Ho provato ad immaginare come Harry potrebbe andar via da Hogwarts dopo il rapimento di ...RON!
Harry stava pensando che tornare ad Hogwarts era stato un grosso impedimento alla sua missione, ma non aveva potuto farne a meno. Fatta eccezione per la bacchetta e per il Mantello, che naturalmente portava sempre con se, aveva lasciato a scuola tutti i suoi beni, oggetti che gli sarebbero senz’altro serviti, compreso il Canguro che gli aveva regalato Hermione.
«Avrei dovuto imparare l’incantesimo estensivo irriconoscibile, dannazione» imprecò, mentre cercava di infilare quanta più roba nel suo zainetto logoro.
La porta del dormitorio si aprì di scatto, rivelando sulla soglia un’infuriata Hermione.
«Non ci posso credere. Non posso
proprio crederci» disse la ragazza guardandolo storto.
L’aria attorno a loro si congelò in un istante, come se quell’incontro stesse avvenendo nel parco della scuola sommerso dalla neve.
Harry che preparava il bagaglio in tutta fretta, il dormitorio semivuoto perché tutti i loro compagni erano ancora a casa per le feste, i letti fatti, senza nemmeno un calzino fuori posto, le tendine dei baldacchini tirate, i bauli vuoti ai piedi dei letti, rendevano l’atmosfera surreale.
Il Natale alla Tana, il momento in cui tutti avrebbero dovuto sentirsi in pace e sereni, si era trasformato in un incubo, ma lui sapeva bene cosa fare, anche se significava litigare con la sua migliore amica.
«Ginny aveva ragione. Ed io che non volevo crederle… non puoi andare da solo. Non ne hai il diritto!» disse ancora la ragazza. Ma Harry era un auror. Poteva farlo.
Ginny sopraggiunse proprio in quel momento, col fiatone.
«Harry, mi dispiace, ho dovuto dirglielo… »
Non era in collera con la sua ragazza, dopotutto, in un modo o nell’altro, avrebbe dovuto comunicare ad Hermione la sua prossima mossa.
«Cosa pensi di ottenere cercando ancora una volta di fare tutto da solo?» gridò l’amica, la voce irriconoscibile.
«Innanzitutto non sarò da solo. Ci sarà Merlin con me, e ci raggiungeranno anche Dawlish e altri auror. E poi, Ron non avrebbe voluto questo, lo sai bene… lui avrebbe preferito che tu restassi qui al sicuro, per proteggere sua sorella, per studiare e prendere i M.A.G.O., per… per… » era in evidente difficoltà «per fare ricerche sulla Setta e comunicarmele al momento opportuno!» concluse, soddisfatto, pensando che l’argomento libri potesse in qualche modo convincerla.
«Non vorrebbe certo che tu mettessi in gioco il tuo futuro a causa sua!» aggiunse infine, come se questo chiudesse la questione. Riprese a infilare le cose nello zaino, senza più guardarla.
«Il mio futuro è già in gioco a causa sua!». Le lacrime le sgorgarono copiose, improvvisamente, senza che lei potesse fermarle. «Non riuscirò a fare un accidenti sapendo che siete in pericolo… Harry… ti prego… portami con te!»
«Mi dispiace, la cosa è fuori discussione».
Con Ginny aveva già parlato, lei era stata molto più ragionevole, anche se Harry sapeva, in cuor suo, quanto stesse soffrendo per un altro loro distacco. Perso in questi pensieri, si accorse appena in tempo che l’amica aveva preso in mano la bacchetta e si apprestava a colpirlo.
«Impedimenta!»
«Protego! Petrificus Totalis!»Hermione, ironia della sorte, cadde immobilizzata sul letto di Ron. Sul viso le si leggeva la pena che stava provando. Ginny divenne bianca e le si dipinse sul viso un espressione di incredulità.
«Non avevo altra scelta. Non può seguirmi, questa volta!» le disse Harry, abbracciandola e dandole un bacio leggero sulla bocca. «Dillo tu, alla McGranitt, quello che è successo. Io non ho il tempo di spiegarle, devo approfittare di questo momento per andare via. Ci terremo in contatto con gli specchietti». Indossò il mantello più pesante che aveva, uscì velocemente dal dormitorio, oltrepassò il buco del ritratto, e giunse davanti al portone di quercia. Lo varcò, e corse a perdifiato fino a raggiungere i cancelli della scuola. Era appena sorto il sole, il freddo dell’inverno era pungente, le punte degli alberi erano piegate sotto il peso della neve caduta copiosa la notte di Natale.
Giunto alla fine del sentiero, varcò i cancelli e si smaterializzò, sperando in cuor suo di non aver perso troppo tempo.