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 Il Sole Dopo La Tempesta

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MessaggioTitolo: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 00:44

Signore e signori ecco a voi un meraviglioso testo d’insieme, i due più rognosi contestatori del Forum (io e Rem) ci siamo uniti in questo pezzo, che in pratica doveva essere la vecchia ossatura del 16° capitolo, ma considerando le evoluzioni e tutto il resto, alla fine questa versione e stata tralasciata, ma considerando che il pezzo venuto fuori e veramente bello a mio dire con il consenso di Rem ho deciso di pubblicarlo in topic, rispetto a i due pezzi originali vi sono notevoli cambiamenti tanto da creare un testo completamente nuovo, bene care amiche e amici con il mio solito augurio che voi vi divertiate a leggerlo come noi ci siamo divertiti a scriverlo non mi resta che augurarvi una buona lettura…

IL Sole Dopo La Tempesta

Il cielo era terso e il sole splendente regalava una delle ultime belle giornate dell'anno. Nonostante questo, il professore si era raccomandato di portarsi dietro il mantello più pesante che avesse.
«Che bella giornata» disse per rompere il ghiaccio.
«Non mi sembra una bella giornata, guarda la foschia sopra le montagne: fra qualche ora pioverà. Comunque sei in ritardo!».
«Ehm, dovevo sistemare un paio di cose... ».
«Beh in fondo è un tuo dovere... come hai sistemato la squadra?».
«Se mi sta chiedendo chi è il Cercatore che ha preso il mio posto, allora la risposta è Bryan Hyde».
«Così hai seguito il mio consiglio?».
«No! Ho fatto solo la scelta migliore per la squadra».
(«Ok! Se lo dici tu!»
Dopodiché si avviò fuori dai cancelli di Hogwarts. Harry lo seguì.
Era difficile stare lontano dagli altri in un giorno così importante, ma in fondo aveva dato istruzioni precise e non dubitava che se la sarebbero cavata da soli.
«Attaccati, partiamo» disse Willis.
Adesso doveva concentrarsi sulla missione, preoccuparsi di altro lo avrebbe solo fatto solo innsrvosire. Prese saldamente il braccio del professore.
«Bene».
Un istante prima di smaterializzarsi sentì le prime urla levarsi in lontananza e pregò di smettere di sentirle al più presto.
Quando il nodo alla pancia provocato dal viaggio si sciolse, si accorse che erano riapparsi in un prato. Il tempo era umido e freddo, erano avvolti dalla nebbia. Si sistemò addosso il mantello, fortunatamente Willis aveva insistito.
«Posso sapere dove siamo? Cosa ci facciamo esattamente in questo posto?» chiese Harry.
«Dobbiamo prendere una barca, naturalmente».
Naturalmente...
Solo allora fece caso al rumore di sottofondo: acqua.
«E... perché?».
«Perché dobbiamo raggiungere l'isola che sta al centro del lago. Quindi ci serve una barca».
Non era facile seguire i pensieri del professore.
«Ma non potevamo arrivarci direttamente?».
«Dove siamo diretti non ci si può materializzare».
Harry non capiva dove stavano andando. A parte Hogwarts conosceva pochi luoghi in cui non fosse possibile materializzarsi. Stavano raggiungendo un'isola in mezzo ad un lago che, per qualche motivo, era protetta magicamente.
«Di qua... ».
Camminarono in mezzo alla nebbia verso l'acqua. Ben presto si intravide la loro meta: una piccola barca di legno.
Willis salì dentro e si sedette con le spalle al lago. Si rimboccò le maniche sulle braccia possenti e prese saldamente i remi. «Mettiti comodo... » disse.
Non appena Harry ebbe tutti e due i piedi sulla barca questa partì improvvisamente scivolando lentamente sul pelo dell'acqua. Riuscì a fatica a mantenere l'equilibrio e poi si accuccio sull'asse di legno che faceva da panchina. Di fronte a lui il professore aveva un mezzo sorriso in volto e remava ritmicamente con forza.
«Posso sapere qualcosa di più?».
«Non voglio rovinarti la sorpresa, presto ti sarà tutto chiaro... ».
La nebbia creava un muro bianco intorno a loro e l'unica cosa visibile era il nero specchio del lago. L'acqua era completamente liscia e nemmeno il passaggio della barca riusciva a incresparla.
Harry si piegò sul lato e allungò la mano verso la superficie scura, curioso. L'indice aveva quasi raggiunto l'acqua quando il professore rapidamente si alzò, mollò i remi e bloccò il suo braccio gridando. «FERMO!».
Cosa diavolo...
Allarmato, si rimise seduto, immobile col cuore impazzito. Esterrefatto guardò il professore.
«Scusa, dovevo avvertirti prima. Non è saggio toccare l'acqua» spiegò. «Per proteggere l'isola, nel lago vivono creature pericolose, non lascerebbero passare nemmeno una formica».
Harry guardò intimidito l'acqua. Non osava immaginare quali esseri vivessero in quei fondali.
«Sei curioso?» chiese Willis. Poi infilò la mano sotto il mantello e ne estrasse un pezzo di biscotto rinsecchito. «Stai a guardare... ».
Detto questo lanciò lontano quello che aveva in mano. Nell'attimo in cui questo sfiorò il pelo dell'acqua, minacciose sagome nere indistinte apparvero in quel punto e si avventarono ferocemente sul misero boccone. Prima che Harry potesse cercare di distinguerle più chiaramente, si erano già dileguate.
«Se vuoi ancora bagnarti le mani, fai pure» disse il professore rimettendosi a vogare.
Harry si toccò le dita come ad assicurarsi fossero ancora al loro posto e si chiese in quale strano posto stessero andando.
Solo in quel momento si accorse che, dietro a Willis, si cominciava ad intravedere tra la nebbia un'imponente costruzione scura che riempiva l'intera visuale. Quando furono più vicini capì che si trattava di un castello, un castello costruito con pietre completamente nere.
Quel luogo era familiare, Harry non c'era mai stato ma, ne era sicuro, l'aveva già visto.
Willis tirò i remi a bordo e la barca, sussultando, si arenò su una spiaggetta.
«Siamo arrivati. Questa, mio caro Potter, è la prigione di Nurmengard» rivelò infine il professore. «Vedi lassù, la torre più alta? All'ultimo piano c'è la stanza che è stata per decenni... ».
Harry sapeva già tutto. « ... la cella di Grindelwald».
Willis lo guardò stupito. «Ragazzo, riesci sempre a sorprendermi. Come lo sapevi?».
«Ho assistito al suo assassinio».
«Vuoi dire che eri nella mente di Voldemort mentre lo uccideva?».
Harry annuì.
«Sorprendente».
Scesero dalla barca e si diressero verso il muro nero.
«Vedi, poche settimane fa è successo un fatto insolito iniziò a raccontare il professore. «C'è stata una strana intrusione, il che è già di per sé improbabile in quanto questa prigione è sicura come Azkaban. Ma non si capisce cosa siano venuti a cercare». Harry ascoltava attentamente. «Inizialmente non mi sono interessato alla questione, ma adesso sono convinto che abbia qualcosa a che fare con i nostri cari maghi oscuri».
Aveva ottenuto l'attenzione di Harry che, ora, si era definitivamente convinto che essere lì fosse la cosa giusta al di là delle sue motivazioni personali.
«Andiamo, ci sta aspettando un mio vecchio amico».
Sulla parete Davanti a loro si ergeva un enorme portone di legno impregnato di catrame nero. Sopra erano appena visibili poche parole incise nella pietra “Per il bene superiore”. Ad Harry quelle parole fecero venire su a galla vecchi ricordi mentre fissava con lo sguardo il professore
«Residui di tempi passati» disse fra se senza Scuotendo la testa.
A fianco del portone si apriva una piccola porta. Willis la raggiunse e bussò con forza.
Una voce rimbombò intorno a loro: «Ah, caro Hudson. Sei arrivato finalmente, ti apro subito».
Si sentirono strani rumori metallici provenire da dentro e, infine, la porta si aprì. Il professore entrò senza esitare ed Harry lo seguì. Si ritrovarono in una piccola stanza con le pareti scure. Fuori faceva freddo ed era umido ma si stava benissimo, rispetto alla sensazione che si provava dentro. Non sapeva da cosa dipendesse ma, all’interno, l’atmosfera era opprimente.
Nella piccola stanza c'era una porta sulla parete alla loro destra, mentre sulla parete di fronte e su quella a sinistra c'erano due finestre protette da inferriate. Da quella a sinistra si vedeva il portone dalla parte interna: probabilmente la stanza fungeva da guardiola. Harry si avvicinò alla finestra di fronte a loro. All'interno del castello trovava posto un grande cortile. Su di esso si affacciavano tutti gli edifici della fortezza disposti in modo apparentemente casuale. C'erano strutture basse ad un piano ed edifici alti con decine di finestre ordinatamente allineate. Poi, qua e la, si ergevano le torri. La più alta, però, sovrastava di gran lunga le altre.
