Snowolf
Numero di messaggi : 6372 Località : Sardegna Punti : 11923 Data d'iscrizione : 04.05.09
| Titolo: Il Prezzo Del Male P. 02 Lun Nov 19 2012, 19:54 | |
| Cari ex colleghi del forum (purtroppo mi manca il tempo per seguire il forum), dopo tanto tempo finalmente riesco a postare la seconda parte di tre del testo (qui troverete la prima parte) con cui vorrei chiudere degnamente l’esperienza HP, spero che questa produzione qua vi piaccia, oltre ad emozionarvi e farvi di nuovo sentire le atmosfere di Hogwarts, quindi dopo un enorme ringraziamento per la pazienza e la disponibilità mostratami alla nostra amata prof. Lady Tonks per avermi corretto le bozze (e molto meglio del mio vecchio patronus ), come sempre vi faccio il mio solito augurio che voi godiate nel leggerlo come io ne ho goduto nello scriverlo… Il prezzo Del male... (by Snow) (Parte2\3) Harry finalmente fece un grosso sospiro, ora tutto gli sembrava meno complicato. Si sentiva pronto ad affrontare quella prova grazie alla fiducia e alle parole di Ginny e, stranamente, non vedeva l’ora di muoversi, perciò si decise a incitare il gruppo. «Bene, direi che ci siamo. Che ne dite, possiamo muoverci?». Tutti risposero più che positivamente, preparandosi ad uscire, quando a Ron venne un dubbio. «Fermi tutti! Scusate ma c’è qualcosa che non mi torna: come facciamo a non perderci se siamo tutti disillusi?». «Come, Ron, non era una delle tue brillanti idee?» gli fece eco Ginny sarcasticamente. «Ehi! Non è che posso pensare a tutto io …». «Smettetela di beccarvi» intervenne Harry, «e comunque la domanda di Ron è legittima. Anche io non ho ancora capito dove sta la differenza con una normale disillusione». «Non preoccupatevi» rispose Hermione, «perché credete che sia stato necessario fare l’incantesimo in due? Quella che io e Ginny abbiamo compiuto è una magia particolare». «Per i calzini spaiati di Merlino, non smetterai mai di stupirmi!». «Concordo con Ron sul fatto che riesci sempre a scovare l’incantesimo giusto, su questo sei la migliore… ma che cosa hai fatto di particolare, questa volta?». Hermione, col suo classico cipiglio, salì in cattedra mentre virava verso il rosso per i complimenti ricevuti - fortunatamente per lei nessuno lo notò – quindi cominciò la spiegazione. «Oh, niente di troppo complicato… ho solo associato all’incantesimo di disillusione un incanto trovato in biblioteca che si chiama Coniunctio Patefactum: serve a far sì che un determinato gruppo di cose o persone possa essere ritrovato o ritrovarsi in qualsiasi caso. La sua preparazione è piuttosto complicata, prima bisogna colpire l’oggetto o la persona da incantare con la bacchetta poi nominare tutte le cose e le persone che fanno parte dell’unione. Io allora …». «Abbiamo capito Hermione. Veramente fantastico, solo tu potevi riuscirci!». «Grazie Harry, altrimenti non avrebbe più smesso». «Ron! Guarda che l’incanto mi ha disillusa, non resa sorda, stupido testone!». «Ops! Scusami… e comunque non è ancora successo niente». Harry rise fra sé; Ron doveva ringraziare vivamente la sorte che Hermione non potesse vederlo, ma anche lui concordava con il suo amico. Proprio in quel momento, mentre stava per dare adito ai suoi dubbi e aprir bocca, intorno a lui qualcosa si mosse. Tutto cominciò in modo lento e leggero. Nella stanza apparentemente vuota qualcosa cominciò ad apparire come dal nulla: all’inizio sembrava fumo o condensa leggermente luminescente, dalla consistenza lattiginosa, che andava formandosi in quattro punti vicini fra loro fermi a mezz’aria. Poi le quattro luminescenze presero consistenza trasformandosi in una specie di nuvole di vapore che tendevano a ingrandirsi. Quando queste divennero abbastanza grandi, cominciarono a prender forma come se delle mani invisibili avessero cominciato a modellarle fin quando cominciarono ad assumere il profilo dei quattro membri del gruppo: era incredibile ma ora tutti riuscivano a vedersi anche se vedersi era un eufemismo, visto che sembravano delle evanescenti linee di fumo semitrasparente e luminescente, una via di mezzo fra un fantasma e la nebbia del mattino sul Lago Nero colpita dai primi raggi del sole. L’unica cosa che veramente saltava