Zombie

Il problema di zia Bella mi ha ispirata, e ho voluto provare a dare un contesto alla canzone dei Cramberries. Magari non le sarà utile per la sua esecuzione, ma mi è piaciuto scriverlo. E se c'era già qualcosa del genere, vi prego di perdonarmi. Buona lettura!

«Un’ altra testa pende lentamente. Un bambino è preso lentamente. E la violenza ha causato così silenzio ...»
Conosceva quella canzone, anche se non ne ricordava il titolo. L’aveva sentita qualche volta durante le vacanze estive, dopo la morte di Cedric, e già allora, quando la guerra era appena scoppiata, anche se di nascosto, le era sembrata così reale... Quelle parole, quelle note cariche di disperazione, suscitarono in lei delle emozioni così forti che si accasciò sotto un balcone, premendosi il petto con la mano sinistra. Si trovava in una stradina deserta. La bacchetta stretta nella mano destra, nascosta in una tasca, una cartina nell’altra. Quel paese era grande, immenso. Chissà se sarebbe riuscita subito nella sua missione, o se avrebbe dovuto cercare e cercare senza tregua.
Non era stato affatto facile prendere quella decisione. L’aveva fatto per salvare le persone che aveva più care al mondo, e adesso che la battaglia era finita temeva che non sarebbe riuscita più a trovarli, e a riportarli indietro, sopraffatta com’era dal dolore. La guerra era finita e loro avevano vinto, ma il prezzo da pagare era stato alto, e la mancanza di tutti quegli amici con cui avevano condiviso i momenti più importanti degli ultimi anni le toglieva il fiato, tanto che pensava che, un bel giorno, avrebbe smesso di respirare, così, semplicemente.
Era ancora ferma sotto il balcone; dai battenti aperti di una finestra al primo piano continuavano a fluire le parole di quella canzone - ironia della sorte - babbana.
«Ma tu lo vedi che non sono io. Non è la mia famiglia. Nella tua testa, nella tua testa stanno combattendo ...».
«Adesso basta!» si disse ad alta voce, riscuotendosi. «Io sto bene! E loro sono qui, ne sono sicura ...».
Non aveva permesso a nessuno di accompagnarla in quella missione. Era una cosa che voleva fare da sola.
«La rottura di un altro cuore di una madre sta finendo, quando la violenza causa il silenzio. Ci siamo sbagliati ...».
Mi sono sbagliata? Si chiese, con il cuore gonfio di aspettativa e di ansia. Le note della canzone si persero nello stretto vicolo che aveva appena abbandonato per attraversare i pochi metri che la separavano dalla sua meta. Il suo sguardo spaziò su un parco pieno di bambini urlanti e di mamme in compagnia di altre mamme che spingevano le carrozzine e chiacchieravano tranquillamente godendosi la frescura degli alberi.
Arrivò davanti al cancelletto della casa che le avevano indicato quando era arrivata alla stazione degli autobus.
Aveva viaggiato con la smaterializzazione fin dove aveva potuto, poi, per non dare nell’occhio, aveva preso un aereo. Infine una navetta l’aveva accompagnata fino in centro, dove aveva cominciato a chiedere informazioni in giro.
In fondo, si disse, aveva fatto un buon lavoro. Molte persone, in paese, le avevano dato un’indicazione, un riferimento, per poter giungere fin lì, e ne fu felice. Evidentemente i problemi di integrazione che aveva tanto temuto non c’erano stati, o erano stati superati.
Persa nei suoi pensieri, impalata davanti al cancelletto, non si accorse dell’uomo che la osservava con sguardo penetrante. La luce baluginava sul camice immacolato, la mano sulla fronte per coprirsi dal sole accecante di mezzogiorno. Lesse il cartello sulla cassetta postale.
Wendell e Monica Wilkins.
Le gambe non la sorressero più. Cadde per terra sul vialetto, e l’uomo corse verso di lei.
«Monica, corri. Porta un bicchier d’acqua» lo sentì dire. «C’è una ragazza che si sente male!».
Dopo pochi secondi sentì sul suo corpo il calore di quelle mani che sapevano di disinfettante, e si abbandonò ad un pianto dirotto.
«Ecco, piccola, prendi anche questa», disse sua madre, porgendole un bicchiere d’acqua e una merendina ancora incartata nel cellophane. «E’ dietetica, ma è meglio di niente ...».
Hermione sorrise. Ce l’aveva fatta.

bhè... TI ODIO LADY, TI ODIO!!
Perfetto... Profondo... Piacevole... Misterioso...
Senza trama!

Senza trama??? Cattiva, Nanaly, cattiva!!!

A me è piaciuto Soprattutto perchè si capisce solo alla fine chi è la "donna"! O almeno io l'ho capito solo alla fine

Ti voglio bene Lady..
Cioè.. ecco, vorrei dirti che il testo è scritto benissimo, che MI PIACE, elencarti tutti i punti stupendi, conosco la traduzione della canzone e la tua idea è stata fenomenale ma.. io.. riesco solo a pensare che la canzone, QUELLA canzone ti ha ispirato, che un mio "problema" ti ha ispirato, che IO ti ho aiutato a scrivere una meraviglia. Grazie.. non so perchè mi fa questo effetto ma grazie, è.. troppo. :')

Citazione :

, e si abbandonò ad un pianto dirotto.

Sono io che sono commossa... ma è davvero grazie a voi che sto migliorando, perchè mi insegnate come si fanno le cose fatte bene!
Quindi, sono io che ringrazio voi!
La cosa bella di queste amicizie che stanno nascendo è che sono vere amicizie, perchè stimolano la parte bella di me, quella creativa, che sinceramente troppo spesso dimentico di avere!!!

WoW!!
Questo testo è diverso dagli altri che hai scritto...cambia completamente stile! E' bellissimo! Complimenti davvero!

Mi accorgo solo ora di non averlo commentato!! Ero convinto di averlo fatto.. l'ho letto subito!

Lady, è fantastico!
Scritto con un gran bel stile, non riesco davvero a trovare difetti!!

Bravissima!

Testo bellissimo e eccellente il numero 1

Mamma Lady o.o Sono senza parole! Bellissimo testo!