Alla ricerca di Cinereus

«Ginny, vieni con me» disse Harry, «Dobbiamo andare dal professor Unglucklich, spero che possa aiutarmi a capire».
«Pensi che possiamo fidarci?» chiese Ron.
«Dobbiamo rischiare... » fu la sola risposta di Harry. Poi prese Ginny per mano.
«Noi andiamo».
Scesero velocemente (*chissà dove ha preso posto il suo ufficio?*) le scale raggiungendo l'ufficio del professore di Trasfigurazioni. Arrivati davanti alla porta bussò con forza.
Da dentro arrivò chiara la voce del professore.
«Entra Potter, entra. Non serve che mi sfondi la porta!».
Ginny guardò accigliata Harry come a chiedere come il professore avesse capito che era lui. Harry fece spallucce non sapendo cosa rispondere. Poi spinse la porta ed entrò seguito da Ginny.
Il professore non era solo. Stava facendo una partita a scacchi. Davanti a lui era seduto il professor Willis.
«Professore, devo parlare con lei» disse. Poi guardò Willis e aggiunse: «È una questione delicata».
«Parla pure, Potter. Puoi dire quello che vuoi».
«Bene. Si ricorda della visione di cui le ho parlato?(*forse gli ha raccontato quella in cui ha visto Cinereus e il libro oppure un'altra che, al momento, non ha ancora avuto!*)»
Unglucklich annuì e poi sposto in avanti la torre guardando attentamente Willis che si piegava in avanti ad analizzare meglio la scacchiera.
«Non sono stato del tutto sincero, non era la prima volta che mi capitava... »
«Cosa?» lo interruppe il professore.
«Il punto è che stia succedendo qualcosa di grave... ».
Gli occhi del professor Willis si illuminarono, prese la regina e la sposto diagonalmente fino all'altro capo della scacchiera. Poi si schiarì la voce preparandosi a dichiarare scacco matto.
Il professor Unglucklich lanciò una veloce occhiata alla nuova disposizione ma non parve rassegnarsi alla sconfitta. «Mi dispiace caro Hudson, ma adesso ho cose più urgenti di cui occuparmi».
Tirò fuori la bacchetta e mandò la scacchiera e tutti i pezzi a disporsi ordinatamente sulla mensola. Poi fece una risata. «Dai, sarà per la prossima volta».
Il professor Willis si alzò in piedi con un ghigno il volto. «Forse la prossima volta non avrai bisogno di questi trucchetti per impedirmi di batterti!».
«Ma quali trucchetti!» rispose l'altro con un finto tono innocente. «Ora Potter, aggiornami sulle novità».
Harry spiegò velocemente la sua ultima visione.
«Bene, ora devo sapere esattamente tutto quello che hai visto in questi mesi. Immagino che conosci quale sia il metodo più rapido, no?».
Harry deglutì, e annui lievemente col capo.
Il professor Unglucklich allungo il collo portando gli occhi davanti ai suoi.
Harry raccolse tutte le sue forze, sperando che le lezioni di Legimanzia non fossero state del tutto inutili. Si preparò all'invasione, alla sgradevolissima sensazione che lo prendeva ogni volta.
Sentì la mente del professore farsi strada tra i suoi pensieri, ma incredibilmente la sua presenza era cortese, riusciva a guidarla tra i suoi pensieri decidendo cosa mostrare e cosa no. Passo dalla visione della carrozza, a quella che aveva avuto sul treno a (*quelle che non ha ancora avuto!*).
Unglucklich uscì così com'era entrato. Il tutto non era durato più di qualche minuto.
Harry guardò il professore con curiosità, non riusciva a capire perché era stato tutto così facile. Ma per il professore non doveva essere andata altrettanto liscia: aveva la faccia contratta, e non era il tipo che si faceva sconvolgere facilmente.
«Harry, perché diavolo non me ne hai parlato prima, non ci posso credere: Cinereus è con loro! Che infame... ».
«Lei conosce questo Cinereus?».
«Lo conosco, lo conosco fin troppo bene. Pensavo che avesse messo la testa a posto e invece ci è ricascato. Ma perché non me lo hai detto?».
«Be', a dire il vero non ero nemmeno sicuro che esistesse veramente; e comunque a me non è sembrato malvagio, mi ha dato l'impressione di esserci costretto... ».
