Babbano al 100%

“Dammi la Bacchetta, Potter!”
Harry riuscì a tuffarsi dietro ad un auto, schivando così l’ennesima maledizione. Tutto sudato, sporco e ansante il ragazzo sbirciò oltre il cofano dell’auto il suo nemico. Completamente coperto dal suo mantello nero come la notte e con il cappuccio che gli nascondeva il volto, il mago avanzava nella strada piena zeppa di Babbani terrorizzati sfasciando con incantesimi qualsiasi cosa gli si parasse innanzi.
Maledizione… dove sono gli Auror quando servono! pensò furibondo Harry tenendo di mira il suo potente avversario. Improvvisamente dalla folla in fuga si staccarono diverse figure e conversero tutte verso il mago oscuro sfoderando le bacchette.
Finalmente, arrivano i nostri! Sollevato Harry sparò una fattura al mago, che la dissolse con un pigro movimento della mano. Lo stregone cominciò a duellare con gli Auror intorno a lui e nello stesso tempo avvicinarsi al ragazzo. L'incappuccaito fece apparire diverse lingue di fuoco e le spedì contro i nuovi arrivati. Impegnando gli Auror con quel potente incantesimo, lo stregone sparò una potente maledizione all’auto dietro cui si nascondeva Harry facendola divampare.
“Maledizione!” imprecò Harry rotolando lontano. Sollevatosi in piedi cominciò a retrocedere lungo la via parando e schivando numerose fatture lanciate dall’incappucciato. Nell’aria cominciarono a risuonare le sirene della polizia. Un Auror che Harry aveva visto di sfuggita al Ministero apparve accanto a lui insieme ad un collega e gli fecero scudo.
“Noo! Potter non può sfuggirmi!” ruggì il Negromante sferzando l’aria con la bacchetta. I due Auror in copertura ad Harry vennero scaraventati contro una vetrina di un negozio di abbigliamento mandandola in mille pezzi e giacquero immobili. Harry spiccò una corsa per cercare un riparo, ma una volante della polizia a sirene spiegate gli tagliò la strada fermandosi proprio davanti a lui. Harry, non riuscendo a fermarsi, rotolò sopra il cofano cadendo dolorosamente sull’asfalto. Fu una fortuna. La maledizione scagliata contro di lui lo mancò mandando in frantumi il parabrezza dell’auto. Harry si trascinò dolorante vicino alla ruota per avere più protezione. La portiera si aprì di scatto per fare uscire precipitosamente due agenti che si distesero affianco al ragazzo.
“Ci sparano addosso, Frank! Vedi di chiamare rinforzi!” gridò il primo sbirciando dal finestrino l’infuriare della battaglia. Aveva estratto la pistola e la teneva saldamente con due mani.
“La centrale non risponde, Bob! Questo aggeggio s’è rotto!” imprecò l’agente corpulento sbattendo la ricetrasmittente contro l’auto.
Harry fece per alzarsi e togliersi di torno, ma il robusto braccio del secondo agente lo trattenne, rispedendolo faccia a terra.
“Che cazzo credi di fare, ragazzo? Vuoi farti ammazzare?” sbraitò il poliziotto poi rivolgendosi al collega “Bob… riesci a vedere come sono armati?”
“A giudicare dai botti, devono avere armi di grosso calibro, Frank!” si interruppe distratto dall’esplosione di un auto e si corresse “Molto grosso, Frank!”
Presa la mira, l’agente Bob fece partire due colpi verso i maghi che duellavano colpendone uno alla gamba.
“NO! Fermo!! Ci sono degli Aur… degli agenti lì!” gridò agghiacciato Harry afferrandolo per il braccio.
“Degli agenti?? Della polizia?” chiese Frank, allarmato.
“Sono… sono… di una sezione speciale…” s’inventò Harry al momento “Sono dell’anti-terrorismo!”
“Quali sono ragazzo?” chiese Bob scrutando tra il fumo e i lampi accecanti.
“Quelli con i mantelli viola!” disse rapidamente Harry.
