Ciao, ragazzi.
Scusate la prolungata assenza, ma vedrò di farmi perdonare.
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Era da un bel po' che non girava per la Londra babbana. E non era più abituato alla confusione della metropoli. Non che gli mancasse, per carità. Però la folla gli instillava un vago senso di sicurezza, cosa che neanche a Diagon Alley gli capitava di provare. E certi giorni, ad esempio quelli prima dell'inizio dell'anno scolastico, Diagon Alley non aveva niente da invidiare alle ore di punta londinesi.
Ci impiegò un po' a trovare l'indirizzo, ma alla fine arrivò a destinazione.
La vetrata lasciava capire che il posto era chiuso da parecchio tempo. E che, in ogni caso, aveva decisamente vissuto dei giorni migliori.
Eppure l'indirizzo di Cinereus, che ho trovato nella segreta, è questo.Harry si guardò intorno un paio di volte, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Quindi prese la bacchetta e pronunciò: «Alohomora».
La porta si aprì di colpo, e, dopo un'ultima occhiata, entrò, richiudendo l'uscio dietro di se.
Un odore sgradevolissimo lo colpì a tradimento. Dolciastro e pestilenziale al tempo stesso, come se ci fosse qualcosa che stava marcendo.
Ecco un posto dove non verrei mai a vivere. pensò Harry, mentre incominciava ad aggirarsi tra i vetusti libri babbani.
Fece un incantesimo alle vetrate, per essere tranquillo che nessun curioso potesse notare la sua presenza all'interno, quindi richiamò il suo patronus e lo spedì da Kingsley, con l'indirizzo di dove si trovava in quel momento.
Ricominciò a curiosare tra gli scaffali senza trovare niente di interessante.
Perchè Cinereus viveva qua dentro, come un comune babbano, tra libri che nulla avevano a che fare con la magia, o con indizi sulla traduzione di rune antiche, cosa di cui era un indiscusso esperto? Harry non riusciva a capire quale nesso ci fosse. Eppure qualcosa doveva esserci. Cominciò a eseguire qualche incantesimo di rivelazione, senza troppa convinzione, visto che non sapeva di preciso che cosa cercare.
Niente, nel negozio non c'era nulla di vagamente magico. Si diresse verso la scala, che portava ai piani superiori.
Salito al piano, si trovò di fronte ad un piccolo corridoio, sul quale si aprivano quattro porte, e lì il puzzo era ancora più intenso.
D'istinto, si diresse verso l'ultima porta a destra, che si notava fosse socchiusa.
Bacchetta in mano, e dopo aver eseguito un incantesimo per non essere preso di sorpresa, aprì del tutto la porta, e la scena che gli si presentò davanti si rivelò alquanto macabra.
Aveva scoperto da dove proveniva quel miasma che appestava l'edificio.
La stanza era una camera da letto, e sul letto a baldacchino era disteso un corpo umano in avanzato stato di decomposizione. In alcuni punti si vedevano chiaramente le ossa, cosa che gli fece intuire che la persona fosse morta diversi mesi prima. Non riuscì a sopportare oltre il puzzo di morte presente e pesante, e si auto-incantò il naso, affinchè l'aria intorno a lui fosse depurata.
Si avvicinò al corpo, e dai vestiti ne dedusse che fosse una donna. Ed anche in là con gli anni, visto che la foggia non era sicuramente quella dei giovani babbani, e neanche quella dei loro genitori. Diede uno sguardo in giro, ma non vide nulla di interessante. Aprì i cassetti, guardò negli armadi, ispezionò i comodini, spostò tutto quanto poteva essere rimosso o celare qualcosa.
Nulla.
Stava per uscire dalla stanza quando, per puro scrupolo, eseguì gli stessi incantesimi fatti in precedenza.
E quasi gli prese un colpo quando un braccio del cadavere scattò in alto, con quello che una volta era un palmo rivolto verso l'alto, come se stesse sorreggendo qualcosa.
Con cautela si avvicinò alla salma, e vide che la mano semi-scheletrica sorreggeva una specie di moneta.
Non appena la prese in mano, il braccio ricadde sul materasso.
Era un circolino di bronzo, con un foro nel mezzo, e con qualcosa di inciso nella parte piena.
Erano rune. Ma rune che non aveva mai visto prima.
Maledizione. Se ci fosse stata Hermione, probabilmente ne sarebbe venuta a capo in un secondo!Ma la sua amica non c'era.
Ripose l'oggetto in una tasca dei pantaloni. Era appena ritornato al corridoi, quando l'incantesimo di avvertimento lo allertò. Senza far rumore, si avvicinò alla scala, e riuscì a sentire dei movimenti da basso.
Con la bacchetta pronta a combattere, pensò velocemente quali opzioni aveva in quel momento.
Non sapeva chi ci fosse nel negozio, ma di sicuro non erano membri del ministero, altrimenti si sarebbero sicuramente manifestati come tali.
Altrettanto sicuramente erano maghi, visto che un babbano non avrebbe potuto aprire la porta, senza sfondarla.
