ciao! ^^
questo è il testo che tiro in ballo da agosto xD
è venuto uno sfracielo, però lo posto lostesso perchè s eno mi tormenta
mi sn attaccato all'ultimo pezzo con il testo dell'amico di Elfo!
Quello che un gufo non dice
I fiocchi di neve fuori dalla finestra si posavano dolcemente sul vialetto del numero 4 di Privet Drive. La siepe alta quanto la casa, oscurava alla strada l’interno della piccola villa, ormai da tempo disabitata. Quel piccolo ingresso aveva penetrato e rovinato tutta l’infanzia del ragazzo che ora guardava pensieroso la porta della cucina rammentando gli episodi che proprio lì si erano compiuti. Dalla volta in cui il cugino Dudley era quasi riuscito ad afferrarlo nella corsa per evitare di essere picchiato, a quella dove Harry tentava di ascoltare fuori dalla porta quello che gli zii decidevano sulla lettera da Hogwarts; o anche quando poco più di un anno prima gli aveva visti l’ultima volta. Harry entrò in cucina. Era come la ricordava, a parte lo spesso strato di polvere che rivestiva i mobili, una volta brillanti, di zia Petunia. Harry passò il dito sul tavolo ed alzò molta pulviscolo. Si sedette sulla sedia di fianco ad esso. Aspettò che anche l’uomo, che fino a quel momento indugiava alla porta silenziosamente, si sedesse nella sedia vicino.
«Non le offro da bere, professore, perché come vede non credo ci sia più cibo o bevande commestibili qui dentro» ironizzò Harry guardando l’insegnante buttarsi sulla sedia.
«Grazie lo stesso, Potter. Vorrà dire che ci accontenteremo delle solite foglie di tè» disse Uglick facendo materializzare davanti a loro con un piccolo cenno di bacchetta, una teiera e due tazze.
«Alla salute» continuò il professore ingoiando in pochi sorsi tutta la bevanda che la teiera aveva generosamente versato da sola nella tazza. Harry sorseggiò il suo tè vigile, aspettando che l’uomo iniziasse a parlare. Il piccolo orologio sulla parete del camino, incredibilmente funzionante, segnava le quattro di pomeriggio. La stanza era al quanto fredda, con la neve fuori e nessun fuoco nel camino da lunghi mesi, sembrava anche più scura. Sul davanzale erano ancora appoggiati i bicchieri usati l’anno prima per la pozione polisucco. Discostando i ricordi, Harry tornò a guardare Uglick che era alla terza bevuta.
«Signore, ora che facciamo?» chiese Harry velocemente. In effetti quel piccolo soggiorno era solo per riposarsi un attimo ed il ragazzo non era particolarmente incline a restarci. Era il primo posto che gli era venuto in mente nei pressi di Londra. Little Whinging era un posto ideale per chi voleva vivere fuori città, ma comunque essere veloce ad arrivarci. Harry non aveva neanche pensato che la casa potesse essere ancora disabitata. Effettivamente il pericolo era passato, ma nonostante tutto i Dursley di sicuro si erano trovati particolarmente a loro agio nella casa imposta dall’Ordine. E, con i soldi a loro disposizione, pagarsi le bollette del telefono lì e continuare la loro vita imperterriti non era un problema. Harry rigirò tra le mani la tazzina vuota. Non riusciva ancora a crederci. Da una settimana erano in viaggio i due, se così si poteva definire. Il rapimento di Ron era stato celere, nessun indizio, nessuna traccia da seguire. E, in quel momento, Harry si era ritrovato Uglick come compagno di avventura. Comico. Non aveva mai visto di buon occhio il professore, ma la McGranitt aveva insistito tanto sul volerlo fare accompagnare da qualcuno. Se poi quel qualcuno non fosse un Auror, il tutto risultava se possibile ancora più difficile da capire. Ad ogni modo, Harry a distanza di quelle poche ore dallo scontro a Villa Conchiglia non era riuscito a pensare lucidamente su chi farsi aiutare nell’impresa di ritrovare Ron, quindi aveva accettato senza replicare il consiglio della preside. Harry e Uglick vagavano per Londra alla ricerca di un nonnulla. Del resto, non sapevano neanche da dove cominciare. Il ragazzo sperava nell’aiuto di Hermione, incaricata di setacciare più biblioteche possibili. Non perché non voleva venire ad aiutare Harry, ma per il bene della ragazza e probabilmente il volere di Ron, era meglio che lei ne stesse fuori. Harry sperò più volte di vedere nel cielo una scia di luce argenta che portasse informazioni, ma fino a quel momento niente.
