Ho scritto questo testo con la piena consapevolezza che non potrà essere inserito nel libro, mi chiederete: allora perchè l'hai scritto? Per il puro piacere di scrivere
Vorrei sapere cosa ne pensate...
Memorie di un venditore di bacchetteEra ormai passata la mezzanotte in Diagon Alley, ma una fioca luce riluceva ancora tra i numerosi negozi di Magia chiusi per la tarda ora e una brezza leggera, portata dal violento temporale della mattina, sfiorava lieve le finestre del negozio di bacchette più famoso della Gran Bretagna.
<<Signor Olivander, c'è qui una signora che vorrebbe far riparare una bacchetta, è in condizioni disastrose: spezzata in punta, frassino e crine di uni...>>.
<<Pensaci tu Nicholas, ora ho da fare.>>. Dei passi, e l'assistente di Olivander lasciò la stanza per occuparsi della cliente. Erano decenni che gestiva il negozio da solo, tutto era sempre andato a meraviglia e la fama di miglior venditore di bacchette lo precedeva, ma di questi tempi riuscirci era impensabile. I danni fisici provocati dalla prigionia in Villa Malfoy si facevano sentire, la vecchiaia avanzava e l'unica soluzione possibile era sembrata assumere un assistente; l'ipotesi di chiudere aveva dell'assurdo.
In fondo Nicholas era un bravo ragazzo, imparava in fretta e aveva voglia di fare, non avrebbe potuto trovare di meglio come suo successore. Successore... le lettere si persero con lo sguardo del vecchio sulle pareti del suo studio coperte di piccole scatole: scatole di bacchette tra le più varie e incredibili, illuminate dalla leggera luce di un candeliere posato sulla scrivania a cui era seduto. Si trovava nel retro del negozio, ormai più simile ad un magazzino, dove l'arredo era semplice, troppo a sentire Nicholas: una scrivania, una sedia e migliaia e migliaia di bacchette magiche ancora da vendere. Non sarebbe stato più lui però ha compiere questo gesto, donarle al loro legittimo proprietario, aiutarle a scegliere il futuro padrone: è la bacchetta che sceglie il mago, non il contrario... Non si era mai sbagliato su questo. Lui li aveva visti entrare tutti, compiere il primo passo da mago per poi sentire le loro storie mentre crescevano, tutti, persino i più grandi: Albus Silente, Tom Riddle. Pensare che un tempo erano due ragazzini di undici anni non troppo diversi, sembra impossibile, la loro diversità è stata nelle scelte che hanno fatto e tutto era cominciato lì, in quel vecchio, logoro negozio di bacchette...
***
Il campanello tintinnò con forza quando una famiglia formata da quattro persone entrò nel negozio: una giovane donna con lunghi capelli neri e il viso segnato dalla sofferenza teneva tra le braccia un bambinello di tre o quattro mesi, al suo seguito due ragazzini, uno un poco più grande dell'altro. La madre stava parlando animatamente con il figlio maggiore:
<<Se preferisci che io e Aberforth ti aspettiamo fuori non c'è problema caro, è un passo importante.>> diceva.
<<Ve ne sarei grato madre.>> le rispose lui con una gentilezza oltre misura, di cui nè il fratello, che fissava avido le bacchette sugli scaffali, nè la donna si stupirono.
<<Ma mamma! Anch'io voglio una bacchetta! Perchè la deve avere solo Albus? Magari se restiamo qui, quel vecchio signore la regala anche a me!>> intervenne il figlio più giovane additando Olivander che li osservava con attenzione. A quelle parole il maggiore rabbrividì contrariato; sembravano così simili e così diversi quei due ragazzi, eppure in loro scorreva lo stesso sangue.
<<Le chiedo scusa, Olivander, mio figlio non voleva essere scortese.>>
<<Si figuri Kendra!>> ribattè il venditore con un sorriso comprensivo; era la famiglia Silente, come li conosceva? Lui li aveva visti passare tutti, tutti.
