cari amici, scusate se ritiro in ballo questo testo, k spero k un MOD chiudera èrima o poi
era solo per cambiare delle cosa al finale, per facilitare il seguito ad harrytb e a lily potter96. baci Luma
Quel giorno il soffitto della sala grande era grigio e nuvoloso e quando Harry e Ron percorsero il tavolo del Grifondoro un venticello gelato li investì.
Ron imitò Harry: come lui aveva baciato dolcemente Ginny, baciò Hermione.
Nel pomeriggio ci sarebbe stato l’allenamento di Quidditch, anche se il tempo non era dei migliori per volare.
«Harry, hai già avvisato Demelza e Rosi? Sanno dell’allenamento fuori programma che ci impegnerà tutto il pomeriggio?» – chiese Ginny.
Harry pensò un attimo a quella mattina e rispose:
«Sì si le ho avvisate. Ci saranno».
«E tu hai avvisato Ben?» – chiese Harry mentre veniva sovrastato dagli striduli dei gufi che planavano tutti assieme nella Sala Grande. «Cosa?» chiese Ginny non avendo capito.
«Chiedevo se tu avessi avvisato Ben!» – ripeté Harry scandendo parola per parola.
«Oh, si, ieri pomeriggio» - disse Ginny.
Mentre Harry gustava il suo bacon e Ron ingurgitava la pancetta e le uova dal suo piatto colmo di cibo un ragazzino basso, probabilmente del primo o secondo anno, arrivò con in mano quattro rotoli di pergamena legati con un elegante fiocchettino rosso.
«Per Harry Potter, Hermione Granger, Ginny e Ron Weasley, dal professor Lumacorno. » – recitò porgendo loro i rotoli.
Harry, Ron e Ginny presero subito le rispettive lettere senza curarsi del ragazzino che li sorrideva nervosamente mentre Hermione prese con delicatezza il suo e lo ringraziò con un caldo sorriso.
«Lumaclub, stasera alle otto nel suo ufficio» – disse Ginny.
Harry aprì il rotolo e lesse:
Caro Harry,
sarei lieto se ti unissi alla mia festa questa sera alle otto nel mio ufficio, nei sotterranei. Porta pure con te una compagna. Ti aspetto
Cordialmente, professor H.E.F. Lumacorno
«Anche il vostro è un invito?» – chiese Harry guardando Hermione e Ron.
«Si, alle otto nel suo ufficio» – rispose Ron.
«Allora?» – s’intromise Hermione guardando i tre amici in cerca di risposta.
«Ci andiamo, naturalmente! » – esclamò Ron.
Era la prima volta che Lumacorno invitava Ron ad una delle sue feste nel corso dell’anno. Harry non era molto entusiasta dell’idea di andare alla sua festa, ma zittito dall’euforia di Ron si fece convincere.
Finita la colazione, Harry, Ginny e Ron percorsero il prato fino agli spogliatoi del campo da Quidditch, mentre Hermione restò nel castello con la scusa dello studio e il suo compito di caposcuola. Arrivati agli spogliatoi incontrarono Jimmy e Ben, intenti a cambiarsi. Le loro nuove tute fiammanti del Grifondoro rilucevano alla poca luce del sole. Quando tutta la squadra si fu cambiata, Harry scortò i compagni nel campo. Il solito venticello fresco del campo da Quidditch colpì Harry in pieno viso. Lui sorrise, felice di essere in quel posto, pronto per inforcare la scopa e librarsi nel cielo. Nei primi cinque minuti la squadra si riscaldò volando in tutte le direzioni, assecondando persino gli spalti. Mentre Harry osservava le prestazioni dei giocatori, Demelza segnò un goal a Ron che preso alla sprovvista cadde della scopa. Subito accortasi di Ron, Rosi lasciò la presa della mazza e si precipitò ad afferrarlo. Dopo un lungo sospiro collettivo la squadra tornò al suo allenamento che andò al meglio. Ginny, Demelza e Ben erano in perfetta sintonia: si passavano la palla velocemente e senza farla cadere; Jimmy e Rosi con la loro infallibile mira spedivano i bolidi dritti al bersaglio; Ron non era mai stato così sicuro come in quel momento e parò tutti i colpi in modo sorprendentemente abile ed Harry migliorò i suoi tempi nell'afferrare il boccino. Harry era soddisfatto di tutti. Le probabilità di vincere il campionato erano altissime, e questo impresse sul suo volto per tutto il pomeriggio, un largo sorriso. Quando il cielo si oscurò la squadra risalì i prati verdi di Hogwarts, esausta, ma contenta dei grandi risultati.
