Beh, questo testo non serve ad un bel nulla, quindi se non volete perder tempo o non rovinare la vita di Rem passate avanti! Quelle tra parentesi sono solo piccole aggiunte trascurabili... ^^''Una figura nera (Remus) si stagliava contro un orizzonte acceso di rosso, di una stella che faceva capolino (di una luna già piena da un pezzo), immensa quanto piccola. Il cielo pareva incantato di una magia che durava da troppo tempo perché la cosa non rendesse tutto quello che si presentava agli occhi di un umano almeno un po’ verosimile. Come era possibile che quell’insignificante astro, brillante di luce propria, donasse un’angoscia che l’ignaro osservatore, nel profondo del corpo, così inadatto, frivolo e stupido come pareva in quell’occasione, sentiva come immensamente stupenda? Il problema, il problema più miserabile, il problema più magnifico, era che quella magia non si accomunava con nessuna delle altre che si potessero incontrare in un’intera vita. In una vita secolare. La vita. (E non parlo dell’ultima volta che Rem ha conquistato una ragazza!ancora più tempo, ragazzi!
) Quella dell’universo intero. -Che affermazione banale!- E questo benessere angoscioso interiore faceva dimenticare il mondo intorno, le preoccupazioni i problemi, che faceva crollare tutti i muri di incertezze… Ormai c’era solo il ragazzo, il ragazzo e basta (la bozza). Tutto ciò che lo circondava lo lasciava inerme e indifferente, come se più nulla lo potesse sfiorare, né il profumo di fiori della sua ragazza, (Rem, non fare il finto tonto, lo sappiamo che non hai una ragazza!) né qualsiasi altra cosa provata prima da allora in quel briciolo di subconscio che rimaneva ad ogni essere vivente sulla Terra. Ok, ma soprattutto nella mente di Rem. Perché nulla era più e nulla esisteva né sarebbe mai stato uguale.
E’ questa la sensazione della morte? Sto dunque morendo?
No, lui era già morto, una volta. (Rem non fare il figo, già è tanto che ti hanno permesso di passare in questa vita!) Questa era una sensazione da cui non si poteva più uscire, mentre perfino dalla morte forse si può ritornare. Dopo tutto potrebbe essere solo un lungo viaggio, e chi ci dice mai che non possa essere un viaggio in tondo, un viaggio che porta allo stesso punto di partenza prima o poi? Tutto può essere e niente può essere. Egli sentiva la saggezza che entrava dentro di lui, (se, aspetta e spera!!) ma non una saggezza di domande che finivano con un punto interrogativo e senza un’affermazione a seguito che umani, centauri e qualunque specie si potesse tranquillamente porre. Qualcosa di immortale, la cui unica impossibilità è quella di essere dimenticata. Il ragazzo veleggiava nel rosso, (Ma insomma, non siate stupidi.. immaginate veramente un lupo castrato a veleggiare nel rosso?) ormai non più chinato a sopportare la pesantezza di tutti i suoi incresciosi problemi, ma danzandoci, riconoscendoli, catalogandoli quasi.
Una sensazione di potenza, onnipotenza (eh, vabbè lupo
) alquanto desiderabile, senza più domande, solo risposte… quel modo di essere non lo avrebbe mai annoiato e non ne sarebbe mai uscito fuori se qualcosa non lo avesse tirato via, prima o poi. Perché l’essere umano è egoista. (E anche Rem!) Ma quella cosa arrivò.
Una faccia di donna si chinò su di lui, e con le lisce mani lo afferrò, portandolo fuori da qualcosa di morbido e accogliente. Era una donna, sua madre che lo deponeva tra le sue braccia, tirandolo fuori dalla culla e sorridendogli.
Lily Evans…
(e penso proprio che qui il lupo non si possa intromettere.
)
E ora per dimostrare che inizialmente non era un testo cretino, posto la versione integrale!
Una figura nera si stagliava contro un orizzonte acceso di rosso, di una stella che faceva capolino, immensa quanto piccola. Il cielo pareva incantato di una magia che durava da troppo tempo perché la cosa non rendesse tutto quello che si presentava agli occhi di un umano almeno un po’ verosimile. Come era possibile che quell’insignificante astro, brillante di luce propria, donasse un’angoscia che l’ignaro osservatore, nel profondo del corpo, così inadatto, frivolo e stupido come pareva in quell’occasione, sentiva come immensamente stupenda? Il problema, il problema più miserabile, il problema più magnifico, era che quella magia non si accomunava con nessuna delle altre che si potessero incontrare in un’intera vita. In una vita secolare. La vita. Quella dell’universo intero. -Che affermazione banale!- E questo benessere angoscioso interiore faceva dimenticare il mondo intorno, le preoccupazioni i problemi, che faceva crollare tutti i muri di incertezze… Ormai c’era solo il ragazzo, il ragazzo e basta. Tutto ciò che lo circondava lo lasciava inerme e indifferente, come se non lo potesse sfiorare più nulla, né il profumo di fiori della sua ragazza, né qualsiasi altra cosa provata prima da allora in quel briciolo di subconscio che rimaneva ad ogni essere vivente sulla Terra. Perché nulla era più e nulla esisteva né sarebbe mai stato uguale.
E’ questa la sensazione della morte? Sto dunque morendo?
No, lui era già morto, una volta. Questa era una sensazione da cui non si poteva più uscire, mentre perfino dalla morte forse si può ritornare. Dopo tutto potrebbe essere solo un lungo viaggio, e chi ci dice mai che non possa essere un viaggio in tondo, un viaggio che porta allo stesso punto di partenza prima o poi? Tutto può essere e niente può essere. Egli sentiva la saggezza che entrava dentro di lui, ma non una saggezza di domande che finivano con un punto interrogativo e senza un’affermazione a seguito che umani, centauri e qualunque specie si potesse tranquillamente porre. Qualcosa di immortale, la cui unica impossibilità è quella di essere dimenticata. Il ragazzo veleggiava nel rosso, ormai non più chinato a sopportare la pesantezza di tutti i suoi incresciosi problemi, ma danzandoci, riconoscendoli, catalogandoli quasi.
Una sensazione di potenza, onnipotenza alquanto desiderabile, senza più domande, solo risposte… quel modo di essere non lo avrebbe mai annoiato e non ne sarebbe mai uscito fuori se qualcosa non lo avesse tirato via, prima o poi. Perché l’essere umano è egoista. Ma quella cosa arrivò.
Una faccia di donna si chinò su di lui, e con le lisce mani lo afferrò, portandolo fuori da qualcosa di morbido e accogliente. Era una donna, sua madre che lo deponeva tra le sue braccia, tirandolo fuori dalla culla e sorridendogli.
Lily Evans…
Testo curato pochissimo da cui non mi aspetto un bel niente. C'ho passato troppo poco tempo su! Del genere, non avevo niente da fare! Non torturatemi troppo! ^^