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 Unione testi Dan-Tex-Smiley(e un po' mio!)

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FelpatoBlack

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MessaggioTitolo: Unione testi Dan-Tex-Smiley(e un po' mio!)   Unione testi Dan-Tex-Smiley(e un po' mio!) EmptyVen Gen 03 2014, 14:31

Come annunciato in bozza, ho provato a unire i testi di Dan, Tex e Smiley, con qualche frase mia: il viola e il blu sono le aggiunte di Tex e Smiley al testo originale di Dan, mentre il verde è opera mia.
ATTENZIONE: le eventuali correzioni che sono in corso in bozza non sono state già messe qui, ma al massimo si può riportarle dopo.
Buona lettura! Smile

Era ormai gennaio quando i tre ragazzi si Materializzarono con un sonoro CRACK in un vicolo buio: le villette che costeggiavano la  stretta stradina erano innevate e dall’imboccatura, una cinquantina di metri più avanti, era possibile scorgere le luci di diversi lampioni che illuminavano l’obelisco situato nella piazza principale.
«Bè per chi non c’è mai stato, Benvenuti a Godric’s Hollow!» disse Hyde cerimonioso, mollando teatralmente la presa dalle loro braccia.
«Smettila di fare lo sbruffone e concentriamoci su quel che dobbiamo fare. Non ho dormito quattro ore stanotte solo per ascoltare il tuo stupido show!» ribatté Draco superando il compagno e dirigendosi verso l’imboccatura del vicolo.
Nonostante avessero passato un po’ di giorni insieme a Villa Malfoy facendo ricerche sulla Setta, Draco e Bryan non avevano mai smesso di dimostrare il loro odio l’uno per l’altro, punzecchiandosi a vicenda tutto il tempo.
Ma nonostante la compagnia non fosse delle migliori, Harry era contento di trovarsi nuovamente nel suo paese natale.
Seguendo Hyde, i tre si diressero in silenzio verso il centro del villaggio passando al margine della piazza.
La neve ghiacciata sui lastricati in pietra era compatta, dura e scivolosa ed era possibile notare le numerose serie d’impronte che il nevischio leggero, che continuava a cadere, non era ancora riuscito a coprire.
Harry spostò lo sguardo verso il centro della piazza per cogliere l’espressione pacifica e felice sul volto delle statue dei suoi genitori che erano magicamente comparse al posto del monumento ai caduti.
Riuscì a notare in lontananza la chiesetta gotica ed il cancello del piccolo cimitero: soltanto poco più di un anno prima aveva attraversato quella via mano nella mano con Hermione temendo, ed allo stesso tempo desiderando ardentemente, di riuscire a trovare le lapidi in marmo bianco recanti il nome di Lily e James Potter.

Non aveva il tempo per visitare il piccolo cimitero ma si ripromise di ritornarci il prima possibile, magari dopo aver ritrovato Ron.
Continuarono a camminare in silenzio per una decina di minuti sino a raggiungere le ultime case del villaggio.
«Ma dove stiamo andando?» chiese Draco evidentemente indignato «Non potevi portarci direttamente sul posto invece che farci fare la visita guidata di questo stupido paesino?»
«Non è possibile Materializzarsi direttamente nel castello...» rispose secco Hyde «... ho già tentato quest’estate».
Allora era davvero lui, quel ragazzo che vagava per Godric’s Hollow il giorno del mio compleanno... si disse Harry tra sé e sé.
«Ma cosa pensate di trovare esattamente in questo castello? Ok va bene sappiamo che la Setta è collegata al mio antenato ed ai Peverell; ma a cosa può davvero servirci visitare un vecchio maniero? Sarà rimasto poco e niente…» protestò Draco.
Forse per il fatto che questa Setta sembra aver come scopo quello di recuperare la Bacchetta di Sambuco? Più informazioni abbiamo e meglio è! pensò. Ma rispose: «Un qualcosa che descriva come mai i Peverell e la Setta siano legati. E’ probabile che al suo interno vi sia qualche scritto che citi anche questi maghi».