Tornati al caldo nel castello, i tre trovarono Hermione seduta su una delle poltrone davanti al fuoco del caminetto della sala comune, immersa nella lettura del sillabario runico. Vedendoli arrivare lei alzò lo sguardo, sorridendo. Ron si accomodò sul bracciolo della poltrona di Hermione, mentre Harry prese Ginny in braccio su quella vicina.
«Come è andato l’allenamento?» - chiese Hermione con un sorriso.
«Divinamente» - rispose Ginny distratta. Ginny era sdraiata sulle gambe di Harry. Lui non poté che pensare, a quanto bella fosse.
Per il resto del Pomeriggio, Harry e Ron giocarono a scacchi davanti al caminetto, mentre Hermione aiutava Ginny a studiare trasfigurazione.
A sera Harry, Ron, Hermione e Ginny partirono alla volta dell’ufficio di Lumacorno.
Dal salone d’ingresso si sentiva un vociare confuso coperto dalla musica e un profumo intenso di cibo. Salirono gli scalini di marmo fino ad arrivare al corridoio del --- piano.
L’ufficio del professor Lumacorno era come sempre enorme. I soliti arazzi color smeraldo oro e cremisi ricoprivano pareti e soffitto.
Alla festa del Lumaclub era stata invitata tantissima gente, tra studenti e professori, tra maghi e streghe e tra tante altre creature.
Gli elfi domestici si facevano strada tra i tavoli e persone, portando grandi vassoi d’argento carichi i cibo. Lumacorno, al centro di un gruppo di maghi, intratteneva una conversazione con un uomo barbuto, alto e dal volto severo. Non fecero in tempo ad entrare:
chiedeva già l’attenzione dei presenti. Con voce chiara e potente parlò ai presenti: “Signori e signore, ecco gli ospiti della serata. I paladini della Gran Bretagna, i salvatori di tutti noi, sono stati così gentili a partecipare a questa festa. Vi presento il grande Harry Potter e i suoi compari coraggiosi Hermione Granger e Ron Weasley.”
Harry e gli altri avevano gli occhi di tutti puntati su di loro. Ginny, che non era stata presentata, si staccò dai tre, felice di non essere al centro dell’attenzione e di non dover sopportare le domande insistenti dei presenti.
Lumacorno con un sorriso stampato sulle labbra andò in contro a Harry e lo cinse a sé con un braccio. Harry, a suo malgrado, sorrise debolmente, senza lasciar trasparire l’infelicità di essere lì. Lo condusse al centro della sala e lo presentò ai maghi con cui poco prima chiacchierava.
“Molto piacere signor Potter.” – disse un uomo alla destra di Lumacorno – “sono ---------------------, dell’ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.”
“Il piacere è mio” – replicò Harry in risposta. “Sei famoso in tutto il mondo Potter.” – continuò lui – “Non è da tutti battere il più famoso mago oscuro di tutta l’Europa, probabilmente.”
“Solo fortuna. E poi sono stato aiutato dai miei amici, senza di loro sarei perso.” “Modesto, come ti descrivere Horace!” – esultò allegramente. “E come lo descrivono tutti,--- ” – disse un uomo barbuto. “Sì, hai ragione.” – concordò ---.
Approfittando della distrazione dei maghi, intenti a prendere dei tramezzini dal vassoio di un elfo passante, Harry scappò a gambe levate e raggiunse Ginny al tavolo delle bibite. La ragazza era immersa in una conversazione con Luna Lovegood e non si accorse di lui finché non l’abbracciò da dietro.
“Ciao Harry” – salutò Luna con un sorriso – “come stai?”
“Ciao Luna. Insomma...” – sbuffò Harry – “Potrebbe andare meglio.”
“Ti sei divertito molto, da quello che vedo, con quei maghi?” – rise Ginny.
“Moltissimo” – rispose con ironia Harry. “Comunque, dove sono Hermione e Ron?” – chiese stancamente.
“Oh, li lascerei soli se fossi in te: sono in un angolino dietro alla tenda” – bisbigliò Luna. Harry sbirciò la tenda e vide le ombre dei suoi amici strette in un abraccio. Mentre osservava la sala, contento per la riappacificazione di Ron e Hermione, vide Bryan Hyde in un angolo, intento a gustare una burrobirra. Quel ragazzo era sempre un mistero e Harry non era mai riuscito a parlarci. Quello sarebbe stato il momento migliore per provarci. Si stava per avvicinare, quando Bryan alzò lo sguardo e accortosi del tentativo di Harry, si mimetizzò tra la folla. Deluso per il fallimento, Harry si avvicinò a Dawlish che lo salutava con un gesto della mano dall’altra parte della sala.
“Ciao collega” – scherzò Dawlish –“anche tu alla festa del vecchio Luma?”
