Eccolo qua.....l'ho un po' rivistooo...
Era venerdì sera e, dopo una stremante settimana, farcita dalle mille preoccupazioni per i M.A.G.O, Hermione, Ron, Harry e Ginny erano in Sala Comune a godersi un meritato riposo.
L’atmosfera era rilassata e tranquilla; la sala, ad eccezione loro, era deserta: tutti erano andati a Hogsmeade, euforici perché era finalmente giunta la Primavera.
Nessuno aveva avuto la forza per alzarsi ed andare, così erano rimasti lì insieme, ognuno immerso nei propri pensieri.
Hermione era appallottolata su una poltrona rossa, con Ron seduto ai suoi piedi, mentre Harry e Ginny dividevano l’altra poltrona.
Tra i quattro, complice un difficilissimo test di trasfigurazione di quella mattina, regnava un silenzio sonnacchioso. Ginny era ormai mezza addormentata, la sua testa era scivolata sulla spalla di Harry, le sue palpebre erano chiuse ed il suo respiro pesante.
Harry fissava il fuoco, lo sguardo spento: la stanchezza e la vicinanza di Ginny avevano svuotato la sua mente. Sentendo la sua pelle calda sul suo collo, i suoi capelli rossi sul viso, avendola insomma vicino a lui, si sentiva completo, e sicuro.
Hermione leggeva da un’oretta buona “Guida alle Foreste Incantate ed alle loro piante curative”, ( chissà che si possa utilizzare in seguito!
) come approfondimento per la lezione di Erbologia.
<<Hermione…se non c’è bisogno che tu legga quell’accidenti di libro, perché diavolo di ostini a farlo?>> le chiese Ron, per quella che forse era la decima volta in mezz’ora.
Hermione lo guardò esasperata, ripetendo: <<Perché lo trovo molto interessante, Ronald>>.
Ron alzò un sopracciglio, osservando con un’espressione di profondo disgusto lo spesso tomo di Hermione.
<< Quando leggi non sei di nessuno compagnia, Hermione! Tanto vale che vada a fare due chiacchiere con Barnaba il Babbeo, di sopra>> fece poi, per punzecchiarla.
E funzionò…forse anche troppo.
<<Beh non è colpa mia>> sbottò lei <<siete voi che eravate troppo stanchi per uscire! Io mi sono solo adeguata!>>.
<<Ti ricordo una cosa: due rotoli di pergamena a Trasfigurazioni! Hai idea di quanto sia stremato! Due rotoli di pergamena!>> si infiammò Ron.
Harry non trovò gentile puntualizzare all’amico che di quei due rotoli, uno, se non uno e mezzo, lo avevano entrambi copiato da Hermione. Si limitò a dire, con un tono diplomatico: <<Beh…possiamo ancora andare a Hogsmeade con gli altri. Non so se siamo ancora in tempo, ma possiamo provare a raggiungerli>>.
Hermione stava per attaccare anche lui quando, improvvisamente, un rumore sordo -come se qualcuno si fosse materializzato nella sala- li fece sobbalzare tutti e quattro.
Si alzarono di scatto, voltandosi spaventati verso la fonte del rumore.
Harry sfoderò inconsciamente la bacchetta, pronto ad urlare una maledizione contro l’intruso, ma l’incantesimo gli morì in gola, quando si trovò davanti a una scena raccapricciante.
Sul tappeto, vicino alla scalinata che portava ai dormitori maschili, c’era Kreacher, il suo vecchio elfo domestico. Era girato verso Harry, e nei suoi enormi occhi verdi e liquidi non c’era altro che paura, e confusione.
Nella mano sinistra aveva un mazzetto di erba verde, forse ortica, e con l’altra reggeva cauto la testa di una donna, adagiata sul pavimento, chiaramente svenuta.
Malgrado la distanza, Harry notò il rivolo di sangue che le scendeva dal naso.
Per molti, lunghissimi secondi, i quattro amici rimasero immobili, stupiti, increduli di fronte a quello scenario incomprensibile. Inatteso.
Poi Hermione si mosse, e tutto diventò confuso. Si avvicinarono a Kreacher e Hermione, l’unica che pareva non aver perso del tutto il controllo, gli parlò, la voce rotta, tentando di mantenere comunque un tono dolce.
<<Co-cosa è successo?>> balbettò.
