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 Proposta Capitolo 22 (Dan)

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LadyProffa
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MessaggioTitolo: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyDom Gen 29 2012, 15:26

Ho unito vari testi miei e di Prim... Questa è l'idea che io mi sn fatto del 22° capitolo... Lo sto mettendo ora in modo da poterne parlare stasera alla riunione...

*

La mattina seguente Harry si svegliò con un forte malditesta. Sembrava che due grosse tenaglie gli stessero stringendo le tempie.
Lottando contro il suo istinto che gli suggeriva di restare a letto ed evitare la dura realtà, aprì gli occhi. Una tenue luce proveniente dalle piccole finestre illuminava il dormitorio. Spostando lo sguardo per la stanza poteva notare che decine e decine di pacchetti colorati erano stati posti alla base dei loro letti durante la notte. Per la prima volta però da quando era entrato ad Hogwarts, nulla era stato lasciato sul suo baule: stranito e ancora assonnato si rigirò portando la testa verso i piedi del letto. Non c'era assolutamente niente. Neanche uno dei soliti maglioni della signora Wesley, neanche uno degli strani regali di Hagrid. Assolutamente niente! Nulla di nulla.
Come era possibile? Che si fossero dimenticati tutti di lui? Dopo un solo secondo si pentì di quello che la sua mente era arrivata a pensare: come poteva essere così egoista da pretendere di ricevere dei regali quando erano passati solo due giorni dal rapimento del suo migliore amico? Sicuramente erano tutti così in pensiero per la sorte di Ron e per gli sconcertanti avvenimenti dei giorni precedenti per potersi preoccupare di qualcosa di così futile come dei semplici regali di Natale.
Non aveva per niente voglia di festeggiare: si infilò dei vestiti caldi e scese in Sala Comune. Non c'era nessuno. Doveva essere da poco passata l'alba. Meglio così: non voleva parlare con nessuno, nemmeno con Hermione o Ginny. Si trovava lì bloccato a scuola immerso nei festeggiamenti del Natale mentre il suo amico subiva chissà quali tormenti. Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse da festeggiare. Non era giusto che Kingsley lo facesse rimanere ad Hogwarts mentre gli altri Auror si occupavano delle ricerche.
L'aria calda del castello lo rendeva claustrofobico, doveva assolutamente uscire. Passò attraverso il ritratto della Signora Grassa e scese di corsa le scale che portavano al portone d'ingresso cercando di non prestare attenzione alle canzoni natalizie che venivano fuori dalle armature incantate e agli auguri che pomposamente gli rivolgevano i personaggi dei ritratti. Si fermò solamente una volta varcata la soglia del castello, accasciandosi su uno dei gradini dell'ingresso. Fece un profondo respiro: l'aria gelida che gli pervase i polmoni lo riscosse da quello stato di torpore che non gli permetteva di pensare con lucidità. Il parco era stupendo: una candida coltre di neve copriva i prati ed i sentieri estendendosi sino alle rive del lago. Il sole faceva capolino da dietro la Foresta Proibita tingendo d'oro le cime degli alberi. Sembrava impossibile che quel luogo meraviglioso fosse stato lo scenario dell'attacco che aveva portato al rapimento di Ron. Doveva riportarlo in salvo. Doveva assolutamente partire.
Si alzò di scatto e si diresse verso il lago in direzione della tomba di Silente. Se fosse stato ancora in vita probabilmente avrebbe compreso il suo bisogno di partire. Se l'aveva considerato sufficientemente valido per la ricerca degli Horcrux, probabilmente l'avrebbe ritenuto in grado di compiere la missione di salvataggio di Ron. Senza pensare si ritrovò di fronte alla tomba. In fondo non era mai riuscito a porgere i propri omaggi al vecchio preside come si deve da quando era arrivato al castello: l'ultima volta era troppo preoccupato a nascondere la Bacchetta per poter pensare di salutare Silente. Si avvicinò alla lastra di marmo bianco ricoperta di neve e vi poggiò la mano sopra. Nonostante questa fosse davvero fredda non la ritrasse. Silente era sempre stata una parte importante di Hogwarts e non poteva pensare di lasciare il castello senza fermarcisi neanche una volta. Hogwarts non esisteva senza di lui. Lui avrebbe saputo rispondere alle domande che lo tormentavano. Lui avrebbe saputo evitare gli attacchi, avrebbe saputo comprendere come i maghi oscuri potevano eludere gli incantesimi che proteggevano la scuola. Avrebbe potuto evitare i numerosi attacchi che avevano subito a partire da quello di Voldemort.