<<Bene Albus, io e tuo fratello usciamo così tu fai quello che devi, è stato un piacere rivederla.>> aggiunse rivolta ad Olivander.
<<Uffa mamma! Voglio rimanere dentro, così quando tocca a me sono più bravo di Albus...>> e la sua voce si spense con il chiudersi della porta.
Fu Olivander a rompere il silenzio dilatatosi tra i due: <<Buongiorno signor Silente, le confesso che mi chiedevo quando sarebbe venuto a farmi visita.>> cominciò.
<<Lei mi conosce?>> domandò sorpreso il ragazzo.
<<Certo che sì signorino, e conoscevo i suoi genitori, due ottime bacchette che potrebbero ritrovarsi in lei. Vediamo ... ah sì, suo padre aveva concluso che quella giusta per lui era di crine di unicorno, vuole provare se...?>>
<<No!>> Albus aveva perso tutta l'incantevole gentilezza dimostrata poco prima. Quando si accorse dell’errore si affrettò a correggersi: <<No, per favore. Le domando perdono, ma preferirei non avere una bacchetta magica che abbia qualcosa in comune con mio padre>>. La forza e la sincerità con cui quel ragazzino aveva pronunciato le ultime parole colpirono piacevolmente Olivander, sapeva che il capofamiglia dei Silente era appena finito ad Azkaban per aggressione ai babbani. Era naturale che il giovane figlio non volesse rivedersi in lui, naturale e comprensibile per un ragazzo così per bene. <<Mio caro Albus, non si può decidere da sè qual'è la bacchetta giusta: è la bacchetta che sceglie il mago>> ribattè.
A queste parole il giovane arrossì violentemente e Olivander non insistè: <<Ma vista la sua inclinazione vorrei farle provare una bacchetta molto simile a quella di sua madre, se lei è d'accordo è chiaro.>> aggiunse con un sorriso malizioso.
<<Certo signore, non ho alcuna obbiezione in proposito.>> disse sorridendo felice, superato l'imbarazzo.
<<Molto bene, ecco qua: betulla, corda di cuore di drago, 11 pollici e mezzo, flessibile; forza, la agiti!>> esclamò porgendogliela.
Silente obbedì con un movimento leggero ma deciso del polso: la potenza fu tale che con un lampo di luce arancione la bacchetta schizzò verso una lampada posata sulla scrivania facendola scoppiare in uno scintillio di colori e dando fuoco alle numerose pergamene che si trovavano sfortunatamente lì attorno. Che forza della natura! Un potenziale magico davvero impressionante: non è da tutti creare uno scompiglio del genere al primo colpo di bacchetta, anche se involontario.
<<Ehm, no, decisamente no!>> commentò Olivander <<Credo proprio che qui sarà necessario prendere delle misure, mi permette...?>> continuò prendendo un metro.
Il ragazzo annuì con un espressione molto più adulta della sua età; lo lasciò fare senza obbiezioni: braccio, avambraccio persino strane misurazioni come la circonferenza della testa e la distanza tra le narici, non aprì bocca anzi, tutto questo lo divertiva.
Difficile, molto difficile, trovare per lui una bacchetta non sarebbe stata un'impresa da niente; era un bambino gentile e onesto, senza contare l’incredibile potenziale magico! Inoltre le misurazioni prese rivelavano una particolarità anomala: era intelligentissimo. Tutti quei fattori portavano ad una sola possibile bacchetta, l’unica che avrebbe potuto comparare tale magia. Il suo sguardo si posò su una delle tante scatolette che ricoprivano la parete: era bianca e oro e conteneva l’oggetto in questione, una delle bacchette più potenti dell'intero negozio. Al suo interno la piuma di una fenice bellissima: doveva stare in mani buone e quel ragazzo sembrava la persona giusta. Come a conferma della sua intuizione un raggio di caldo sole che filtrava dalla finestra la illuminava rendendola ancora più speciale; si avvicinò allo scaffale, estrasse la scatola e la porse ad Albus:
<<Noce e piuma di fenice...>> mormorò, chissà se avrebbe funzionato?