Uglick sembrava essersi accampato per bene, dissetato e comodamente seduto sulla sedia ricoperta da cuscinetti morbidi. Osservava con aria persa gli apparecchi elettronici della stanza, come il telefono e il camino elettrico. Sembrava non avere nemmeno sentito la domanda di Harry, che ripeté pacato: «Professore, cosa facciamo, quindi?». Uglick alzò un cipiglio contrario. Sembrava irritato, probabilmente a causa dell’essere con le mani in mano.
«Che proponi, Potter?» chiese ironico, «reclamare una squadra speciale di auror?». Harry voleva rispondere di sì, ma cosa avrebbero potuto fare gli auror se neanche loro sarebbero in grado di ritrovare Ron o chi sta dietro al suo rapimento? Harry non sapeva proprio come rispondersi.
«Bene, bella casa Potter. Però credo che ora sia il caso di ripartire» disse Uglick alzandosi dalla sedia e stiracchiandosi i le braccia.
«Dove andremo?» chiese Harry dirigendosi verso la porta.
«Credo sia meglio iniziare a elaborare un piano, o qualcosa per poter risalire a quelle persone» spiegò velocemente Uglick, dirigendosi verso il corridoio. Harry seguì il professore fuori nella notte. Uno stridio invase il silenzioso che regnava nel vialetto del numero quattro: un piccolo gufo bianco volò verso di loro, appoggiandosi sulla spalla di Harry. Non ci si poteva sbagliare, quel gufo era Leotordo. Harry sorrise nel vederlo e lo accarezzò sul muso. Uglick nel frattempo aveva afferrato la piccola pergamena attaccata alla zampetta dell’animale. Harry guardò il professore scorrere con gli occhi la lettera. Poi con aria soddisfatta alzò lo sguardo in direzione di Harry.
«Meno male che almeno la fortuna non ci è stata ancora rubata» vociò il professore consegnando il pezzo di carta ad Harry. Il ragazzo iniziò a leggere il più velocemente possibile.
Harry,
sembra che coloro che hanno cercato di rubartela, facciano parte di una società. Una setta. Si fanno chiamare del fuoco sacro, anche se non so proprio a cosa sia dovuto. Credo sia composta da magiamorte riusciti a scappare e altri maghi oscuri. Non so dirti altro. Questo è quello che sapeva Anthony Wilkinson, dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, noto come grande amico di ex mangiamorte.
Avvisami se hai notizie!
Non essere avventato,
HermioneLa sbavatura su alcune parole, significava sicuramente che la ragazza aveva scritto velocemente. Harry sorrise compiaciuto delle capacità dell’amica. Forse era persino ricorsa ad armi estreme, come la maledizione Imperius. Ad ogni modo Harry memorizzò la lettera che poi bruciò con un colpo di bacchetta. Ora si spiegavano molte cose, come la conoscenza della bacchetta nelle mani di Harry da parte di quegli uomini. Forse il misterioso manoscritto della biblioteca del Ministero centrava davvero qualcosa con la donna, Azucena. Harry guardò il professore. Per quanto lui, Ron ed Hermione avevano cercato qualcosa che combaciasse tra la donna e Uglick?
Il professore alzò il braccio e disse: «Ti guido io». Harry afferrò saldamente l’arto superiore del professore. Un giro su sé stessi e l’aria notturna sparì dalle narici del ragazzo.
Dopo questo, vi saluto ^^
mi prendo una breve vacanza dal forum xD (fino a sabato!
)
baci baci