<<Kreacher non sa signorina…Kreacher era fuori a Hogsmeade per comprare le erbe per la frittata. Professoressa Sprite ha detto Kreacher che l’ortica è più morbida quando inizia la Primavera e…e Kreacher ha trovato lei lì a terra. Un uomo cattivo ha fatto del male a lei, ma Kreacher non corre veloce, e la signora era a terra e Kreacher non sapeva cosa fare e… Padron Harry, Kreacher non voleva disturbare, ma pensa che signora stia molto male…>>.
La sua vocina, terribilmente più acuta del solito, si affievolì fino a spegnersi.
<<Hai fatto benissimo, Kreacher. Dove l’hai trovata?>> disse Harry, che aveva riacquistato l’uso della parola.
<<Appena uscito dai cancelli, ai confini del Castello, signore>>.
<<Probabilmente stava tentando di entrare…>> sussurrò Hermione.
Harry annuì <<Sì…ma perché?>>. L’interrogativo si perse nell’aria: nessuno sapeva rispondere.
Harry allontanò leggermente l’elfo domestico, che faceva evidentemente fatica a reggere il peso della sconosciuta, e, faticosamente, la adagiò a terra.
Quando la testa della donna si girò, rendendo visibile tutto il suo viso, Ron sussultò. Harry trattenne a fatica un conato.
Il suo volto era per metà sfigurato, cosparso di sangue, completamente ricoperto da tagli profondi. Quelle ferite orrende potevano essere state causate solamente da una maledizione dannatamente potente. Il suo braccio destro era scomposto, costretto in una posizione innaturale, e la sua lunga mantella viola era intrisa di sangue e fango, segno che il suo corpo era stato scagliato a terra violentemente.
Harry era scosso dai tremiti, soltanto al pensiero del dolore che quella donna doveva aver provato e provava…sempre che fosse ancora viva.
Precedendolo, Hermione appoggiò le dita tremanti sul collo della donna.
<<E’ viva, vero?>> chiese Ron, con quella che pareva essere una domanda retorica.
Hermione strinse gli occhi color nocciola, e premette le dita più forte sul collo della donna, segnato da rivoli di sangue fresco, che le avevano sporcato i capelli e la veste.
<<Il battito è così debole che faccio fatica persino a percepirlo…penso che sia viva, ma ancora per poco>> disse. <<Bisogna fare in fretta, Harry!>> aggiunse poi, allarmata.
La tensione nei muscoli di Harry si sciolse un poco, la mente gli si snebbiò, permettendogli di ragionare lucidamente.
<<Kreacher!>> esclamò <<va’ a cercare Madama Chips. Svegliala, non importa se dorme…dille che è urgente, non c’è tempo da per…>>.
Una mano gli afferrò la gamba, Harry si interruppe di botto.
<<NO!>> gridò la donna. Harry sussultò, mentre l’elfo domestico, in procinto di smaterializzarsi, si bloccò.
Ora che aveva ripreso conoscenza, Harry poteva leggere tutto il terrore sul suo volto olivastro segnato dalle rughe, e macchiato dal sangue scuro che ormai si stava rapprendendo. Lo guardava intensamente con un solo occhio, non essendo più in grado di aprire l’altro,completamente tumefatto.
Harry la fissava, non sapendo cosa dire, o fare…si chinò su di lei, desiderando di poterla aiutare, di poterla salvare. Mai si era sentito così impotente.
<<HARRY POTTER!>> esclamò lei, l’espressione contratta in una smorfia di dolore <<Sono loro! Hanno preso Cinereus! MIO MARITO! L’hanno preso, sono loro, sono stati loro…lui…non voleva, ma l’hanno costretto, di nuovo…ma non è cattivo, credimi…ti prego aiutalo. Non c’è più tempo. Chiama JATTURIUS! CHIAMALO TI PREGO! Non c’è più tempo…>>.
<<Il…Professor Unglick?>> chiese Harry, perplesso.
<<Sì…chiama Jatturius, Harry Potter…non preoccuparti di me, è troppo tardi. Ma ti prego, salva Cinereus, salvalo…l’hanno rapito, LUI l’ha rapito>> ripetè la donna, ormai in un filo di voce…le forze, lentamente, la stavano abbandonando. Anche parlare le costava uno sforzo immenso. Chiuse gli occhi, stremata, i suoi respiri erano sempre più faticosi, le sue parole ridotte ormai a sussurri incomprensibili.