Ma tenne queste riflessioni per se rispondendo: /«Speriamo che ci sia almeno… Un libro, un qualcosa che descriva come mai i Peverell e la Setta siano legati. Appunto perché il maniero è appartenuto ad Ignotus Peverell è probabile che al suo interno vi sia qualche scritto che citi anche questi maghi». Non voleva ancora rivelare il ruolo dei Doni in questa storia. Meglio non correre rischi. Era fondamentale che la Bacchetta restasse al sicuro dietro al quadro, lontano dalle mani di quegli individui.
«Non faccio fatica a credere che gli americani possano credere per filo e per segno alle favole, ma anche tu Potter! Ti credevo più maturo!» disse l’ex Serpeverde ironico.
«Quante volte te lo devo dire? I Peverell non sono solo una favola. Ho visto la tomba di Ignotus qui al cimitero del paese lo scorso inverno. Che poi abbiano ricevuto i Doni dalla Morte in persona o no, non si può mettere in dubbio che fossero dei maghi molto potenti se sono finiti addirittura tra le leggende.» rispose Harry.
«Quest’estate ho passato qui diverse settimane alla ricerca della casa dove fosse vissuto Ignotus Peverell» aggiunse Bryan, poi spostando lo sguardo su Harry disse con un sorriso compiaciuto continuò «Non sono certo venuto a Godric's Hollow per osservare stupidi ragazzini che si Smaterializzano con noncuranza davanti ai passanti, maghi o Babbani che siano...»
«Falla finita Hyde! Ci manchi solo tu» gli intimò Harry scatenando nel compagno un ghigno divertito.  
Intanto guidati dall’americano si erano inoltrati in una viuzza di campagna: la neve non era stata spalata ed era difficile continuare a seguire il sentiero nascosto sotto quella coltre bianca.
Dopo aver camminato con difficoltà per cinque minuti, comparve alla loro destra un’imponente sagoma, quasi invisibile nell’aria colma di neve.
Sembrava appartenere ad una serie di edifici di tre, quattro piani affiancati ad una struttura che poteva assomigliare ad una torre circolare, non molto più alta del resto della costruzione.
Arrivati in prossimità del maniero si avvicinarono al cancello d’ingresso: Draco si avvicinò al cancello per provare ad aprirlo, ma appena lo toccò fu sbalzato all’indietro da un incantesimo protettivo simile a quello di cui sono caduti vittima i gemelli Weasley al quarto anno, quando provarono ad ingannare la Linea dell’Età del Calice di Fuoco.
Una "I" e una "P" grandi e imponenti risaltavano dagli intrecci in ferro battuto che rincorrendosi l'un l'altro formavano le due maestose inferriate. Una frase composta da lettere scarlatte era incisa in una lastra di rame: «SOLO L’EREDE DEL DONO ENTRAR POTRA’ PERCHE’ CON ESSO LA MORTE NON LO VEDRA’»
Harry capì subito quello che avrebbe dovuto fare, ma non poteva far sapere loro che era in possesso del tanto ambito Mantello dell’Invisibilità.
Ma non si fece tante domande quando, voltandosi, vide che Draco e Bryan stavano cercando qualche meccanismo per aprire l’inferriata.
Harry decise di sfruttare l’occasione: estrasse il Mantello dell’Invisibilità dall’interno della sua giacca e lo indossò senza farsi vedere.
Guardando in direzione del cancello per poco non gli sfuggì un grido di sorpresa: attraverso il Mantello il cancello era scomparso. Senza far rumore lo attraversò. Quando fu all’interno se lo tolse e lo mise di nuovo al sicuro prima che i due lo vedessero.
«Sono riuscito ad entrare! Venite!» chiamò Harry. I due ragazzi arrivarono sbalorditi, fissando Harry dall’altra parte del cancello.
«Come hai fatto?!» chiese Bryan, sbalordito. «Ho abbassato la maniglia e si è aperto, tutto qui» s’inventò.
(DA AGGIUSTARE) Allora aprì il cancello dall’interno, facendo entrare i due ragazzi.