agli occhi erano le loro facce inebetite dallo stupore. Ron fu il primo a superare lo shock. «Fiuuuu, cavolo! Questo si che è veramente forte» e scoppiò a ridere mentre cercava di finire la frase. «Harry, ora sai a chi assomigli? A Nick quasi senza testa! O meglio, a lui dopo che è stato attraversato da un’orda di studenti che vanno a pranzo». «Perché, tu credi di essere molto meglio, sottospecie di nuvola mal riuscita? Comunque ci hai guadagnato, non ti si vede la pancia che hai messo su» e mentre ridevano e si prendevano in giro sui rispettivi aspetti, Harry si osservò le mani toccandosi anche il resto del corpo. Era una sensazione strana, sembrava un fantasma ma sentiva la consistenza del suo corpo; era un incantesimo veramente fantastico, quindi si rivolse a Hermione. «Tutto ciò è incredibile, Hermione, ma ora siamo visibili credo, oltre che luminosi come candele». «Credo di no, penso che questo sia il modo con cui agisce l’incanto, per fare in modo che ci possiamo sempre trovare. Immagino che solo noi possiamo vederci così, mentre per il resto del mondo siamo totalmente invisibili, almeno spero …». «Sono sicura che sia cosi Hermione, in fondo il testo diceva che l’incanto poteva essere abbinato a qualsiasi incantesimo di dissimulazione e che solo i facenti parte dell’incanto ne sarebbero stati favoriti, quindi…». «Hai ragione Ginny, mi ero dimenticata di quel paragrafo». «Ok,ok! Credo che sia il caso di muoverci, la notte non dura in eterno e se l’incanto non ha funzionato lo scopriremo a breve, visto che sembriamo dei fari nella notte». «Credo tu abbia ragione, è meglio andare» gli fece da controcanto Ron, confermando le parole del suo amico. I quattro, anche se ancora non abituati al cambiamento e con diversi stati d’animo riguardo a tutta la faccenda, si diressero verso il buco del ritratto, uscendo il più silenziosamente possibile dalla Sala Comune: dovevano dirigersi verso l’Ingresso e quindi verso la Foresta Proibita. Il percorso per i corridoi di Hogwarts fu veloce e tranquillo, persino le scale sembrarono collaborative una volta tanto, considerando che Harry e compagnia ben sapevano come muoversi tra le amichevoli mura di quell’antico maniero, le cui pietre ormai erano loro entrate nel sangue. Inoltre durante la passeggiata notturna ebbero la possibilità di provare il nuovo incantesimo, giacché incontrarono prima Gazza in uno dei suoi tanti, quanto inutili, giri di ronda, e poi addirittura il fantasma del vecchio frate di Tasso rosso. Con grande sollievo di tutti superarono entrambe le prove a pieni voti ed Hermione e Ginny furono soddisfatte per il risultato ottenuto e anche per aver fugato i dubbi di Ron e Harry, ormai totalmente convinti. La passeggiata per i corridoi fu tutto sommato la parte più semplice dell’evasione notturna, giacché arrivati al portone dovettero affrontare la parte che sin dall’inizio si presentava come la più difficile: considerando che i vecchi passaggi erano stati bloccati e durante la ricostruzione la McGrannit aveva provveduto a far sì che rimanessero tali, visto che ormai troppe persone ne erano a conoscenza, ora l’unica uscita conosciuta era il Portone d’Ingresso, ma purtroppo per loro sulla sommità, proprio sull’architrave, erano stati alloggiati due nuovi gargoyles da guardia. I ragazzi durante la settimana avevano pensato a lungo a come risolvere il problema; avevano messo alla prova il nuovo sistema d’allarme prima colpendo di nascosto i gargoyles con diversi incanti, ma con loro disappunto avevano scoperto che questi erano stati ben protetti, poi provando ad imbrogliarli con incanti di confusione e simili ma anche questa prova era fallita miseramente. Alla fine Ginny, dopo averci riflettuto attentamente, aveva proposto l’unica soluzione che sembrasse praticabile. Purtroppo poteva essere usata solo una volta e, in quel momento, stavano per metterla in pratica con tutte le incognite del caso. «Bene, ci siamo, speriamo tutto funzioni, altrimenti succederà il finimondo». «Dai, Harry, non essere così agitato, per te sarà facile come bere un bicchier d’acqua». «Se è così semplice perché non ci vai tu, Ron?». «Smettetela! Harry, sei pronto?». «Perché, Hermione, posso forse