E, visto che erano maghi, e che si muovevano furtivamente, non potevano che essere dei membri della setta. Quindi, erano qui per lui.
Doveva andarsene. Non era ancora in grado di tener testa a due o tre avversari decisamente più avvezzi di lui negli scontri magici. E, se anche fosse stato in grado, non avrebbe potuto rischiare di perdere la fedeltà della Bacchetta di Sambuco.
Ma come fare per andarsene?
Non aveva avuto abbastanza tempo per ispezionare tutte le stanze della casa, e aveva paura di causare qualche rumore che ne avrebbe tradito la sua presenza. Anche la smaterializzazione era da scartare. Da quanto detto dagli americani, questi maghi oscuri sapevano come fare a raggiungere le persone dopo la smaterializzazione, dall'aura magica che questa lasciava.
Decise di tornare nell'unica camera aperta, e vedere se fosse stato possibile uscire dalla finestra, senza far troppo rumore.
Si mosse rapido, mentre sentiva che qualcuno stava salendo le scale.
Si avvicinò alla finestra, guardò fuori, e maledisse la persona che stava facendo la guardia fuori dal negozio.
Cautamente tornò verso la porta. Sbirciando da dietro lo stipite, vide un uomo che stava forzando la prima porta del corridoio.
Si concentrò, ed usò l'incanto Fatigatus. L'uomo barcollò, e prima che cadesse, Harry lanciò il Pietrificus ed il Mobilicorpus.
Ma, mentre faceva galleggiare il corpo fino alla camera, un altro individuo apparve sull'ultimo scalino. Harry d'istinto sferrò un schiantesimo, ma questi lo respinse all'ultimo. Quindi incominciarono a scambiarsi incantesimi a vicenda, ora scansandoli, ora parandoli.
Durante lo scontro, Harry comprese che, più questo durava, meno possibilità avrebbe avuto di uscirne illeso, anche perchè c'era almeno un terzo mago in giro. Inoltre, aveva la sinistra intuizione che questi maghi avessero avuto l'ordine di prenderlo vivo, e sapeva anche il perchè.
Raddoppiò gli sforzi, ma l'avversario era decisamente più esperto di lui. E senza un colpo di fortuna, sarebbe stato sicuramente sconfitto.
Gli scambi d'incantesimi si susseguivano, senza danni se non per le pareti della casa. Poi Harry prese al volo l'occasione: colpì con un incantesimo di levitazione il tappeto sotto i piedi dell'avversario, sbilanciandolo. Quindi, a ripetizione, gli inflisse un disarmo ed uno schiantesimo.
Sulle scale, però, apparve la figura del mago che sorvegliava la casa. Fece appena in tempo a buttarsi per terra, che l'incantesimo che doveva colpirlo gli bruciacchiò i capelli. Ma non potè fare nulla di più: un dolore lancinante lo attanagliò ad entrambe le caviglie. Fece per alzarsi, ma non riuscì nemmeno a mettere i piedi per terra, era come se i muscoli non gli rispondessero più.
Girandosi, vide torreggiare su di se un uomo biondo, alto e parecchio muscoloso, con un sorriso cattivo sul volto.
«Tu! Torna fuori! E ripristina tutti gli incanti d'isolamento. Poi, vattene!»
Mentre il mago se ne andava, il biondo riportò l'attenzione su Harry.
«Fa male, vero? Già, personalmente preferisco infliggere dei dolori sordi, continui e costanti, ma che lascino la mente lucida a chi li subisce. Crucio, se non utilizzato a dovere, potrebbe non dare i risultati sperati, e se usato male porta a non avere nessun risultato: chiedi al tuo amico Paciock, e saprai che cosa intendo. Eppoi, vuoi mettere con il divertimento!»
Sempre sorridendo, si accovacciò su di lui, e gli toccò il retro dei polpacci, e rise con sadica allegria quando le gambe di Harry scattarono come molle, mentre il ragazzo percepiva una stilettata di dolore dritta nel cervello.
«Devo essere sincero: non credevo che mi avresti obbligato ad intervenire. O sei più forte del previsto, o questi due erano degli emeriti imbecilli. Probabilmente è una via di mezzo, dico bene?»
«Non saprei.» Fu la risposta di Harry. «Di sicuro, siete solo una manica di vigliacchi. Questi in 3 contro uno, tu che attacchi alle spaAAAAAAHHHHH!!»
La mano del mago gli si era stretta come una morsa appena sotto il polpaccio.
«Harry, devi essere un pochino più educato. Altrimenti mi arrabbio e ti devo punire.»
L'uomo si rialzò, e si appoggiò al muro, prendendo in mano la bacchetta.
«Allora, per tua informazione, l'incanto di rottura di ha tagliato di netto entrambi i tendini d'Achille delle gambe. No, non preoccuparti: al San Mungo sono capacissimi di ripararli in un momento. Semprechè, non li tratti in maniera tale da non poter essere guariti. E la cosa sarebbe alquanto menomante per il prescelto, non credi? Bene, ora io ti farò delle domande, e tu mi risponderai. Altrimenti, prima ti romperò altri tendini, magari delle ossa. E, poi, con tutta la calma di questo mondo, impedirò che qualsiasi guaritore possa sistemare i danni che ti infliggerò.»
