Sono passati parecchi mesi da quando ho scritto questo testo. Nel frattempo è finito in bozza ed è stato, inevitabilmente, modificato. Ecco qui la versione (al momento) definitiva
P.S.: In questa versione gran parte del pezzo aggiunto (quindi tutta la parte inerente a Snitch) l'ha scritto Jo. Quindi a lei i meriti
«Harry Potter». Il ragazzo si girò verso una voce che gli sembrò familiare.
Nonostante fosse un insegnante, non gli capitava spesso di vederlo, anche perché aveva abbandonato la sua materia. Eppure, se ci fosse stato lui fin dal principio, forse avrebbe continuato a studiarla.
«Fiorenzo» salutò Harry.
Il centauro si avvicinò al ragazzo, con la sua solita espressione pacata accarezzando tra le mani la piccola puffola.
«Stai cercando lei». Non era una domanda. «Simpatiche creature le puffole» commentò porgendogliela.
«Grazie» disse Harry assicurando in tasca Snitch.
Poi calò il silenzio.
Harry non seppe cosa rispondere.
«Non abbiamo avuto modo di parlarci, ancora» riprese Fiorenzo. «Purtroppo devo adempiere ai miei incarichi di professore e, non ti nascondo, che ciò è decisamente tedioso.
«Per noi centauri, da sempre educati all’arte oratoria e alla meditazione, le banalità umane sono un motivo di profonda noia. Il dialogare con alunni dalla mente chiusa, e con questo non mi riferisco a ciò che voi chiamate intelligenza, bensì al modo di rapportarsi con ciò che ci circonda e poter esprimere una propria opinione basata sulla coerenza, è avvilente. Alla fine non è più un dialogo, ossia un discorso tra due, ma un monologo in cui io parlo e la maggior parte della gente ascolta, senza però riuscire ad afferrare il nocciolo della questione. Umani e centauri sono due razze alquanto diverse, Harry Potter».
Harry, che si sentiva perfettamente descritto dalle parole di Fiorenzo, non poté che essere d’accordo con quest’ultima affermazione.
«Ho incontrato pochi umani che riuscissero a comprendere la cultura e la sapienza dei centauri. Uno, naturalmente, era Albus Silente. Il migliore umano, sia come persona che come mago, che abbia mai conosciuto. Un altro è il vostro docente di Trasfigurazioni ...». «Uglick?» lo interruppe Harry, sorpreso.
«Ero presente quando hanno comunicato che il suo posto verrà ricoperto dalla professoressa McGranitt in attesa del suo ritorno, e non sono mancate le polemiche» disse Fiorenzo.
«Perchè? » disse Harry.
«Un umano del Ministero Americano» spiegò il centauro, «un certo Larry Brown, ha insistito personalmente per portare a scuola un loro insegnante».
«E alla fine cos’è successo?» chiese Harry, chiaramente interessato.
«L’americano e il mago da lui proposto non avevano con loro il mandato ufficiale del Ministero e perciò non se ne è fatto nulla. Ad ogni modo,» si interruppe, «le nostre voci e i nostri piedi ci stanno deviando dalla retta via, e il tempo non sempre è galantuomo».
Harry si fermò. Camminando tra la fitta nebbia erano giunti quasi al limitare del lago, il sole seppur nascosto tra le nuvole, stava incominciando a farsi alto.
«Questo» iniziò, «come tu ben sai, è un anno molto importante».
«In che senso?» chiese Harry curioso.
«Noi centauri stiamo avvertendo grandi cambiamenti per quanto riguarda il futuro»
«Lo so» disse Harry. «Ho seguito gli sviluppi della vicenda del CIOcCoCreMa e sono molto contento che i centauri possano esprimere il loro contributo nella comunità magica. Era ed è un vostro diritto».
Fiorenzo rise. Harry era sbigottito. Non l’aveva mai,
mai, visto ridere.
«Hai ragione. Se pensi poi che all’iniziativa ha aderito anche Cassandro si può dire che è un evento eccezionale... ma le mie preoccupazioni riguardano altro».
Lo sguardo di Fiorenzo si indurì. Se per qualche istante era sembrato più “umano”, più incline al riso e al dialogo, adesso era tornato l’enigmatico e mistico centauro di sempre.
«Questo è un anno molto luminoso. Al-Nasl risplende come mai da settecento anni e stasera brillerà per la terza volta».