cambiare idea?». «Coraggio, signor Potter, tiri su le spalle e si prepari». «Non ti ci mettere pure tu, Ginny». «Dai, scherzavo, era solo per tirarti su il morale». «Guarda che per oggi abbiamo fatto il pieno delle tuoi scherzi, sorellina». «Ti sei sentito punto sul vivo, fratellino?». «Basta!» sibilò una nervosa quanto leggermente scocciata Hermione, «ora sarebbe il caso che tutti tacciate, devo eliminare l’incanto di disillusione senza alterare il Coniunctio Patefactum e il vostro ciarlare non mi aiuta di certo». La ragazza estrasse la bacchetta, e con un cenno della mano indicò ad Harry di avvicinarsi mentre anche Ginny prendeva posto a fianco di Hermione estraendo anche lei la bacchetta; appena la ragazza si sentì pronta fece cenno a Ginny di appoggiare la sua bacchetta sul capo di Harry quindi anche lei dopo aver disegnato alcuni arabeschi nell’aria poggiò la sua bacchetta vicina a quella di Ginny. L’incanto fu veloce: prima Harry cominciò a svanire con un procedimento inverso a quanto accaduto durante l’attivazione del Coniunctio Patefactum, poi, molto lentamente, Harry cominciò a prendere consistenza, fino ad apparire del tutto normale. «Ok, sembra che tutto sia riuscito per bene ma ora Harry, ti prego, dimmi che ci vedi ancora!». Dalle parole di Hermione traspariva una certa ansia che Harry percepì molto chiaramente quindi, accontentandola, si guardò subito intorno. All’inizio non vide nulla nel corridoio, poi come la prima volta i profili dei suoi tre compagni si stagliarono di fronte a lui. «Si, ora vi vedo, ma siete diversi da come vi vedevo prima, ora mi apparite come dei fili di fumo leggermente luminosi, faccio fatica persino a distinguere i vostri lineamenti». «Non ha importanza come ci vedi, la cosa importante è che puoi farlo». «Ok, Allora possiamo partire con il piano, mi raccomando siate veloci, io vado …». Harry si guardò intorno, fece un grosso respiro, quindi fece un attimo di auto training per cercare di calmarsi e alla fine si mosse mentre i tre fili di fumo lo seguivano a breve distanza. «Alto là, chi sei? Fatti riconoscere». La voce del gargoyle suonava rauca e leggermente cavernosa, cosa che unita al suo aspetto a metà fra un demone e un corvo lo rendeva alquanto minaccioso. «Si, si, chi sei, chi sei?». Anche l’altro gargoyle aveva il medesimo aspetto del primo ma su di lui forse l’incanto non era riuscito perfettamente. La sua voce era stridula e gracchiante e il suo petulare lo faceva sembrare un po’ tonto. «Taci, dagli il tempo di rispondere… e poi lo sai che le domande le faccio io!». «Si, lo so, lo so ma ero curioso e…». «Ehm… scusate, io avrei urgenza di uscire, potreste continuare dopo?». «Scusaci, giovanotto. Allora, dov’ero? Ah si! Alto là, chi sei? fatti riconoscere!». «Scusa ma questo lo avevi già detto». «Cosa dici, stupido gargoyle, io non avevo proprio …». Harry ormai aveva perso quasi la pazienza. «Ehi! Voi due, la volete finire? Io avrei una certa fretta». «Scusaci di nuovo. Comunque chi sei, e perche vuoi uscire?». Alleluia, pensò fra sé e sé, quindi con atteggiamento professionale riprese a parlare: «Mi chiamo Harry Potter, e sono un Auror, ho appena ricevuto una convocazione d’urgenza dal mio superiore per questioni che riguardano la sicurezza». «Harry Potter, sappiamo chi è lei e sappiamo che è un Auror, ma non abbiamo ricevuto nessun ordine riguardo la possibilità di farla uscire». Harry prese fiato un secondo. Poi, con fare da duro, rispose: «Senti, stupido gargyle, se ti ho appena finito di dire che ho ricevuto una comunicazione urgente, mi spieghi come cavolo facevano ad informarti?». Il gargoyle guardò Harry di sbieco come per studiarlo, quindi re interpellò il ragazzo: «Mi spieghi, signor Potter, come ha fatto a ricevere una tale comunicazione visto che l’unico ingresso è questo. E poi dov’è questa comunicazione?». Harry non si scompose, anzi ci andò giù a muso duro. «Ascoltami bene, stupido piccione, hai mai sentito parlare di gufi?». «Beh, si, dimenticavo i gufi… ok, ok, un punto a suo favore. Ma non mi ha ancora mostrato il documento». A quel punto il ragazzo perse per un secondo il suo piglio, poi con fare confuso inizio a cercarlo. «Mmm, dove cavolo l’ho