Selezioni di Quidditch

Sabato 12 settembre, presso il campo di Quidditch, si svolgeranno le selezioni per la nuova squadra.
Chiunque voglia partecipare, si presenti la mattina presto possibilmente munito di scopa.
Tutti sono invitati ad assistere ed a supportare la squadra della nostra casa.
Il capitano, Harry Potter.

[...]

Si era svegliato molto presto ed era sceso ad ultimare i preparativi. Stava camminando nell'erba umida del campo: a settembre le temperature notturne iniziavano a calare e la rugiada aveva bagnato il terreno. Il cielo però era terso e, anche se il sole non era completamente sorto, preannunciava una giornata perfetta.
Appoggiò a terra la cassa di legno che conteneva le palle e questa iniziò subito a tremare visibilmente: i bolidi fremevano per uscire! Poi inforcò la sua scopa (*Marcus ha confermato che Harry non ha la scopa, dobbiamo aggiungere un altro punto alle cose che dovrà fare a Londra!*) e spiccò il volo. Salì velocemente in alto per sgranchire le ossa; fece un paio di evoluzioni e poi si abbassò. Volò lentamente intorno al campo controllando che tutto fosse in ordine. L'aria fresca gli solleticava la pelle portandogli l'odore dell'erba bagnata. Quelle sensazioni lo rendevano felice ma allo stesso tempo gli ricordavano tutti i bei momenti che aveva passato in quel luogo mettendogli una gran nostalgia.
Aveva quasi percorso l'intero perimetro quando scorse un nutrito gruppo di Grifondoro guidati da Ron sopraggiungere al campo che ora luccicava illuminato dai primi coraggiosi raggi solari che erano usciti da dietro i monti.
Bene, adesso viene il bello! Pensò.
Sferzando l'erba, accelerò sulla scopa raggiungendo velocemente gli altri. Li volò intorno e poi atterrò davanti a loro.
Quasi gli prese un colpo quando si accorse che che erano almeno in una cinquantina!
Ron gli si avvicinò sorridendo. «Già qui?»
Harry non fece caso a quello che aveva detto Ron, tanto era sbalordito. «Ma non vorranno mica fare tutti le selezioni?» sussurrò.
«No. Non vedi che quelli equipaggiati per il volo sono sì e no una decina... gli altri sono venuti ad assistere».
Harry si sentì sollevato costatando che l'amico aveva ragione: la gran parte del gruppo si sistemò sugli spalti e solo in pochi entrarono nel campo.
Poi si schiarì la voce. «Benvenuti a tutti» esordì, «oggi deciderò chi farà parte della squadra della nostra casa per quest'anno». Fece una pausa, compiaciuto del silenzio che aveva ottenuto. «Voglio che sia subito chiaro che questo non è un gioco. Chi entrerà nella squadra dovrà faticare molto più degli altri, quest'anno. Ci aspetteranno estenuanti allenamenti, e nessun insegnante vi giustificherà se trascurerete le lezioni. Se qualcuno non è disposto a questi sacrifici, può andarsene già adesso».
Nessuno si mosse. Guardò negli occhi tutti i candidati... in mezzo a loro c'era la sua futura squadra.
«Bene, adesso ditemi per che ruolo vi siete ...» Harry, soffocò la frase. Preso dall'emozione solo allora si era accorto che, tra tutti i ragazzi che aveva di fronte, mancava Ginny! «Dicevo ...» continuò una volta ripresosi «ditemi in che ruolo intendete giocare che iniziamo».
Avrebbe desiderato fermare tutto e correre a cercarla o, perlomeno, tentare di guadagnare un po' di tempo. Ma non poteva fare preferenze, per quanto doloroso fosse, in quel caso la sua ragazza era come tutti gli altri.
Cinque in lizza per i posti da Cacciatore, quattro candidati Battitori e... e Ron. Fortunatamente per l'amico non si era presentato nessun altro portiere. E doveva essersene accorto dato che non sembrava per niente ansioso come al solito.
Divise i Cacciatori in due squadre. Fece la stessa cosa con i Battitori.
«Userete una sola porta,» spiegò, «dopo ogni azione di una squadra, la pluffa deve superare la metà campo prima che l'altra squadra possa segnare!».
Poi aprì la scatola delle palle. Lanciò la pluffa in alto e i cacciatori iniziarono a lanciarsi qualche passaggio di prova. Poi liberò i bolidi che sfrecciarono subito contro chiunque gli capitasse a tiro.
Si avvicinò a Ron mentre l'amico stava già per dirigersi alle porte. «Dov'è tua sorella?».
«E io che ne so?» rispose «Non la vedo da ieri sera!».
«Se non arriva subito, finirà fuori squadra... non so cosa fare».
«Povero Harry!» disse Ron.
«Cosa?».
