Privilegi al padrone della morte

Harry si passò la mano sulla fronte sudata, per poi affondare le dita nei capelli. Si era svegliato sotto un faggio dall’aria malaticcia. Cercò di mettersi in piedi, ma scoprì che il piede si era addormentato. Tornò a sedersi e guardò il luogo in cui si trovava, chiedendosi dove fosse riuscito a sistemarsi quella notte. Una vecchia fabbrica sbuffava in lontananza, intorno a lui c’erano solo arbusti secchi e rovi. Di fronte poteva scorgere un sentiero, mentre alla sua destra un pendio saliva sulla montagna.
Sentì il rumore di un ramo che si spezzava, scattò all’erta, bacchetta alla mano, poi si rilassò, sospettando che fosse soltanto un animale. Chi mai poteva vivere in un posto del genere? Sicuramente quello era un villaggio babbano. Appoggiò la schiena contro il tronco del faggio solitario, ma scoprì ben presto che il rumore che aveva sentito non era di una bestiolina. Dietro il tronco dell’albero si sentì un’imprecazione.
La sua mano volò pronta ad afferrare la bacchetta, ma quella non c’era. Harry fece un salto isterico, mentre gli occhi saettavano, cercandola nel punto in cui era coricato a dormire. Dietro al possente tronco si sentiva il rumore di una zuffa. Prima che potesse cominciare a frugare nello zaino, una voce familiare lo chiamò.
«Harry Potter, padr…».
Il ragazzo, incredulo, di avvicinò al posto da cui veniva tutto quello zampettare e di arbusti schiacciati e vide la scena più strana che gli fosse mai capitato di vedere. Draco aveva afferrato Kreacher, che con tutta la forza che aveva stava mordendo il braccio con cui Malfoy lo stringeva.
«Ridammi la mia bacchetta!» ringhiò il ragazzo biondo sventolando la mano sulla testa dell’elfo dove lui tendeva il braccio per impedirgli di recuperare la stecca. Anzi... le stecche!
«Kreacher!» disse Harry, ad un tratto lucidissimo.
Tutto gli tornò in mente: i giorni precedenti erano stati i più inconcludenti che aveva mai vissuto. Non una traccia, non un indizio, né una pista, qualsiasi cosa potesse aiutarlo nella sua ricerca… quando Draco era arrivato e l’aveva stupito con una logica disarmante di cui non l’aveva mai ritenuto capace.
«Tu conosci questo maledetto COSO?».
Kreacher con uno scatto fulmineo si liberò dalla stretta di Malfoy, che, palesemente interdetto, lo guardava con la fronte aggrottata.
«Cosa ci fai qui?» disse con gli occhi sbarrati. Poi per non sembrare troppo scortese, ricordandosi che l’hanno scorso l’aveva abbandonato alla sua sorte a Grimmauld Place, continuò «Ehm… come stai?».
«Bene, ora che la ho trovato. La signorina Weasley mi ha mandato a cercarla, sarà molto contenta» disse zelante.
Harry, rosso come un ravanello, lanciò un’occhiata a Draco, i cui lineamenti erano contorti in un’espressione tra la indignazione e la derisione, ancora steso a terra in una strana posizione, quasi per stringere ancora l’elfo.
«E che ha detto?» ora il suo colorito era degno di Ron. «Tu non dovresti seguire i miei ordini?».
«Certo! Infatti la signorina Weasley me l’ha solo chiesto».
«Oh. E adesso?» disse, inarcando un sopracciglio.
«Adesso la riporto a casa, ovviamente».
Harry lo guardò accigliato.
«Ordinagli di tornarsene da dove è venuto, no?». Questa volta era stato Malfoy a parlare, mentre si rialzava, togliendosi la polvere dai vestiti.
Harry si schiarì la voce.
«Ehm… Kreacher… ti ordino di tornare a Hogwarts!».
Ma non successe niente.
L’elfo lo guardò con un sorriso trionfante.
«Mi dispiace ma non lo ritengo opportuno» disse impettito.
«COSA?» dissero Draco e Harry all’unisono.
«C.R.E.P.A» spiegò l’elfo.
«Ma cosa...che? Come osi? Crepa tu!» disse Draco strabuzzando gli occhi.
Harry represse una risata che gli veniva dritta dal cuore. Certo, Draco come poteva sapere del CREPA? Ma ora avevano un problema molto più grave. L’elfo era deciso a restare. Harry si disse mentalmente di parlarne ad Hermione, prima o poi.
«Kreacher... ascoltami. Io non posso tornare» abbozzò. «Ho una missione da portare a termine... è importante!»
«Kreacher sa, ma ciò la metterebbe in pericolo!».
Harry pensò tristemente a Dobby.
Per alcuni secondi restò in piedi valutando tutte le possibilità che aveva, poi fu attratto da qualcosa. Draco si stava avvicinando di soppiatto all’elfo, quasi in punta di piedi, mentre quello guardava zelante Harry, con una punta di sorriso in volto. Con uno scatto fulmineo il ragazzo biondo afferrò le bacchette dalla mano semichiusa di Kreacher e con uno schianto l’elfo cadde a terra immobile.
