Harry decide che ora di nascondere la Bacchetta - 1A PARTE

Harry si svegliò tutto agitato. Aveva sognato di giocare Quidditch e venire attaccato dai Dissennatori. Non sarebbe stato un problema se avesse avuto con sé la bacchetta, ma così disarmato non poteva difendersi. Più che un sogno era un incubo: precipitava dalla scopa verso un terreno che non arrivava mai. Il tempo fuori dalla finestra era tempestoso. Pessimo per giocare la partita contro Tassorosso. Inoltre dovevano vincere con almeno cento punti di scarto per riuscire a passare in testa nella coppa delle case.
Tutti nel castello erano in agitazione per la partita. Anche Harry che dopo la sua prima partita non era più entrato in tensione, si sentiva inquieto.
A colazione la squadra di Grifondoro si era riunita ma nessuno, tra cui Harry era riuscito a toccare il cibo. Una ventina di minuti prima dell’inizio dell’incontro si erano avviati verso gli spogliatoi. Harry sapeva che la sua squadra era la migliore della scuola e che non aveva bisogno di grandi discorsi per essere caricata. «Ragazzi e ragazze» disse rivolgendosi a Ginny alla parola ragazze, «non c’è bisogno che ve lo dica, ma comunque ve lo ripeto, dobbiamo vincere! Almeno con un centinaio di punti di vantaggio». Detto questo si vestirono e scesero in campo. La cronaca non si sentiva, ma si sentì un boato del pubblico al loro ingresso. Con quella pioggia non si vedeva niente, allora Harry chiamò a sé la squadra e gli mostrò come proteggersi il viso dalla pioggia. «Impervium!» urlò, e tutti quanti lo imitarono. L’acqua ora deviava dalle loro facce permettendogli una visuale migliore. Harry si augurava di concludere in fretta la partita sperando che gli avversari non conoscessero quell’incantesimo. Ma era improbabile. Infatti, appena entrarono in campo, anche se non sentì le parole vide che si puntavano verso la faccia la bacchetta. Ad arbitrare la partita c’era il professor Willis. Quando Ron aveva saputo che come arbitro ci sarebbe stato il suo idolo di Quidditch, era sbiancato, dimenticando perfino i litigi con Hermione.
«Sulle scope!» urlò il professor Willis. Tutti i giocatori già fradici per la pioggia balzarono sulle proprie scope. «Via!» gridò l’arbitro liberando le palle (da gioco! ). Harry tentò di seguire il boccino appena liberato, ma a causa della confusione lo perse subito di vista. Dopo aver girato un po’ in cerchio senza esito positivo, si fermò al centro del campo e si mise ad osservare. Aveva perso la cognizione del tempo. Non sapeva quanto tempo era passato ma sapeva il risultato. Ad un certo punto lo vide. Il boccino scintillava alla base della porta di Ron, ma doveva aspettare perché perdevano sessanta a zero. Decise di tentare una finta sperando che il giocatore avversario ci cascasse. Partì in picchiata verso la base della porta difesa dai Tassorosso. Con sua grande soddisfazione vide che il cercatore avversario si era incollato dietro di lui. All’ultimo Harry decise di provare la finta Bronsky imparata da Krum alla Coppa del Mondo di Quidditch. Proseguì fino ad un metro dal suolo e all’ultimo raddrizzò la Firebolt. Per verificare se il cercatore avversario ci era cascato fece un giro della morte. Vide il giocatore avversario sdraiato a terra e soccorso da Madama Chips. A quel punto decise di chiamare un time-out. Si riunirono in cerchio intorno alla porta di Ron. Dopo aver ricevuto i complimenti per la mossa da tutti chiese «ragazzi com’è il punteggio?». «Abbiamo recuperato, ora siamo settanta a cinquanta per loro» e poi Ginny aggiunse «se non fosse stato per Ron a quest’ora staremmo perdendo almeno centoquaranta a cinquant». Harry vide Ron esaltato, come non lo vedeva da molto tempo. «Bravo Ron! Continua così!» gli disse per incoraggiarlo. «Ok ragazzi, mettiamocela tutta!» disse. Harry pensò che l’ultima frase era diretta più a se stesso che agli altri. Doveva prendere il boccino il più in fretta possibile. Si mise ad osservare il campo da un punto sopra la porta di Ron. Mentre Harry si complimentava con Ron per una strepitosa parata, lo vide. Un bagliore d’orato al centro del campo. Si buttò in picchiata. Aveva allungato il suo braccio destro per afferrarlo quando un bolide gli colpì la mano. Tutte le ossa di questa si frantumarono ed Harry iniziarono a scendere delle lacrime per il dolore. Riuscì a mantenere il controllo della scopa e a vedere il boccino. Accelerò ancora di più e allungando la mano sinistra e finalmente lo prese. Anche se lui non vedeva il pubblico sentì un boato di esultanza quando il commentatore annunciò il risultato. Avevano vinto! Iniziò a girare per il campo esibendosi in giri della morte. Ma ad un certo punto tutto si oscurò: il rumore del pubblico non c’era più, lo stadio era sparito. Di colpo fu abbagliato da un forte sole. Quando riaprì gli occhi si accorse di trovarsi a Diagon Alley, dove per la prima