Harry si rassegnò al fatto che ogni palmo di quella costruzione fosse completamente nero. Una cosa però lo inquietava: pur potendo godere della vista di gran parte della costruzione, non c'era nulla che si muovesse e non si sentiva alcun rumore.
«Fa impressione, eh?» chiese Willis.
Harry annuì.
In quel momento la porta laterale si aprì ed un uomo di mezz'età ,molto alto, passò di misura dalla porta. Indossava un mantello blu scuro con un piccolo stemma sul petto: doveva essere una sorta di uniforme.
«Grabow, quanto tempo» disse Willis andando ad abbracciare il suo amico. «Questo è Harry Potter, ti ho parlato di lui, vero?».
L'altro gli tese la mano ed Harry la strinse.
«Io sono Pawolov Grabow direttore del carcere di massima sicurezza di Nurmengard» si presentò con un forte accento. «E guarda che non siamo proprio fuori dal mondo! La fama di Harry Potter è arrivata anche qua». Harry distolse lo sguardo imbarazzato.
«Grabow, non dovevi mostrarmi qualcosa? Sono curioso di vedere come siano riusciti a violare Nurmengard» chiese Willis impaziente.
«Non sei cambiato per niente, vai sempre subito al sodo» rispose. «A dire la verità non sono entrati nella prigione. E meglio che tu veda con i tuoi occhi, torniamo fuori dobbiamo andare sulla parete est».
I tre uscirono di nuovo all'esterno e camminarono sotto le mura che seguivano perfettamente la linea della riva del lago. O, forse, era stato il lago ad adattarsi alle mura. Il professore e il direttore parlavano tra di loro rievocando vecchi ricordi.
Voltarono dietro l'angolo e proseguirono ancora per qualche momento prima di fermarsi. Harry non riusciva a trovare niente di particolare in quel punto.
«Non ci eravamo mai accorti di questo, almeno fino a quando non è stato aperto qualche mese fa... » disse il signor Grabow battendo la bacchetta contro una pietra. Quando la punta della bacchetta toccò il muro questo si aprì mostrando un'apertura.
Willis si mostrò sorpreso. «Incredibile, un passaggio segreto per entrare a Nurmengard».
«Non è esatto. Da qui non si può entrare nella prigione. C'è solo un corridoio».
«Cosa? E chi pensi l'abbia creato?».
«Non lo so, ma deve esserci stato sin dalla costruzione del castello, escludo che sia stato creato dopo. E questo mi preoccupa: sono ben pochi quelli che potrebbero aver assistito all'edificazione. E la maggior parte di essi è morta proprio qua dentro».
«Hai ragione, non è un buon segno» assentì Willis. «Comunque, entriamo?».
Camminarono attraverso un angusto corridoio che si fermava su una parete, immancabilmente nera.
«Qui c'erano molte protezioni magiche, ma sono state abilmente superate» disse il professore.
«Ecco, si arriva fino a qui,» spiegò il direttore, «ma sono convinto che ci sia ancora qualcosa... ».
Willis esaminò il muro attentamente. «Non c'è niente di particolare... ».
«Lo so, non ho trovato nulla neanche io».
«Anche se... se davvero è stata costruita nei tempi passati, forse un'idea ce l'avrei... ».
Quando parlava il professore dava per scontate troppe cose.
Tirò fuori la bacchetta e pronunciò una strana formula.
Immediatamente i blocchi di pietra iniziarono ad entrare nella parete creando un altro passaggio che rivelò l'esistenza di una camera nascosta. Era piccola, pentagonale, con le pareti completamente lisce. Al centro una piccola colonna.
«Diamine, Hudson, non dirmi che ha a che fare con Grindelwald».
«Temo di sì».
Harry fece per chiedere spiegazioni ma il professore lo fermò. «Non ora, Potter».
Willis esaminò attentamente le cinque pareti alla ricerca di chissà quali indizi. Poi si avvicinò al piedistallo al centro, lo scrutò attentamente ed annusò la superficie.
«Potter vieni qua. Prova ad annusare».
Harry non discusse, la fiducia che riponeva nelle capacità del professore gli impedivano di dubitare di quello che stava facendo. Si avvicinò e imitò quello che aveva fatto Willis.
Dopo qualche momento parlò: «Non sento niente... niente di particolare».
Il professore gli spinse la testa più vicino.
«Se stai così lontano certo che non senti niente. Concentrati».
«Ancora niente» disse Harry deluso.
«Va bene, proviamo un sistema più sicuro».
Estrasse la bacchetta e la puntò contro il viso di Harry.
Il ragazzo si passò le dita sulla bocca, poi sul naso, sugli occhi e sulla fronte. Non c'era niente di anomalo.
«Cosa mi ha fatto?» chiese preoccupato.
«Prova ad annusare adesso» rispose con una strana sfumatura compiaciuta nella voce.
Harry tornò a passare il naso sulla pietra.
Poteva sentire chiaramente centinaia di odori. La maggior parte non riusciva a collegarli a niente, erano odori nuovi.
«Allora? Senti nessun odore più forte degli altri?».
Cercò di concentrarsi.
«In effetti sento un odore più forte... ».
«Dove l'hai già sentito?».
Harry inspirò nuovamente riempiendosi di quell’odore.
«Si, mi ricorda qualcosa... ma non riesco a capire». Poi tutto gli fu chiaro. «Ma certo! É odore di biblioteca».
«Finalmente,» disse Willis soddisfatto, «quello che senti è odore di pergamena o, meglio, pergamena mal conservata. In questi luoghi umidi si sviluppano muffe che attaccano i fogli di pergamena e sviluppano un odore caratteristico».
Harry arricciò il naso pensando a cosa aveva respirato.
Willis tornò a passare la bacchetta sul naso di Harry. «Adesso sei di nuovo normale».
«Beh, non è male sentire tutti quelli odori!».
«Non ne sarei così sicuro: una volta sono entrato in un gabinetto sotto l'effetto dell'incantesimo, la cosa non è stata per nulla piacevole!».
Harry sorrise, mascherando il disgusto al pensiero di ritrovarsi nella stessa situazione.
«Quindi, cosa possiamo dedurre?» chiese il professore.
«Beh, se c'è questa muffa, doveva per forza esserci qualche pergamena».
«Esatto. Quindi sappiamo che qui c'era qualche pergamena o qualche libro. Sappiamo che, presumibilmente, qualunque cosa fosse, stava qua da molti anni, dal regno di Grindelwald forse. E, infine, che chi è entrato... sapeva fin troppe cose» concluse.
Un libro... anzi... il libro. Il libro che aveva visto nella sua visione. Il vecchio chino a studiare la pagina di pergamena davanti a lui. In effetti quel volume sembrava vecchio, molto vecchio. Ed ora sapeva da dove veniva. Forse doveva parlarne con il professore, ma non era del tutto sicuro che fosse la cosa giusta.
«Il tuo lavoro è sempre impeccabile» disse il direttore a Willis.
«Dei complimenti non so che farmene!» rispose «Piuttosto, non puoi dirmi nient'altro di utile?».
«Beh, chiunque sia stato, è stato molto abile, non ci siamo accorti di niente fino a dopo che se ne andato. Erano le sei del mattino, e le guardie, mentre facevano un giro intorno alla fortezza, hanno trovato delle impronte che... entravano letteralmente nel muro. Non lo so quando sia accaduto».
«Penso sia accaduto proprio poco prima delle sei» disse Willis sicuro.
«E come fai a dirlo?».
«Un mago cosi abile si dimenticherebbe di occultare le proprie traccie? Probabilmente è stato disturbato dalle guardie è se ne è dovuto andare velocemente. E, comunque, le orme sulla sabbia non durano a lungo. Basta un po' di vento e l'acqua arriva facilmente alle mura livellando la spiaggia».
«Bene, Grabow. Se non c'è nient'altro penso che abbiamo finito».
«Si, se non vuoi chiedermi nient'altro... ».
«Una cosa vorrei chiederla io,» intervenne inaspettatamente Harry, «avete fatto qualche ipotesi di come siano riusciti a farsi beffe di tutte le vostre protezioni?».
«Non proprio... vedi, è impossibile attraversare il lago senza il nostro consenso. Ci sono solo due possibili modi che mi vengono in mente per raggiungere la fortezza: essere un mago potentissimo al pari di Voldemort oppure... ».
Willis concluse la frase dell'amico. « ...oppure avere qualcuno che ti aiuta dall'interno».
«Esatto. Ma le mie indagini interne non hanno dato risultati. Non so che pesci pigliare».
«Bene, appena scopri qualcosa fammelo sapere» disse Willis sarcastico, sottintendendo che non avrebbe cavato un ragno dal buco. «Ora noi andiamo».
«Va bene Hudson. Ma se scopri qualcosa fammi sapere»
Ripercorsero i confini del castello per raggiungere la barca.
Non aveva avuto modo di visitare l'interno della prigione, ma la cosa non gli dispiaceva per nulla.
Il professore e il direttore si salutarono da vecchi amici e il signor Grabow fece promettere a Harry che prima o poi si sarebbero rivisti. Poi salirono sulla barca che non si era mossa da dove l'avevano lasciata. Una volta saliti questa ripartì lentamente sotto i colpi di remi del professore.