«Ecco fatto! Siamo a posto!» disse gioviale Draco, mentre Harry lo guardava attonito.
«Ehi, genio! Adesso che ne facciamo?».
«Ce lo portiamo dietro!» disse Draco dopo un attimo di esitazione.
Mentre Malfoy sistemava malamente le sue cose sparpagliate sulla terra in un vecchio zaino, Harry decise di perlustrare la zona, in cerca di cibo. Era dal pomeriggio prima che non mangiava e cominciava ad avere fame. Salì per il pendio, incespicando tra le pietre aguzze e i rovi e finalmente arrivò su un terreno più o meno pianeggiante.
Una lepre grassoccia dal pelo marroncino si abbeverava su una fonte. Harry si bloccò, estrasse la bacchetta che Draco gli aveva reso. Torse il braccio come per voler scoccare un affondo e la lepre si contorse su se stessa, esanime. Il ragazzo si avvicinò e la raccolse, si accostò al laghetto e ci si specchiò dentro. Era tutto sporco di fango e i vestiti era lerci e strappati.
Immerse una mano nella fonte e si sciacquò il viso. Non era affatto fredda, nemmeno calda. Era perfetta. Aveva il colore del cielo, che ci si specchiava perfettamente. Era del colore del Veritaserum eppure era più consistente, sembrava quasi più densa... Fu colto dalla improvvisa e violenta tentazione di farsi un bagno. Stava per spogliarsi, quando una voce lo costrinse a tornare indietro.
«Vuoi sbrigarti? Ho fame!» aveva urlato Draco da sotto.
Il ragazzo diede un altro sguardo desideroso alla misteriosa fonte, per poi affrontare nuovamente il pendio. Una volta sceso, era completamente ricoperto di graffi.
«Beh, buongiorno Draco» disse, nel tentativo di essere gentile.
«Potter, ti prego non fare queste smancerie con me, non lo sopporto!» disse facendo finta di avere un conato di vomito.
«Ma insomma, ti ho detto buongiorno!» replicò frustrato Harry. «Dovevo dirti passa una brutta giornata?».
«Cattiva giornata a te» replicò il ragazzo, che guardava beffardo la borsa di perline capovolta dall’elfo pochi secondi prima.
«Oh, insomma, ti ho già detto che non è mia, è di Hermione Granger!» disse intercettando lo sguardo.
Harry era esasperato, erano tre giorni che viaggiava con Draco ma ancora non era riuscito a capire come doveva interagire con lui e come doveva aspettarsi reagisse a qualsiasi cosa. Gli mancavano Ron e Hermione, con loro non c’erano problemi, non doveva rispondere a frecciatine ogni secondo che passava. Invece Draco non faceva che tormentarlo; ormai era diventato una piaga e se all’inizio questo atteggiamento lo divertiva ora gli era diventato odioso.
«Il problema non è la borsa di perline rosa shock anafilattico che ti porti dietro dappertutto» disse Draco.
Ecco, ci risiamo. pensò Harry abbattuto, mentre Draco si affrettava verso la borsa capovolta e arbusti secchi si lamentavano sotto i suoi passi. Il ragazzo raccolse da terra un libro. Lo alzò, trionfante.
«Non sapevo che Hermione Granger si portasse dietro Le fiabe di Beda il Bardo, lo sai?» osservò, con un sorriso innocente in volto.
«E’ una lunga storia, Malfoy!».
«Forse… la storia dei Doni della Morte?» disse, tutto ad un tratto serio.
Harry lo guardò a bocca aperta, stupito.
«Come fai a…»
«Non dirmi che ci credi!» disse disgustato.
«Beh...» mormorò.
Pensò a cosa avrebbe detto Draco se mai avesse scoperto tutta la storia dei Doni della morte, pensò a cosa avrebbe potuto pensare sapendo che era stato il padrone della bacchetta di Sambuco e che lui, Harry gliel’aveva tolta.
«Ah, da un estremo all’altro!» disse Draco, squotendolo dai suoi pensieri. «I segreti dell’arte più oscura!».
Draco aveva perso ogni interesse per il libro di fiabe e ora teneva il mano un libro malconcio rilegato in pelle, con una scritta dorata appena visibile sulla copertina. Harry ricordò quel libro, Hermione ne aveva tratto informazioni per distruggere gli Horcrux.
«Ehi, ma io questo lo conosco! Era sulla libreria di mio padre...».
Si bloccò reprimendo l’impulso di gettarlo via. Posò gli occhi su Harry.
«L’hai rubato?» disse con voce calma anche se l’espressione diceva tutt’altro.
«Io... NO! Era di Silente! E’ per distruggere gli horcrux, ma... è una storia lunga!».
Ma Draco con lo ascoltava più. Era intento ad esaminare il libro.
«In realtà è più leggero e ci sono delle pagine strappate. Posso prenderlo?».
«Oh, certo!».
Harry fece un respiro di sollievo. Non doveva raccontare tutta la storia di Voldemort a Draco. Accese un fuoco e ci mise a cuocere la lepre appena scuoiata.