Un rumore lo ridestò improvvisamente dai suoi pensieri. Si voltò istintivamente verso gli alberi posti al limitare della foresta dalla quale questo era venuto, ma non vide niente. Gli era sembrato il suono di un ramo spezzato: probabilmente aveva ancora dietro l'Auror mandato da Kingsley perché non scappasse.
«Perché non la smettete di seguirmi ovunque vada? Non ho bisogno della balia.» urlò rivolto alla foresta.
«Questo dimostra Potter che invece ne hai proprio bisogno. Ti comporti proprio come un bambino.»
Harry si girò di scatto e dietro di se vide Hyde. Come aveva fatto a passargli intorno senza farsi vedere? «Hyde! Tu cosa ci fai qua fuori?»
«Ti ho seguito.»
«E per quale motivo?»
«Per parlarti lontano da orecchie indiscrete. Credo che questo sia il momento perfetto per partire. Non credo si aspettino la nostra fuga oggi dopo la tua scampagnata di ieri sera.»
Harry si fissò i piedi in imbarazzo. Aveva perso ogni possibilità di fuggire dalla Stanza delle Necessità la sera prima con la sua visita ad Aberthfort.
«Conosci un altro modo per scappare oltre la Stanza che Appare e Scompare?»
«Si. Uno a dirla tutta ci sarebbe. Una volta i fratelli di Ron hanno menzionato un passaggio; ma dubito che ti piacerà.»
Detto questo gli spiegò il suo piano per fuggire. Hyde, nonostante fosse restio all’idea, alla fine accettò. Rimasero d’accordo per ritrovarsi nella Sala Comune alle tre del mattino, sperando che nessuno fosse sveglio per quell’ora.

Harry scese silenziosamente i gradini del dormitorio con lo zaino già in spalla ed il Mantello sottobraccio. Trovò lì Hyde ad aspettarlo. L’americano non era entrato nel dormitorio in tutto il giorno: doveva avere già preparato la sua roba da giorni in vista della partenza.
«Pronto Potter? Hai già salutato la tua amata?» chiese Bryan divertito.
«Sta zitto Hyde! Non vorrai svegliare l’intero Dormitorio!»
«Non ci possono sentire… Ma mi credi uno stupido?»
I due uscirono dal buco del ritratto e si misero a scendere silenziosamente per la Scalinata. Gli Auror mandati da Kingsley controllavano sicuramente i vari piani per impedirgli di fuggire. Dovevano quindi cercare di passare inosservati. Mentre scendevano Harry controllava la Mappa: arrivati al sesto piano si accorsero che non potevano proseguire perché uno degli Auror gli veniva incontro dalla direzione opposta. Si rifugiarono allora nel corridoio cercando un passaggio segreto che li portasse ai piani inferiori. Fortunatamente si ricordò del quadro di Bathma il Sordo che si trovava solo qualche decina di metri più avanti. Avvertì Hyde sottovoce e si diressero in quella direzione. Riguardando sulla Mappa del Malandrino si accorse però che un altro Auror, Adolph Gray, si trovava nei pressi del passaggio.
«Se riusciamo ad essere molto silenziosi non si accorgerà di noi.» disse Harry sottovoce all’americano.
Hyde annuì e proseguirono senza far rumore. Arrivati al ritratto cercarono di svegliarlo per lasciarli passare.
«CHI SIETE?» Disse il personaggio appena si accorse di loro, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
«Signore potrebbe aprire il suo passaggio per favore?» Chiese Harry facendogli segno di abbassare la voce.
«COSA? NON HO CAPITO RAGAZZO.» disse questo portandosi il corno all’orecchio.
«Hey voi!» urlò Gray correndo nella loro direzione.
«APRI IL PASSAGGIO!» urlò Hyde rivolto al vecchio.