«Povero Harry! Se Ginny non entrerà in squadra non vorrei essere al tuo posto!».
L'amico aveva ragione, si sarebbe arrabbiata di brutto! Ma non era colpa di Harry, era lei ad essere in ritardo. Chissà cosa aveva da fare di così importante?
«Sì, ma cosa ci posso fare io?» chiese retorico.
«Potresti scappare, cambiare stato, nasconderti per cinquant'anni ...» disse Ron divertito.
«Ma cosa stai dicendo?».
«Rilassati,» l'amico gli tirò una pacca sulla spalla, «eccola che arriva! A quanto pare ti è andata bene.»
Ginny era appena arrivata a passo spedito con Hermione, che andò a sistemarsi sugli spalti. Ginny si diresse verso di lui.
«Ginny, dove cavolo eri finita?».
«Avevo da fare... perché cos'è successo?».
«Ancora niente... ma se fossi arrivata un momento dopo... saresti finita fuori squadra!».
«Ma sono qui, no?» disse prima di montare sulla scopa e raggiungere gli altri in volo.
Ron fece spallucce e seguì la sorella.
Harry si sedette sugli spalti ad osservare i giocatori e poi diede il via. Cosa aveva per la testa la ragazza... si comportava in modo troppo strano.Dei cacciatori Harry, conosceva solo Ginny e Demelzia Robins (*non sono riuscito a risalire all'età perciò potrebbe essere più giovane di Harry *), che aveva fatto parte della squadra due anni prima.
Ron era in forma e fece delle parate davvero eccezionali; anche se non mancarono i punti segnati dagli aspiranti Cacciatori. Ginny, al solito, aveva dimostrato di avere una marcia in più, anzi, diventava sempre più brava. Anche Demelzia Robins continuava a cavarsela bene. Il terzo Cacciatore scelto per entrare in squadra, fu un ragazzo con i capelli a spazzola del quarto anno, che si rivelò molto abile sia nel volo che nella mira. Harry scoprì chiamarsi Ben Willar (*Qualsiasi altro nome, magari già esistente e ben accetto*). Inoltre Harry invitò anche un altro ragazzo - del secondo anno - ad allenarsi con loro, poiché seppur molto inesperto, dimostrava un'ottima predisposizione.
Anche Jimmy Peakes, della vecchio squadra, fu riconfermato. In quei due anni era cresciuto parecchio mettendo su un fisico possente. Era diventato un perfetto Battitore. L'altro Battitore selezionato - o meglio l'altra - fu Rosy Mattson (*idem che per Ben*), una ragazza del sesto, che, oltre ad un insospettabile forza, Harry dovette ammettere essere anche notevolmente carina. Decise di non condividere con Ginny quest'impressione.
La squadra era al completo: Ron, portiere; Harry, cercatore; Jimmy e Rosy, Battitori; Ginny, Demelzia e Ben Cercatori. Harry era soddisfatto della nuova squadra, avevano ottime probabilità di far bene. Inoltre Ron e Ginny erano stati riconfermati per i loro meriti senza che nessuno avesse potuto insinuare niente a proposito della loro amicizia.
«Bene,» si rivolse alla squadra, «d'ora in poi, dovremo prenderci carico dell'onere di rappresentare tutti i nostri compagni... se avremo successo potremo fare felice l'intera casa, se falliremo dovremo prenderci carico delle nostre responsabilità».
Poi si accorse che Ginny stava già lasciando il campo; gli corse dietro.
«Complimenti sei andata forte!».
«Grazie,» rispose lei senza smettere di camminare, «è stato bello tornare a volare!».
Harry gli si parò davanti bloccandola. «Ehi, si può sapere perché tutta questa fretta?».
«Hermione mi aspetta, dobbiamo fare una cosa ...».
«Ma pensavo che potessimo festeggiare ...».
«Ora, non posso... te lo detto. Più tardi forse ...» poi corse su per la collina, lasciando Harry inebetito.
Ritornò pensiero verso la squadra, doveva ancora accordarsi su quali orari fossero più adatti per gli allenamenti che avrebbero dovuto seguire di lì in avanti; quando Ron attirò la sua attenzione toccandogli la spalla e poi indicando il campo: col berretto calcato sui capelli biondi e lunghi, Bryan Hyde era entrato nello stadio.
Ron gli si parò davanti. «E tu che cavolo pensi di fare qua?».
«Partecipare alle selezioni ...» rispose un po' beffardo.
«Oh... non penso proprio, qui dobbiamo fare la squadra del Grifondoro e non c'è posto per gli americani! Diglielo anche tu Harry ...».
«Ho gli stessi tuoi diritti Weasley!» rimbeccò.
Harry non si sarebbe mai aspettato che avesse osato tanto. Presentarsi qui e pretendere di entrare nella sua squadra. Cosa aveva in mente? Però aveva ragione, aveva lo stesso diritto di tutti gli altri di essere lì.