Harry non poteva stare lì a guardarla morire, ma era combattuto: perché aveva chiesto di Jatturius? Perché proprio di quello strano mago di cui tanto Harry sospettava?
Doveva smetterla, pensò. Si trattava della vita di una donna, avrebbe messo da parte i suoi dubbi da auror paranoico…
Prima che potesse dire a Kreacher di andare a cercare il professore di Trasfigurazioni, tuttavia, Harry senti la stretta alla gamba diminuire fino a sparire. Le dita della donna mollarono delicatamente la presa, la sua mano scivolò sul pavimento, accompagnata da un rumore metallico. ( ehm io pensavo di fare trovare a harry e co iol medaglione della setta che azucena era riuscita a strappare all'uomo....così giusto per avere un indizio forte!)
Harry guardò Ginny, poi Hermione, infine Ron, rifiutandosi di leggere nei loro occhi l’inevitabile.
<<E’…è morta non è così?>> chiese Ginny, tremante, appoggiandosi a Harry in cerca di supporto.
<<Sì>> disse Hermione.
Per un attimo nessuno si mosse, la Morte che era in quella stanza aveva sigillato le loro labbra, ma, crudele come le si conveniva, non aveva bendato loro gli occhi, costringendoli ad assistere a ciò che, invece, non avrebbero mai più voluto affrontare.
<<So che non è il momento Harry…ma…guarda fuori dalla finestra…>> fece Ron.
Harry si voltò. Attraverso il vetro, vide una luce rossa che squarciava la notte ed il cielo, rilucendo anche attraverso i nuvolosi grigi che quella sera avvolgevano il castello e i suoi abitanti.
Minami era tornata a risplendere, per la n^ ( quella che volete) volta.
<<Maledizione! Questa stella ci perseguita!>> esclamò Harry. Non era possibile…
Minami, osannata dalla Professoressa Sinistra come potente fonte di pura energia magica, sembrava essere contro di loro. Era forse una coincidenza? La sua luce assisteva passiva ad ogni aggressione, intrusione, o evento nefasto…
Un altro rumore, di diversa natura, interruppe i suoi pensieri.
Nessuno parlò, ma era chiaro che tutti lo avevano sentito: i loro occhi erano attenti, le loro orecchie aperte. Un tonfo sordo li fece sobbalzare.
<<Proveniva da sopra>> sputò Harry, teso. Quella sera già troppe cose erano andate storte.
<<Andiamo a controllare?>> fece Ron di rimando. La sua voce apparentemente tranquilla faceva a pugni con al sua espressione, palesemente spaventata.
<<No>> disse secco, Harry. <<Voi chiamate la McGranitt, Madama Chips…e Unglick. O qualunque altro professore. Io…vado su a controllare>>.
La sua voce era dura come il ghiaccio e, nonostante fosse chiaro quanto gli altri tre fossero contrari all’ennesima “azione solitaria” di Harry, nessuno osò contraddirlo. Varcarono veloci la soglia del ritratto, senza dire una parola. Harry incrociò per un attimo lo sguardo di Ginny: una silenziosa supplica per ricordargli di essere prudente.
Quella fu l’ultima cosa che vide, poi, salendo veloce le scale che portavano al dormitorio maschile, una scarica di adrenalina si impossessò di lui, e tutto diventò sfuocato. Entrò trafelato nella sua stanza. <<Lumus!>>.
La bacchetta illuminò la camera buia, permettendo ad Harry di scorgere il profilo di un uomo. La stanza era a soqquadro…stava cercando qualcosa.
Harry non ci pensò due volte e gridò: <<Stupeficium!>>.
Lo zampillo di luce rossa schizzò violento dalla sua bacchetta ed arrivò vicinissimo al volto dell’uomo. Harry era sicuro di aver fatto centro, ma proprio quando pesava che l’intruso cadesse a terra, stordito dall’incantesimo, quest’ultimo alzò la mano con un gesto fulmino, riuscendo a deviare il getto di luce rossa.
L’incantesimo andò a cozzare contro la parete di pietra, sgretolandola.
Harry si pietrificò: come aveva fatto a deviare il suo Stupeficium con la sola mano?
L’uomo si girò e ridacchio. Aveva il volto coperto da un cappuccio nero.
Harry tentò subito con un incantesimo non verbale, ma l’uomo lo precedette, sferzando l’aria con la bacchetta.