Al solo sfiorarla con un polpastrello, il pezzetto di legno cominciò a vibrare sotto lo sguardo esterrefatto del ragazzo e, presa in mano, lo avvolse in un turbinio di luce dorata sprizzando scintille di gioia; in un istante attorno ad essa comparve un alone bianco puro e splendente. Tutto il negozio fu scosso da un brivido: sì, funzionava alla perfezione.
<<Credo che questa vada bene, vero signor Olivander?>> disse felice.
<<Sì, lo credo anch'io signor Silente>> rispose lui con un gran sorriso. La bacchetta lo aveva scelto e nessuno poteva portarglielo via, una grande bacchetta per un, futuro, grande mago. Eh sì, un mago coi fiocchi!
***
Molti anni dopo…
Una piccola figura solitaria s’intravedeva dietro i vetri, appannati dalla forte pioggia, del negozio di bacchette: camminava nella tempesta con la veste da mago tirata fin sopra gli occhi e si dirigeva proprio in quella direzione. Era notte inoltrata.
Tin tin tin!
Il suono del campanello attirò l’attenzione del vecchio venditore semi addormentato: un ragazzino sugli undici anni, fradicio era appena entrato nel suo negozio e si stava guardando attorno incurante della considerevole quantità d’acqua che si stava riversando sul tappeto sotto di lui. Aveva bei lineamenti e capelli scuri, gli occhi brillanti si spostavano veloci sugli scaffali ricolmi di bacchette magiche osservando ogni più piccolo particolare, curiosi e attenti cercavano invano di mascherare l’incredibile interesse che esercitava in lui quel luogo.
<<Buonasera>> lo salutò Olivander <<Non le sembra un po’ tardi per andare in giro solo signor …?>>
<<Riddle>> rispose lui distolto dalla sua ispezione, non sembrava maleducato solo … diffidente.
<<Ah sì, sì, il professor Silente mi aveva accennato del suo imminente arrivo. Lei è un nuovo studente di Hogwarts non è così?>> domandò.
<<Hog… ah la scuola per persone speciali…>> rispose lui parlando più a se stesso <<Sì, è li che devo andare.>>
<<Quindi lei è Tom Riddle?>>
Un brivido.<<Sì>>
<<Ed è venuto qui solo? A quest’ora di sera?>> lo stupore di Olivander era evidente.
<<Sì>>
Silenzio.
Che ragazzo strano, rispondeva a monosillabi come se il suo interlocutore avesse scarsa importanza, per non dire nessuna. E poi il brivido, quel brivido di disgusto al solo sentire il suo nome: Tom. Strano ragazzo davvero…
<<Allora signor Riddle, è qui per comprare la sua bacchetta? Per frequentare la scuola di Hogwarts è necessaria, lo sa questo?>> continuò Olivander.
<<Sì>>
<<Bene, ci eviterà noiose spiegazioni di routine>> disse sollevato <<Sarà necessario prendere delle misure e poi la bacchetta potrà sceglierla….>>
<<Cosa?!>> lo interruppe Riddle <<Sono certo di non aver capito bene: misure? Un pezzo di legno che mi sceglie?>>
<<Signorino lei ha capito benissimo! E’ la bacchetta che sceglie il mago naturalmente, e per farlo ho bisogno di prenderle delle misurazioni…>> rispose tranquillo.
<<No, neanche per idea>> disse indietreggiando lentamente sulla difensiva, stringendosi addosso la veste come per proteggersi << Io … lei … ci deve solo provare a toccarmi!>> esclamò.
Lo stupore di Olivander era palese, dopo quella reazione avrebbe potuto cacciarlo dal negozio seduta stante ma qualcosa gli impediva di farlo: una strana curiosità nei confronti di quel ragazzino si stava lentamente impadronendo di lui
<<Allora cosa propone di fare?>> gli disse mostrando finta preoccupazione.