“Ma che stanno facendo??” domandò nuovamente Bob “Pare che stiano sparando tutti a una figura… lampi e esplosioni… ma a quella distanza è difficile non colpirlo… non ca…”
In quell’istante un autobus scarlatto a due piani li sorvolò ruotando su se stesso e andando a precipitare, con un assordante boato, contro un palazzo, facendone rovinare un fianco. Mattoni e polvere di calcestruzzo raggiunsero le figure rannicchiate dietro l’auto.
“Cristo! Frank chiama…qualcuno… l’esercito!” gridò l’agente coprendosi gli occhi con un braccio.
“… la radio non funziona!” strepitò Frank porgendogli la ricetrasmittente.
Harry l’agguantò e approfittando del polvere, presa la Bacchetta pensò: Reparo! Con uno squittio e un crepitio l’apparecchi tornò in funzione.
“Provi ora!” disse Harry restituendo la radio al massiccio poliziotto.
“Centrale chiama trentadue undici! Centrale chiama trentadue undici! Confermate il vostro stato!” trasmetteva l’amblificatore.
“Siamo sotto il fuoco nemico… armato di non so quale diavoleria! Mandate immediatamente rinforzi!” urlò Frank ancora scioccato dall’autobus.
Harry fece per levarsi dai piedi nuovamente, ma l’agente lo tenne stretto.
“Dove credi di andare?” chiese guardandolo storto.
“Siamo in pericolo qui! Dobbiamo toglierci dalla strada!” esclamò Harry accalorandosi. Perché i Babbani sono così lenti a capire? pensò infuriato il ragazzo.
“Sciocchezze… rimani qui ragazzo!” ribattè l’agente “Con noi sei al sicu…”
Improvvisamente davanti a loro divamparono delle fiamme alte parecchi metri che formavano un muro compatto. L’agente mollò la presa. Harry sentì l’aria rovente bruciargli i peli sulla faccia.
“Ma cosa diavolo…?” Gli agenti parevano scioccati che qualcosa potesse creare un fuoco di quelle dimensioni in una strada deserta. Le fiamme cominciarono a contorcersi, come mosse da un forte vento, ma invece di calare aumentarono e si intrecciarono tra loro, andando a formare la gigantesca figura di un serpente, sotto lo sguardo terrorizzato dei tre. Harry si girò e spiò oltre il cofano. Una figura ammantata di nero si avvicinava con passo sicuro. Lo stregone avanzava trionfante tra le macerie. Degli Auror che lo affrontavano non si vedeva neanche l’ombra.
Harry tornò a fissare il serpente di fuoco che si preparava a colpire. In quel momento la radio crepitò nuovamente.
“Centrale avvisa la trentadue undici che i rinforzi stanno arrivando! Si necessita di ulteriori unità sul campo?”
I due poliziotti stavano come pietrificati a fissare il mostro. Harry, ritrovato un po’ di coraggio, diede una gomitata a quello con in mano la ricetrasmittente.
“Dica di mandare i pompieri” gli sibilò all’orecchio “Presto ce ne sarà bisogno!”
Alzatosi in piedi si preparò ad affrontare l’orrore infuocato…

Harry prese lo slancio e con un balzo salì sul tetto della volante tempestando il gigantesco serpente di tutti gli incantesimi che conosceva. Questo non servi a nulla se non a far avvicinare ulteriormente la bestia infernale. Una maledizione gli passò a pochi centimetri dall’orecchio, facendogli perdere l’equilibrio. Harry piombò sull’asfalto attutendo la caduta con le mani e rotolando su se stesso per mettersi in ginocchio. Fece appena in tempo a pensare Reflectoche una seconda maledizione diretta al suo cuore venne respinta lontano andando ad aprire un foro sul muro. Tenendo sempre d’occhio il gigantesco serpente di fuoco che rimaneva stranamente immobile oltre l’auto, il ragazzo avanzò verso la figura incappucciata parando e schivando i suoi colpi.
“Dammi la Bacchetta, Potter! E la finiamo qui!!” ringhiò lo stregone facendo levitare una moto abbandonata e scagliandogliela contro. Harry si tuffò di lato appena in tempo. La moto continuò la sua corsa contro un lampione abbattendolo al suolo.