Una forza enorme si impadronì del suo braccio, costringendolo ad abbassare la sua stecca di agrifoglio. Il suo incantesimo rimbalzò sul pavimento.
L’uomo ridacchiò più forte, da sotto cappuccio nero che nascondeva le sue fattezze.
<<Devincio!>> esclamò.
Prima che Harry potesse reagire, si trovò scaraventato contro il muro, avvinto da delle catene nere e nebulose. Quando sentì la schiena sbattere violentemente contro al fredda pietra, un dolore lancinante lo invase. Non poteva muoversi, era in trappola. La sua rabbia sfociò involontariamente in un urlo, che rimbombò nella stanza.
<<Buonasera, Harry Potter. Ho incontrato una tua amichetta poco fa, qui fuori. Ti cercava…spero di non averle fatto del male…>> serpeggiò l’uomo.
Harry ripensò al volto tumefatto e insanguinato della donna sconosciuta. Un’altra persona a cui era stato rubato il diritto di vivere…un altro delitto che doveva essere vendicato. L’uomo mosse appena la bacchetta, e le catene si strinsero attorno al corpo di Harry, avvinghiandolo al muro.
<<Bastardo!>> urlò <<Sei un verme! Abbi il coraggio di guardarmi in faccia, mentre mi uccidi!>>.
<<Oh…lo farò, non dubitare>> sussurrò l’uomo <<ma temo sia sconveniente, e sciocco per giunta, farmi vedere in faccia da te. E poi…ho bisogno di un consiglio. Voglio il mantello, dov’è?>>.
<<Non so di cosa stai parlando!>> balbettò Harry, confuso. Di che mantello stava parlando? A meno che…no, era impossibile si riferisse al Mantello dell’Invisibilità.
In pochi erano a conoscenza della sua esistenza, riflettè. Lui, i suoi amici, qualche professore…e i Mangiamorte…Possibile che quell’uomo fosse un vecchio seguace di Voldemort?
<<Molto bene…non vuoi dirmelo. Poco saggio, da parte tua, Harry Potter. Davvero poco saggio. Mi vedo costretto ad usare…la violenza>>.
Harry capì in anticipo cosa aveva intenzione di fare e il Mago e tentò di chiudere la mente, immaginando uno spesso ed impenetrabile muro di mattoni, ma non ci fu niente da fare.
Una forza travolgente annientò le sue fragili difese mentali, e davanti a lui galleggiò l’immagine del suo baule, sotto il letto.
Harry imprecò, mentre l’uomo ridacchiava soddisfatto. Con un colpo di bacchetta strinse ancora di più le catene, e Harry, gemendo, fu costretto a guadarlo, impotente, fare il giro di tutti i baldacchini fino a che non trovò il baule che cercava.
La serratura si aprì docilmente con uno scatto, arrendendosi movimento secco della bacchetta dell’uomo.
L’intruso rovesciò il suo contenuto sul letto, e, mosso da una fretta frenetica, frugò tra le cose di Harry fino a quando le sue mani non accarezzarono il tessuto morbidissimo del mantello.
Lo afferrò quindi curioso, e se lo poggiò sulle spalle.
Il suo corpo scomparve, Harry poteva vedere solo la sua testa che, coperta dal pesante cappuccio nero, galleggiava solitaria nell’aria.
<<Straordinario!>> esclamò l’uomo. <<Un vero gioiellino…che mi sarà molto utile>> borbottò poi, parlando tra sé.
<<Lascia stare il Mantello di MIO PADRE!>> urlò Harry, in un disperato, quanto vano, tentativo di guadagnare tempo. Quando arriveranno Ginny e gli altri, pensò, sarò già morto…
<<NON alzare la voce con me, Potter! Ma guardati! Disarmato, legato alla parete come un verme, ad urlare come una femminuccia. Ci penserò io, a zittirti una volta per tutte! Avada…>>.
<<Harry! HARRY TI PREGO RISPONDI!>>.
L’urlo di Ginny fu per Harry come il sole dopo la tempesta. Percepì dei rumori per le scale, rumori di passi e di voci…
L’uomo sussultò e si levò il Mantello di dosso.
