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La mattina dopo pagò l’oste e si allontanò. Mentre si dirigeva verso un luogo fuori mano per smaterializzarsi si ricordò delle parole del preside: non era cortese smaterializzarsi direttamente nelle case altrui. Esse devono avere la possibilità di decidere se farti entrare o meno, e poi vi era il rischio di incappare in qualche sortilegio anti intruso. Era già stato a Villa Malfoy, ma aveva visto solamente le segrete e una stanza della casa. La smaterializzazione richiedeva di essere stato almeno una volta nel posto ma lui all’esterno non l’aveva mai vista. Doveva prendere per forza il Nottetempo. Per non destare sospetti negli stravaganti autisti del mezzo decise di prenderlo in un luogo comune, fuori dal Paiolo Magico. Si tolse gli occhiali e si avvolse completamente nel mantello per non rivelare la sua identità.
Svoltato l’angolo, si fermò di botto. Una chioma bionda spuntava da dietro l’edizione mattutina de “La Gazzetta del Profeta”, al tavolino di un bar: anche senza gli occhiali poteva riconoscerla. Era Draco Malfoy in persona.
Inforcati gli occhiali si avvicinò e si sedette allo stesso tavolo ma il Serpeverde non alzò nemmeno lo sguardo per vedere chi si fosse seduto di fronte a lui. Aspettò qualche minuto che quegli smettesse di leggere. Poi vedendo che non era intenzionato a farlo decise di interromperlo lui.
«Ciao Draco» lo salutò a bassa voce.
Il Serpeverde, che tutti poteva aspettarsi di vedere, tranne
Harry Potter, balzò in piedi dalla sorpresa. Dopo qualche istante di sconcertamento si risedette con un ghigno stampato in faccia.
«Hai il cappuccio in faccia perché qualcuno ti ha sfigurato Potter?» disse come saluto.
«Anche se immagino che ti farebbe piacere, no, nessuno mi ha sfigurato. Meno persone sanno che non sono al castello e meglio è…» replicò
Harry.
«Tranquillo, solo se fossi io a cambiarti i connotati sarei contento. E dimmi, come mai ti sei fatto riconoscere dal sottoscritto?» disse rivolgendogli uno sguardo carico d’odio ma anche di curiosità.
«Mi serve il tuo aiuto…» disse
Harry semplicemente, decidendo che era meglio giungere al punto subito senza girarci attorno. La reazione di Draco fu proprio come se l’era immaginata.
«TU! Vieni da me a chiedere aiuto??!!» esclamò accendendosi di rabbia «Da quando ci siamo conosciuti non hai fatto altro che rovinarmi la vita e ora vieni da me per chiedere aiuto! Lo sai che da quando ho lasciato Hogwarts, ho cercato un lavoro onesto, ma ho ricevuto solo porte in faccia?? Nessuno vuole avere che fare con me e la mia famiglia!» proruppe con un impeto che stupì
Harry che pensava che, come al solito, si sarebbe controllato benissimo. La sua frustrazione doveva essere molta.
«La risposta è no!!» chiuse secco.
Harry si vide svanire dinnanzi la possibilità di mettere le mani su quel libro, ma non potendo abbandonare Ron al suo destino cercò di farlo ragionare:
«Tu incolpi me di quanto pensa e dice la gente su di te e sulla tua famiglia, ma non è me che devi accusare, ma voi e basta! Chi ha seguito Voldemort, chi voleva sterminare mezzosangue e babbani?? Di certo non io! Ho fatto tutto quello che ritenevo giusto per evitare una cosa che non avrebbe mai dovuto accadere. E tu lo sai che è così! Te ne sei accorto l’anno scorso, quando eri in ostaggio con la tua famiglia di Voldemort, quanto era sbagliato ciò che stava succedendo. Ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo. Anche tua madre, alla sua maniera se ne è accorta!» preso dalla foga si alzò dal tavolo e si mosse verso la strada. Fece pochi passi, ma si sentì richiamare indietro, così si voltò.
«Ok, accetto di aiutarti, ma sappi che non lo faccio per te. Lo faccio per me e per il buon nome della mia famiglia così che non venga ricordata per sempre e soltanto come sostenitrice del Signore Oscuro!» disse stringendo i pugni, tornando a sedersi.
«Cosa ti serve?» chiese con tono fintamente distaccato non riuscendo però a celare del tutto la curiosità.
«Non siamo nel posto adatto per parlarne» rispose lui. Infatti si era accorto che la loro discussione aveva attirato gli sguardi dei presenti e di qualcuno di passaggio sulla strada, «spostiamoci da qui».
Draco annuì e seguì
Harry in strada. Quando furono lontani da orecchie indiscrete
Harry iniziò a parlare:
«Mi serve un libro Draco, e so di certo che lo ha la tua famiglia» gli disse.
Draco, senza chiedere come facesse ad esserne così certo gli afferrò il braccio e si smaterializzò davanti al cancello della sua villa.
«Seguimi!» disse in tono che non ammetteva repliche.
