E' scritto sulla falsariga del testo di Smiley, così come Dan mi ha suggerito. E' un lavoro fatto in un paio d'ore e nemmeno riletto, dunque siate clementi.
Quello che mi premeva era dare la mia idea di questo 'nuovo' Draco, e del rancore di cui potrebbe caricare un discorso di questo tipo.
stretta la foglia,
larga la via,
dite la vostra,
ché ho detto la mia. ***
[...]
«Io non mi sto lamentando, voglio solo sapere cosa... »
«Al
diavolo, Potter!» lo interruppe Malfoy, voltandosi di scatto «Se solo tu chiudessi quella dannata boccaccia e smettessi di fare domande!».
Harry si accorse di essere rimasto a bocca aperta e si affrettò a serrare le mascelle, salvo rendersi conto che probabilmente Draco intendeva qualcos'altro. Lo guardò mentre il petto ossuto si gonfiava sotto il respiro affannoso, e le spalle si alzavano e si abbassavano seguendone il ritmo.
«Va bene, Malfoy» annuì, stringendo le labbra «Se non vuoi dirmi nulla, forse è il caso che io tolga il disturbo».
Fece per dirigersi verso la porta da dove Hyde era sparito poco prima, ma Draco gli serrò le dita intorno al braccio.
«No, Potter. Tu non vai proprio da nessuna parte» sogghignò stringendo la presa.
«Non costringermi a Schiantarti, Malfoy» sibilò Harry, guardandolo negli occhi.
«Hai sbagliato tutto» ribattè l'altro «Qui c'è di mezzo un sangue molto più nobile, di quello del tuo amico Weasley».
Harry spalancò gli occhi, mentre Malfoy lo mollava e rimaneva a fissarlo, immobile e ansante.
Il silenzio in quella casa era totale, e dall'esterno non proveniva alcun rumore, ma l'aria sembrava essersi fatta all'improvviso carica di tensione.
Non era la solita arroganza che aveva spinto Draco a parlare in quel modo o, per lo meno, non da sola.
Harry aveva imparato a distinguere le provocazioni gratuite dalle parole rabbiose sputate fuori e usate come scudo. Lui stesso era stato il principe indiscusso di quella tattica, per tutto un lungo e doloroso anno.
«Cosa sai, tu?» chiese in un sussurro «Perchè all'improvviso sei dalla mia parte?»
Malfoy sollevò le sopracciglia, si morse il labbro inferiore e scoppiò a ridere.
Harry rimase immobile, destabilizzato: doveva essere impazzito, non c'erano altre spiegazioni.
«Io non sono
affatto dalla tua parte, Potter» sibilò Draco tra i denti «Io non servo più nessun padrone, tranne che me stesso. È dalla
MIA parte che sto!» gridò, crollando su una poltrona e afferrando una vecchia tazza dal tavolino.
La polvere che si era alzata dal tessuto vecchio arrivò alle narici di Harry, che si sforzò di non starnutire.
Malfoy sollevò la testa, e lo guardò negli occhi.
«Dimmi, Potter» disse, giocherellando con il manico della tazza «hai mai odiato qualcuno talmente tanto da volerlo morto?».
Harry sostenne lo sguardo, ma rabbrividì. La rabbia di cui era carica l'ultima parola sembrava essersi trasformata in un alito di vento gelido.
Si, aveva odiato qualcuno fino a quel punto: l'uomo che aveva ucciso i suoi genitori, l'uomo che una Profezia l'aveva destinato ad annientare,
il più grande mago oscuro di tutti i tempi.
Malfoy stirò le labbra in un sorriso senza gioia, e serrò le mani bianche intorno al bordo della tazza, tenendogli gli occhi fissi negli occhi.
Poi prese un respiro e scandì, lentamente:
«Mio padre è morto, Potter».
Per un attimo, Harry rimase a bocca aperta, senza riuscire a dire nulla. Poi, il peso delle parole di Draco gi arrivò sullo stomaco, a comprimerlo come un macigno.
E così, Lucius Malfoy era morto.
Per quanto avesse sempre odiato quell'uomo, non poté fare a meno di provare un po' di compassione per suo figlio: Non aveva dimenticato i tre Malfoy, abbracciati, nella Sala Grande, dopo lo scontro finale.
«Non voglio sentirti dire che ti dispiace» riprese Draco, come se gli avesse letto nel pensiero «Lo so che odiavi mio padre almeno quanto lui odiava te».
[...]