risposta – borbottando in maniera totalmente incomprensibile – raccolse tutti i suoi libri in un grosso sacco e li depositò in soffitta, restando intrattabile per tutto il resto della giornata.

In tutto questo periodo io userei il passato remoto. Aveva tentato di toccare, aveva suggerito, aveva raccolto...ma è un mio parere personale, mi da maggiormente di flashnack quale è...troppi flashback in questo capitolo!

Citazione :
«Devi stare fermo Snitch o non puoi venire a Diagon Alley!».

Credo che andrebbe meglio il futuro, "o non potrai venire a ..."

Citazione :
Non è possibile, pensò. Dove mi trovo? Non ebbe il tempo di terminare quel pensiero che improvvisamente sentì un’esplosione provenire alle sue spalle.
Citazione :
E non so con chi parlarne, pensò tra se.

E così questo è Teddy, pensò Harry mentre iniziava a scendere dalla gradinata ed a incamminarsi lungo il viale insieme ad Hagrid.

L’occlumanzia, pensò Harry. Non c’è tempo, devo intervenire subito! Tese la bacchetta.

«Oh, sì. Ho incontrato Andromeda alla Gringott e me lo ha lasciato per un po’». E io non sono stato in grado di passare nemmeno un'ora con lui, pensò amareggiato, dovendo già venir meno ai suoi propositi verso Teddy.
Pensiero diretto Rolling Eyes

Citazione :

«Cof, cof... mi sono distratto»
E' ORRENDO questo coff coff...vi prego!!! Sad
Citazione :

Ci impiegò alcuni istanti, poiché a causa del tremore che aveva alla mano, a volte si passava la piuma sulla guancia, a volte sulla bocca e in alcuni istanti perfino fin sull’occhio.

Forse è un errore, ma il perfino FIN sull'occhio è orrendo. o fin, o perfino!

Citazione :
quando l’ho incontrato e ci ho detto che oggi ci saremmo incontrati mi ha chiesto
Ripetizione del termine "incontrato"

Citazione :
«No, era tutto buio. Ma quel che è più strano è che erano in due ma si distingueva solo una figura. Era come se fossero due uomini in uno! E poi una delle voci era così strana... volevano sapere della Bacchetta di Sambuco! Per fortuna sono riuscito a non dirgli niente, anche se ...»

Questa è una delle cose che abbiamo dimenticato: chi è questo mago 2 in 1 con la voce strana? Qualche tipo di mago sdoppiato? è interessante, si può riutilizzare, e ad ogni modo, andrebbe svelato il mistero, prima o poi!

IL MIO GIUDIZIO TOTALE

Questo capitolo è una palla! Nemmeno un avvenimento come il quasi rapimento di Ron lo movimenta un pò... assolutamente, questi primi capitoli andrebbero tagliati e assemblati per farne al massimo 2-3...
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hagrid-samby

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyVen Dic 24 2010, 00:49

sembrerà una cavolata però è importante affinchè la realizzazzione del capitolo avvenga perfettamente alien quindi il mio punto di polemica c'è: quando hagrid nella lettera dice a herry che cosi si prendono un gelato... secondo me la parola gelato dovrebbe essere sostituita con un altra a d esempio BURROBIRRA..... o altro
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Buffy Anne Summers

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyLun Gen 10 2011, 12:31

hagrid-samby ha scritto:
sembrerà una cavolata però è importante affinchè la realizzazzione del capitolo avvenga perfettamente alien quindi il mio punto di polemica c'è: quando hagrid nella lettera dice a herry che cosi si prendono un gelato... secondo me la parola gelato dovrebbe essere sostituita con un altra a d esempio BURROBIRRA..... o altro

Bè, da Florian Fortebraccio vendono del gelato... se non sbaglio Harry ne prende uno alla ciocconocciola nel 3° libro, quando alloggia al Paiolo Magico... quindi perchè toglierlo?!?!? XD
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley EmptyLun Gen 10 2011, 17:16

Infatti si, il gelato ce l'hanno anche i maghi!
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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley   Capitolo 5: Strani incontri a Diagon Alley Empty

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