volta aveva incontrato la carrozza nera. Un rumore di zoccoli lo fece sobbalzare. Si girò di scatto e la vide. Era lì ferma a pochi metri da lui. Non aveva la forza di scappare, era paralizzato da quello che stava accadendo. Scesero dalla carrozza due uomini incappucciati e vestiti tutti di nero. Il vestito gli ricordò molto il costume da mangia morte, ma c’era una differenza: sul loro petto era disegnato un fuoco, con al centro un libro. Per la prima volta Harry vide il simbolo della Setta del Fuoco Sacro. I due gli si avvicinarono, lo cinsero per le braccia e lo caricarono sulla carrozza. Questa partì e per alcuni minuti nessuno di loro parlò. Poi all’improvviso uno di loro, il più alto e per quanto aveva notato Harry il capo disse «dov’è la Bacchetta?». Harry non rispose subito, non avrebbe mai rivelato la sua ubicazione. «Non saprai mai dov’è!». I due stranieri come se già avessero saputo la risposta si guardarono con un cenno d’intesa. Il più basso estrasse dalla tasca una fiala. Harry riconobbe immediatamente il contenuto: era Veritaserum. A quella vista si riscosse. Doveva agire, non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita di tutti gli studenti di Hogwarts. Mentre si guardava intorno per trovare una via d’uscita notò che la portiera della carrozza non era chiusa bene. Un lembo del mantello del rapitore più piccolo era rimasto impigliato nella portiera. Pensando che quella fosse la sua unica possibilità di fuga chiamò a raccolta tutte le sue forze e si buttò con tutto il suo peso contro la portiera, sperando che questa cedesse. In un primo momento i due rapitori rimasero sorpresi, ma il più sveglio, il capo, cercò di afferrarlo. Il loro sforzo fu inutile, la portiera si aprì e lui cadde fuori, in mezzo alla strada rotolando. La carrozza non si fermò. Nella caduta però aveva schiacciato con tutto il suo peso la mano fratturata. Il dolore allora si impossessò di lui e svenne.
Mentre riprendeva conoscenza, pensando di trovarsi ancora in mezzo alla strada, si stupì di sentire delle voci familiari intorno a sé. Aprì gli occhi e si ritrovò in infermeria circondato dalla sua squadra di Quidditch. «Bentornato tra noi!» dissero alcuni di loro. «Pensavamo fossi morto dal volo che hai fatto!». A quel punto Harry sentendosi ridicolo arrossì. Ron gli si avvicino e gli sussurrò «non ti preoccupare, ho assistito solo io alla caduta, a loro è stato detto che la tua scopa è stata danneggiata da un bolide e sei precipitato» detto questo si staccò e disse «comunque abbiamo vinto!». Tutti i presenti esultarono. Madama Chips richiamata dal rumore si presentò loro infuriata, e li cacciò fuori tutti. Permise di rimanere solo a Ron, Hermione e Ginny. «Harry, adesso che siamo soli, ci puoi dire cosa è successo? Ron mi ha raccontato che ad un certo punto ti sei buttato dalla scopa. Se non fosse stato per il professor Willis che ha rallentato la caduta, non so come saresti ridotto» disse Hermione. Harry narrò loro l’accaduto. Tutti quanti rimasero sconcertati, anche lui. «Questa visione è stata la peggiore e la più realistica» concluse Harry, «appena ve ne andrete chiamatemi i professori Willis e Jatturius». Poco dopo Ron ed Hermione uscirono. Rimase solo con Ginny. «Tu non fai altro che cacciarti nei guai!» gli disse con gli occhi lucidi. Poi gli si avvicinò e lo baciò. «Ginny … Vedrai che anche questa storia finirà …» disse Harry. «Ora vai, e festeggia anche per me la vittoria! Adesso devo pensare cosa fare e devo parlare con i prof … Mi raccomando, passa a trovarmi stasera!» e così dicendo congedò con malavoglia Ginny. «Ora» pensò «non c’è tempo per pensare solo a noi due. Devo trovare un nascondiglio sicuro per la Bacchetta. Dopo quanto accaduto oggi non posso più rimandare questa decisione. Non posso più tenerla con me». Si mise seduto e iniziò a pensare. «Hogwarts! No troppo banale. Inoltre metterei a rischio anche gli altri studenti. Il nascondiglio del medaglione Horcrux! No, come l’ha scoperto Silente, potrebbero scoprirlo anche loro. E poi non mi servirei mai di qualcosa che ha aiutato Voldemort. La Gringott! No, ormai non sono ben visto e come siamo riusciti noi ad entrare possono farlo benissimo anche loro». Una voce lo richiamò alla realtà. Davanti a lui adesso si ergevano i due professori. Non li aveva nemmeno sentiti entrare tanto era concentrato sui nascondigli. «Ciao Harry! Mi hai fatto prendere un bello spavento quando ti sei buttato dalla scopa! Che intenzioni avevi?». Harry narrò ad entrambi quanto era accaduto e di come supponeva si fosse buttato dalla scopa quando si era buttato contro la portiera della carrozza. «Questa volta Harry sei stato fortunato. Ma non sarà sempre così, prima o poi riusciranno a trattenerti e non so cosa succederebbe … Dobbiamo trovare una soluzione! Oltre alla legimanzia dobbiamo escogitare qualcosa per bloccare queste visioni!».