«E con ciò? Sinceramente forse avrei più rispetto di lui se lo facesse volontariamente, invece è solo un codardo. Ha sempre avuto paura di rischiare».
Il professore aveva una logica tutta sua.
«Però, se le tue sensazioni sono giuste, potrebbe anche essere che questi messaggi te li abbia mandati lui... forse ha voluto aiutarti... anche se non vedo perché farlo in un modo così complicato».
«E questo... Cinereus sarebbe stato in grado di fare tutto ciò?». Intervenne Willis.
«Oh, be'... devo dire che ho avuto modo di imparare diverse cose da Cinereus. A dire il vero il suo vero nome è Belisarius Knox (* io l'avevo chiamato XXXXX xxxx, ma mi pare che l'idea di elfobrizzo è un po ' più originale...*), Cinereus è una sorta di nome di battaglia. Vedete, lui non è un mago particolarmente dotato, la potenza non è il suo punto di forza. Però la sua conoscenza dell'arte magica è molto superiore alla media».
Sospirò.
«Harry, per darti un'idea, ti basti pensare che ha avuto modo di insegnare parecchie cose persino a Silente! E quindi penso che se c'è una persona che ha potuto ingannarmi questa potrebbe essere proprio lui».
Willis si avvicinò.
«Cosa pensi di fare adesso?».
«Devo verificare un paio di cose, andiamo subito a controllare a casa sua. Forse scopriremo dove si sono nascosti».
«Ma non potrebbe essere una mossa avventata? Potrebbe non essere solo». Domandò Harry.
«Da quando in qua sei così prudente, Potter?». Chiese Unglucklich ilare. «Non preoccuparti, il luogo delle tue visioni non era casa sua, a dire il vero non so ancora dove si trovi quel luogo».
«Ma allora cosa cerchiamo?» chiese Willis.
«La moglie naturalmente!»
Naturalmente... Ripeté nella sua mente Harry.
Unglucklich si alzò in piedi e porse le braccia.
«Allora, andiamo?».
«Veramente non possiamo smaterializzarci da qui... le protezioni» gli fece notare Harry.
«Giusto... le protezioni. Sono veramente seccanti a volte. Allora usiamo il camino fino ad Hogsmeade poi partiamo!» decise.
Si avvicinò al camino e aprì una piccola scatola con dentro la Metropolvere. Harry e il professor Willis lo seguirono.
«Signorina Weasley gradirei che venissi anche tu».
Ginny titubò.
Il professore era troppo avventato, Harry non voleva che Ginny fosse messa in pericolo.
«Professore, non vedo perché deva venire anche lei... ».
Sentendo che Harry cercava di tenerla fuori, Ginny ruppe le ultime esitazioni e si attaccò saldamente al braccio del fidanzato cercando di stringere più che poteva.
«Harry, non preoccuparti per me, so badare a me stessa!».
«Potter, non temere non ho in mente niente di pericoloso per lei... Allora prima destinazione: casa di Aberforth» poi sparì nel fumo del camino.
Harry sorrise pensando alla faccia di Aberforth poi seguì il professor Willis e Ginny che erano già partiti.
Quando arrivò, Unglucklich lo stava già affrontando.
«Ma questa non è una stazione di smistamento... » stava gridando Aberfoth.
Il professore porse le braccia e gli altri si attaccarono a lui.
«Lo so, lo so che ti dispiace che non possiamo fermarci. Ma dobbiamo andare subito... ».

Le ultime parole del professore si persero nel vuoto. Lo stomaco di Harry si rovesciò su se stesso parecchie volte. Non si sarebbe mai abituato a quella sensazione. Ma quella volta fu peggio del solito, il luogo in cui stavano andando doveva essere lontano.
Passò solo qualche istante, ma a Harry sembrarono minuti interi, e lentamente l'ambiente intorno a sé ritornò a farsi concreto.
«Attenti!» gridò Unglucklich.
Non si riferiva a nessun pericolo mortale, ma al posto in cui stavano atterrando. Non aspettandosi che gli sarebbe mancato un appoggio sicuro sotto i piedi, Harry cadde rovinosamente a terra. Era riapparso sopra una pila instabile di libri che non era riuscita a sorreggerlo.
Ginny lo guardava divertita perfettamente in piedi.
«Serve una mano?» gli disse ironica tendendoli la mano.
Harry accettò l'aiuto e si tirò su.