“Mmm, lo ammetto Daw, all’inizio non volevo venirci, ma Ron mi ha convinto e poi ho pensato che qualcuno doveva pur stare a controllare la festa. Anche se vedo che non sono l’unico qui. Non sei in servizio?” – chiese Harry. “Ah, no. Questa sera sono libero. Riprendo stanotte.” – spiegò Dawlish. “Avete notato qualcosa di strano in questi giorni?” – chiese Harry. L’auror stava per rispondergli quando un ometto occhialuto si intromise nella conversazione: “Signor Potter, che piacere rivederla! Sono Eldred Worple, ci siamo conosciuti qualche anno fa ad una festa di Luma!” – esclamò Worple. Pochi secondi e Harry si ricordò dell’uomo conosciuto due anni prima: “Buona sera signor Worple! Dove ha lasciato il suo amico vampiro? – chiese Harry fingendosi interessato. “Chi? Sanguini? Oh, oggi non è potuto venire con me perché aveva troppa sete.” – rispose Worple con fare sbrigativo. “Ho letto la sua intervista sulla gazzetta del profeta! Sarà vero? Ragazzo, mi hai fatto cambiare completamente opinione su Severus Piton” – canticchiò allegramente – “da come hai dichiarato tu, si capisce che Piton per te era una persona buona!”
“E lo era” – sbottò Harry – “ha recitato per tutto il tempo”
“Sapevo che aveva un brutto rapporto con tuo padre” – continuò Worple – “ma non pensavo che ci fosse dell’odio così intenso. Sono contrario con te nel dire che lui sia stata una persona sempre buona, che aiutava gli altri senza farlo sapere, anzi, facendo credere l’incontrario. Però sono d’accordo nel dire che quella Skeeter, quella donna acida e prepotente, è stata, è tuttora e resterà un odiosa vipera giornalista!”
Harry non poté trattenere il sorriso sapendo che anche delle persone come Worple erano della sua stessa opinione su Rita. A quel punto, Worple si mescolò tra la gente al tavolo del cibo. Harry sorrise a Daw che era rimasto in silenzio tutto il tempo. “Dicevi?” – gli chiese stancamente.
“Oh, niente, te lo dirò un'altra volta.” – disse vendendo arrivare Lumacorno. Prima di andarsene aggiunse: “Ah, ricorda che domani sarà la quarta (???) volta che Minami risplende… stai attento e se noti qualcosa di strano; sai dove trovarmi.” Dawlish sparì tra la folla. Lumacorno lo stava raggiungendo. Con un profondo sospirò lo aspettò.
“Harry! Eccoti qui finalmente, ragazzo!” – disse Lumacorno. “Sì professore.” – rispose Harry stancamente. “Ti piace la festa?” – chiese Lumacorno. “Moltissimo” - mentì Harry.
Lumacorno parve soddisfatto della risposta. “Guarda laggiù, ci sono delle persone di grande importanza che ti vorrebbero conoscere, Harry” – disse calorosamente.
Harry riluttante all’idea disse “Sì, ma prima vado in bagno. Torno subito.”
Harry attraversò tutta la sala a grandi passi, contento di scappare da Lumacorno e da tutta quella gente.
Il corridoio era deserto. Mentre si avviava verso i bagni, sentì un urlo. Proveniva dalle scale a chiocciola. Harry corse a perdifiato verso le grida e i botti. Era in corso un duello. Tirò fuori dalla tasca la bacchetta di Sambuco, giusto in tempo per proteggersi da uno schiantesimo. Il suo carnefice era… Harry non credeva ai suoi occhi. In piedi, con la bacchetta tesa verso una McGranitt confusa e senza bacchetta, stava niente meno che Malfoy. Com’era possibile? Draco si accorse di Harry, ma non fece niente. Harry iniziò ad avvicinarsi, ma dopo pochi passi Darco si girò di scatto e lanciò dei fiotti di luce verde. Harry si buttò a terra, schivando le maledizioni che uccidono. Puntò la bacchetta verso Malfoy e urlò: “Stupeficium!”. Malfoy non riuscì a schivarlo e venne preso in pieno petto dall’incantesimo. Cadde a terra privo di sensi. Harry si avvicinò alla McGranitt, infuriata. “Che le è successo, preside?” – chiese Harry aspettando risposta.
“Grazie signor Potter. Stavo passeggiando per il corridoio quando il signor Malfoy mi ha attaccato.” – spiegò la McGranitt – “Ma non sembrava del tutto in sé”.
Harry si avvicinò a Draco. Bisbigliò “Incarceratum” per essere sicuro che al risveglio non provasse a riattaccare. “Innerva” – pronunciò ancora Harry.
Draco aprì gli occhi confuso. “Che ci faccio qui?” – chiese spaventato.
“Draco ci hai attaccato!” – urlò Harry.
“Io? Ma io… L’ultima cosa che ricordo è che…” – non finì la frase.
“Avanti Draco, dimmelo!” – lo incitò Harry.