«Vedi Potter,» esordì Willis, «questa fortezza è stata costruita da Grindelwald negli anni in cui era al potere. Serviva a rinchiudere i suoi oppositori. Qui dentro hanno perso la vita molti maghi».
«Per il bene superiore... lo so professore era inciso anche sopra la porta».«Esatto Potter Il motto di Grindelwald, il bene superiore, quel bene superiore in virtù del quale voleva imporre la dominazione magica».
«Dopo il duello con Silente e la fine del regno del terrore, la fortezza è stata trasformata in prigione. Ironicamente molti dei suoi seguaci sono stati rinchiusi nella prigione voluta da loro stessi. La stessa sorte è toccata da Grindelwald, dall'epica battaglia al giorno della sua morte, per cinquantatre anni, è rimasto rinchiuso in quella torre».
«Prima, cosa ha fatto per aprire la porta?».
«C'erano delle formule che i maghi oscuri utilizzavano per mantenere la loro segretezza o per occultare qualche luogo come in questo caso».
«Ma lei come... ».
«Questo non sono tenuto a dirtelo. Forse, un giorno ne saprai di più».
«Ma tutto questo vuol dire che qualcuno dei compagni di Grindelwald è di nuovo in attività?».
«È una possibilità. Ma tenderei ad escluderla. Come ti ho detto, gran parte dei maghi oscuri sono stati rinchiusi. E anche se qualcuno fosse ancora in giro sarebbe un po' vecchiotto per essere pericoloso».
«E... allora?».
«Beh, quella sala segreta poteva essere nota solo a qualcuno che era stato in contatto con Grindelwald o, più probabilmente, con qualcuno dei suoi seguaci».
Harry rimase in silenzio a riflettere su quello che aveva appreso. Era ansioso di sapere quale fosse l'opinione di Kingsley su quello che avevano visto quel giorno.
La barca raggiunse l'altra sponda e loro scesero.
«Bene, ripartiamo».
Harry si attaccò al professore e i due lasciarono Nurmengard e quell'insana umidità.
Tutto quello che avena visto in quel viaggio aveva fatto passare in secondo piano quello che stava succedendo quel giorno ad Hogwarts. Ma, una volta materializzato fuori dai confini della scuola, gli ritornarono velocemente in mente tutte le sue preoccupazioni.
Il cielo era completamente grigio e minacciava pioggia: Willis ci aveva azzeccato. Ancora una volta.
«Posso andare, adesso?» chiese.
«Oh, certo. Ti ho fatto rimanere in pena abbastanza».
Harry salutò velocemente il professore e iniziò a correre più forte che poteva. Quasi senza accorgersene superò l'ingresso, salì le scale su fino alla Sala Comune. Si ritrovò ansimante davanti al ritratto della Signora Grassa.
Si era già trovato in quella stessa situazione due anni prima. A quel pensiero un groppo alla gola lo assalì, quel sabato c'era la partita più importante per l’assegnazione della coppa di Quidditch e lui, nonostante fosse il capitano, fu costretto nei sotterranei senza avere neanche un'idea di cosa succedeva.
Aveva appena finito di ricopiare una serie infinita di schede che riguardavano le malefatte di Sirius e suo padre per una tremenda punizione di Piton.
Solo verso l’una, Piton concesse di sospendere i lavori e lui come un forsennato salì gli scalini a rotta di collo, tendendo le orecchie per sentire qualche rumore dal campo. Ma tutto taceva… ormai era finita! Esitò fuori dalla Sala Grande affollata, poi corse su per la scalinata di marmo; si ricordò la sua agitazione per non sapere se Grifondoro avesse vinto o perso, la squadra di solito festeggiava o si leccava le ferite in Sala Comune come stava succedendo anche in quel preciso momento.
Harry si ricordava ancora oggi la parola d’ordine “Quid agis?” e la sua incertezza mentre si chiedeva cos’avrebbe trovato dentro.
«Lo vedrai» gli ripose la signora grassa con un espressione indecifrabile, dopodiché scattò in avanti.
Un ruggito di gioia si levò dal buco alla spalle del ritratto e, mentre lui rimaneva a bocca aperta esterrefatto, parecchie mani lo trascinarono nella stanza, si ricordava le urla di vittoria di Ron, mentre brandiva la coppa d’argento e al fatto che continuasse a gridarle il punteggio: «Harry! Abbiamo vinto! Quattrocentocinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto!».
Poi come una visione, o così almeno Harry se la ricordava, le apparve Ginny che gli correva incontro: aveva un’espressione dura, splendente, e lo abbracciò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry le prese il viso fra le mani e la baciò, un bacio intenso infinito, di quelli in cui il tempo si ferma e non riprende a scorrere fino a quando le due labbra non smettono di sfiorasi, un bacio caldo come una giornata estiva e fresco come una brezza di primavera Harry lo ricordava perfettamente quel bacio…
«Carciofo fritto» disse riprendendosi.
Anche questa volta Non aveva ancora nessun indizio su come se la fossero cavata i suoi compagni.
Non appena il ritratto della Signora Grassa si scostò, fu inondato dalle grida di gioia dell'intera Casa di Grifondoro: evidentemente la squadra aveva vinto! Si sentì sollevato: se avessero perso per colpa sua assenza non se lo sarebbe perdonato.
Entrò nella bolgia di gente assiepata in Sala Comune cercando Ginny. La vide subito, sorridente e felice, stava mezzo metro sopra tutte le altre teste: Bryan Hyde la teneva sulle spalle festante.
Fu una strana sensazione quella che prese Harry alla bocca dello stomaco non sapeva se fosse gelosia o frustrazione, Grifondoro aveva vinto Hyde era l’eroe e Ginny… Ginny festeggiava con un altro.
Corse di nuovo fuori senza sapere dove stava andando, cercando di non pensare a niente...
Così sovrappensiero, Harry non si accorse di dove lo avevano portato le sue gambe sinché non salì l’ultimo scalino: era la torre di astronomia. Quando aprì la porta che dava all’esterno una brezza fredda, preludio dell’acquazzone che stava per scatenarsi, scompiglio i capelli di Harry, lui si guardò intorno come a cercare qualcosa e poi si diresse verso la murata che dava sul lago e, appoggiandosi a uno dei merli, iniziò a fissare un punto indefinito vicino all'acqua.
«Harry cosa fai qui?».
Lui si girò di scatto «Ginny!! Come… come mai sei qui?».
«Ti ho spaventato?» rispose lei con un mezzo sorriso.
«No… no, è che ero sovrappensiero e non mi sono neanche reso conto di dove stavo andando finché non ci sono arrivato, poi, visto che ero qui, sono uscito a prendere una boccata di aria fresca».
«Ah! Ecco svelato il mistero» disse Ginny.
«Cosa intendi?».
Ti ho visto entrare in Sala Comune, ma dopo un attimo eri sparito! Allora ti ho seguito per stare un po’ con te, ultimamente non è che abbiamo avuto molto tempo per noi».
Harry si senti un po’ in colpa nell’ ascoltare quelle parole, considerando che lei le aveva pronunciate senza nessuna malizia, lei capiva veramente i suoi problemi. Cosi, senza neanche pensarci, l’abbracciò e la tirò a se.
«Mi sei mancato troppo Harry, il tuo calore, il tuo odore... Sai, a volte ripenso a quanto ti desideravo mentre tu non mi vedevi o, meglio, eri troppo preso dalla tua lotta contro Voldemort e tutto il suo mondo. Ormai ci avevo quasi rinunciato quando tu mi baciasti la prima volta, io quasi impazzii dalla gioia. Non sai quanto soffrii quando mi dicesti che dovevamo lasciarci ma... ma fui costretta ad abbandonarti. Quell’ultimo bacio che ti diedi al tuo diciassettesimo compleanno mi ha dato la forza di tirare avanti per mesi... ».
A quelle parole Harry ripensò a quel giorno… Era passato più di un anno, quella mattina, lui si era alzato presto dopo uno dei suoi famosi incubi, ancora rabbrividiva quando ricordava il contatto privilegiato che aveva con Voldemort.
Ricordava di aver avuto una discussione con Ron cercando di capire chi fosse Gregorovich, poi, rendendosi conto che finalmente aveva compiuto diciassette anni, iniziò a fare incanti. «Accio occhiali» fu il primo, se lo ricordava bene. Riuscì anche ad allacciarsi le scarpe, anche se poi gli ci vollero parecchi minuti per slacciarle a mano. Infine Ron gli consigliò di tirarsi su la cerniera nel vecchio metodo.
Prima di scendere giù, Ron gli disse: «Ecco il mio regalo, aprilo qui. È meglio che mamma non lo veda» questi gli consegnò un libro. Cosa che stupì Harry: di solito quelli erano regali da Hermione. Ma Ron gli spiegò «È oro puro: “Dodici passi infallibili per sedurre una strega”».
Quando scese in cucina si ritrovò sommerso di regali. Il primo che aprì fu quello dei signori Weasley: era l’orologio d’oro che tutt’ora portava al polso, si ricordò dell’emozione che provò. Aprì diversi regali: uno spioscopio nuovo da parte di Hermione e una fornitura completa di tiri vispi Weasley regalo di Fred e George. A quel pensiero ebbe una fitta al basso ventre.