«Hai visto che abbiamo fatto bene a portare anche la signorina Weasley?» chiese Unglucklich.
Harry si guardò intorno: si trovavano in una piccola stanza poco illuminata in cui erano disposti centinaia di libri, alcuni impilati sul pavimento.
«Certo che viaggiare con te non è proprio piacevole!» disse Willis che era in bilico tra altre due pile di libri cercando di non farle cadere.
«Oh, scusate! Avrei voluto riapparire in mezzo alla strada, ma non so se vi sarebbe piaciuto farvi vedere da qualche Babbano! Non siamo in un paese magico».
Sentirono una voce femminile gridare davanti a loro.
«FERMI TUTTI! Avete una bacchetta puntata contro».
Harry guardò il professor Unglucklich, che pareva del tutto calmo.
«Azucena non preoccuparti, sono io: Jattarius».
La rigida espressone della donna si ruppe piano piano rivelando tutta la sua fragilità. Lacrime lente iniziarono a scenderle lungo il viso.
«Oh, grazie al cielo!» disse.
Poi si avvicinò e buttò le braccia al collo la professore. Il viso del burbero professore assunse un espressione che Harry non gli aveva mai visto. Per la prima volta lasciava intravedere le sue emozioni.
«Oh, sorellina, cos'è successo? Perché non mi hai chiamato?».
Sorellina?? Ecco perché Unglucklich conosceva così bene Cinereus o, per meglio dire, Belisarius.
«Avevo paura per Belisarius, temevo che gli facessero qualcosa».
«Sei stata stupida, avresti dovuto sapere che avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarti». Unglucklich mollò l'abbraccio. «Posso vedere?» chiese appoggiando una mano sulla testa della sorella.
«Fai pure... ».
Unglucklich fissò la sorella negli occhi ripetendo quello che aveva fatto con Harry poco prima.
«Oh molto interessante» disse smettendo di leggere nella mente. «Signorina Weasley,» continuò, «adesso voglio che porti Azucena (*Idem con patate solo che l'avevo chiamata Yyyyy. Bello come nome. No?*) a Hogwarts. Pensi di essere in grado di guidarla?»
Ginny annuì.
«E noi?» chiese Willis.
«Noi naturalmente andiamo a cercare i Dissennatori».
Naturalmente...
«Pensi di saper trovare il luogo dove sono stati avvistati in America?».
«Certo, ma non capisco dove tu voglia arrivare... ».
«Non preoccuparti vi spiegherò strada facendo» disse Unglucklich «Signorina Weasley, ora vai, portala dalla preside e spiegale cosa è successo».
«E cos'è successo esattamente?» chiese Ginny spaesata.
«Oh, be', raccontale semplicemente quello che hai visto, d'accordo?» rispose. «E poi dille di far partire una squadriglia di Auror verso il posto dove sono stati avvistati i Dissennatori, spero siano in grado di raggiungerci».
«Una squadra di Auror? Ma cosa stiamo andando a fare?» domandò Willis.
«Te lo già detto, vi spiego tutto dopo» poi guardò Ginny «Capito?».
Ginny annuì. Poi si avvicinò ad Harry e gli diede un intenso bacio. «Stai attento!».
«Su, su, signorina Weasley, adesso è meglio che andiate, ho bisogno che Potter rimanga concentrato, se continua così gli si sbrodolerà il cervello».
Harry abbasso lo sguardo imbarazzato.
«Jattarius, stai attento anche tu» gli disse la sorella.
«Non preoccupatevi tutt'e due, ora andate» disse sbrigativo.
Ginny porse il braccio alla signora Azucena Unglucklich e entrambe sparirono in uno schiocco.
«Va bene allora si va in America!» disse Willis. «Se permetti questa volta guido io!».
«Certo,» disse Unglucklich, «anche perché non so dove stiamo andando».
Si attaccarono a Willis e si smaterializzarono nuovamente.
Quel viaggio fu ancora più lungo e sgradevole, stavano andando dall'altra parte del mondo. Era la prima volta che Harry metteva piede in America, ma non avrebbe mai pensato di farlo in circostanze del genere.
Si ritrovarono in una radura in mezzo ad una fitta foresta. Il vento soffiava forte e faceva freddo, molto freddo. Ma c'era qualcosa peggio, il freddo interiore, erano mesi che Harry non provava quella sensazione e, sopratutto, aveva creduto di non provarla più. Sapeva benissimo cosa aspettarsi, fu impregnato da un senso di vuoto che cercava invadentemente di raggiungere ogni sua scintilla di felicità.