Continuarono a camminare per il vialetto sino a raggiungere il portone d’ingresso situato alla base della torre. Riparandosi gli occhi dalla neve con la mano, Harry riuscì ad osservare la facciata del castello che gli si parava davanti: vi erano delle grandi finestre ad ogiva al primo piano, poste subito sotto un grande balcone in pietra decorato, ed altrettante posizionate in corrispondenza al livello superiore; inoltre una serie di piccole feritoie spuntavano da sotto la merlatura all’apparenza pericolante. La vegetazione sembrava quasi essersi impossessata della struttura: dei rampicanti percorrevano tutta la facciata laterale intrecciandosi sino alla sommità della costruzione ed evidenziandone il degrado. Inoltre riusciva a scorgere poco oltre la torre un altro edificio che, col tetto a falde in parte crollato, poteva sembrare una cappella di famiglia.
Non sapeva perché ma il maniero nel suo insieme gli ricordava molto Hogwarts, anche se in versione piccola e malridotta.
Harry si avvicinò al pesante portone per aprirlo, ma Draco gli si parò davanti: “Fatti da parte” sbottò, quindi afferrò saldamente il battente e tirò, ma quello non si spostò minimamente.
Stupito, provò a spingerlo, ma ancora una volta non successe nulla.
“Cosa stai facendo, Draco? Mettici più forza, sarà arrugginito” si lamentò contro di lui Hyde, mentre cercava di scaldarsi le mani ormai intorpidite.
“Non capisco cos’abbia” gli rispose Malfoy, scuotendo la pesante porta, che rimase chiusa davanti alle loro facce.
Improvvisamente l’americano di illuminò e disse: “ Lascia fare a Potter: scommetto il manico di scopa che lui ci riuscirà”