Poi, dopo aver aperto diversi altri regali, approfittando della confusione dovuta all’arrivo degli ospiti per il matrimonio dell’indomani, lui Ron e Hermione decisero di salire in camera per completare i bagagli.
Quel passaggio Harry lo ricordava veramente bene, era come se fosse successo cinque minuti prima: una porta si aprì sul pianerottolo del primo piano.
«Harry vieni dentro un momento» era stata Ginny a chiamarlo, per poi condurlo nella sua stanza, era la prima volta che ci entrava
Era piccola ma molto luminosa, su una parete c’era un grande poster delle Stravagarie e, sull’altra, la foto di Gwenog Jones capitano della squadra femminile delle Holyhead Arpies, il tutto era completato da una scrivania davanti alla finestra che dava sull’orto.
Che emozione al ricordo di quando lei lo guardo negli occhi, poi dopo aver preso un profondo respiro gli augurò buon compleanno.
Lei continuava a guardarlo dritto negli occhi, lui invece non ci riusciva; era come fissare una luce abbagliante.
Harry si ricordava molto bene anche il discorso che seguì, uno dei più difficili da lui sostenuto.
«Bella vista» si ricordò che mormorò impacciato indicando la finestra, ma lei lo ignorò.
«Non sapevo cosa regalarti».
«Non dovevi regalarmi niente»
Ma lei ignorò anche questo, «Non sapevo cosa ti sarebbe servito, niente di troppo grande, perché non puoi portarlo con te».
Ripensò all’occhiata che diede, ma lei non piangeva: è sempre stata una delle sue doti migliori. Avere sei fratelli l’aveva resa una dura e, mentre rifletteva su questo, ritornò con la memoria a quel che successe dopo.
Lei fece un passo verso lui e poi disse «Quindi ho scelto qualcosa che ti faccia pensare a me, sai, nel caso incontrassi qualche Veela mentre sei in giro a fare quel che fai».
«Le possibilità di uscire con delle ragazze saranno abbastanza scarse, a essere sincero».
«È proprio quello che speravo» sussurrò lei, e lo baciò come non l’aveva mai baciato prima.
Lui si ricordò della sua reazione rispose al bacio, e fu beato oblio, meglio del whisky Incendiario; era la sola cosa autentica al mondo… Ginny, sentirla li , tenerle una mano sulla schiena e l’altra affondata nei lunghi capelli profumati…
«Sì; fu un bacio fantastico» disse ritornando al presente «e ti ricordi quando Ron spalancò la porta?» continuò Harry, ma poi abbassò lo sguardo e vide il volto di Ginny: il suo viso era luminoso e candido e la voce gli venne meno, lì nella notte sembrava quasi risplendere di luce propria. Era veramente bella.
Poi il profumo, il profumo del suo corpo che ricordava la torta di melassa, l’odore di legno di un manico di scopa e quello dei fiori selvatici che si trovavano intorno alla Tana lo assalì arrivando alle sue narici inebriandolo, dandogli le stesse sensazioni che aveva provato quando volava con la sua Firebolt o catturava il boccino d’oro. Solo che questa volta era amplificato per dieci volte. L'intensità di quella sensazione non era nemmeno paragonabile a quello che aveva sentito quella mattina sotto l'effetto dell'incantesimo di Willis.
«Sai Ginny pensavo al tuo odore».
«Come?» rispose lei fingendosi arrabbiata.
«Ti spiego» disse non capendo lo scherzo e preoccupandosi che lei potesse spezzare l’atmosfera che si era creata. Secondo Harry, quella era magia la magia di cui parlava Silente: la più grande magia. «Sai, questo non l’ho detto mai a nessuno,» affermò tentennante, «ma quando Lumacorno fece la sua prima lezione preparò diverse pozioni, io, che non avevo la più pallida idea di cosa ci fosse nei calderoni, mi posizionai vicino a quello che il professore o, meglio, Hermione, ci disse che conteneva Amormentia... »
« ...il filtro d’amore più potente al mondo!!», continuò lei con una voce che era un misto di sorpresa ed enorme curiosità.
«Sì. proprio quello!» continuò lui, «Ma la cosa che volevo dirti è che poi, Hermione, su richiesta di Lumacorno, descrisse le sue caratteristiche. Fra queste, la più importante, è che chiunque, davanti a quella pozione, sente un profumo diverso a seconda di quello che più lo attrae e io... » poi, tacendo un attimo e fissandola nei suoi occhi, continuò, «io… anche se ancora non ne ero cosciente, sentii il tuo odore».
«Il mio… il mio odore» ripeté lei tentennando con gli occhi umidi e le guance rosse.
«Si l’odore della tua pelle; lo stesso che sento ora e che mi sta facendo impazzire».
Quando Harry pronuncio quelle parole vide Ginny quasi tremare dall’emozione, mentre si stringeva più forte al suo corpo, Harry vide qualcosa di diverso nei suoi occhi e anche lei sembrava diversa sembrava quasi avesse preso un nuovo atteggiamento più sicuro e deciso e in quel momento si rese conto che lei era diventata irrimediabilmente sua e lui era diventato parte di lei
«Che grande forza è l’amore, prima due avanzano soli nel mondo buio con i loro problemi e le loro difficoltà, poi, ad un tratto, sboccia l’amore e i due è come se fossero uno, il cielo diventa azzurro, il sole splende e i problemi sembrano una strada in pianura», pronunciò queste parole senza quasi accorgersene.
«Come sei profonda!!!» la riprese Harry quasi prendendola in giro, mentre l’accarezzava per farle comunque capire che la pensava come lei.
Tutto ad un tratto iniziò una pioggerella leggera che portava il profumo della foresta. Harry quasi si destò quando l’acqua tocco la pelle del suo viso. «No! La magia è finita, dai torniamo dentro» e fece per muoversi, ma Ginny non si spostò di un passo, «Rimaniamo non mi da fastidio e io… io sto bene».
A quelle parole Harry non seppe cosa fare: la tentazione era troppo forte, ma la pioggia aumentava e rischiava di diventare un diluvio. Ad un certo punto, ricordandosi quello che gli aveva detto Unglucklich “Quando non sai, improvvisa”, prese la bacchetta e disse «Impervium protego!!». Subito una cappa trasparente si frappose fra loro e l’acqua.
«Come hai fatto!?» chiese una stupita Ginny.
«Ho improvvisato, ho lanciato un incantesimo scudo che comunque non fermerebbe la pioggia, abbinandolo all’incantesimo impervium che protegge le cose dagli agenti atmosferici e questo è il risultato, un ombrello invisibile».
Lei rimase colpita da quanto era cambiato Harry, prima non avrebbe mai provato una cosa simile ma ora, ora lo vedeva più sicuro di sé, più uomo. Sì Harry stava crescendo, e anche lei.
Lei sembrò colpita e scattò verso di lui, che rimase sorpreso dal gesto, poi pian piano lei gli infilò le braccia sotto la camicia e la blusa e sfiorò dolcemente la sua pelle.
Harry si irrigidì «Che fai Ginny!?».
« Ssshh, lasciami fare. Sai non ti credevo così timido... ».
Lui era sempre più impacciato.
Ad un tratto mentre continuava a provocare l’impacciato ragazzo quasi colpita da una illuminazione esclamò « questa pioggia fa troppo rumore» e così dicendo estrasse una mano dalla camicia di lui, prese la sua bacchetta e mormorò Acuisces. La torre divenne subito silenziosa, poi
Modifica: A quel punto fu Harry a rimanere imbambolato mentre Ginny lo guardava con occhi sornioni mentre si allontanava da lui, sembrava Gratta stinchi quando giocava con una nuova preda, un brivido percorse la schiena di Harry, Ginny aveva un sorriso malizioso di chi si sta preparando a giocare un nuovo tiro, che nuova idea le passa per la testa ora, penso Harry.
Ginny fece un movimento con la bacchetta e la blusa di Harry si sfilò dal suo corpo.
«Che fai? Così giochi sporco, stai usando incantesimi non verbali!».
Lei sorrise e gli mostrò la lingua. Poi, con un altro abile movimento, gli levò pure la camicia.
Harry, a quel punto, incominciò pure lui a brandire la bacchetta e disse «Accio blusa di Ginny!» ma lei fu più veloce sentendo l’incantesimo e disse «Protego» mandando a vuoto l’attacco poco convinto di Harry.
«Allora è la guerra che vuoi?» disse lui e con una fulminea mossa senza dir niente sfilò sia la blusa che la camicia a Ginny.
«Harry!!» esclamò lei, ma lui la fissava imbambolato come se fosse stato colpito dal “Pietrificus Totalis”: Fissava il corpo seminudo di lei era stupenda, il suo corpo ancora un po’ acerbo ma che stava sbocciando e diventando quello di una donna, il suo seno non troppo grande stretto in un reggiseno color crema dorato che esaltava le sue curve, il colore della sua pelle chiara che la faceva sembrava una ninfa, tanto era candida alla diafana luce notturna.
Lei arrossì, abbassò lo sguardo e, senza dire nulla, lo abbracciò.