Però c'era qualcosa che lo aiutava, che gli impediva di lasciarsi andare. Sentiva ancora perfettamente il bacio di Ginny sulle labbra, e quella meravigliosa sensazione era centinaia di volte più potente di qualsiasi altra. Non era sicuro che avrebbe resistito se un Dissennatore gli si fosse avvicinato, ma fino a che fossero stati abbastanza distanti non avrebbe avuto problemi. Silente continuava ad avere ragione, l'amore è la magia più potente.
Il professor Willis stringeva le braccia sul corpo tenendo le mani sotto alle ascelle. Il professor Unglucklich sfoderò la bacchetta e con un paio di rapidi gesti fece apparire dei pesanti mantelli.
«Mettetevi questi, almeno il freddo fisico possiamo combatterlo. Per il resto non possiamo fare molto, non voglio attirare troppa attenzione».
«Questa è la zona, non la conosco bene e non ne so molto più di voi» disse Willis, sistemandosi il mantello, «comunque il posto è quello giusto».
«Senza dubbio» disse Unglucklich.
«Adesso ci devi qualche spiegazione».
«Certo, certo, le spiegazioni. Ma prima devo capire da che parte andare».
Levò la bacchetta e iniziò a girare su se stesso pronunciando tra i denti strane formule. Continuò a muoversi lentamente ogni tanto soffermandosi in qualche direzione, sembrava un rabdomante alla ricerca dell'acqua.
«Bene,» disse dopo un po', «da questa parte sento qualche traccia di magia, ben nascosta ma c'è!».
Iniziò a camminare nella direzione indicata senza nemmeno un cenno agli altri due.
«Allora volete le spiegazioni. Inizierò da lontano, dalla fine degli anni trenta per la precisione. In quegli anni Grindelwald era al massimo del potere. Belisarius era uno dei suoi alleati e anch'io, devo ammettere, simpatizzavo per lui... ».
Harry si bloccò. «Cosa?».
«Oh, Potter non meravigliarti per questo. La storia non è mai semplice come sembra».
«Sì, ma lei ha appena detto che era dalla parte di Grindelwald!».
«E allora? Dovresti sapere chi è stato il suo primo e più grande sostenitore».
Harry riprese a camminare.
«La Dominazione Magica era molto in voga allora, molti che dopo rinnegarono tutto la appoggiavano. I Babbani avevano sviluppato tecnologie distruttive ad avevano combattuto la Grande Guerra, milioni di persone avevano perso la vita... »
Stavano camminando già da una decina di minuti in mezzo alla fitta foresta. Il professor Unglucklich camminava spedito non mostrando il minimo segno di stanchezza.
«Secondo te, milioni di vite salvate non sarebbero state una buona motivazione per controllare i Babbani?».
Harry non rispose nulla. Era rimasto sovrastato da tutte le informazioni che aveva avuto, non aveva mai considerato la faccenda dall'altro punto di vista. Adesso poteva capire qualcosa di più sulle ragioni del giovane Silente.
«Dopo i primi anni in cui Grindelwald si comportò normalmente, iniziò a dare segni di pazzia. Quando scoppio la Seconda Guerra Mondiale, ormai era incontrollabile. Poteva agire con le sue stragi liberamente... tanto, durante la guerra nessuno faceva caso a qualche morto in più.
«A quel punto la comunità magica iniziò a contrastarlo più apertamente... molti di noi lo lasciarono. Belisarius no. No che fosse d'accordo con lui, ma era troppo vigliacco, aveva paura delle conseguenze. Io non feci niente, dopotutto temevo anch'io per mia sorella.
«Solo nel millenovecentoquarantacinque finalmente si decise ad intervenire. La guerra stava finendo e Grindelwald aveva deciso di uscire allo scoperto e agire su larga scala. Allora Belisarius diede prova di avere almeno un po' di fegato: scrisse una lettera a Silente. Belisarius lo mise al corrente dei piani futuri di Grindelwald e fu solo allora che Silente si convinse definitivamente ad intervenire.
«Se è come penso, i Maghi Oscuri che ci hanno fatto tanto dannare, potrebbero essere alcuni dei pochi ancora in vita della combriccola di Grindelwald».
