Premetto che non ho pensato al fatto che potessero esserci altri testi simili o che trattassero quantomeno lo stesso argomento. Ho scritto e basta. Più per sfogo che per altro
Quindi non me ne voglia nessuno... tanto le mie sono sempre e solo chiacchiere Correva. Correva, ansimava, la gola gli bruciava. Gli avevano sempre detto di non respirare con la bocca aperta quando correva, ma in quel momento non gl’importava di nulla.
L’aria fredda del tardo pomeriggio gli sferzava il viso, anche il sudore che gli colava dalla fronte era gelido.
Ormai non sentiva più le gambe, le tempie gli pulsavano, aveva bisogno di calmarsi e riprender fiato.
Si sedette vicino all’asta dell’anello più alto, poggiandovi la testa, ad occhi chiusi.
Non aveva mai sentito tanto silenzio nel campo di Quidditch.
Aprì gli occhi, aveva la vista annebbiata. Si chiese quanto tempo sarebbe servito al suo cervello per ricevere un po’ d’ossigeno. Pian piano il paesaggio gli si formò davanti agli occhi: il sole del tramonto conferiva all’erba del campo un colore autunnale, caldo, e creava ombre davvero lunghe. L’ombra degli anelli del lato opposto del campo, che scorgeva a malapena da lì giù, oltretutto senza occhiali, quasi gli sfiorava i piedi.
Chiuse di nuovo gli occhi al calore appena accennato di quel sole invernale, e ripensò a ciò che lo tormentava: lui lì, ad Hogwarts, e Ron nelle mani di quei maghi oscuri. Non aveva dubbi, sarebbe partito al più presto alla ricerca del suo amico, con o senza il consenso di Kingsley.
Un senso di vertigine lo investì al solo pensiero del letto vuoto del suo amico. Una stretta allo stomaco gli rammentò invece il dolore di Hermione, di Ginny e del resto della famiglia.
Tutta la scuola era al corrente del rapimento. Anche i Serpeverde e gli studenti americani avevano mostrato una sensibilità che non si sarebbe mai aspettato. Ma ciò che l’aveva lasciato basito, era stata la proposta di Hyde.
Mai avrebbe immaginato una cosa del genere, ma, soprattutto, mai avrebbe immaginato di poterla prendere in considerazione.
Fece un respiro profondo. Aveva ripreso fiato e la corsa, come sperava, gli aveva lasciato addosso una sensazione di stanchezza, di vuoto: proprio quello che voleva.
Fece per alzarsi per raggiungere gli spogliatoi e darsi una ripulita, ma una voce lo bloccò.
«Cosa ci fai qui?»
Harry rispose con un’alzata di spalle, guardando Hermione negli occhi.
«E tu cosa ci fai qui? Voglia di una partita a Quidditch?» provò a scherzare Harry. La ragazza gli si sedette affianco in silenzio.
«Sai che non salirò mai su una scopa… quindi abbandona le tue speranze di vedermi giocare a Quiddicth» sorrise Hermione di rimando, accarezzando l’erba davanti ai suoi piedi.
Harry la osservò ed un calore improvviso gli scaldò il cuore.
«Harry» disse la ragazza improvvisamente «ti sei mai chiesto il perché delle cose?». Si girò verso di lui, appoggiando la testa sulla ginocchia, attorno alle quali teneva le braccia, quasi a volersi raggomitolare su se stessa.
«Si, Hermione» riflettè Harry «Troppe volte».
«E cosa ti sei risposto?» gli chiese con lo sguardo verso il sole che ormai era quasi nascosto dietro gli alberi della foresta.
«Mi sono risposto che… non sempre c’è una risposta. A volte le cose accadono perché devono» Harry si stupì della sua risposta.
Hermione restò in silenzio per molto tempo. Poi annuì tra se, quasi a darsi forza.
«Lo credo anch’io. Credo anche che io debba restare qui, che non debba lasciare Hogwarts».
Harry la guardò stupito.
«Si… so che lascerai Hogwarts per andare alla sua ricerca. Lo so perché sei tu, Harry. Ma deve restare qualcuno qui, al castello» spiegò con fare rassegnato, ma allo stesso tempo sicuro.
Harry immaginò quanto costasse quella scelta alla sua amica, ma, come aveva detto lei stessa, non si aspettava nulla di meno da lei. Era Hermione.
Il ragazzo non disse nulla. Forse quello era uno dei motivi per cui era così semplice essere amico di Hermione: non c’era bisogno di parlare.
«Ma Ginny non la prenderà bene» gli ricordò la ragazza.
«Lo so, ma tu le spiegherai tutto. Abbiamo gli specchi gemelli, ci terremo in contatto con quelli»
Hermione annuì, rassicurandolo.
«Quando vai?»
«Appena avrò sistemato le cose con chi di dovere. Ma soprattutto, appena Hyde uscirà dall’infermeria» le disse il ragazzo.
«Hyde?» Hermione lo guardò confusa, come se avesse perso il filo del discorso.
«Si, mi ha chiesto di venire con me, per darmi una mano. E credo che accetterò la sua proposta» spiegò Harry.
«Chissà cosa direbbe Ronald...» disse Hermione accennando un sorriso. Harry rise al pensiero di quello che avrebbe detto l’amico.
Poi aiutò Hermione ad alzarsi, e con lei si avviò verso il castello.