«Ma certo ragazzo mio, bastava chiedere!» I ragazzi si tuffarono dentro, proprio quando l’Auror stava per raggiungerli. Si misero a correre per le scale finendo direttamente dietro la tela di un altro ritratto del quarto piano.
«Dividiamoci. Non può seguirci tutti e due.» gli disse Hyde «Da qui conosco un modo per scendere. Ci troviamo direttamente alle Cucine.»
Harry annuì e si ridiresse verso la Scalinata Principale. Fece un paio di deviazioni per evitare un altro Auror ed il gatto di Gazza, che gli bloccavano il passaggio, ma alla fine raggiunse le scale. Arrivato però a metà strada tra il terzo ed il secondo piano, trovò Hyde che correva affannato e sporco nella direzione opposta.
«Il secondo piano è bloccato: Pix l’ha trasformato in una palude!»
«HARRY FERMATI!» gli urlò Wilkinson da un paio di piani più su.
«Seguimi Hyde!» Harry superò la porta del terzo piano di corsa, con Hyde al seguito.
«Dove vuoi andare? Non c’è modo di scendere da qua!» gli disse l’americano mentre correvano.
«Ma almeno possiamo nasconderci!» Entrarono nella stanza dove diversi anni prima con Ron ed Hermione avevano trovato Fuffy.
«Sotto il Mantello!» Si accasciarono in un angolo e si coprirono. Hyde fece un Muffiato e poi rimasero in silenzio quasi senza fiatare.
Qualche minuto dopo Gray e Wilkinson piombarono nella stanza, ma non vedendo nessuno, uscirono e proseguirono nell’ispezione del corridoio.
«Questo mantello è fantastico!» sussurrò Hyde stupito. «E come l’hai scoperto questo posto?»
Nell’attesa che gli Auror liberassero il corridoio, Harry raccontò all’americano le sue disavventure del primo anno e quello che aveva trovato con Ron ed Hermione sotto la botola che si trovava lì accanto a loro.
« E dove l’avresti sognato questo leggendario Specchio delle Brame?» chiese Hyde ironico.
Harry rispose infastidito: «Non l’ho sognato, esiste davvero e si trova lì sotto! O almeno credo sia ancora là...» Ci mise un attimo a capire quello che la sua frase comportava. Era ovvio! Come aveva fatto a non pensarci mai in tutti questi anni? Probabilmente era sempre rimasto lì, lontano da occhi indiscreti. In fondo perché avrebbero dovuto spostarlo? Gli unici a conoscenza della sua posizione erano i professori e Silente, poi oltre loro solo lui, Ron ed Hermione. E poi a cosa sarebbe potuto servire ora che la Pietra era stata distrutta? A niente. Dovevano averlo lasciato là per impedire agli studenti di trovarlo, come era successo a lui il primo anno…
«Che hai?» Hyde era preoccupato della faccia che si era stampata sul volto di Harry. Aveva un’espressione incredula, imbambolata come quella di un bambino che ha appena scoperto qualcosa di nuovo.
«Andiamo di sotto!»
«No grazie, non ci tengo a vedere cadaveri putrescenti di troll! Ti prendo in parola.»
«Smettila di fare lo spiritoso, non c’è tempo da perdere! Dobbiamo scendere!»
«E perché mai?»
«Non c’è tempo per le spiegazioni. Ho in mente un piano e, se funziona, entro stanotte saremo fuori da Hogwarts.»
«Non vedo come una carcassa di troll possa aiutarci...»
«Muoviti!»
Hyde portò gli occhi al cielo sbuffando, ma poi annuì.
Harry si alzò in piedi, togliendosi il Mantello, e con un gesto della bacchetta sollevò la botola. Entrambi si avvicinarono e si misero a scrutare all’interno.
«Non si vede un tubo!»
Ad Harry scappò una risata. Gli sembrava di essere tornato indietro di sette anni. Solo che ora non c’era Ron a lamentarsi. Ritornò subito serio. Lo doveva fare per lui. Bisognava almeno tentare.
«Non vedo né scale né altro. Dobbiamo saltare nel vuoto. Su cosa hai detto che cadremo?»
