E' solo questione di cervello

Albus Silente se ne stava seduto davanti ad un vecchio intento a leggere una pergamena. La barba folta, lunga e completamente bianca del vecchio fremeva ogni volta che la bocca si torceva in una smorfia di disapprovazione.
«No, no, no!» gracchiò il vecchio, scuotendo il capo e riconsegnando la pergamena al proprietario. «Mi dispiace Albus, ma non può assolutamente funzionare! Se tu non mi avessi cosegnato le tue idee di persona non avrei creduto possibile che ci avessi pensato proprio tu...»
«Devo essermi confuso..» sussurrò Silente, tenendo lo sguardo fisso sulla pergamena bocciata. «Credevo che aggiustando un po’ le dosi...»
«Come diamine credi che possa usare il rame con il cobalto se prima non mi dici come stregare l’ottone!» s’inalberò il vecchio. «Non è questione di dosi, Albus, è questione di cervello! Credevo che il tuo fosse particolarmente sviluppato ma forse m’hanno raccontato un po’ troppe panzanate sulla tua bravura...»
«Ti posso assicurare Nicolas che è stato un terribile errore» ribattè il giovane mago asciutto.
«Dei miei stivali!» sbottò l’alchimista. «Errori come questi costano un intera carriera, giovanotto! Lo sai che rifiuto la richiesta di trentaquattro alchimisti ogni giorno? Trentaquattro! E non sono gli stessi del giorno dopo! Ho accettato il tuo aiuto perchè non ho mai visto un curriculum come il tuo in tutti i miei secoli di vita e ancora una volta devo ricredermi! Potrò mai trovare qualcuno che mi possa veramente aiutare?»
Silente fece per rispondere ma in quel preciso momento il piccolo studio di Flamel venne rischiarato da un patronus che prese la forma di un barbagianni e si posò sulla scrivania.
«Desolato disturbarla, Mastro Flamel, ma tremendi fatti richiedono che debba comunicare con il vostro apprendista Albus Silente» disse una giovane voce acuta che Silente riconobbe dell’amico Elphias Doge.
«Permesso accordato!» sputò Flamel, alzandosi faticosamente in piedi e voltandosi verso la la scaffalatura che gli stava alle spalle. Silente sorrise suo malgrado. L’alchimista sapeva benissimo che era inutile parlare ad un patronus, poichè il messaggio era in un unica direzione.
«Alus, il tuo intervento non può attendere ancora a lungo» continuò la voce di Doge. «Gli inferi di Grindelwald stanno prendendo tutta la regione, sembrano inarrestabili. La Francia settentrionale è tutta nel caos, il Ministero della Magia Francese ha chiuso i contatti con il nostro e sembra che vogliano scendere a compromessi con Grindelwald. Serve il tuo aiuto, Albus, tu potresti sconfiggerlo...»
Il messaggio si interruppe e il gufo argentato scomparve, facendo tornare la piccola stanza di nuovo nella penombra.
Silente rimase a fissare un punto nel vuoto finchè un altro bagliore argentato lo riportò alla realtà. Alzato lo sguardo vide il vecchio alchimista portarsi la bacchetta alla tempia e staccarne i fili argentei dei pensieri per poi lasciarli cadere su una bacinella di pietra.
«Una volta avevo un amico in Bretannia. Floranne si chiamava...» cominciò sottovoce Flamel. «Un mago molto dotato, anche se gli piacevano troppo le donne ad essere sinceri. Comunque, un giorno mi si presentò nella mia casetta in riva all’Oceano dove stavo passando qualche tempo con mia moglie e mi diede una pergamena» il vecchio si voltò verso Silente con lo sguardo che luccicava. «Era la formula per un intruglio più originale che avessi mai visto: “Un pizzico di coraggio, tre cucchiai di passione, abbondante succo di razionalità e un calderone di amore”. Fu uno dei maghi più bravi nello studiare i diversi comportamenti dei metalli. Morì ad ottantanni in un manicomio babbano... il suo è sempre stata una questione di cervello!»
Silente lo guardò per la prima volta negli occhi, l’azzurro contro l’azzurro, l’anima verso l’anima.
«Non posso vincere contro di lui» sussurrò il mago con la voce incrinata. Dietro gli occhiali a mezza luna le lacrime cominciarono a farsi strada lungo le guance per poi sparire nella barba castana.
Nicolas Flamel mantenne lo sguardo per un po’, poi sorrise e gli avvicinò il bacile di pietra. «Non mi interessa cosa è successo tra di voi, ma ho capito che non è una questione di magia bensì di cervello. Questo è un pensatoio, un raccoglitore di pensieri, di quei pensieri che in testa ti danno solo fastidio ma che non puoi liberartene senza commettere un delitto contro te stesso. Mettici dentro quello che non ti serve, va e fa quello che devi fare!»
«Potrebbe non essere una questione solo di cervello, anche se ammetto che è la parte più complicata..» fece notare Silente, incominciando a togliersi dei fili di pensiero e a lasciarli cadere nel vortice del pensatoio.
«Sciocchezze! Ripassati il manuale del giovane eroe: fuoco sugli inferi, acqua sul mantello se ti prende fuoco, riduci la distanza dal tuo nemico, se riesci dagli un pugno in faccia!» elencò Flamel, tentando di rimanere serio. «Penso di aver detto tutto... portati un bezoar in tasca che porta fortuna e... vuoi della Felix Felicis?»
Silente sorrise, ma rabbuiò subito. «Non sono sicuro... io non centro niente con tutto questo!»
«Appunto!» approvò l’alchimista. «E’ proprio questo il punto! Io non so più che farmene di te.. tu non centri con tutto questo! Non sei utile qui. Per questo ti mando ad aiutare il mondo magico sperando che magari rimani ucciso così non dovrò rivedere la tua boriosa faccia di nuovo in questo studio..»
Silente si alzò in piedi. «E’ tutto?»
«No!» disse Flamel. «Sei anche un vigliacco!»
«Bene!» approvò il giovane. Si mise due dita in bocca e fischiò. «Penso che toglierò il disturbo e andrò a farmi uccidere una volta per tutte!»
«Questa sì che è una grande idea» confermò il vecchio, battendo le mani.
«Mi dispiace, avrei voluto discutere dei dodici modi d’usare il sangue di drago... ma non ce n’è stato il tempo» disse Silente, guardando fuori dalla finestra.
«Bravo bravo, beh sarà per un’altra volt...un momento: hai detto i SEI modi per usare il sangue di drago?» chiese il vecchio raddrizzandosi di colpo e perdendo il cappello a cono che teneva sulla testa. «I sei modi?»
Una fenice scarlatta entrò dalla finestra aperta e volteggiò sopra il giovane mago rimanendo immobile a mezz’aria. Silente alzò il braccio e prese la coda della fenice tra le dita.
«No, Nicolas, i dodici modi!» e svanì in un lampo di fuoco e fiamme.
Il vecchio alchimista rimase un attimo a fissare il punto in cui stava un attimo fa il terzo apprendista, poi prese una provetta e la scagliò contro il muro creando una fontana zampillante d’acqua.
«DODICI? Dannazione, quel ragazzo si farà ammazzare!!»