«Perché Potter?» chiese Draco confuso.
Harry si fece avanti e afferrò uno dei due battenti a forma di testa di leone, lo sbatté più volte sul legno massiccio della porta e questa si aprì lentamente con un cigolio sinistro.
«Proprio come pensavo… Può essere aperta solo dal proprietario o da un membro della sua famiglia» commentò Hyde come sovrappensiero.
Anche Harry ci aveva pensato, solo che non si aspettava che l’americano ne fosse al corrente. Quanto sapeva davvero Bryan Hyde sui Doni e sui Peverell?
«Dal proprietario? Non vorrai dirmi che questa casa è tua, Potter?»
«Non ne ho la minima idea. Ma direi che forse è meglio parlarne all’interno. Si gela fuori!»
Draco fece per replicare contro l’americano, ma Hyde non gliene diede il tempo e spinse i compagni nell’oscurità, mentre il portone si chiudeva alle loro spalle.
La sala che si presentò loro era molto più grande di quella che potevano immaginare dall’esterno: l’interno del palazzo doveva essere stato ingrandito con la magia; l’edificio apparentemente abbandonato dall’esterno, era invece lussuoso e accogliente all’interno.
Si trovavano in un grande e cupo atrio di forma circolare con i pavimenti in marmo bianco e nero: lungo le pareti scorrevano leggere due rampe di scale che, partendo una da un lato ed una dall’altro, si rincorrevano all’infinito conducendo ciascuna a piani diversi perdendosi nell’ombra. Vi era inoltre sulla parete di fronte a loro una grande porta in vetro e metallo che metteva in comunicazione con un altro ambiente nascosto dall’oscurità.
Era inoltre possibile scorgere anche una piccola rientranza nella parete da cui si dipartiva un’altra scala in pietra per scendere poi verso quelli che dovevano essere i sotterranei.
«Homenum Revelio» pronunciò sottovoce Draco, senza alcun esito. Erano soli.
«Se la passava bene Ignotus!» commentò Bryan con un ghigno, rivolgendosi a Harry.
«Cosa facciamo adesso? Controlliamo prima il piano terra?» disse invece rimangiandosi le offese che gli venivano nei confronti dell’americano.
Hyde proseguì verso la porta di vetro ed entrò nella stanza successiva, seguito da Harry e Draco.
Sfoderò la bacchetta dalla tasca e con un gesto, nel grande camino posto di fronte a loro, cominciò a scoppiettare un bel fuoco che illuminava debolmente la stanza.
La flebile luce mostrò loro però una situazione inaspettata: i libri erano stati gettati a terra, i quadri erano staccati dai muri, il grande tavolo da pranzo, collocato dall’altra parte della stanza, era spoglio e i soprammobili, che probabilmente vi si trovavano sopra, erano ora distrutti e sparsi sul pavimento insieme alla tovaglia.
I tre ragazzi guardavano la sala attoniti: qualcuno li aveva preceduti ed aveva setacciato il palazzo da cima a fondo.
«Conviene dividerci. Così potremmo perlustrare meglio ogni angolo. Sembra evidente che sono riusciti ad entrare in qualche modo».
«Ok. Allora io salgo al primo piano» disse Harry serio.
«Io vado nei sotterranei e tu Draco rimani qui. Se hanno messo sottosopra questa stanza ci sarà sicuramente un motivo. Avvisate se trovate qualcosa di interessante».
Harry e Hyde si mossero verso la porta dalla quale erano entrati per poi dividersi nuovamente di fronte alla rampa di scale senza una parola. Saliti i gradini in marmo, Harry si fermò davanti alla porta del primo piano che era possibile scorgere dall’ingresso. Entrò e si ritrovò in un corridoio abbastanza lungo e buio con porte appena percepibili su entrambi i lati.
«Lumos!»
Con la luce proveniente dalla punta della bacchetta era possibile ora notare maggiori dettagli: diversi quadri erano appesi alle pareti tra una porta e l’altra ed i nomi delle figure rappresentate erano scritti su delle targhette poste sotto le cornici.
«Demetrius Peverell, Margaret Peverell, Augustus Wemberd, Anton Luis Wemberd...» diceva sottovoce Harry leggendo i nomi dei propri antenati  che dormicchiavano nelle loro cornici o lo osservavano mentre passava, disturbati dalla luce.
Scorrendo con lo sguardo tutta quella  serie di quadri antichi e polverosi notò una stranezza. Proprio al termine del corridoio, come chiudi fila di quella serie di volti sconosciuti e tutti imparentati tra loro, vide che era posta un'elaborata cornice, con ghirigori e abbellimenti color ottone, grossa e massiccia. Ciò che lo stupì non fu però la cornice in sè, ma piuttosto ciò che essa conteneva: assolutamente niente.
Harry pensò che fosse molto probabilmente uno scherzo della luce, perciò si avvicinò, certo di trovarvi impresso un qualche volto rugoso. Ma quando fu proprio davanti al quadro potè constatare che non si era ingannato.
Una tela completamente nera era appesa esattamente di fronte a lui e non sembrava voler dare alcun segno di una qualsiasi presenza al suo interno.
Il suo sguardo scivolò sulla targhetta che si trovava al di sotto del dipinto. Lucida, come tutte le altre, portava impresso, a bei caratteri allungati, il nome della persona raffigurata nel quadro o che probabilmente vi sarebbe dovuta essere raffigurata.