«Un tempo c’era il Tranello del Diavolo, ma non penso sia ancora lì. Credo che finiremo a terra.»
«Scendiamo lentamente allora.»
Harry ebbe un attimo di panico. Sarebbe riuscito a eseguire l’incantesimo che gli aveva insegnato Hermione? In fondo tutte le volte che era caduto dalla scopa giocando a Quidditch l’aveva salvato qualcun altro.
«D’accordo.» rispose alla fine, ancora titubante.
«Bè Harry, prima le signore!» disse Hyde sghignazzando mentre gli faceva segno di accomodarsi.
«Sempre più spiritoso. Ci vediamo di sotto.»
Fece un profondo respiro e scomparì all’interno della botola. L’aria fredda ed umida gli sferzava il volto. Stava precipitando giù, sempre più giù, nel buio più totale.
«Arresto Momentum!» Le sue parole echeggiarono per tutto il cunicolo, mentre una piacevole sensazione di leggerezza si impadronì di lui. Ce l’aveva fatta. In fondo non era stato così difficile. Sembrò fosse passata un’eternità quando i suoi piedi toccarono terra. Tutto il peso che gli sembrava di aver perso nella caduta, ritornò improvvisamente schiacciandolo al suolo.
«Sto arrivando!» Harry fece appena in tempo a scansarsi di lato che Hyde atterrò con un affondo, per poi rimettersi in posizione eretta.
«E ora da che parte andiamo?»
Harry sbuffò e si alzò in piedi, mettendosi a scrutare la stanza: adesso che non c’era più il Tranello del Diavolo le pareti erano completamente spoglie, rivestite unicamente di un grosso strato di muffa e umidità. Davanti a loro si trovava un angusto passaggio tra due pareti formate di grossi blocchi di pietra grezza.
«Da quella parte.» disse Harry indicando la direzione da seguire.
«Muoviamoci allora!» Hyde lo superò e fece strada per il corridoio illuminandolo con la luce proveniente dalla sua bacchetta. Gocce d’acqua cadevano dalle stalattiti presenti sulla volta e dei piccoli rivoli scorrevano tra gli interstizi che si erano creati tra le laste del pavimento. Il corridoio proseguiva in pendenza. L’unico rumore che si sentiva era il suono dei loro passi misto al sussurro dei respiri che si perdevano nel buio alle loro spalle.
Mancava qualcosa. C’era qualcosa che non combaciava con i suoi ricordi. Il lungo sotterraneo finì improvvisamente: davanti a loro si apriva una stanza di grandi dimensioni, completamente spoglia. Era diversa da come la ricordava. I lampadari che un tempo illuminavano la camera erano tutti spenti e le loro ombre incombevano lungo le pareti come delle nodose volute d’oscurità. Ecco cosa mancava: il fruscio ed il tintinnio delle chiavi che, splendide come gemme, svolazzavano per la volta.
«Continuiamo oltre quella porta?» disse Hyde scocciato dall’esitazione di Harry.
«Si.» disse quest’ultimo tornando in sé. «L’ultima volta non è stato così facile passare.»
Dall’altro lato si apriva la stanza degli scacchi: un piccolo cimitero in marmo, ornato di statue senza volto. I pezzi degli scacchi che erano stati distrutti durante la loro ultima visita giacevano ammassati per la scacchiera e la corona del Re bianco era ancora situata ai suoi piedi, in segno di resa. Nella testa di Harry i ricordi si staccavano dalle pareti scure e invadevano la stanza: la caduta di Ron, la loro vittoria, i pezzi che si schieravano per farli passare…
«Questa è la scacchiera ideata dalla Mc Granitt?» chiese Hyde visibilmente stupito. Neanche lui era in grado di proseguire senza guardare quel tetro spettacolo.
Il silenzio di Harry fu sufficiente come risposta. Rimasero solo un altro istante a contemplare la sala, poi si incamminarono rapidi verso il corridoio che si intravedeva dietro la porta dal lato dei bianchi. Continuarono correndo per tutto il passaggio sino a raggiungere la stanza del troll: il cadavere era stato rimosso ma l’odore nauseabondo continuava ad impregnare l’aria con il suo dolciastro aroma di morte. Proseguirono nella penultima stanza: era spoglia come se la ricordava, nessun ornamento, solo grezza pietra e qualche fiaccola spenta. Il tavolino sul quale un tempo si trovavano le pozioni era stato addossato ad una delle pareti e dalla soglia della porta si vedeva già la gradinata della stanza successiva perdersi nelle tenebre.