Harry sentì il contatto delle loro pelli e un brivido lo percorse tutto. Poi sentì il suo odore e dentro di lui qualcosa iniziò a fremere: iniziò a baciarla in maniera appassionata accarezzandole dolcemente i seni e, mentre le loro labbra si toccavano e le loro lingue si incrociavano e giocavano fra loro, lei iniziò a slacciargli lentamente la cintura.
«Ti desidero Harry, come non ho mai desiderato nient’altro. Ti voglio, voglio che tu sia parte di me ora e sempre».
«Anche io, Ginny, ma pensi sia il caso con quello che sta accadendo?».
«Sì, è proprio per questo che ti desidero ancora di più, non so cosa accadrà domani. Sei già morto una volta contro Voldemort e io… io non ce la farei ancora senza di te. Sapendo a quali rischi vai incontro, devo avere la certezza assoluta che tu sarai mio per sempre».
«Ti amo e impazzirei se non ti avessi al mio fianco, se… se non potessi baciarti e toccarti e… e amarti. Ma una volta che il passo è fatto, non si può... non si può tornare indietro».
Dopo averle dato un profondo e intenso bacio la guardò negli occhi, lei sostenne il suo sguardo e poi, in risposta, gli accarezzò il viso e gli sussurrò «Harry, ti voglio!».
Fu l’esperienza più esaltante che lui avesse provato. Anche se tutti e due inesperti, dopo un iniziale imbarazzo e una serie di impacciati tentativi, crearono un intesa profonda erano in perfetta simbiosi. Era incredibile, si sentivano leggeri come trasportati dalle onde del mare mentre alternativamente si infrangevano sulla riva e si sentivano cullati da esse, Ginny era incredibile e splendida mentre la sua femminilità esplodeva, si teneva stretta a lui come avesse paura di perdersi, era incredibile ma più incredibile ancora fu quello che accadde ai due, mentre erano intenti a scivolare sulle onde del sogno: iniziarono a levitare sulle note di una musica proveniente da un luogo imprecisato che loro inconsciamente sapevano essere dove i loro cuori si erano uniti, era intorno a loro e come una amorevole coperta avvolse entrambi. Era calda e accogliente sembrava che tutte le loro emozioni fossero in quel canto e poi, al culmine di quella sinfonia, tutti e due arrivarono al culmine per poi avvilupparsi in un in un esplosione di piacere che sembrava non voler più cessare. Provarono quelle emozioni e quell’intesa diverse volte durante la notte poi, alla fine, stremati ma estasiati si ritrovarono nella torre di osservazione: la magia, per ora, si era assopita. I due si fissarono per diverso tempo come inebetiti da tutto quello che avevano provato. Infine, sentendo freddo, Harry con un incanto fece apparire un coperta patchwork con la quale si avvolsero stretti a contatto l’uno dell’altro, rimanendo lì a fissare la pioggia sino al sorgere del sole.
Solo allora i due si decisero ad alzarsi, ma fu quasi doloroso quando Harry e Ginny si separarono: l’unica certezza era la piena consapevolezza che comunque quell’esperienza non sarebbe rimasta l’unica.
«Ti amo Ginny, è stato fantastico» furono le prime parole che disse da quando lei gli aveva sussurrato la determinazione ad andare avanti.
«Lo so. Ancora non me ne capacito» rispose lei, poi un sorriso malizioso le apparve sul viso «sei ancora convinto che non fosse il caso di farlo».
Harry la fisso. Poi scuotendo la testa e sorridendo disse: «Andiamo a dormire mia veela» e, cingendola col braccio, tornarono in sala comune.