“E’ tutto quello che sai fare?” lo schernì Harry, ormai a pochi passi dal nemico.
“Non provocarmi, Potter! O ti distruggerò con l’Ardemonio!” sbraitò l’incappucciato. Il serpente si mosse fulmineamente verso di loro, circondandoli con le spire incandescenti. L’aria si fece rovente. Harry sudava copiosamente, ma il sudore come usciva evaporava all’istante.
Sono in trappola pensò. Se così doveva finire, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione.
“Mmm… tu da me vuoi… che cosa?” fece, fingendosi meditabondo.
“La Bacchetta!! Dammela!!” sputò il mago infuriato, muovendosi in cerchio attorno al ragazzo.
“Ah! Giusto! Ma… mettiamo caso che io non ce l’abbia più…”
“Che vai blaterando, patetico moccioso! Tu ce l’hai in mano!” ruggì furibondo lo stregone.
“Davvero? Beh…” incominciò Harry facendo volteggiare la bacchetta due volte ed assicurandosi che l’avversario ne fosse ipnotizzato. “Ora non più!” Harry caricò il braccio e scagliò la Bacchetta con tutte le sue forze verso la testa del serpente. La creatura ardente aprì le fauci.
“Noooo!” il grido d’angoscia dello stregone fu seguito da uno scoppio argentato nel momento stesso in cui la bacchetta veniva consumata dall’Ardemonio. Il serpente si spense all’istante, lasciando dietro di sé solo asfalto annerito. Harry riuscì a sorridere compiaciuto prima di essere afferrato per la gola e sollevato da terra. La sua faccia si trovò davanti all’oscurità del cappuccio nero.
“Anni e anni di ricerche!” sibilò lo stregone infilzando la Bacchetta sul petto del ragazzo. La bacchetta penetrò diversi centimetri e il dolore esplose. “E alla fine, un ragazzo mi rovina tutto!... Ma di lui nessuno ne sentirà più parlare!”
Harry con la gola stretta in una morsa riuscì a trovare abbastanza fiato per salutare il suo temuto avversario. “Fottiti!”
Il mago alzò la Bacchetta, ma quattro paia di mani lo afferrarono per il mantello, scaraventandolo all’indietro. Harry cadde sulle ginocchia tentando cercando di dare ossigeno al suo corpo. Rimase accasciato ansante per diversi secondi ascoltando i rumori di una lotta accesa. Infine riuscì a mettersi su un fianco per assistere alla scena.
Bob aveva sequestrato la bacchetta al mago e gli puntava in mezzo agli occhi la sua pistola automatica. Frank teneva, grazie alla sua mole, l’avversario schiacciato a terra con un ginocchio sulla schiena e stava costringendolo a piegare le braccia dietro la schiena per ammanettarlo.
“In nome di Sua Maestà la Regina, ti dichiaro in arresto, farabutto!” gli urlò l’agente chiudendogli i polsi nelle manette.
“Lei ha il diritto di stare in silenzio, poiché ogni parola che dirà da questo momento potrà essere usata contro di lei!...” aggiunse Bob, tenendolo sempre sotto tiro.
“Ha il diritto di fare una telefonata per chiamare il suo avvocato… nel caso non dovesse averne uno, il clemente Governo Inglese gliene darà uno d’ufficio!” concluse Frank, alzandosi e tirando su anche l’arrestato.
“Detto tutto, Frank?” chiese il collega.
“Pare di sì, Bob!” rispose l’agente spingendo verso l’auto lo stregone ammanettato.
Non fecero che tre passi, poi si accasciarono al suolo tutti e tre. La strada venne invasa da un centinaio di maghi che corsero in tutte le direzioni.
Harry si alzò dolorante e marciò deciso verso un mago, circondato da un capannello di persone che venivano verso di lui.
“Signor Ministro!” gli urlò contro “Basta… io ho chiuso!”
Kinsgley Shacklebolt alzò lo sguardo verso di lui. “Certo… hai chiuso anche questo caso in maniera eccezionale.” rispose sorridendo. “Complimenti! Non vedo l’ora di leggere il suo rapporto… allora, signor Weasley, quanti Obliviatori abbiamo a disposizione?”