Adesso avrebbero scoperto la verità. Lo Specchio si trovava ancora lì? E se il suo ragionamento fosse stato sbagliato? Non ne era più tanto sicuro.
Fu Hyde a varcare la porta per primo ed Harry con uno slancio lo seguì.
Lo Specchio delle Brame troneggiava in tutta la sua antica bellezza al centro della sala: la sua cornice d’oro risplendeva della luce che si era accesa nei numerosi candelabri al momento del loro ingresso nella stanza.
«Erouc li am otlov li ottelfir non. Cosa vuol dire? È per caso scritto in un antico dialetto di queste parti?» chiese Hyde perplesso.
«Non rifletto il volto ma il cuore.» Ci aveva pensato a lungo nei suoi sogni per diversi anni ed alla fine aveva capito cosa volesse dire l’iscrizione. Non era niente di speciale. Era solo stata scritta al contrario.
«Allora Potter, adesso che siamo arrivati intendi spiegarmi come faremo ad uscire dal Castello?»
«Non c’è nulla da spiegare. Devi solo guardare.» Harry si fece da parte lasciando Hyde solo davanti allo specchio.
«Bryan, qual è la cosa che desideri di più in questo momento?»
Hyde alzò gli occhi al cielo. Evidentemente la scena doveva sembrargli un assurdo scherzo.
«Uscire da questo maledetto castello?» abbassò lo sguardo e di colpo il suo viso cambiò espressione: fissava la superficie in vetro, attento con aria stupita.
«Questo specchio mostra solo i nostri desideri più profondi, se ciò che desideri è davvero uscire dal castello lo specchio dovrebbe mostrarti la via.»
Hyde continuava a guardare con gli occhi spalancati. «Ehm... No...» disse infine «Vedo me stesso. Cose del passato... insomma niente che ci possa aiutare! Tu invece che hai visto?»
Hyde si scostò, spostando lo sguardo dalla liscia superficie al viso di Harry..
«Sette anni fa... vedevo i miei genitori, i miei nonni... ora non so .» Detto questo fece un passo in direzione dello Specchio, tenendo lo sguardo basso. Aveva paura di guardare. Non aveva idea di quali fossero i suoi veri desideri. Voleva rivedere Ron, voleva uscire dal castello, voleva una vita finalmente serena. Ma cosa gli avrebbe mostrato lo Specchio?
Fece un respiro profondo e mosse lentamente lo sguardo dai suoi piedi alla cornice dorata, poi sempre più in alto sino a vedersi riflesso. La sua però non era l’unica figura: Ron, Ginny ed Hermione erano al suo fianco. I quattro ragazzi mostravano un’espressione felice, segno della gioia e della tranquillità ritrovata. Sorridevano, scherzavano tra di loro e di tanto in tanto guardavano fuori dalla cornice per salutare il vero Harry.
Quanto voleva che tornasse tutto alla normalità. Voleva essere felice, stare con la ragazza che amava ed avere accanto a se i suoi migliori amici. Quelli con i quali in otto anni aveva condiviso ogni sua preoccupazione. E Ron era la chiave di tutto. Doveva salvarlo. Doveva uscire dal castello. Solo così la visione poteva diventare realtà.
Qualcosa cambiò: il riflesso del suo amico smise di parlare con Hermione per voltarsi e guardare fuori, poi incrociato lo sguardo di Harry sorrise e gli indicò un punto del lastricato nel suo lato dello specchio. La pietra accanto al piede di Ron si infossò nel pavimento seguita da diverse altre: si inabissavano nel suolo una di seguito all’altra in maniera ordinata seguendo un disegno che sembrava circondare tutto lo specchio. Quando le lastre smisero di muoversi, davanti ai quattro ragazzi riflessi si era creata una scala che scendeva sotto i loro piedi. Ron sorrise e sollevò le spalle come per dirgli «Facile, no?»