messo? Era qui, accidenti! Mi sa che l’ho lasciato in camera». «Male, molto male, signor Potter. Se non ha il documento mi vedrò costretto a svegliare la Preside». Harry cominciò a sudare freddo: il loro bluff non era riuscito, e lui si era ficcato in guaio grosso come il castello di Hogwarts. Per sua fortuna gli venne in aiuto Ron che si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò la soluzione. «Harry, calmati, mostra loro la Mappa del Malandrino. Digli che è una verbo-lettera e aprila, al resto ci penso io». Harry non si fece ripetere le istruzioni due volte, tirò un fiato, riprese la calma e poi, con aria innocente, sfilò la mappa. «Ma che sbadato, eccola qua! Ero convinto di averla lasciata in camera». Il gargoyle osservò la mappa che a lui, come a chiunque non conoscesse la parola d’ordine, appariva come una pergamena vuota. «È solo una pergamena vuota… signor Potter, mi prende in giro?». Harry non sapeva come andare avanti. A quel punto gli si avvicinò Ginny che prese a sussurrare all’orecchio del ragazzo. «Harry, per l’amor di dio, inventa qualcosa, prendi la bacchetta, improvvisa o siamo fritti …». Senza molta convinzione il ragazzo afferrò la bacchetta e ricominciò la sua recita. «Come, non conoscete le verbo-lettere?». Rimase qualche secondo in attesa di una risposta dai due gargoyle ma questi fecero solo un cenno di diniego con la testa. «Capperi! Non vi hanno avvisato delle nuove disposizioni in merito?». Di nuovo i due guardiani fecero un cenno di no con la testa. Harry a quel punto prese coraggio. «Ma come, non vi è arrivata la nuova circolare, articolo 234 comma 22, paragrafo 7? Non ci posso credere! Sarebbe stata la prima cosa da fare! Mi lamenterò col mio capo appena lo vedo. Come si fa a non avvisare due importanti figure come voi, pilastri fondamentali della sicurezza di questa scuola?». Alle parole altisonanti che Harry espresse nei loro confronti i due gargoyle fecero la ruota. Era il momento di affondare il coltello, sperando che l’idea di Ron li convincesse. «Che dire, sono esterrefatto! Ad ogni modo vi spiego: questa è una verbo-lettera, un nuovo sistema introdotto dagli americani, e serve a far sì che i messaggi non vengano letti da chicchessia, visto che per poterlo fare ci vuole un incanto speciale». Impugnò la bacchetta e, con fare serio, picchiettò la Mappa mentre pronunciava il teorico incanto «Ron, risolvi l’inghippo …» quindi aprì la pergamena. I gargoyles osservarono tutta l’azione incuriositi, soprattutto quando Harry aprì la pergamena, e sembrarono molto stupiti da quanto successe subito dopo: la pergamena si staccò dalle mani di Harry librandosi solitaria mentre fendeva l’aria sbattendo i bordi a mò di ali. Quando fu lontana circa un metro dal ragazzo si fermò, fece una mezza capriola, e infine si udì una voce gutturale e profonda. «Signor Potter, lei è convocato alle tre di notte ora locale presso il Lago Nero, per una sessione urgente di addestramento. Mi raccomando la puntualità, se non vorrà incorrere in sanzioni. Se dovesse assentarsi verrà fatta comunicazione direttamente alla sua Preside per le solite vie sicure. Non mi faccia attendere. Distinti saluti, Augustus Merlin, vice-capo ispettore Auror». La mappa fece un'altra capovolta e, come si era allontanata, si riavvicinò ad Harry, per poi depositarsi nelle sue mani. Harry ripiegò per bene la pergamena e se la rimise in tasca con tranquillità, quindi guardò i due gargoyles. La loro reazione non si fece attendere. «Ci scusi signor Potter per averla fatta tardare. Prego, può uscire tranquillamente, e ci saluti il signor Merlin». I due guardiani aprirono le ali indicando le due porte che lentamente si aprirono. Appena ci fu spazio sufficiente, i tre fili di fumo sgattaiolarono davanti ad Harry il quale prima salutò cordialmente i due gargoyles, poi si mosse lentamente verso il portone per dare ai tre il tempo di uscire. Qualche istante dopo erano tutti fuori mentre il portone si richiudeva alle loro spalle. Era fatta. Ad Harry sembrava che, oramai, niente avrebbe potuto più fermarli mentre si allontanava dal castello fischiettando "Perchè Weasley è il nostro re!!". | |
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