I Due Volti della Neve

I tre ragazzi si Materializzarono a Diagon Alley con un sonoro CRACK. La neve ricopriva la stradina e le pensiline dei negozi creando un’atmosfera surreale e magica: i fiocchi bianchi vorticavano pigri sopra le loro teste spostati qua e là dal vento freddo invernale e luccicando, di tanto in tanto, alla flebile luce dell’aurora. I negozi di oggetti magici erano chiusi e non vi era ancora nessuno per le strade. Ben presto però quella coltre di neve compatta che ricopriva il lastricato sarebbe stata solcata dalle orme di centinaia di maghi alle prese con i loro acquisti più disparati.
«Da dove passiamo?» la voce di Hyde ruppe il silenzio. Spostando lo sguardo dal Ghirigoro innevato all’americano, Harry poté notare che questi si stava rivolgendo a lui. Non aveva evidentemente sufficiente confidenza per rivolgersi direttamente al fratello di Ron.
«Se ricordo bene dobbiamo andare verso la Gringott e poi svoltare in un vicoletto sulla sinistra. Con Fred… c’eravamo capitati per caso girovagando vicino al nostro negozio.» Pronunciando il nome del gemello aveva fatto una piccola pausa. Fred Weasley era morto solamente otto mesi prima e la sua scomparsa aveva segnato tutti profondamente, ma nessuno come George.
«Andiamo allora. Sarebbe meglio che nessuno ci veda in giro qui dopo il rapimento di Ron. Non ho ancora avvertito Kingsley e non vorrei che qualcuno gli riferisca delle nostre ricerche.»
Con il ragazzo dai capelli rossi come guida, si inoltrarono per gli stretti viottoli di Nocturn Alley. Lasciando la via principale l’atmosfera era cambiata completamente: una sottile nebbiolina aleggiava tra le nere insegne delle botteghe e la neve, che prima dava serenità e sicurezza, sembrava poter nascondere ogni sorta di pericolo sotto la sua coltre melmosa. Certamente però quella scura parte di Londra celata agli occhi dei babbani, aveva perso gran parte del suo antico splendore con la caduta di Voldemort: molti negozi che con l’ascesa del Signore Oscuro avevano raggiunto il loro momento di gloria ora si mostravano in abbandono.
Dopo aver girato per qualche minuto per le strette e luride stradine, i tre ragazzi si ritrovarono in una piccola piazzetta.
«La bottega che vi dicevo dovrebbe essere lì nell’angolo.» disse George indicando un punto indefinito davanti a loro. La nebbia si era fatta più fitta ed impediva ai raggi del sole nascente di illuminare con chiarezza gli scuri edifici che si affacciavano sulla piazza. Dritto davanti a loro però si trovava una bottega più bassa delle altre con una grande vetrina sprangata. Avvicinandosi riuscirono a leggere l’insegna che recitava “Il Manoscritto Infuocato” ed aveva come marchio un volume aperto dal quale scaturiva qualche flebile fiammella.
«Sembra che il negozio sia stato abbandonato.» disse Harry deluso cercando di scorgere qualcosa all’interno della sudicia vetrina.
«Non ho la minima idea di dove possa essersi trasferita questa Azucena. Non sono più passato di qua da quella volta.»
«Bè non siamo venuti qui per niente. Entriamo e vediamo se riusciamo a trovare qualcosa. Che ne so… il nuovo indirizzo o qualche informazione utile.» replicò Hyde. L’americano sembrava non avere la minima intenzione di mollare sin quando non avessero trovato qualcosa.
Dopo aver controllato che nessuno li stesse osservando fecero esplodere la serratura ed entrarono nella piccola libreria. All’interno il locale sembrava molto più spazioso di quanto potesse apparire dall’esterno: diverse montagne di volumi erano ammassate sul pavimento impolverato tanto da rendere difficile il passaggio. Numerose spade, mazze ed armi di vario genere erano appese alle pareti insieme a quadri ed arazzi dall’aspetto antico che mostravano scene macabre e sanguinose. Per non parlare dei sopramobili e degli strani oggetti degni di Magie Sinister che affollavano credenze e vetrine. Harry guardava il locale incuriosito e pensieroso. Cosa mai potevano trovare in mezzo a tutta quella roba accatastata? Si diresse verso il centro del negozio, camminando con cautela per non far crollare le pile di libri che certamente l’avrebbero sommerso, alla ricerca di una scrivania o di un bancone dove il proprietario poteva aver lasciato qualche informazione. Dopo qualche istante scorse un tavolo in un angolo attorniato da tre grandi librerie ricolme di pergamene. Il suo ripiano era completamente occupato da oggetti di vario genere: una campanella per richiamare l’attenzione, la fodera di una spada, una piuma, un teschio in metallo… Avvicinandosi di più scivolò su qualcosa e cadde a terra con un tonfo. L’oggetto che l’aveva fatto cadere era una copia della Gazzetta del Profeta che con il suo peso era slittata sopra lo spesso strato di polvere. Alzandosi in piedi la raccolse. Il giornale era aperto su una pagina che richiamò immediatamente la sua attenzione: la foto di una persona a lui sgraditamente nota occupava gran parte del foglio con il suo solito sorriso compiaciuto.

Harry non riusciva a staccare gli occhi dall’articolo. Non era possibile. Non riusciva a crederci. Il padre di Draco era stato ucciso. Come era possibile che dei maghi oscuri fossero entrati ad Azkaban? La prigione era uno dei luoghi più sicuri di tutta l’Inghilterra. Doveva avvertire gli altri. Non poteva tenere per se una simile notizia.
Girandosi per tornare verso l’ingresso e cercare i compagni vide che la punta di una grande spada era puntata dritta verso il suo petto: una mano raggrinzita ma allo stesso tempo ferma la teneva rivolta nella sua direzione.
«Non ti muovere.» Una signora anziana e dall’aspetto stanco lo fissava intensamente negli occhi con aria inquisitoria.