«Che vedi?» chiese Hyde che aveva osservato tutta la scena senza capire.
Harry non rispose. Si avvicinò cauto al punto nel quale la scala sarebbe dovuta iniziare e poggio il piede dove nel riflesso era situato il primo gradino. Appena la suola della sua scarpa toccò la superficie in pietra, la scala si materializzò sotto i suoi occhi.
«Come diamine hai fatto?» l’americano non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo.
«Trucchetti di Silente.» L’idea di utilizzare lo Specchio come custode della Pietra ed allo stesso tempo come guardiano del passaggio, era sicuramente sua. Aveva da sempre pensato ci fosse un altro ingresso in quella sala, altrimenti come avrebbe fatto Flamel ad entrare per procurarsi l’Elisir? Non poteva certo passare dalla porta principale! Voldemort o chiunque avesse cattive intenzioni, avrebbe desiderato unicamente di poter prendere la Pietra. Di certo non avrebbe pensato che lo Specchio fosse anche la chiave per assicurarsi una via di fuga. Nicolas Flamel invece, una volta procuratosi l’Elisir, sarebbe potuto uscire tranquillamente, semplicemente desiderandolo.
«Vogliamo andare?» disse Harry con il sorriso stampato in volto iniziando a scendere i primi gradini. Era radiante di gioia. Finalmente poteva uscire dal casello per salvare il suo amico.
Hyde annuì senza dire una parola e si avvicinò anche lui ai gradini in pietra. Si fermò però un attimo titubante. «Sei sicuro di quello che stiamo facendo?»
«Al cento per cento.»
«Ok andiamo allora!»
Continuarono nella discesa sino a quando non trovarono una porta a sbarrargli il cammino.
«Ci siamo.» disse Harry sottovoce, come se parlasse a se stesso. Era pronto a lasciare Hogwarts, la sua unica vera casa, per salvare Ron. Glielo doveva. Respirò profondamente come per catturare ogni singolo ricordo del castello prima di andar via. Poi lentamente abbassò la maniglia in ottone e varcò la porta, seguito a ruota da Hyde.

*

La stanza nella quale si ritrovarono era buia e trasandata. Dei flebili raggi di luce penetravano dalle grandi vetrate che si trovavano alla loro sinistra, rischiarando d’aurora le volute di polvere che si alzavano ad ogni loro passo. Un tempo la sala doveva essere stata un lussuoso soggiorno, mentre ora sembrava che l’intera dimora fosse disabitata. L’unico rumore udibile era lo scricchiolio delle assi del pavimento e il loro respiro che echeggiava tra le pareti. Harry si mosse in direzione delle finestre per cercare di capire dove si trovassero. La vista gli mozzò il fiato: un’infinita distesa verde, che proseguiva per miglia e miglia costeggiata da un tortuoso fiume che terminava all’orizzonte nel mare. Non era sicuro di trovarsi in Inghilterra. Certamente si trovavano molto distanti da Hogwarts. L’idea lo fece sorridere… Erano in fondo così lontani ed allo stesso tempo così vicini…
«Fermi dove siete!» Una voce rauca alle sue spalle gli gelò il sangue nelle vene. Chi era stato a parlare? La sua bacchetta si trovava nella tasca posteriore dei jeans. Non poteva sfilarla senza farsi notare. Si voltò allora, muovendosi molto lentamente per vedere chi fosse l’aggressore. La scena che gli si presentava davanti era assurda: un uomo dall’età indecifrabile teneva puntata la sua bacchetta contro la tempia di Hyde, il quale rimaneva immobile con aria spaventata come se fosse stato paralizzato. L’immagine gli ricordava tanto Neville al primo anno colpito dall’incantesimo della pastoia pronunciato da Hermione. In più si accorse che il passaggio dal quale erano entrati non era una porta ma un grande specchio, che semiaperto, rifletteva la sala e l’espressione stupita sul suo volto.
«Che cosa volete? Chi vi ha fatti entrare?» proseguì il mago. Il suo viso aveva un ché di giovanile ed allo stesso tempo di estremamente vecchio. Le rughe della fronte erano appena accennate mentre l’espressione era quella di un uomo anziano e stanco. La pelle della mano con la quale teneva la bacchetta era invece cadente e ed usurata dal tempo. Sembrava che l’uomo avesse diverse età: l’aspetto di un uomo di mezza età e lo sguardo di un vecchio.