Le orecchie di Harry, seppur già aperte, si spalancarono.
Ecco di cosa voleva parlare Fiorenzo. Come era stato stupido a non pensarci prima: fatti come il CIOcCoCreMa hanno un interesse molto relativo e marginale per creature come i centauri. Erano altre le situazioni veramente importanti per loro.
«Ho seguito la faccenda di Minami, o Al-Nasl come la chiami tu, ma non capisco cosa mi vuoi dire» disse Harry.
«Al-Nasl è la più luminosa di tutte le stelle primigenie» spiegò Fiorenzo.
«Il suo potere è immenso. In essa è presente la Grande Magia, una magia di cui le vostre bacchette sono solo una pallida imitazione. È per questo che ho paura. Dopo settecento anni Al-Nasl è tornata a risplendere e lo farà per ben sette volte. Sette volte dopo settecento anni. Il numero magico più potente seguito da un numero di anni pari a se stesso moltiplicato per il numero della perfezione, il dieci, a sua volta moltiplicato per sé» s'interruppe, perdendosi per qualche secondo con lo sguardo tra gli alberi della foresta. «E sarà allora che le stelle indicheranno la via, sette volte annunciando, sette volte brillando» concluse nitidamente.
Harry lo fissò con sguardo vacuo.
«Non c’è bisogno che tu mi comprenda, Harry Potter. Non so cosa potrebbe succedere se mai qualche essere riuscisse a controllare quell’immenso potere. Noi non siamo in grado di controllare la forza della Natura. Possiamo cercare di comprenderla, ma non...di...Harry?».
Mentre le parole e i contorni si facevano d’un tratto nebulosi, sinuosi cerchi iniziarono ad allargarsi nello stupefacente blu degli occhi di Fiorenzo, come pozzi di acqua sorgiva increspati da sassolini , fino a sciogliere le sue pupille. Harry fu improvvisamente preda di un formicolio ormai stranamente familiare, le palpebre si fecero pesanti.
«Harry Potter... va... tutto... bene? Riesci a...».
Parole. Slegate, prive di significato...
Lottava contro quella spossatezza con tutte le sue forze, con gli occhi semichiusi coglieva spiragli dei capelli biondo grano del centauro, ma poteva solamente percepire i suoi zoccoli agitarsi vicino a lui. Poi, quello strano sonno lo vinse.
Quando, senza alcun preavviso, a quell’esteso nulla si sostituì un bruciante profumo di salsedine e le sue orecchie si riempirono del suono di furiose onde, Harry si sentì disorientato. Sentiva dispettosi granuli infilarsi nelle scarpe... stava camminando? Stava correndo? Non riusciva ad aprire gli occhi.
Poi qualcosa di etereo gli sfiorò la guancia calda per l'agitazione: si arrese a quel piacevole contatto.
La sorpresa fu intensa come una scarica. Improvvisamente una stretta ferrea gli mozzò il respiro e qualcosa lo schiaffeggiò.
Urla agghiaccianti, incomprensibili squarciarono il silenzioso sottofondo: grida conosciute, ma irriconoscibili da quanto erano straziate, fecero provare a Harry brividi di pietà ed orrore.
La sofferenza fu così forte che ordinò alle palpebre di spalancarsi, quasi obbligandolo ad assistere impotente a quella scena.
Orde di neri tentacoli assalirono il suo orizzonte, lo avvinghiarono e Harry si arrese a lunghi, intensi spasimi.
La stretta cessò come era venuta, arrendendosi docile ad un ritrovato silenzio. Stordito, Harry non ebbe il tempo di inumidirsi le labbra secche con la lingua, che un urlo di donna - un urlo di amica, gli suggerì la sua mente - squarciò di nuovo quel silenzio innaturale.
«NO... LASCIALO ANDARE!».
Uno sprazzo di luce.
Un sospiro; un urlo.
Uno scintillio arancione ed un’inquietante sensazione di perdita. Poi, più niente.
«Riesci a sentirmi?». Quella voce calma fu come balsamo contro le urla che ancora echeggiavano intorno a lui facendo rimbombare la campana di vetro che era il suo corpo inerme.