Willis lo interruppe: «Vieni al sodo... ancora non capisco perché siamo qui, adesso?».
«Che impaziente! Ma è per quello che ho visto nella mente di mia sorella naturalmente. Alcuni mesi fa è arrivato un uomo, non l'ho riconosciuto ma da quello che ho potuto capire era mascherato con la Polisucco ma mio cognato deve aver intuito chi era. Ha minacciato di far del male a mia sorella se non l'avesse seguito, aveva bisogno di lui.
«Qualche tempo dopo Belisarius è ritornato accompagnato dallo stesso uomo, doveva recuperare qualche libro dalla sua collezione. Sapete, nel retro di quel negozio, c'è una libreria con pezzi rarissimi. Io stesso ho avuto modo di consultarla parecchie volte e non sono mai rimasto deluso.
«Però c'è stata una cosa tra i ricordi di mia sorella che mi ha colpito. Mio cognato è vecchio e non è certo che scoppi di salute, ma quando è ritornato il suo viso si era trasformato. Aveva uno sguardo assente e un viso asciugato. E c'è solo una cosa che può averlo fatto cambiare così velocemente in quel modo... ».
«... i Dissennatori» concluse Harry, che aveva ascoltato silenziosamente fino a quel momento.
«Esatto Potter, allora mi sono ricordato che l'unico posto in cui era stata segnalata la loro presenza era questa».
«Ma allora... » disse Willis. « ...ci stai portando dritti, dritti nel covo dei maghi oscuri! Non dovremmo aspettare gli altri... ».
«Oh, be', se vuoi metterla così, ma veramente sei tu che ci hai portato qua! Comunque non penso ci siano pericoli, in fin dei conti si tratta solo di qualche mago decrepito. Se siamo fortunati avremo finito prima dell'arrivo della squadra!»
«Bene, se siamo fortunati riusciremo ad uscirne vivi!» disse Willis. «Certo che stando vicino a te non si rischia di annoiarsi».
Sembravano straordinariamente tranquilli e non erano affatto spaventati da quello che gli attendeva.
Camminarono per un tratto in silenzio. Ma Harry aveva ancor qualcosa da capire.
«Professore,» esordì, «prima, nel suo studio, quando ha usato la Legimanzia, è stato tutto così... così semplice».
«E di cosa ti sorprendi, ti ho addestrato io stesso!».
«Sì, ma di solito andava molto, molto peggio».
«Durante le nostre lezioni ci andavo pesante, dovevo stressarti al massimo. Prima, invece, non ci ho messo troppa forza. Diciamo che mi sono regolato come un mago mediamente dotato. Credi che saresti riuscito a escludermi se avessi voluto?».
«Suppongo di sì» rispose Harry.
«Bene, a meno che non ti ritrovi a dover bloccare un mago veramente capace nella Legimanzia, dovresti riuscire a tenere fuori senza problemi chiunque».
Harry rimase basito, fino a quel momento si era ritenuto incapace di controllare la sua mente, e invece il professore lo aveva ingannato e non lo aveva reso consapevole dei suoi progressi.
Unglucklich si bloccò improvvissamente.
«Bene, ci siamo» disse indicando uno strano masso, «Willis cosa ne pensi?».
Il professor Willis si avvicinò alla strana pietra a terra. Era completamente liscia tranne che per sue incisioni che andavano a formare una croce. Willis passò le mani sulla pietra seguendo i segni, poi estrasse la bacchetta e ripeté l'operazione.
«Interessante, è una sorta di chiave, serve a togliere delle protezioni magiche».
Unglucklich si avvicinò alla pietra.
«Affascinante, credi di poter fare qualcosa?».
«Non lo credo: ne sono sicuro. Dammi qualche istante».
Willis riprese a muovere la bacchetta mugugnando formule tra sé e sé.
Harry era sempre più colpito dalle capacità di quei due.
Al professore americano non ci volle molto prima di dichiarare che aveva finito.
«Ora penso che per un po' le difese dovrebbero essere indebolite».
«Si, adesso vedo tutto più chiaramente,» disse Unglucklich tendendo nuovamente la bacchetta come nella radura, «di qua!», sentenziò alla fine.
«Sarà meglio tenere pronte le bacchette» disse Willis, più che altro rivolto a Harry.
Questa volta camminarono più lentamente e con maggior circospezione. Harry sentì che i Dissennatori erano più vicini. Anzi si stavano avvicinando.