Passarono per un vecchio cancello in ferro battuto poi attraverso un grande giardino ricolmo di fiori di ogni ordine e grado.
Harry si era perso nell’osservare quello splendore e non si era accorto di essere arrivato a pochi metri dall’ingresso del castello.
Draco entrò facendogli segno di aspettare, poi sporgendosi fuori gli disse: «Sei fortunato, mia madre non è in casa».
La porta d’ingresso dava su un corridoio rivestito, dal pavimento alle pareti di pietra, e illuminato da candele che rendevano l’ambiente tetro e minaccioso. I passi rimbombavano e si moltiplicavano creando tensione nell’aria. Draco si fermò in prossimità di una sala.
Harry la riconobbe: era quella in cui, l’anno prima, era stato prigioniero dei mangiamorte. Al posto di entrarvi aprì una porta di legno massiccio sulla sinistra e vi entrò: era la biblioteca di casa Malfoy.
Su tutte e quattro le pareti vi erano librerie, anch’esse in legno, che salivano a perdita d’occhio in altezza, nascondendo il soffitto della sala. Era stata certamente modificata con la magia.
Con un incantesimo non verbale provò ad appellare il libro, ma non ebbe successo. Draco doveva aver capito cosa aveva tentato e se la ghignò.
«Non è così semplice, i libri vanno cercati»
«Bene» disse
Harry ironico, «ci vorrà un’eternità» .
«Allora ti conviene iniziare subito» ribatté beffardo Malfoy andando a sedersi al tavolo al centro della sala.
Rassegnato a quell’ingrato, ma necessario compito, iniziò a far passare una libreria alla volta. Vi erano libri di ogni ordine e grado e, stupendosi, trovò anche autori della letteratura babbana. Decise di non farne parola per non compromettere il motivo per cui era lì.
Aveva appena finito di far passare il secondo livello della biblioteca quando la porta della stanza si aprì. Il già presente gelo si fece più intenso: era arrivata la madre di Draco.
«Ah, sei qui! Non ti trovavo» disse lei «cosa stai facendo?» chiese lei.
Malfoy, per tutta risposta, non aprendo bocca, fece un cenno verso di lui. Narcissa Malfoy seguì lo sguardo del figlio, e quando vide chi era presente nella stanza passò, in volto, dal tipico biancastro a un leggero rosa pallido, quasi umano, dalla rabbia.
«TU! COME OSI! IN CASA MIA!» farfugliò urlando senza controllo. Poi riprendendo il solito contegno caratteristico della famiglia Malfoy, sfilò la bacchetta dalla manica e la puntò verso di lui.
Harry passò lo sguardo dalla madre al figlio portando la mano alla bacchetta, pronto a difendersi. Non fece a tempo a impugnarla che Draco si era alzato, e con eleganza si era frapposto tra lui e la madre. Alzò il braccio e abbassò la bacchetta sguainata della donna, che rimase stupita dal gesto. A sua volta
Harry fece lo stesso.
«Perché mi fai questo Draco?» chiese lei gelida, «dopo quello che ho fatto per salvarti…» e poi si fermò mordendosi il labbro, essendosi accorta di aver parlato troppo.
«Dimmi madre. Cosa hai fatto per me?» chiese calmo Draco. Un silenzio tombale cadde nella sala.
Harry rimase sorpreso. Aveva pensato che sua madre gli avesse rilevato tutto.
«Non ti ha detto niente?» chiese
Harry.
«Taci Potter» disse rivolto a lui, per poi insistere con sua madre: «cosa hai fatto?».
Sua madre si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, accorgendosi che la verità non poteva più rimanere nascosta.
«L’anno scorso» iniziò guardando
Harry «quando ci fu la battaglia ad Hogwarts, scoprii che il Signore Oscuro voleva ucciderti una volta che avesse vinto. Gli mentii dicendo che Potter era morto, quando, non so come, era sopravvissuto per la seconda volta alla maledizione senza perdono. Così lui poté sconfiggerlo».
Sembrava sollevata da un grosso peso. Sembrava più serena.
«Madre» disse Draco, «ciò che hai fatto ti fa onore» e l’abbracciò.
Harry era senza parole. Non si sarebbe mai aspettato una scena del genere in quella famiglia. Per uscire da quella situazione di imbarazzo disse alla madre: «se non ti dispiace, puoi chiedere all’elfo di preparare il pranzo qui?» e tornò a sedersi al tavolo. Narcissa a sua volta uscì dalla stanza e
Harry tornò alla sua ricerca, ma fu subito interrotto da Draco.
«Serve una mano Potter?» chiese con un tono per niente odioso.
Harry era restio, ma alla fine acconsentì.
«Si grazie. Sai dove posso trovare “Segreti oscuri delle bacchette magiche”?» gli chiese.
«E non potevi chiedermelo subito?» e grazie ad una scala magica salì tre livelli sopra il suo, prese il libro e glielo lanciò di sotto, poi come se niente fosse tornò al suo posto.