<<Oh…che maleducati a interromperci così, Harry Potter. Sarà per un’altra volta, suppongo>>. L’uomo, senza smettere di ridere, si avvicinò alla finestra, vicino al letto a baldacchino di Neville. <<Dimenticavo>> aggiunse in un sussurro, sventolandogli in faccia il mantello che era stato di suo padre <<prendo in prestito questo, se non ti dispiace. Alla prossima>>.
E così, si gettò dalla finestra, rompendo il vetro in mille pezzi.
La sua risatina eccheggiava ancora nella stanza quando Ginny, Ron e Hermione, accompagnati da un’accaldata Professoressa Sinistra, da una Professoressa McGranitt in vestaglia, e da uno sbalordito Willis, irruppero nella stanza.
Le catene ormai lo stavano stringendo così tanto contro il muro che Harry faceva fatica a respirare.
<<Potter?! Che ci fai lì legato al muro?>> domandò la Sinistra, stupita.
Harry represse una risatina nervosa e strinse i denti, cercando di parlare: <<Professoressa, potrebbe…?>>.
<<Oh sì certo, scusami Potter>> disse lei. Si avvicinò e, allontanandosi i capelli corvini dal viso, sussurro: <<Finitem!>>.
Le catene si dissolsero ed Harry scivolò a terra, stremato. Sentiva la schiena come sminuzzata in tanti piccoli frammenti, e la pelle bruciata e abrasa nei punti in cui le catene lo avevano intrappolato.
Sfinito, si sforzò di non chiudere gli occhi e sussurrò: <<Preside…c’è una donna…di sotto…io…mi dispiace>>.
Sentì gli occhi bruciare, forse anche più delle ferite provocate dalle catene.
<<Lo so Potter. Poppy e ehm…Jatturius se ne stanno occupando>> disse severa la McGranitt. <<Prima di andare in infermeria, dovrai fornirci un po’ di spiegazioni suppongo…>> aggiunse, il tono addolcito, ma anche segnato da una nuova preoccupazione.
<<Un…un intruso…>> fu tutto quello che riuscì a dire Harry.
<<Un intruso?>> irruppe Willis, scandalizzato. <<Ma, Minerva, come è possibile…le misure di sicurezza sono state incredibilmente rafforzate dall’ultima volta che…io stesso me ne sono occupato personalmente…>>. La sua voce si perse in un balbettio.
<<Penso che Potter non sia così malato da ehm…incatenarsi da solo…quindi Hudson, non vedo altra soluzione. La scuola è stata violata. Di nuovo>>.
Lo disse in tono così duro, così schietto e autoritario, che neanche il pomposo Willis osò controbattere.
<<Molto bene, è il caso di scendere. Ehm…Potter ce la fai da solo o hai bisogno di una barella?>>.
<<No, Preside ce la faccio da solo>>. Harry si alzò, appoggiando le mani al muro per sorreggersi. Si sentiva come se gli fosse passato sopra un camion.
<<Harry non è il caso…>> protestò debolmente Ginny. Hermione annuì calorosamente.
<<Ce la faccio>> sillabò lui, un po’ acido.
Al primo passo però, la gamba gli cedette, e rischiò di trovarsi faccia a terra, come un vero idiota.
Ron lo afferrò appena in tempo per risparmiargli la dolorosa caduta.
<<Serve una mano, amico?>>
Harry si limitò ad annuire, trascinandosi lentamente verso la scala a chiocciola, sorretto da Ron.
<<Come avete fatto a tornare così in fretta?>> gli chiese in un sussurro.
<<Oh, siamo stati fortunati. Ci siamo divisi, e io sono andato in Infermeria dalla Chips. Hermione e Ginny hanno trovato Unglick e Willis nell’ufficio della McGranitt. Consiglio straordinario per i nuovi insegnanti, o una baggianata del genere…attento al gradino!>> aggiunse, evitando a Harry una rovinosa caduta.
Quando finalmente giunsero in Sala Comune, Harry sarebbe volentieri tornato indietro.
Mai, infatti, si sarebbe aspettato di dover assistere a una scena così pietosa.
Jatturius Unglick era disteso vicino al cadavere della donna, e le stringeva convulsamente la mano, scosso dai singhiozzi.
Madama Chips era inginocchiata vicino a lui, e con una mano gli accarezzava dolcemente la schiena.
Lui allontanò sgarbatamente la sua mano e sfiorò tremante il volto sfregiato della donna, urlando: <<Azucena….sorella mia…cosa ti hanno fatto?>>.