Harry James Potter

Com'era possibile che il suo nome fosse sotto quella cornice?
Le persone raffigurate nei quadri erano immobili. Possibile che fossero di origine babbana?
«Riesci a sentirmi?» disse Harry, rivolgendosi ad un uomo barbuto che era ritratto nella tela più vicina: la targhetta citava “Anton Luis Wemberd”. L’anziano signore non disse nulla. Forse erano quadri babbani… però la cosa era piuttosto strana: in un maniero di una casata così potente non potevano esserci dei dipinti che non sapessero parlare.
Poi gli venne un’idea. Prese di scatto il suo borsello ed estrasse i Retroglass. Ricordò che, per vedere nel passato, doveva mantenerli ad una certa distanza dal viso.
Li allontanò dagli occhi con cautela, cercando di scorgere qualche cambiamento; nulla finchè… Aspetta! C’è qualcuno nel corridoio! Harry mantenne gli occhiali in quella posizione e si concentrò su quello che vedeva attraverso: tre maghi stavano parlando con uno dei quadri appesi alla parete.
Harry li riconobbe: erano gli stessi con cui aveva combattuto qualche giorno prima. Avrebbe tanto voluto sentire quello di cui stavano discutendo, ma i retroglass gli permetteveno solamente di vedere gli eventi passati… non poteva udire voci e suoni.
Harry avvicinò gli occhiali magici al suo naso per velocizzare il tempo, per poi rallentarlo quando vide arrivare, nelle immagini sfocate che si susseguivano in un turbine di colori, un altro mago che, con un’espressione buia e un’alzata di spalle, scosse la testa in segno di negazione.
Gli uomini che un attimo prima stavano parlando con i quadri, si avviarono verso una cornice molto grande ed elaborata. Con un lampo di luce proveniente da una bacchetta la staccarono dalla parete ed uscirono dal corridoio, portandola con loro.
Harry spostò gli occhiali di qualche millimetro: un attimo dopo, il mago corpulento che Harry aveva incontrato sia a Hogwarts, sia a Little Winteroak, entrò nel corridoio, ma non era solo… «Ron!» esclamò Harry.
Il giovane ragazzo dai capelli rossi veniva tirato per un braccio dall’omaccione mentre questo scagliava un incantesimo verso i quadri, i quali divennero immobili.
Ron si guardava attorno, spaesato: probabilmente era la prima volta che lo portavano in quel luogo. Aveva un’espressione triste, angosciata; però, con grande sollievo di Harry, sembrava godere di una buona salute.
Il mago osservò attentamente tutti i quadri del corridoio, con il ragazzo dai capelli rossi alle calcagna.
Harry notò che Ron si era fermato a guardare una cornice con un’espressione sbalordita. Il mago della Setta se ne accorse, perciò tornò verso l’entrata del corridoio, portandosi dietro Ron.
Harry, dopo aver constatato che non sarebbe successo niente’altro, si tolse i Retroglass e corse verso la cornice alla quale il suo amico aveva prestato grande attenzione.
Il ritratto raffigurava un uomo piuttosto giovane, con un paio di occhiali rotondi e i capelli neri. Non fece fatica a capire che quel mago era suo padre, il quale fissava con aria preoccupata un punto impreciso dietro a Harry.
Il ragazzo si soffermò a guardare il padre, desideroso più che mai della sua presenza. Lo sguardo di James Potter era piuttosto inquietante: Harry aveva capito grazie ai Retroglass che i quadri non si animavano a causa di un incantesimo, ma perché mai James aveva quell’aria così imbambolata e angosciata?
Harry si girò e guardò con attenzione nella direzione in cui il padre stava fissando disperatamente. Non vide nulla di strano, se non un piccolo triangolo inciso sul muro.
All’improvviso capì cosa doveva fare: si mise sulle spalle il Mantello dell’Invisibilità e vide che nel muro si era formato un piccolo sportello di legno: Harry afferrò la maniglia di rame e lo aprì, celando il contenuto del cunicolo: un piccolo libretto tutto sgualcito e odorante di muffa.
Lo estrasse e si mise a sfogliarlo: rune grandi, piccole e di diversi colori riempivano le pagine del taccuino.
Si tolse il Mantello e mise in tasca il libro; lo sportello era svanito nuovamente.


(e da qui parte la scoperta del Pensatoio)
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Unione testi Dan-Tex-Smiley(e un po' mio!)   Unione testi Dan-Tex-Smiley(e un po' mio!) EmptyVen Gen 03 2014, 19:59

Francamente, Phelps, non mi sembra che ci siano grosse novità in questo testo, rispetto a quelli presenti in bozza. Le aggiunte mi sembra che abbiano solo allungato il brodo, mentre così com'è adesso in bozza è più scorrevole.
Inoltre a me non piace il fatto che Harry entri di soppiatto infilandosi il Mantello, preferisco che possa essere aperto da qualsiasi erede, questo spiegherebbe perchè possono entrarci i MO.

Quindi io apprezzo l'impegno, ma lascerei stare.

L'unica cosa che approvo, e che magari potremmo aggiungere in bozza, è che Hyde ipotizzi che il cancello possa essere aperto solo da >Harry, invece di esserne così sicuro, ma basta aggiungere due parole!
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