«Questa non ci voleva,» disse Willis, «dovremmo scacciarli».
«Ormai penso che abbiamo già dichiarato la nostra presenza».
Un primo Dissennatore arrivò sopra a loro girandoli attorno. Ben presto altri lo raggiunsero.
«Su Potter, vediamo di cosa sei capace, il Patronum ti riesce particolarmente bene, no?».
Certo il suo Patronum era potente, ma accanto a qui due tutte le sue certezze vacillavano. Tese la bacchetta ripassando tutte le istruzioni che Lupin, anni prima, gli aveva impartito.
Ormai una decina di esseri volteggiavano intorno a loro pronti ad avvicinarsi.
Harry raccolse le forze e gridò: «Expecto Patronum!».
I fasci argentati iniziarono ad uscire fluentemente dalla sua bacchetta andando a comporsi nel suo Patronum. Il cervo argentato si compose davanti a lui caricando la corsa con la zampa anteriore. (*sarebbe stuzzicante se il Patronum avesse cambiato forma a causa di Ginny, segno che la loro unione si era definitivamente concretizzata, che si era staccato dall'infanzia, dai genitori, per entrare nell'età adulta.... .... va bene la smetto se no mi commuovo!!*) Alzò il muso fiero e si librò in aria contro i Dissennatori.
Questi iniziarono ad allontanarsi sempre a maggiore distanza repulsi dalla felicità sprigionata dal Patronum.
Harry guardò con la coda dell'occhio Unglucklich che sembrava visibilmente colpito. Rassicurato, si concentrò con maggiore foga. Il cervo impenno e con velocità formidabile scacciò istantaneamente tutti i Dissennatori per poi scomparire nel nulla.
«Ben fatto Potter» disse Willis.
«Sì Potter, vedo che almeno in qualcosa riesci bene» aggiunse Unglucklich.
Era sempre stato bravo ad evocare il Patronus. Ma quel giorno era stato di gran lunga più potente delle altre volte. Non poteva credere che la sua magia fosse cresciuta in quella maniera.
«Prof, non capisco, il mio Patronum non è mai stato potente come oggi» disse.
Unglucklich rifletté qualche istante e poi disse: «Mi piacerebbe dirti che il merito va alle mie lezioni, ma non è così. Dovresti sapere da solo da dove viene il potere del Patronum».
Detto questo riprese la marcia seguito dagli altri due.
Harry pensò alle parole del professore. Il potere del Patronum deriva dai pensieri felici che si riesce ad evocare. In passato, il pensiero dell'amore dei suoi genitori, gli aveva dato la possibilità di evocare un grande potere. Ora, i suoi pensieri felici non arrivavano solo dai suoi genitori. Aveva un'altra immensa fonte di potere: Ginny.

Harry sorrise beato.
«Guardate lassù!» disse Unglucklich facendolo rinvenire dai suoi pensieri. «È il posto giusto, vero?».
Appena sopra a loro c'era un vecchio rudere decadente. Lo stesso della sua visione. Harry annuì.
«È stato troppo facile!» disse Unglucklich. «C'è qualcosa che non mi quadra... ».
«Ci ho pensato anch'io. Vediamo un po'... » Poi Willis passò la bacchetta davanti a sé. «C'è solo una persona dentro... ».
«Possiamo andare avanti senza problemi, penso sia Belisarius: lui non è un problema».
Poco dopo si trovarono davanti una spessa porta di legno che contrastava con l'aspetto decadente della struttura. Su di essa c'era un elaborato batacchio in ottone che aveva le sembianze di una testa di sfinge.
Willis allungo la bacchetta. «Alohomora!».
Non accadde niente.
«Immaginavo non fosse così semplice. Hai qualche idea?» chiese a Unglucklich.
«Mah, immagino che l'unica cosa da fare sia bussare, non credi?».
«Ma certo».
Harry continuava ad essere stordito da quei due.
Unglucklich sbatté il batacchio contro la porta. Gli occhi della sfinge si accesero di vita.
«Quando si è spento il sacro fuoco?» disse la sfinge.
«Una parola d'ordine» fece Willis.
«Il ventiquattro agosto millenovecentotrentaquattro» disse Unglucklich in un fiato.
Willis gli lanciò un'occhiataccia. Harry non ci capiva niente.
La sfinge si spense. Ma la porta non si aprì.
