Questo pezzo è scritto tenendo presente che Harry è partito per la missione con il ministero e professori, sotto l'effetto della pozione polisucco... io salto un passaggio per darvi un assaggio!!!La vera bomba verrà dopo!!! Intanto ditemi come vi sembra... ----------------------------------------------------------- Nell’infurire della lotta, tra incantesimi e maledizioni che volavano dappertutto, la mente di Harry lavorava velocemente. Hudson gli aveva urlato di mettersi in salvo non appena fossero riusciti ad eliminare l’incantesimo che li bloccava tutti in quella radura. Secondo il codice degli Auror Harry non poteva farlo. Benché l’ordine gli fosse stato impartito da un diretto superiore il codice prevedeva di non abbandonare nessun compagno indietro ed Harry non aveva nessuna intenzione di farlo. Però un dilemma gli si parava innanzi: quei maghi oscuri li avevano teso un imboscata per impadronirsi della Bacchetta, sapendo che Harry sarebbe stato con loro anche se nascosto sotto l’incanto della Pozione Polisucco. Doveva abbandonare i compagni e portare in salvo la Bacchetta o utilizzarla per sconfiggere i Maghi avversari e salvare i compagni? Una scelta sbagliata poteva portare il mondo magico sotto l’oscura minaccia di quei Maghi Oscuri e, in cuor suo, sapeva che doveva abbandonare i compagni, ma non ci riusciva.Un esplosione vicina a lui lo riportò alla realtà dei fatti. Una figura crollo di fianco al masso dietro al quale si riparava
Harry. Un mago del ministero annaspava con le mani sul petto lordo di sangue ansimando e gemendo di dolore.
Harry lo prese e lo trascinò dietro al masso, schivando due maledizioni dirette alla sua testa. Deposto il mago accanto a lui cercò di controllare la gravità delle ferite. Il mago sanguinate prese per la camicia
Harry e lo strattonò per farlo avvicinare di più.
“Lascia stare!! Non pensare a me…” urlò prendendolo per il babavero “Scappa Potter! Mettiti in salvo… oh!”
Harry rimase a guardarlo prendere la bacchetta e chiudersi le ferite, con numerose smorfie di dolore e poi crollare svenuto. Dopo essersi accertato che fosse vivo si alzò in piedi e decise che doveva andarsene. La pozione polisucco aveva concluso il suo effetto doveva fuggire.
Ciò sembra tipo un bel po' di film che fanno vedere uno che combatte contro 15000000 nemici e tutti quelli non lo riescono a toccare nonostante lui abbia una sola spada e loro siano armati di pistole fino ai denti(sa di impossibile: tutti gli sparano elui muore al 110%). Per farti capire che, nel tempo in cui fa tutti sti pensieri, lo uccidono t4ranquillamente, ma comunque è l'unica scelta, alla fine, possibile per questa situazione.Devo trovare una protezione per me e la Bacchetta pensò e li
vennero in mente alcune parole di Silente: “…abbia su di sè una protezione potente finchè potrà definire questo luogo casa sua…”. Sapeva dove doveva andare. Girò su se stesso e si Smaterializzò.
La spiacevo sensazione di essere avvolto da bende invisibili non lo infastidì particolarmente, ma avvertì un forte dolore al fianco. Si ritrovò davanti al vialetto del numero 4 di Prive Drive, la casa che per 17 anni aveva odiato. Le abitazioni a schiera, con i loro giardini curatissimi del Little Whinging facevano parte dei lontani ricordi della sua infanzia e mai si sarebbe aspettato di ritornarvi. Improvvisamente la porta di casa Dursley si aprì e ne uscì Dudley che come lo scorse si fermò, sbarrando gli occhi.
Harry sorrise e fece per fare un passo avanti, ma la gamba non lo resse. Cadde in ginocchio con ondate di dolore; si portò la mano al fianco e se la ritrovò lorda di sangue come il mantello e buona parte del marciapiede.
“Papà! Papà!” senti chiamare Dudley prima di ritrovarselo a fianco. “
Harry, cosa ti succede?”
“Che diavolo c’è ora?” arrivò una voce dalla porta, poi silenzio.
Harry avrebbe voluto alzare lo sguardo, ma invece cadde in avanti sul vialetto.
“PETUNIA! PETUNIA!” fu l’ultima cosa che udì, prima di svenire.
“Tunia, come sta?”
“Non saprei, ho arrestato la fuoriuscita del sangue, ma non sono un medico, Vernon!”
Le voci dei suoi zii gli sembravano ancora lontane, ma si facevano via via più forti. Aprì gli occhi. Il signor Dursley marciava per la stanza in evidente stato di angoscia, mentre la
zia era impegnata a lavare in un catino alcune bende macchiate di sangue. Si trovava nella sua vecchia stanza.
“Beh, l’ambulanza sta arrivando! Gli batte il cuore?” chiese lo zio facendo fremere i baffi da tricheco.
“Sì, Vernon! E’ vivo!” rispose secca zia Petunia.
“Come se ti dispiacesse!”sussurrò
Harry facendo sobbalzare gli zii.
“Ehi! Tu, come stai?” chiese il signor Dursley avvicinandosi al letto insieme alla consorte.
“A meraviglia!” rispose ironico
Harry, tentando di sorridere ma riuscendo a fare solo una smorfia di dolore.
“Beh, meglio per te! L’ambulanza sarà qui a momenti” ribattè lo zio squadrandolo come era solito fare.
“No, ti prego, niente ambulanza. Lasciatemi solo riposare… appena starò meglio me ne andrò” sussurrò
Harry controllando la fasciatura. Era fatta bene.
“Senti, ragazzo! In questa casa non morirà nessuno, finchè ci sarò io! E tu hai perso molto sangue, quindi ti porter…” sbottò lo zio ricominciando a marciare per la stanza.
Secondo, naturalmente se ha una grande fuoriuscita di sangue nella battaglia si dovrà dire che è caduto o cose del genere, altrimenti vorrebbe dire che la fedeltà della bacchetta è passata ad un altro mago. “No! Ti prego… nessuno deve sapere dove sono!” disse
Harry, digrignando i denti dal dolore. Muovendo la mano tocco quella della zia, china al suo capezzale e subito la prese e la strinse “ti prego, zia…” Lei lo guardò a lungo, poi guardò il marito. Il signor Dursley divenne di un bel color pulce e scuotendo i baffoni batte un pugno sulla scrivania.
“Va bene, ragazzo! Come vuoi tu! Però se mi muori qui, giuro che ti uccido!” muggì, dopo di che usci sbattendo la porta.
Harry prese un anti-dolorifico che gli porgeva la signora Dursley e si addormentò stringendo la sua mano con la consapevolezza che lei ricambiava la stretta.
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