Il sonno assali Harry più velocemente di quanto potesse credere, cosa alquanto insolita per lui le, coperte calde lo avvolgevano e il ticchettio della pioggia sul vetro fu come una ninna nanna.
Buio, silenzio, freddo, le pareti viscide stillavano gocce d’acqua, il pavimento era grossolano in terra battuta, ma la cosa che più lo sconvolgeva era l’aria ferma, immobile sembrava una cripta il cuore comincio a martellargli e la gola gli si seccò di colpo: sono in trappola, Ginny, no, maledetti, mille pensieri diversi si affollarono contemporaneamente nella sua testa, ma poi man mano che i suoi occhi si abituavano al buio, vide in lontananza delle lame di flebile luce, il suo cuore palpitante comincio a rallentare mentre un pensiero di sollievo fece breccia nella sua mente affollata.
“Un’uscita! Non sono in trappola! Forza muoviti, la mia ora non è ancora arrivata!” concentrandosi su questo unico pensiero, reprimendo tutto il resto si diresse verso la fonte di luce, fu un percorso più lungo di quello che sembrava, inciampò diverse volte scivolando lungo quel cunicolo, che sembrava che da molto tempo nessun essere umano avesse percorso, mentre quella luce in lontananza sembrava sempre alla stessa distanza.
Ormai Harry aveva quasi perso le speranze quando all’improvviso il suo naso sbattè contro una porta di legno, dalle cui tavole filtravano lame di luce, cominciando a sanguinare; “Com’è possibile? Era distante e ora mi ci sono rotto il naso!”. La sua mente comincio a rimuginare in modo febbrile, si guardò intorno, dietro di lui il buio era fitto ma, davanti, aveva una porta; alla fine (l’illuminazione arrivò) capì: si allontanò di alcuni passi e la porta tornò distante e irraggiungibile: un incantesimo, un cavolo di incantesimo! Una risata eruppe spontanea e liberatoria poi, con calma, aprì la porta e usci.
Si ritrovò in riva al lago ai piedi della scuola, dall’esterno la porticina, che si richiuse immediatamente alle spalle di Harry, sembrava solida pietra tranne che per un buco all’altezza della maniglia, istintivamente ci infilò la mano e la porta si riaprì; un passaggio sconosciuto che portava al lago, “ma come ho fatto a finire là dentro?” si chiese il ragazzo mentre si soffermava ad osservare il lago e l’area circostante.
Fece qualche passo verso l’acqua indeciso sul da farsi, un migliaio di domande si affollarono nella sua testa, ma di risposte neanche una, mentre dalla bocca dello stomaco una strana sensazione, come quando percepisci che qualcosa di sgradevole sta per succederti e tu ne sei pienamente cosciente ma non puoi farci niente, gli arrivò fino alla nuca facendogli quasi drizzare i capelli sulla testa e poi…
«Ciao Harry!» il cuore quasi mancò un colpo, le mani s’irrigidirono, e goccioline di sudore gli scesero lungo la schiena; nonostante fosse passato diverso tempo quel timbro di voce calmo e profondo era inconfondibile, si girò lentamente quasi avesse timore di essersi immaginato tutto.
Lui era lì calmo, sorridente e, soprattutto, reale, «Si… signor preside, lei… lei qui…», Albus Silente si stagliava in tua la sua statura mentre un sorriso gli si allargava sul volto; non presentava alcun segno di sofferenza sembrava in tutto e per tutto il buon vecchio preside che Harry aveva tanto amato.
«Certo che sono qui dove altro volevi che fossi?»
«Ma lei signor preside, è… è morto, lo so bene» il ragazzo ancora non si capacitava di ciò che vedevano i suoi occhi ma il sorriso rassicurante di Silente toglieva adito ad ogni dubbio: era lui!
«Caro il mio ragazzo, quanto siamo formali, mi ricordi il mio caro amico Severus» si, era proprio lui, solo lui avrebbe considerato un amico Severus Piton, lo aveva sentito con le sue orecchie nei ricordi del professore.
«Harry, come ti senti? Sembra che tu abbia visto un fantasma» il ragazzo sussultò mentre il vecchio preside rise allegramente «comunque, se questo può tranquillizzarti, ragazzo mio, si, sono morto. Ma, come ebbi già occasione di dirti una volta, la morte è solo l’inizio di una nuova avventura» queste parole tolsero l’ultimo barlume di dubbio dalla mente di Harry.
«Ma se lei è morto, come mai è qui ora?»
«Semplice, tu avevi bisogno di me».
«Io avevo bisogno di lei?»,
«Si Harry, troppe cose sono cambiate e tanti fatti stanno accadendo mentre i dubbi affollano la tua mente».
«Cosa intende, signore?»
«Semplice Harry, io vedo nel tuo cuore e so, che mai come ora le cose ti appaiono difficili. Purtroppo non ho avuto tempo, ahimè, per prepararti a tutto questo… »
«A questo cosa?» chiese guardingo il ragazzo.
«Tranquillo Harry, non intendevo quello che è successo fra te e la signorina Weasley, anche se trovo meraviglioso quando sboccia l’amore!».
«Grazie signore, anche se non so come faccia a saperlo»
«Lo so, Harry, perché tu lo sai. Io faccio parte di te anzi, diciamo, che sono te o una parte di te che ora non è più in te, per aiutarti a capire meglio quello che ti sta succedendo.»
«Scusi!!» Harry guardava il suo preside più stranito che mai mentre quel flusso di parole gli sgusciava via.
«Harry, la cosa è un po’ complicata, mettiamola così. Non c’è cosa che tu sai che io non sappia».
«Ma lei, signore, sa anche cose che io non so».
«No Harry, tu sai molto di più, ma per ora alcune cose ti sfuggono» quelle parole suonarono ancora più misteriose per Harry; già una volta avevano affrontato questo tipo di discorso e già allora aveva avuto gli stessi dubbi; ma di una cosa era certo: il preside non l’avrebbe mai tradito.
«Mi dica allora il motivo per cui noi ora ci siamo incontrati»
«Bravo Harry!! Finalmente hai posto la giusta domanda. Sai Harry, io non credevo che le persone che vi hanno attaccato arrivassero a tanto, ma anche stavolta i nemici si sono rivelati più pericolosi del previsto»
«Più pericolosi?»
«Si ragazzo mio, queste persone già in passato hanno tentato di venire in possesso dei manufatti meglio conosciuti come i doni della morte», quelle parole furono come una doccia fredda .
«Stavano cercando questa!» quasi automaticamente il ragazzo estrasse la bacchetta di sambuco dalla tasca di dietro dei suoi pantaloni.
«Esatto Harry».
«Che stupido sono stato! Loro la cercavano e io con il mio gesto avventato gli ho detto dove si trovava, in pratica se avevano dei dubbi ora hanno solo delle certezze».
«Caro il mio ragazzo, tu hai fatto la cosa giusta è stato il cuore a dirtelo. Se non fosse stato per te sarebbero tutti morti, te compreso. Stai tranquillo», quelle parole furono come un balsamo per Harry che si senti sollevato, ma poi una nuova domanda assalì la sua mente.
«Ma loro stavano cercando solo la bacchetta o anche la bacchetta», il vecchio preside a quelle parole si aprì ad un ampio sorriso.
«Vedi Harry, la mia è solo un’ipotesi»
«Si, ma di solito le sue ipotesi sono sempre azzeccate, se ben ricordo.» lo interruppe Harry sorridente
il preside sorrise di nuovo.
«Vedo che impari in fretta, dicevo che la mia è solo un ipotesi, ma penso che gli intrusi… »
«Intrusi? Ma non era solo uno?»
«No Harry, chiedi a Kingsley: lui ti dirà che le intrusioni sono state più di una. Tornando a noi, dicevo: penso che cercassero più di un oggetto solo che non hanno la più pallida idea di dove essi siano, ora conoscono l’ubicazione della bacchetta ma per il resto, se ben ricordo, solo tu e io sappiamo dove si trova la pietra.»
«Si, professore»
«E di sicuro io non andrò a raccontarlo a nessuno!» a quelle parole Harry sorrise, «Comunque, caro Harry, è giunto il momento di dirti il perchè del nostro incontro. Tempo addietro, in previsione di eventi come questo, nascosi una specie di guida che ora potrebbe tornarti utile; naturalmente avrai bisogno dei tuoi amici e non tutto ti sarà subito rivelato, ma scoprirai le cose man mano che le porte ti saranno aperte. Credimi Harry, le prove che seguiranno saranno dure e, solo con il cuore saldo e una fiducia cieca in chi ti è vicino, riuscirai a sbrogliare la matassa di questa ingarbugliata storia».
Quelle parole apparvero più oscure che mai, ma Harry sapeva ormai per esperienza, che per capire una cosa doveva prima scoprirla e conoscerla e, solo quendo fosse stato pronto, avrebbe trovato la giusta chiave.
«Bene ragazzo mio il mio tempo è finito. Spero che tu faccia tesoro di quanto ti ho detto; un ultima cosa: il tuo amico Weasley non è cosi come pensi tu, concedigli il beneficio del dubbio» poi, come tutto era apparso, scomparve, mentre qualcuno lo chiamava.
Quando l’indomani Ron si avvicinò al letto di Harry, si accorse che l’amico era ancora mezzo vestito sotto le coperte perché una gamba, ancora avvolta dai pantaloni, penzolava dal letto. Solo le scarpe e la blusa erano tirate in terra mentre la camicia era appoggiata sulla testata del letto.
Stupito dallo strano modo di dormire di Harry cercò di svegliarlo chiamandolo più e più volte ma con scarso successo: ottenne solo dei borbottii. Disperato e preoccupato dal profondo sonno dell’amico, prese la bacchetta e disse «Aguamenti». Uno spruzzo d’acqua fuoriuscì da essa andando a colpire in pieno volto Harry.
«Ma cos... che accid... smettila!!» urlò Harry e il leggero flusso cessò, «Mi volevi affogare?!» sbraitò.
Ron trattenendo le risate esclamò: «Non ti svegliavi ed ero preoccupato, non ho potuto resistere».
«A cosa? A farmi il bagno?», poi prendendo la bacchetta dal comodino disse «Evaporeo» e una nuvola di vapore uscì dal letto. Mentre questo si asciugava, fece la stessa cosa su di lui finché dell’acqua non vera più traccia. «Ora vattene, lasciami dormire».
Ma Ron sapeva cosa voleva dire presentarsi da Hermione senza Harry e, con la sua situazione scolastica già pericolosamente in bilico, non poteva permettersi il lusso di farla nuovamente arrabbiare ora che finalmente si stava godendo un pò di merita tranquillità. «Harry forza alzati lo sai cosa mi dirà Hermione se non ci sei anche tu».
A quel punto Harry distrutto gli disse «Senti Ron, mi sono coricato alle sei stamani: sono distrutto».
«E dov'eri?» chiese un curioso Ron.
«Ero con Gin…» ma subito si morse la lingua.
«Con chi?».
«Con… Gingherson» disse lui inventandosi velocemente un nome.
«E chi è?» chiese un insospettito Ron.
«Un nuovo Auror» rispose, poi aggiunse «abbiamo fatto una breve missione per conto di Kingsley».
«Ah, ecco perché non sei tornato per tutta la sera e quando sono andato a letto non c’eri!».
«Esatto» disse un rincuorato Harry.
«E cosa hai fatto?».
Harry ci pensò su poi ebbe un’illuminazione. «Kingsley per ora mi ha detto di non riferire a nessuno la natura della missione; mi capisci, non posso tradire la sua fiducia. Vorrei dirtelo ma proprio non posso» era salvo!
A quelle parole Ron non poteva obbiettare niente e poi non gli aveva detto proprio una bugia anche se dietro c’era Ginny e non Kingsley. Non poteva neanche parlargli del sogno non restava che Hermione.