«Ci ho provato» rispose l'altro facendo una risata.
«Ora lascia provare me» disse Willis. Poi ribusso con il batacchio.
Non appena gli occhi si accesero e la sfinge aprì le labbra, Willis le ficcò velocemente la bacchetta in bocca.
«Ti piace questa come risposta» disse sarcastico.
Dalla sfinge iniziarono ad uscire scintille colorate e la serratura della porta scattò.
«Ben fatto, ora attenzione... ».
Harry entrò dietro ai due professori. Si trovavano nella grande sala che aveva già visto nella visione. Il tavolo e il camino erano al loro posto ma non c'era nessuno.
Unglucklich corse a passo svelto verso una parete. Allungò la mano verso un punto preciso e strinse il pugno. Poi tirò forte facendo apparire dal nulla la sagoma di un uomo avvolto in un mantello.
«Belisarius non sei mai stato bravo in queste cose» gli disse.
Harry aveva seguito la scena stupito.
«Non dirmi che non te ne eri accorto» gli disse Willis «dopo tutte quelle lezioni!».
Unglucklich sbatté Belisarius su una sedia.
«Allora cos'hai da dirmi?».
«Jattarius... sono contento di vederti...».
«Lascia perdere i convenevoli».
Gli si parò davanti e lo scrutò fisso negli occhi: usava nuovamente la Legimanzia.
Poco dopo chiuse gli occhi, scosse il capo e si buttò su un'altra sedia.
«È peggio di quello che credevo... ho sbagliato tutto... che ingenuo!».
«Dai parla, non lasciarci in ansia» lo spronò Willis.
«Non so da dove iniziare, lui non sa niente delle visioni... » disse «ma la cosa più urgente è che gli altri sono partiti da qua non più tardi di mezz'ora fa in tutta fretta. Sembra che fossero stati colti alla sprovvista ma nemmeno lui sa dove sono andati».
Harry si sentiva completamente smarrito, non capiva dove avessero sbagliato. Le sue visioni lo avevano messo in guardia per diverse volte quell'anno, qualcuno aveva voluto aiutarlo. Ma non riusciva a capire chi. Doveva essere per forza qualcuno legato a Belisarius, altrimenti non avrebbe potuto sapere tutte quelle cose. Doveva esserci qualcun altro tra di loro che li stava tradendo.
«Ce qualcuno tra di voi che potrebbe avere qualche ragione per aiutarci?» chiese Willis. Era arrivato alle stesse conclusioni di Harry.
Belisarius stava per parlare ma Unglucklich lo interruppe.
«Non è possibile, sono sotto Voto Infrangibile».
A quel punto Harry ebbe un'illuminazione. Le visioni dovevano per forza provenire da qualcuno di loro, nessun altro poteva sapere. Ma nessuno di loro avreebbe potuto tradire gli altri. Quindi, se qualcuno di loro lo aveva fatto, il suo intento non era quello di aiutarlo. Ma perché l'avrebbe fatto, per quale motivo avrebbe dovuto mettere a rischio i suoi stessi piani?
«Ma certo!» esclamò Harry. Gli altri lo guardarono ansiosi di sapere a cosa aveva pensato. «Mi hanno ingannato! Ci hanno ingannati! Il loro intento sin dall'inizio era stato quello di farmi fidare delle visioni».
Unglucklich lo guardò, pian piano il suo volto si accese: stava iniziando a capire.
«È stata sì uno di loro a mandarmi le visioni. Ma perchè voleva che io mi fidassi di quello che percepivo».
«Ma perché?» chiese Willis.
«Voleva distrarci, voleva che noi venissimo qui a cercarli quando fosse venuto il momento. Gli serviva un modo per far calare le difese da Hogwarts. In questo momento metà degli Auror in istanza ad Hogwarts stanno venendo qui... » (*lo ammetto, questa parte è un po' buttata lì, ma era per finire con un po' di suspance!!*).
Willis colpì il muro con un pugno.
«Non dirmi che la Bacchetta di Sambuco è rimasta proprio sotto il nostro naso ad Hogwarts fino ad adesso?».
Harry annuì.
Unglucklich si alzò in piedi.
«Non c'è tempo da perdere, dobbiamo andare. Forse siamo ancora in tempo per fare qualcosa» Poi si voltò verso Belisarius. «E tu vieni con noi, non preoccuparti per mia sorella, è al sicuro».