“Tutti quelli disponibili, signor Ministro!” rispose subito Percy Weasley porgendogli una pergamena con degli appunti. “Abbiamo tutto il Dipartimento delle Catastrofi Magiche, qui al completo!”
Harry si tolse gli occhiali e li getto per terra con rabbia. Tutti lo guardarono scioccati.
“Signor Ministro io ho chiuso! Scelga qualcun altro per questo genere di incarichi!” sbottò incollerito.
“Ne è sicuro, signor Merlin??” disse il ministro squadrandolo serio “In tal caso voglio le sue dimissioni sulla mia scrivania domani… insieme al distintivo di Auror!”
Dove pochi istanti si trovava Harry Potter ora c’era un mago sulla trentina capelli e barba incolta. Era vestito come tutti attorno a lui.
“Ho rischiato di rimanere ucciso!” esclamò esterrefatto Augustus Merlin.
“Signor Percy, desidero vedere le dimissioni di quest’uomo sulla mia scrivania domani… veda che non manchino!” continuò il ministro rivolgendosi sempre al suo segretario “E qualcuno dica a quegli imbecilli della Manutenzione di rimettere in piedi quel palazzo!! Abbiamo pochissimo tempo.” Un mago schizzò per eseguire l’ordine.
“Aspetti!... e va bene! Continuerò il mio compito!” si arrese Merlin “Però voglio un aumento!!”
“Se lo può scordare! Ora veda di ritornare in ufficio per stillare il rapporto!”
“Vado! Ma avrò bisogno di una bacchetta nuova....” sibilò l’auror svanendo con uno schiocco.
“Signor Weasley, mi chiami quelli della manutenzione e gli dica che quando hanno messo a posto il palazzo e tutto il resto… gli dica di mettere una fontana qui!” disse allegro il ministro.
“Una fontana, signore?” chiese stupito Percy.
“Sì…. Queste strade Babbane sono squallide… modificheremo un po’ la strada… sarà come un risarcimento danni per il macello che abbiamo fatto!” continuò Kinsgley
“Sì, signor Ministro… come desidera…” fece per allontanarsi, ma venne richiamato indietro.
“Ehm… Percy… non è che Harry ha risposto alle nostre lettere?” gli chiese sottovoce Kinsgley.
“No, signore! Purtroppo nessuna notizia!”
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Su una ignota spiaggia nelle Hawaii, Harry Potter sdraiato sulla sabbia stava passando palmo a palmo la schiena di Ginny Weasley di baci, mentre lei miagolava soddisfatta. Un gufo distrasse il ragazzo dal suo piacevole compito.
“Oh e adesso che c’è!” imprecò Harry prendendo la lettera dalla zampa del gufo. Stracciata la carta, lesse velocemente la lettera.
“Chi è che ci scrive, amore?” chiese con voce assonnata Ginny, girandosi su un fianco per vederlo in faccia.
Harry guardò la sua ragazza in costume da bagno, illuminata da un sole tropicale distesa sulla sabbia, con i capelli rossi mossi da una leggera brezza, poi guardò la lettera, poi torno a guardare la ragazza e poi ancora la lettera. Infine prese la decisione sul da farsi.
“Niente… era Mundungus Fletcher che aveva trovato un modo per fare soldi facilmente e mi chiedeva se potevo prestargli casa Black come quartier generale!” mentì spudoratamente incendiando la lettera.
Il volto di Ginny si fece serio.
“Ma non ti preoccupare… appena torniamo, tra due settimane, ne riparliamo e… casomai… lo denunciamo, va bene?” Harry si distese sopra di Ginny puntando le sue labbra, ma venne fermato. La ragazza appoggiò un dito sulle labbra di lui e lo guardò a lungo negli occhi.
“Sicuro?” chiese sospettosa.
“Ti amo!” rispose Harry baciandola con trasporto. Forse non era la risposta che voleva, perché tentò di respingelo.
Difficile…pensò Harry, mentre Ginny si lasciava andare … che il mondo vada in rovina in due settimane!