Nonostante sapessi già che intendevi farlo, vederlo schitto e tt un'altra cosa... Sai che adoro Nicholas Flamell, ma sai ancora di più che adoro Grindelwald... Quindi non vedo l'ora che tu finisca questo testo...

Complimenti =)

Molto bene, molto bene.

solo che mi sembra un po' strano il rapporto Silente-Flamel... Silente è più giovane, è il suo apprendista, e gli dà del tu? non sarebbe più logico del voi?

Bello, molto molto bello. Un testo davvero molto "simpatico" e ironico, ma anche serio allo stesso tempo per la questione della guerra contro Grindelwald. Davvero ben fatto!

P.S. Ludo scrive poco, ma quando si mette non scrive roba semplice . Aspetto la continuazione.

Concordo con la precisazione di Anny... tuttavia non l'ho messo perchè convinto del contrario! Il fatto è che circoscrivere l'idea e metterla nel testo inevitabilmente porta a tralasciare aspetti importanti... a riguardo bisognerebbe scrivere del rapporto tra Silente e Flamel.. ovviamente quello non era il loro primo incontro.. e nemmeno l'ultimo!
Nel "medias res" si tende a strafare...

La cosa che mi premeva scrivere era il "dove e come" Albus Silente avesse ricevuto l'ultimatum dalla comunità magica e la spinta a compiere il suo destino!

molto bello mi piacciono i toni con cui flamel parla a silente...anche se non ce lo vedo a essere trattato maluccio xD