Aprì gli occhi: gli alberi al limitare della foresta, il lago illuminato dal sole mattutino, il viso di Fiorenzo, composto ma screziato da una sincera vena di preoccupazione. La familiarità ritrovata di colori, suoni, volti, odori, fu come un fiotto di miele per la sua gola, che sentiva in fiamme come un tizzone ardente.
Harry abbracciò quella ritrovata lucidità come una vecchia amica e, accorgendosi di essere a terra, si alzò, accettando di buon grado la mano che Fiorenzo gli porgeva. Si asciugò sulla divisa le mani sudate.
Il gesto gentile fu presto dimenticato quando notò che, nell’altra mano, il centauro custodiva tra le lunghe dita affusolate una palla di pelo arancione.
«Snitch» sussurrò il ragazzo.
«È scappato dalla tua tasca» disse Fiorenzo. «Mi sembra molto spaventata». Porse la bestiola tremante a Harry che la prese e cercò di calmarla.
«La tua mente si è affacciata su un varco agli altri impercettibile?» chiese in uno scalpitio di zoccoli.
«Diciamo di si... » mormorò massaggiandosi la nuca preoccupato ma con gli occhi fissi sulla puffola. Anche Fiorenzo osservava i suoi movimenti nervosi.
«Sei molto fortunato Harry Potter».
Harry lo guardò con sguardo interrogativo.
Gli occhi del centauro sorridevano. Era completamente assorto, affascinato dal piccolo essere che Harry teneva in mano.
«È molto più intelligente di quanto tu creda» continuò il centauro, enigmatico. «Si tratta di creature molto sensibili che, talvolta creano un legame speciale con il loro padrone. In casi rari riescono a captare le onde negative che stanno per rivolgersi contro di lui e in qualche modo cercano di avvertirlo» spiegò Fiorenzo continuando a fissare la puffola. «È la prima volta che si comporta così?».
Harry scosse la testa. «No, ed è vero anche che le altre volte la puffola diventava arancione. Ma avevo sempre pensato che fosse spaventata per il mio malore, non che fosse lei a provocarmi quelle visioni».
«In effetti, devo correggermi, non si tratta proprio di visioni. Non credo che possa mostrarti quello che realmente accadrà, il libero arbitrio umano glielo impedisce, ti avverte solo di un imminente pericolo» continuò il centauro.
«Di solito mi mostra qualche particolare da cui posso capire ...» intervenne Harry mentre cercava di ricordare cosa aveva appena visto.
«Allora avete davvero una bellissima intesa ...» continuò il centauro, ma si interruppe improvvisamente e guardò oltre le spalle di Harry. «Scusa, altri impegni mi chiamano, riprenderemo il discorso un'altra volta» concluse sbrigativamente mentre già si avviava verso la foresta.
Harry si voltò, seguendolo con lo sguardo, curioso di capire cosa avesse attratto l'attenzione del centauro.
Le labbra si curvarono in un sorriso amaro quando scorse Cassandro stagliarsi imponente al limitare della foresta, gli occhi scolpiti nel viso marmoreo scintillavano in un severo segno di avvertimento.
Aveva perdonato Fiorenzo, e tra umani e centauri i rapporti erano migliorati incredibilmente, tuttavia sembrava non voler rinunciare del tutto al suo antico atteggiamento prevenuto. Forse era un'abitudine troppo radicata in lui per poterla abbandonare in così poco tempo... comunque stessero le cose, Harry era grato a Fiorenzo; non era la prima volta che sfidava gli altri centauri, dispensando preziosi consigli e dimostrandogli che, per quanto fossero diversi, stava dalla sua parte.
Harry si avvicinò alle sponde del lago, scrutando pensieroso l’acqua. La conversazione con Fiorenzo lo aveva lasciato perplesso; lui aveva sempre pensato che il risplendere di Minami e l'assalto al castello fossero stati una coincidenza, mentre il centauro gli aveva dato un altro spunto di riflessione: se il centauro avesse avuto ragione?
Ricordò la visione agghiacciante... cercò di rammentarne i particolari, ma tutto era così sfocato, non riusciva a capire. Un pericolo era vicino. Ma chissà quale pericolo...
Accarezzò Snitch, stupito e grato di meritare quel legame di cui aveva parlato Fiorenzo.
Si congedò dal centauro e si diresse alla sala comune. Doveva avvertire gli amici di quanto era appena successo e scoprire se Hermione aveva trovato quanto cercavano.