«Grazie» disse
Harry sinceramente e lo seguì al tavolo. Il libro era vecchio e logoro ma ancora ben leggibile. Iniziò a sfogliarlo ma sorse subito un problema: era in una lingua sconosciuta.
«Dannazione!» si lasciò sfuggire un’imprecazione.
«A pancia piena si ragiona meglio Potter, non lo sai?» lo punzecchiò lui.
Harry alzò lo sguardo e vide che il tavolo era apparecchiato e i vassoi erano pieni di cibo. Draco aveva già afferrato una forchetta e iniziato a mangiare. Aveva fame anche lui, ma la prudenza gli suggeriva caldamente di non toccarlo. Draco, capendo i dubbi di
Harry disse: «ti do la mia parola che non sono avvelenati!».
Harry prima assaggiò il cibo, poi iniziò a mangiare con gusto.
Finito di mangiare riprese a sfogliare il libro. Ora che lo aveva recuperato, non era in grado di tradurlo.
«Hai il libro adesso. Penso che tu possa andare» disse Draco.
Aveva abusato dell’ospitalità abbastanza. Si alzò aspettandosi lo stesso dal padrone di casa, ma non si mosse.
«Grazie di tutto» gli disse.
«Stavo scherzando Potter. Secondo te mi sentirei in pace con me stesso, se il massimo che posso fare per aiutarti è darti un libro? Raccontami cosa è successo e vediamo cosa si può fare» disse lui.
Harry titubante gli raccontò ciò che era successo, omettendo però di parlare delle visioni. Non voleva dare motivo al Serpeverde di prenderlo in giro.
«E il libro che doveva aiutarmi a risolvere parte del problema è in una lingua sconosciuta» concluse
Harry.
«Bene Potter, vedo che posso esserti d’aiuto ancora» disse lui dondolandosi sulla vecchia sedia su cui era seduto.
«Conosci questa dannata lingua?» chiese
Harry stupito. Non credeva alle sue orecchie.
«Certo che no. Conosco qualcuno che la sa tradurre» rispose Draco beato dal sapere che il suo interlocutore fosse in difficoltà.
«Non farti tirare fuori le parole di bocca Draco, è di vitale importanza riuscire a tradurre questo libro!» riprese
Harry irritato dal comportamento del serpeverde. Era abituato a lui, ma in quel frangente delicato, non sapeva se si sarebbe trattenuto dal lanciargli una maledizione.
«Bene. Ti dico tutto a una condizione» continuò lui sedendosi composto e mettendosi serio, a braccia conserte.
«Sarebbe?» chiese, aspettandosi qualcosa di infattibile.
«Vengo con te in questa missione...» disse Draco, subito interrotto da
Harry.
«Accetto. Ma anch’io ho una condizione. Possiamo piantarla di punzecchiarci come due idioti? Non siamo a scuola. Inoltre ne va della vita di altre persone. Non solo della nostra.» disse il Grifondoro sperando di far capire la reale importanza della missione e del pericolo a cui sarebbero andati incontro.
«Mi sembra ragionevole, ci sto. Ecco quello che so: mentre sostenevamo il signore oscuro ho dovuto accompagnare mio padre per un compito. Siamo andati da un vecchio libraio che conosceva diverse lingue, tra cui questa. Avevamo con noi questo libro e l’abbiamo fatto tradurre per il Tu-Sai-Chi. Sfortunatamente non conteneva nulla che lui non conoscesse già. Siamo stati puniti per questo. La traduzione l’ha distrutta lui» disse amareggiato.
«Mi spiace…» disse
Harry cercando di essere gentile, ma Draco ignorò l’interruzione e proseguì.
«Questo vecchio ha una libreria nella parte babbana di Londra, nel quartiere vecchio della città, in Bookland Street. Se vuoi ti ci posso portare anche subito. Il nome del libraio è Cinereus…» concluse.
«COSA HAI DETTO?» disse balzando in piedi completamente spiazzato passandosi una mano nei capelli.
«Sei sordo Potter? Ho detto che il suo nome è Cinereus». Ribadì lui sorpreso da quello scatto improvviso.
«Per la barba incolta di Merlino, ne sei certo?!»
«Si. Lo conosci?» rispose il padrone di casa evitando sarcasmi inutili.
«In un certo senso. Ti spiego più tardi, ora mi servirebbero carta, penna, inchiostro e… hai un gufo?.»
«Ecco» . Con un incantesimo non verbale fece comparire tutto sul tavolo.
Scrisse una lettera alla preside e una al ministro aggiornandoli sulle novità e chiedendo a quest’ultimo di mandare qualcuno a sorvegliare l’edificio. Sarebbero arrivate in nottata. Avrebbe avuto così l’intero pomeriggio per indagare e scoprire il vero ruolo di Cinereus nella faccenda. Sempre che l’avesse trovato. Le possibilità erano minime, ma doveva sperarci.
«Grazie Draco. Possiamo andare.» disse lasciando uscire il gufo, completamente nero, dall’enorme finestra.