«Ok, non insisto. Lo riferirò a Hermione. Torna a dormire, riposati, sarai sfinito» e cosi dicendo uscì dalla stanza. Harry, soddisfatto, pensò Non sai quanto amico. Si girò sul cuscino e riprese a dormire.
Harry non riuscì a valutare quanto tempo fosse passato ma sentì dei passi leggeri nella camera e una voce femminile che diceva: «Harry, ma non ti sei ancora alzato?».
«Come? Cosa?» chiese Harry fra il sorpreso e lo stralunato nel sentire la voce (femminile) di Hermione. «Ah, sei tu!».
«Certo, sono io! Chi ti aspettavi, Ginny?!» disse lei con un tono di voce di chi la sapeva lunga. Al suono di quelle parole Harry sbattè le palpebre diverse volte sotto le coperte, scioccato dall’affermazione. Per la sorpresa stentò a tirare fuori la testa per affrontarla mentre una miriade di pensieri incominciarono a frullargli in testa.
Sono fregato: è la sorella di Ron, se lui lo sa mi uccide! … Però è stato fantastico!! … Hermione lo sa, ne sono sicuro. E se lo dice a Ron…
Già si immaginava la famiglia Weasley al completo che lo inseguiva armata di scope, con in testa Charlie a cavallo di Norberta intenta a lanciargli fiamme, e ad urlargli «Devi sposare Ginny... ».
«Allora Harry? Ti decidi a uscire dal tuo guscio o devo usare le maniere forti?», disse lei soffiando sui ricci che le ricadevano sulla fronte quando si scaldava troppo.
«Hermione, sono stanco, lasciami riposare ho avuto una settimana pesante: la missione, la partita di Quidditch, i compiti, la sto.. insomma sono stanco!!».
«Eh no! Ora parli con me. Ti conosco, so quando sei in difficoltà» disse quasi esasperata «a me non puoi nascondere niente, Harry, ne abbiamo passate troppe insieme. Con quale oscuro nemico abbiamo a che fare questa volta?».
Harry rimase di stucco e una risata smorzata uscì da sotto coperte.
«Ma che hai da ridere?» chiese Hermione con una voce un po’ troppo neutra.
«Niente, ma non mi ha attaccato nessuno anche se…» ma non fini la frase lasciando cadere il discorso.
«Nooo?!» rispose una sospetta e ironica Hermione. Ad un tratto, Harry sbucò da sotto le coperte e Hermione notò che era andato a letto semi vestito.
«No! Ma l’ho fatta grossa. Piuttosto cosa ci fai qui, questo è il dormitorio maschile, tu non puoi entrare qui, se ti scoprono... » disse con un mezzo sorriso tirato.
«E da quando in qua ti preoccupi delle regole? Nessun problema, nessuno avrà niente da ridire, e, anche se lo avesse, potrei essere qua nel ruolo di caposcuola... ».
Harry guardò l'amica, il viso era una smorfia che Harry non seppe definire e il suo atteggiamento era stranamente rilassato seduta sul letto di Ron, tutto questo lo insospettiva. Quasi per provocarla sbuffò.
«Ah, dimenticavo... » a quelle parole lei fece uno strano sorriso: sembrava Grattastinchi quando tornava da una lucrosa caccia! Molto lentamente, quasi a misurare le parole, disse «Ad esempio potrei essere qua per te. A quanto mi risulta, anche passare la notte sulla torre di Astronomia non è permesso!».
Beccato! pensò Harry.
«Mi hai preso in giro, sai tutto. Cosa ti ha detto Ginny?! Sapevi, e sei venuta a fare la solita Hermione... ». Harry, anche se non voleva darlo troppo a vedere, ora era felice e, in più, lo poteva dire a qualcuno senza tradire la fiducia di Ginny. «Quando lo hai saputo?».
«Quando siete rientrati, lei era troppo eccitata, è venuta in camera e, dopo diversi incantesimi di protezione intorno al mio letto perché nessuno sentisse, mi ha raccontato tutto. Harry, lei è felice, dice che tu l’hai resa felice e ora non c’è niente che la possa fermare».
«Ah!» Rispose lui un po’ acido «E io che stavo morendo dalla paura… che... che qualcuno mi potesse scoprire!!».
Lei poi aggiunse, «Io invece sono contenta, è fantastico e poi di cosa hai paura?».
«Che lo venissero a sapere tutti, Ron in testa».
«Cosa hai detto?!» chiese in maniera irrequieta lei cambiando immediatamente umore.
«Hai capito» disse lui ancora un po’ acido.
A quel punto Hermione sbottò come una furia sputando fuori tutto il suo rancore e malumore represso «Cosa?! Tu pensi che io vada a fare la spia? E poi a quel testone antiquato!? Allora si che ci sarebbe da ridere se lo raccontassi Quell’ipocrita, misogino, Schiopode Sparacoda, sottospecie di un ottuso knarl che non è altro».
«Hermione!!».
«Oh!! Stai zitto Harry, lo sappiamo entrambi che quello che va bene per lui non va bene per la sorella! Ti ricordi come gli rompeva per i baci e poi lui e lav lav brrr… rabbrividisco la solo pensiero» a quelle parole Harry scosse il capo «Già era il mio stesso pensiero».
Hermione, vedendo Harry preoccupato, lo abbracciò e poi guardando teneramente negli occhi le disse «dai non è questa la cosa importante, vedrai che risolveremo la cosa e poi oggi devi essere felice, come è felice Ginny».
Un sorrido apparve sul volto di Harry «hai ragione al massimo, se Ron va fuori di matto, lo pietrifichiamo finchè non si calma».
«Hei! E’ del mio ragazzo che stiamo parlando!!» una risata fragorosa scoppiò fra i due ma poi Harry si fece nuovamente serio; «Che c’è adesso, non dovevi essere felice?» lo rimbrottò Hermione.
Harry la fissò e poi rispose «credimi sono felice e solo che…», Hermione lo guardò con il suo sguardo affilato «Solo che cosa? Hai appena detto che Ron non è un problema e allora?» borbottò prendendolo per le spalle.
«No, no, Ron non c’entra nulla e solo che quando poi sono andato a letto ho fatto una specie di strano sogno che…» «Uno strano sogno, o una visione? Harry i tuoi strani sogni sono molto pericolosi, lo sai. Che aspettavi a dirmelo? Raccontami, ti prego».
Il ragazzo non se lo fece chiedere una seconda volta raccontò nel dettaglio tutto il sogno sino a quando Ron non lo aveva svegliato, compresa la storia che aveva raccontato al suo migliore amico.
Hermione lo fissò per un tempo imprecisato, Harry la guardava trepidante come se la ragazza avesse la soluzione a tutti i dilemmi, poi finalmente si decise a parlare facendolo quasi trasalire.
«Harry, il tuo sogno è veramente incredibile, credo che solo tu possa fare di questi sogni»
«Già…»
«La cosa incredibile è questo senso di realtà che traspare, cioè: già è strano sognare Silente, ma che tu addirittura riesca anche a scoprire cose che nessuno sa nei tuoi sogni»
«In che senso?» chiese il ragazzo, «beh, non mi stupirebbe se trovassimo veramente il passaggio da te sognato con dentro la famosa guida che Silente ti ha lasciato».
«Ci ha lasciato» la corresse Harry «Si, è vero, ma la cosa incredibile è tutto quel discorso di essere te ecc. ecc. cioè io ancora non ci capisco nulla».
«Non sei la sola!» i due trasalirono quando sentirono quella voce e, alzando i loro occhi, videro Ron.
«Da… q-quando sei a-arrivato» chiese un Harry spaventato e sorpreso staccandosi immediatamente dall’amica.
Ron sembrò pensarci su poi, con molta calma e uno sguardo indeciso che sembrava nascondere una forte agitazione
, rispose: «Da quando Hermione ha detto che il tuo sogno era veramente incredibile…».
Harry si stava agitando, ma poi, vedendo l’amico impacciato e col viso rosso come le tende del baldacchino, concluse che non aveva afferrato niente di lui e Ginny e si impose la calma.
Poi, facendosi coraggio, gli chiese «Bene, perché sei qui?».
Ron lo fissò per un attimo poi, rivolgendo lo sguardo verso Hermione, rispose «Sono qui perché non vi vedevo arrivare, mi ero stancato di studiare da solo» uno sbuffo arrivo da Hermione, Ron alzò gli occhi al cielo rassegnato per poi continuare «In sala comune non c’era nessuno, allora sono venuto nei dormitori e ho sentito che qualcuno parlava, mi sono avvicinato e ho sentito che parlavate di questo strano sogno fatto da Harry».
A quelle parole Hermione prese l’iniziativa prima che le cose precipitassero «Si, Harry ha fatto uno strano sogno dopo che è rientrato dal suo turno di guardia»; Ron li guardò stupiti «Un altro sogno, Harry vuoi spaventarmi per le mutande di chiazzate di Merlino!! I tuoi strani sogni sono molto pericolosi lo sai, non potevi raccontarmelo quando ti ho svegliato?».
Harry rimase allibito, non voleva dire al suo amico che il suo primo pensiero (era andato a pararsi il culo per la storia fra lui e Ginny io lo scriverei così) era stato di coprire le tracce della sua avventura notturna con la sorella.
«Ron, ero talmente stanco per la nottata che sul momento mi è passato di mente. Credimi te ne avrei parlato per primo se la stanchezza non avesse avuto il soppravvento».
A quelle parole il ragazzo sembro calmarsi, e una più rilassata Hermione si affretto a chiudere definitivamente i discorso tagliando corto «son contenta pace fatta, Credo che dopo pranzo ci aspetti una nuova avvincente avventura! Eh si, le emozioni non finiscono mai!»
«Perché?» Chiese Ron, così a Harry tocco raccontare per la seconda volta il sogno; «Fico! Ma perchè non possiamo andarci subito?» sbottò alla fine Ron.
«No, ora dobbiamo andare tutti a studiare! Non ricordi i libri ci aspettando? Quindi giù, veloci!» lo rimbeccò un allegra Hermione.
«Come? Abbiamo appena fatto pace e vuoi già bisticciare» disse un sarcastico Ron, ma bastò uno sguardo gelido di Hermione, di quelli che solo lei sapeva lanciare, che Ron si zitti e ridivenne rosso come le tende.
Lei, ritornata subito allegra, disse uscendo dalla porta: «Allora scendiamo?».
«Io arrivo subito. Mi sistemo e sono da voi» disse Harry. Poi si accorse che l’amico gli si era fatto vicino.
«Che c’è Ron?» gli disse in maniera evasiva.
«No, niente. Ti volevo solo dire che verremo a capo di tutto vedrai».
«lo so Ron, tutto è più facile quando si hanno amici come voi».
«Anche tu sei un buon amico e lo hai dimostrato standoci vicino e aiutandoci a risolvere i nostri problemi».
«L’avrei fatto prima se vi foste aperti».
«Già» disse Ron e si apprestò a uscire. Ma, prima di superare la porta, disse: «Ma prima, non avresti potuto capire. Ora, invece, è tutto a posto, e comunque vedrai che si risolverà tutto oggi devi essere felice perciò sbrigati ad arrivare sennò Hermione ci affattura di sicuro» e usci.
A Harry ci volle qualche secondo per afferrare tutta la frase di Ron, e in un attimo gli si gelò il sangue. Aveva sentito tutto, ma poi, ripensandoci, si rese conto che l’amico non lo aveva detto di fronte a Hermione, ma soltanto quando erano rimasti da soli. Solo per farglielo sapere. Ron sapeva di lui e Ginny ma non aveva interferito.
Harry non sapeva se l’amico approvasse o meno, ma di alcune cose era sicuro: aveva un grande amico, una stupenda amica e una meravigliosa fidanzata che non vedeva l’ora di rivedere. E, felice come quando fece il suo primo volo con la Firebolt, uscì per raggiungere i due.