Harry capì che i guai erano appena iniziati. Ma quello che lo sconvolgeva era che ancora nessuno del Ministero era arrivato a dargli una mano. Perchè cavolo ci mettevano così tanto! Kingsley gli aveva assicurato di mandare qualcuno non appena avesse saputo dove si trovasse.
Però doveva guadagnare tempo, ossia avrebbe dovuto sopportare ancora un bel po' di male.
«Allora, vogliamo cominciare? Dov'è la bacchetta di Sambuco?»
«Dov'è il mio amico Ron?» rispose Harry, con una evidentissima nota di sofferenza nella voce.
«Oh, lui sta bene. Direi decisamente meglio di te. Ma non è di lui che dobbiamo parlare. E tu mi hai dato una risposta sbagliata. Quindi … DISCINDO!»
Un nuovo, acutissimo dolore lo colpì al polso sinistro.
«Bene, anche i tendini del polso si sono rotti. Continuiamo: dov'è la bacchetta?»
Il tono canzonatorio intimoriva Harry ancor più della certezza del dolore che avrebbe provato di lì a pochissimo. Ma doveva assolutamente guadagnare tempo, se voleva avere una sola possibilità di sopravvivere.
«Che cosa … vuoi farci? Eppoi, perchè dovrei dirtelo? È l'unica cosa … che potrebbe … farmi riavere indietro … il mio amico!»
«Suvvia, Harry. Che cosa voglio farci, sono affari miei. Comunque, continui a darmi risposte sbaglia … DIFFINDO!»
Non c'era riuscito. Aveva appena toccato la bacchetta, quando la maledizione gli spezzò l'avambraccio in maniera tale da fargli assumere un angolo talmente innaturale, e da far si che l'osso sporgesse dalla pelle.
Urlò senza freno alcuno. Non sarebbe riuscito a resistere ancora se qualcuno non fosse venuto ad aiutarlo.
«Harry, Harry. Vedo che non perdi mai lo spirito combattivo. Bene. E' una cosa ottima in battaglia. Ma non questa volta.»
Ci fu una metamorfosi nel volto dell'avversario. Se fino a quel momento era stato beffardo, ora era diventato alquanto serio, cattivo.
«Ora basta con i giochetti, ragazzino! Dimmi quello che voglio sapere! ORA!»
Raccogliendo le ultime forze rimastegli, Harry sollevò di quel poco che poteva il capo, e ricambiò lo sguardo.
«Te lo puoi scordare!»
La rabbia deformò il viso del biondo, ed un leggero tremore incominciò a prendergli gli arti.
«Sei un pazzo! Che cosa ci guadagni a continuare con questa testardaggine? Vuoi restare a vita su un letto? Non ti sono bastate le perdite affettive che hai subito contro il Signore Oscuro? Chi vuoi perdere ancora? Il tuo amico Ron? Hermione? Hagrid? La McGranitt? TUTTI i Weasley? GINNY?»
Ad ogni domanda, il mago scagliava una maledizione e, ora un fascio tendineo, ora un osso, si rompeva. Ed il dolore avanzava ad ondate, ottenebrando la mente di Harry, rotto soltanto dalle urla continue che eruttavano dalla gola, ormai infiammata.
Nonostante sapesse che queste minaccie sarebbero arrivate, il terrore invase la mente di Harry.
«Lo vedo, sai! Lo leggo sul tuo volto! Il terrore, intendo. Sai che io farò tutto ciò. E tu hai UNA SOLA via d'uscità: DOV'E' LA BACCHETTA DEL DESTINO?”
Il biondo alzò la mano con la bacchetta, pronto a scagliare le maledizioni promesse, quando un'esplosione di suoni si disperse rumorosamente nell'aria.
«Forza ragazzi! Harry dev'essere qui! Controllate Ovunque!»
Era la voce del Ministro.
Il bel viso del biondo era ormai deturpato da una furia antica.
Con una voce rabbiosa, ringhiò contro Harry:
«Quando li hai avvisati? No, non mi interessa. Preparati a restare su un letto!»
L'incantesimo venne effettuato … ma non colpì il bersaglio.
Il corpo di Harry venne spostato di diversi metri nel corridoio, e, immediatamente dopo, la stessa voce si rivolse al mago oscuro.
«Ci rivediamo, maledetto!»
«Guarda, guarda! Il vecchiaccio! Allora, Uglick, non ti hanno ancora ammazzato?»
«No. E non sarai di certo tu. Prima vi devo spazzare dalla faccia della terra!»
Harry vide incantesimi passare sopra di lui. Sentì anche dei passi sulle scale, ma non riuscì a reggere oltre.
Una tendina nera avvolse il mondo intorno a lui.
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Per ora
Ve saludi