«Ron, lascia stare... ha ragione lui ...» lo zittì, poi si rivolse a Bryan «Solo che sei arrivato tardi, ormai ho già scelto Battitori e Cacciatori ...».
«Ho visto... ma io sono un Cercatore!».

FINE DEL PARTONE.

Postata la seconda e ultima parte... adesso scatenatevi!!!!!



Harry rimase un momento interdetto ma si riprese subito. «Bene,» disse sotto lo sguardo sbalordito di Ron, «Vediamo cosa sai fare!».
Harry era il capitano, e avrebbe anche potuto liquidarlo velocemente... la squadra aveva già un Cercatore: lui! Ma non voleva perdere l'occasione di confrontarsi con l'americano; sopratutto quando giocava in casa: volare era la cosa che gli riusciva meglio!
«La cosa è semplice ...» spiegò, «il primo che prende il boccino è il migliore!».
«Ottimo», rispose Bryan.
«Ron, quando siamo in aria, libera il Boccino d'Oro».
Il ragazzo lo guardò perplesso. «Harry sei sicuro che ...».
«Fai quello che ti ho detto, quando saremo lassù, libera il Boccino». Poi Harry inforcò la scopa e spiccò il volo. Bryan non aspettava altro per fare lo stesso.
Sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene e cercò di concentrare tutte le sue forze per raggiungere la maggior velocità possibile: voleva impressionare Bryan. Sorrise di sé, quel giorno era proprio in forma, si sentiva imbattibile.
Puntò la scopa ancora più in alto raggiungendo una velocità folle. Ma, in quel momento, scorse una sagoma alla sua destra: Bryan gli teneva testa! Gli fece un segno con la mano e frenò di colpo. L'altro lo imitò. Guardò giù. Quel piccolo puntino indistinto che ora era Ron stava agitando la mano, segnalando che il Boccino era libero.
Iniziò a scrutare il campo in ricerca di qualche scintillio dorato. Si sentiva eccitato come in un partita vera; e in effetti, per lui, quella era un personalissima partita vera!
Bryan, senza preavviso, scattò in direzione delle porte nord. Harry ci mise qualche istante a partire al suo inseguimento. Ma dov'era il Boccino? Cercava di individuarlo senza successo... non riusciva a vederlo.
L'americano volò fino alle porte e poi si bloccò. Harry, che non se ne era accorto, impegnato a setacciare il cielo, quasi gli franò contro! L'avversario esibì uno dei suoi soliti sorrisi canzonatori.
Aveva bluffato! Nemmeno lui aveva visto alcunché.
«Così in America ricorrete a questi trucchetti?» lo stuzzicò Harry.
«Non sono trucchetti... è strategia! Fa parte del gioc ...» si interruppe guardando qualcosa alle spalle di Harry... poi partì repentinamente travolgendolo. Harry quasi si cappottò dalla scopa e solo quando riprese il controllo capì che questa volta l'aveva visto davvero: Bryan stava correndo dietro ad un pallino giallo luminoso.
Harry scattò lanciandosi alle sue calcagna. Era già la seconda volta in pochi minuti che Bryan guidava il gioco. Ben presto si rese conto che a velocità era un tantino migliore dell'americano: ogni secondo guadagnava qualche centimetro di distanza. Ma quando stava quasi per affiancarlo, Bryan lo guardò sorridendo e aumentò la velocità.
Ho fatto male a sottovalutarlo, costatò.
Inaspettatamente, il Boccino cambiò repentinamente direzione salendo in alto e poi saettando verso Harry. Purtroppo non fu abbastanza veloce da reagire e il pallino gli passò talmente rasente da scompigliarli i capelli. Ma ora era lui ad essergli più vicino.
Compiendo un mezzo giro della morte e un mezzo avvitamento, Harry si portò alle calcagna del Boccino. Lo stava raggiungendo e Bryan era diversi metri dietro.
Il suo obiettivo ormai era a poche spanne, allungò la mano pronto ad afferrarlo. L'americano l'aveva raggiunto e lo stava superando dall'alto, praticamente era sopra di lui. Ma ormai ce l'aveva quasi fatta, Bryan non sarebbe riuscito a prenderlo prima di lui.
Sentì le ali del Boccino sfiorarli le dita, ma quando le richiuse... strinse l'aria!
La scopa di Bryan volava sopra di lui e il ragazzo, appeso con le mani al manico di scopa, aveva tirato un potente calcio alla piccola palla lanciandola chissà dove.
Harry si bloccò. Non aveva mai visto niente del genere, il Quidditch americano era pieno di sorprese.
«Non te l'aspettavi, vero Potter?» lo sfotté, «La prima regola per un Cercatore è di non pensare mai di aver vinto finché il Boccino non è al sicuro nella mano!».