<<Io … non saprei … ecco …>> lo aveva preso in contropiede. Il ragazzo si guardò intorno velocemente come per valutare la situazione; la sua mente lavorava frenetica << Sono un mago ... ho bisogno … di …>> pensava ad alta voce ma si interruppe all’improvviso: aveva lo sguardo fisso su una gamba della scrivania, vacuo. Si riscosse velocemente e andò a posare gli occhi sul volto del venditore come ricordandosi solo ora che c’era anche lui:
<<Mi dia …>> un brillio maniacale nello sguardo <<Mi dia la bacchetta più potente che ha!>>
<<Oh no signor Riddle, non funziona così. Gliel’ho detto poco fa: è la bacchetta che sceglie…>>
<<Ha forse qualcosa in contrario?>> ribatté il ragazzo fissandolo intensamente.
<<Vede …>>
<<Le ho detto cosa deve fare, lo faccia.>> disse deciso. Lo disse con totale sicurezza, come se impartire ordini fosse per lui all’ordine del giorno. L’insolenza del ragazzo aveva superato il limite del possibile ma proprio non riusciva, Olivander, a cacciarlo malamente. Cosa si nascondeva dietro la maschera di Tom Riddle che per un attimo, con lui, aveva abbassato? Cosa sarebbe diventato quel ragazzino, con in mano una bacchetta? L’unico modo per scoprirlo era…
<<Vuole davvero la bacchetta più potente che possiedo?>> gli chiese.
<<Sì>>
<<Crede di essere in grado di controllare un potere magico molto superiore al suo?>>
<<Sì>>
<<Anche se questo potrebbe portare a risvolti imprevisti e disastrosi?>>
<<Sì>>
<<Molto bene allora, ecco la bacchetta migliore che possiedo: la forza del legno di tasso mischiata alla bellezza della fenice, 13 pollici e mezzo; ha la straordinaria capacità di incanalare tutti i poteri del mago che la possiede facendoli diventare i suoi, aumentandoli.>>commentò preciso Olivander senza staccare gli occhi dal giovane, ne era incantato ma sapeva che non poteva funzionare; gli porse la bacchetta con la sola intenzione di dargli una lezione, fargli capire che non poteva scegliere, che lei non lo aveva scelto.
Con lo stesso inquietante luccichio negli occhi Tom Riddle si avvicinò alla scatola aperta sulla scrivania: una bella bacchetta era appoggiata sul cuscinetto rosso cupo al suo interno, il giovane allungò la mano e la prese. Non ci fu bisogno di agitarla, una nube nera avvolse il ragazzo e il venditore come la polvere buio pesto, un rumore sinistro e, sotto gli occhi sgranati di Olivander, la nube sparì. La bacchetta sembrò lasciarsi andare docile nella mano del suo nuovo proprietario con un sibilo. Era avvenuta una cosa sconcertante, incredibile: lei non l’aveva scelto, si era sottomessa al suo volere. Quel ragazzo aveva controllato il volere di una bacchetta magica, e lui,Olivander, lo aveva permesso! Impossibile … ma vero.
<<Mi dica quanto costa: la voglio>>
***
Ah se solo avesse fermato quell'undicenne! Sapeva che la bacchetta, in suo possesso, avrebbe fatto grandi cose, grandi e terribili? Forse sì, ma allora la curiosità nei confronti del giovane Tom Riddle aveva avuto la meglio: come si sarebbe comportata la bacchetta di tasso, una delle sue creazioni, nelle sue mani? Adesso conosceva la risposta ma a quel tempo poteva solo immaginarla.
La candela si era consumata quasi completamente, la sua debole luce giocava sulle pareti dello studio. Il rumore di una porta che sbatte: Nicholas aveva appena lasciato il negozio, tra qualche ora, come tutte le mattine, sarebbe tornato ... Sì ... Ma questa volta, solo.
Una lacrima salata percorse la guancia di Olivander e la stanza cadde nell'oscurità: il candeliere si era spento con l'ultimo respiro di un venditore di bacchette senza tempo.