Ultima modifica di Snowolf il Dom Feb 21 2010, 02:07 - modificato 1 volta.
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kinderangie

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 09:17

Mi dispiace molto che questo testo nel suo insieme non sia stato possibile metterlo nel libro.
Però ritengo che sia un testo bellissimo.
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Bellatrix Black.

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 11:36

U - A - U! cyclops
Che pezzo meraviglioso, due dei nostri più "elevati" scrittori uniti per firmare questo mix ben collaudato di episodi straosferici che scivolano via come una bevanda fresca. Che lavoro! Uno spettacolo di testo! Very Happy Bravo Snow! (Rem no, gli ho già fatto troppi complimenti! Razz )

Angie ha ragione, è un peccato che non si sia potuto inserire "tutto insieme" nel libro ma sia stato necessario spezzettarlo.. avrebbe retto un intero capitolo da solo, un gran capitolo pieno di eventi (forse troppi? scratch ).. è un peccato sì, ma è sempre bello poter leggere queste perle! Very Happy

Nella musica si dice "il bel canto".. credo proprio sia ciò che rappresenta questo scritto. I love you
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Horace Lumacorno

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 13:45

quoto angie...
cmq, bellissimo testo ragazzi!!! Very Happy
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AlaskaMudblood

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 15:10

E'... é... è magnificoooo! Grandi ragazzi!!
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Frankie.

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 16:52

Sono senza parole,
è meraviglioso vi faccio i miei complimenti
ragazzi siete fantastici.
peccato che sia stato spezzettato.
flower
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Aberforth Silente

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 18:30

E' STUPENDO! Razz
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Sirius Mic

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 19:01

What's incredibleeeee!!!!


testo fantastico, uno dei migliori da me letti...vi faccio complimentiiiiiiiii Very Happy Very Happy
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AlaskaMudblood

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 19:07

''A quelle parole Ginny
quando Harry pronuncio quelle parole vide Ginny quasi tremare dall’emozione, mentre si stringeva più forte al suo corpo, Harry vide qualcosa di diverso nei suoi occhi e anche lei sembrava diversa sembrava quasi avesse preso un nuovo atteggiamento più sicuro e deciso e in quel momento si rese conto che lei era diventata irrimediabilmente sua e lui era diventato parte di lei''

aggiustate questo pezzo!!
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andrew123

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 19:30

Bellissimo testo raga!!!
c'è qlk errorino qua e là, ma nnt di che...
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AlaskaMudblood

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptySab Feb 20 2010, 20:26

Mi piace troppo! Perchè non mettiamo questo come capitolo sedici e aspettiamo di nascondere la bacchetta di sambuco nel prossimo?? Che fretta c'è??
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Snowolf

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 02:08

Corretto, grazie ginny e stata una svista, era parte della vecchia frase dal punto di vista di Ginny Razz Razz Razz
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 11:09

DATO CHE FINO AD ORA AVETE RICEVUTO SOLO COMPLIMENTI, ARRIVA LA ROMPICOCOMERI!!!

Snow, Rem, io l'avevo già letto e quindi i miei commenti li avevo fatti a suo tempo ma li ripeto:

1) Il lavoro di revisione ha avuto un esito fantastico, perchè adesso è leggibilissimo e non ci sono errori (manca solo qualche virgoletta qua e là!)

2) L'idea di Nurmengard protetta da una barca e da un lago con delle creature mi sembra troooppo simile alla caverna, ma immagino che non si potesse fare diversamente. Io avevo proposto una materializzazione con permesso in un isoletta distaccata a qualche metro dalla prigione, giusto per fare una cosa diversa...ma, tant'è...potrebbe anche essere stato Voldy a copiare da Nurmengard, visto che esiste da molto prima! Surprised

3) L'idea di SIlente e della bacchetta a me piace molto, direi che vale la pensa di svilupparla.

4) Cosa penso della PVDG lo sapete, trovo che sia un bellissimo testo ma io mi fermerei ad un certo punto, preferisco il non detto. Embarassed

5) Tutta la parte in cui Harry si ricorda i suoi 17 anni è lunga, anche se il testo venisse messo nel libro tutto per intero (COSA CHE NON MI DISPIACEREBBE) almeno tutti questi ricordi li sfronderei.

6) L'ultimo pezzo, quelle del post-..... lo trovo un pò arraffazzonato, penso che potevate svolgerlo meglio. Cioè, l'idea mi piace, ma lo sviluppo lo trovo un pò pesante!

Non ci sono dubbi, comunque, che il testo sia strasuperbello, e completo e scorrevole, a prescindere da HP8!

Vostra affezionatissima Lady
alien
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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 11:26

LadyTonks ha scritto:

2) L'idea di Nurmengard protetta da una barca e da un lago con delle creature mi sembra troooppo simile alla caverna, ma immagino che non si potesse fare diversamente. Io avevo proposto una materializzazione con permesso in un isoletta distaccata a qualche metro dalla prigione, giusto per fare una cosa diversa...ma, tant'è...potrebbe anche essere stato Voldy a copiare da Nurmengard, visto che esiste da molto prima! alien

Infatti all'inizio avevo pensato che Willis lo stesse portando lì... la barca, gli esseri dentro l'acqua.... Voldemort copiare?? Non penso...
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andrew123

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 17:22

domanda piuttosto stupida: le creature nel lago di nurmengard sono normali inferi giusto?

precisazione: le parti dei libri passati , che ricorda harry nel brano, nn adrebbero messe in trappassato prossimo?
es.: "E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry le aveva preso il viso fra le mani e l'aveva baciata..."

forse sbaglio ma mi sembra che le frasi debbano essere scritte così!
Bye bye
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remus.




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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 19:22

Per le creature a dire il vero non avevo pensato al parallelismo con la grotta... non avevo pensato a cosa fossero realmente, ma immaginavo degli animali (fantastici ma sempre animali).

Per il trapassato ai ragione, anche se a libro avviato io li eviterei del tutto i ricordi se proprio non servono a richiamare qualcosa di importante.
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Frankie.

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 20:52

In un primo momento anch'io ho pensato agli inferi però leggendo quello che ha detto Rem mi è venuta un' idea, che ne pensate del nome CHARACILAMNI ?
E' un mix del nome delle famiglie dei Piranha e degli squali

magari è una sciocchezza Embarassed
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andrew123

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MessaggioTitolo: Re: Il Sole Dopo La Tempesta   Il Sole Dopo La Tempesta EmptyDom Feb 21 2010, 21:11

nome originali fran...
cmq per i ricordi qualcuno ci sta , ma nn pezzi così grossi e ricopiati quasi cn le stesse parole...
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