«Smettila di blaterale e concentrati sul gioco!» disse Harry prima di ripartire a esplorare il campo dall'alto.
L'aveva fregato per bene... una mossa del genere non se la sarebbe mai aspettata: Bryan era davvero un giocatore eccezionale. Forse aveva fatto male a sfidarlo stava rischiando di perdere la faccia. Ma non poteva permettersi di fallire... cosa avrebbero pensato i suoi compagni? E Ginny?
Già Ginny... cosa aveva quella mattina? Sembrava non gli importasse niente di lui... L'amore, la magia più potente, ma anche una grossa gatta da pelare!
«HARRY! CHE FAI LÌ IMMOBILE! SVEGLIATI!» urlò Ron da sotto.
Si rese conto che Bryan era di nuovo in movimento dietro al suo obbiettivo. Stava volando spaventosamente bene, ad ogni cambio di direzione del Boccino, reagiva velocemente virando con la scopa. Harry partì di scatto, utilizzando tutta la forza che aveva in corpo, cercò di convogliare tutta la rabbia che stava accumulando per la storia di Ginny in quella picchiata.
Incrociò la traiettoria del Boccino e di Bryan a metà campo a solo qualche metro dal pavimento erboso. I due ragazzi volarono fianco a fianco non risparmiandosi spallate e mosse poco pulite: erano entrambi molto determinati! Fecero alcune acrobazie pericolose per non rischiare di rimanere indietro.
Poi il Boccino impennò verso l'alto. Bryan intuì il cambio di direzione un attimo prima di Harry; tanto bastò perché arrivasse al Boccino per primo.
Harry aveva continuato a tirar dritto. Ho perso, ormai non posso far nulla! pensò scoraggiato. Si sentiva pesante come avesse un enorme masso sulle spalle; nonostante ciò si riportò sotto Bryan, ma l'americano ce l'aveva quasi fatta.
Bryan salì in piedi sulla scopa come avevano visto fare al professor Willis, pronto a catturare in modo spettacolare il Boccino. Era quasi arrivato.
Ma il Boccino è stregato per non farsi catturare! Di nuovo svoltò repentinamente dirigendosi proprio contro Hyde. Il ragazzo era in piedi sulla scopa e non aveva il pieno controllo dell'equilibrio. Oscillò pericolosamente, fece ruotare le braccia per ristabilizzarsi... ma era troppo tardi!
Bryan, Boccino d'Oro e scopa, iniziarono a precipitare. Harry si ritrovò suo malgrado nella traiettoria di caduta e non poté far altro che cercare di prepararsi all'urto. Anche lui fu travolto dalla caduta.
Il quel caos gli sembrò di sentire le urla di spavento dei suoi compagni provenire dagli spalti. Poi non sentì più nulla.
Era a terra, Bryan sopra di lui e le scope malamente incastrate tra i due. L'americano si rialzò dolorante.
«Hai cercato di strafare... se fossi rimasto seduto ce l'avresti fatta!» gli disse Harry.
L'altro rispose con una smorfia.
Harry cercò di rimettersi in piedi, ma una fitta intensa lo colpì sulla schiena all'altezza del rene destro. Portò una mano in quel punto e capì istantaneamente l'origine del dolore.
Bryan stava già risistemando la scopa per partire.
«Cosa fai?» gli chiese.
L'altro lo guardò non capendo il senso della domanda.
Harry continuò. «Qualcuno ha detto che la prima regola per un Cercatore è di non pensare mai di aver vinto finché il Boccino non è al sicuro nella mano!».
«E allora?».
Harry tirò fuori da sotto la schiena il Boccino che si era incastrato lì durante la caduta. «Be', adesso penso di aver vinto!». Poi si alzò in piedi massaggiandosi il sedere.
Hyde sgranò gli occhi. «Non hai dimostrato niente, è stata solo fortuna!».
«In partita conta anche quella... l'importante e prendere il boccino, non importa come!». Però aveva perfettamente ragione, era riuscito a vincere solo per un'incredibile coincidenza; in volo, Bryan, si era dimostrato nettamente superiore.
Hyde raccolse di rabbia la scopa e gli voltò le spalle per andarsene.
«Dove vai?» disse Harry.
L'altro si fermò. «Ma perché fai queste domande senza senso. Me ne torno al castello, dove vuoi che vada?».
«Ma io non ho ancora finito con te. Hai dimostrato di essere un giocatore eccezionale. Hai perso la sfida, ma io penso sia giusto offrirti un posto come riserva. Accetti?».
«Ma Harry... » protestò Ron che si era fatto vicino.
Bryan sputò per terra. «Io riserva a te? Ma di un po', hai visto di cosa sono capace?».
«Io sono il capitano, e io decido. Questo è quello che ti offro, prendere o lasciare... ».
Sputò nuovamente. «Va bene... ».