«Signore, ci dispiace disturbarla… è che non sappiamo neanche noi dove siamo finiti. Siamo passati attraverso il passaggio dello Specchio e…» disse Harry con voce tremante. Non sapeva neanche lui cosa rispondere all’uomo.
«Lo Specchio!» lo interruppe questi bruscamente «E così state cercando il nascondiglio! Mi duole però avvisarvi che la Pietra è stata distrutta sette anni or sono. Non uscirete di qui fin quando non mi direte per conto di chi state lavorando!»
La Pietra? Come poteva sapere l’uomo della Pietra? Harry era convinto che, oltre agli insegnanti di Hogwarts, Silente non lo avesse rivelato ad altre persone. Chi poteva mai esserne venuto a conoscenza? Poteva trattarsi solo di una persona.
«Lei è Nicolas Flamel, signore?» chiese infine timidamente.
L’uomo abbassò la bacchetta dal volto di Hyde puntandola verso terra e lo guardò dritto negli occhi. Cercava come di scrutargli qualcosa all’interno o di indagare sul suo passato.
«Sono Harry Potter, signore. Conoscevo il suo amico, Albus Silente…»
«So benissimo che vi conoscevate!» lo interruppe nuovamente Flamel allontanandosi dall’americano, il quale riprese a respirare quasi normalmente.
«Albus mi ha sempre tenuto aggiornato su di lei e sulla sua lotta contro Voldemort.» e così dicendo andò a sedersi sulla poltrona che troneggiava vicino alle vetrate non distante da dove di trovava Harry. Poi continuò: «E così avete scoperto il mio passaggio segreto?»
«Non volevamo assolutamente disturbarla, signore. Ma io e il mio amico Bryan Hyde, dovevamo uscire dalla scuola, siamo arrivati al terzo piano, mi è venuta in mente la botola e…»
«…avete scoperto la scalinata ed eccovi qua. Benvenuti nel Devon, ragazzi » poi iniziò a scrutare meglio l’americano. «Brian Hyde… questo nome mi è nuovo… non eri mai stato nominato nei racconti di Albus. Sarai mica uno degli studenti d’oltre oceano?»
Hyde apparve sorpreso dal formidabile intuito di quell’uomo e rispose: «Sì, sono americano. Sto accompagnando Potter alla ricerca del suo amico.»
«Ah, non dirmelo… il signor Weastle!» e gli scappò una risatina. «Non si sarà mica perso ad Hogsmeade? Un eccelso giocatore a Scacchi però!»
Harry abbassò lo sguardo: «È stato rapito signore… Non sappiamo dove sia…»
Flamel apparve imbarazzato : «Oh… Mi dispiace… Non volevo essere scortese…»
«Si figuri, non poteva sapere… Comunque è Weasley, non Weastle.» rispose il ragazzo visibilmente provato sforzandosi di sorridere in modo amichevole.
«Perdere un amico è una cosa molto dolorosa…» continuò l’anziano mago commosso «…da quando Albus non è più qui, sono rimasto confinato tra queste quattro mura con mia moglie… poi è morta anche lei e…». Ritornò poi amichevole e più sorridente «Ma non è certo questo il suo caso, Harry. Posso permettermi di chiamarla per nome? Le cose si metteranno per il meglio, ne sono sicuro.»
«Signore…» iniziò titubante Harry «se era così amico del professor Silente, come dice, perché non l’ho vista al suo funerale?»
«Non sono mai stato a un funerale in vita mia, giovanotto, e non avevo intenzione di iniziare allora!» rispose tornando aggressivo come in precedenza. Poi si calmò nuovamente: «Devi perdonarmi Harry, su queste cose mi arrabbio facilmente… ragazzo mio, se una persona cerca di evitare la Morte per diversi secoli, credi che abbia piacere di incontrarla ad una così tragica occasione?»
Harry era stupito dal modo di parlare dell’uomo. Era come se cambiasse in continuazione registro adattandolo ai frequenti sbalzi di umore. Ma ancora di più lo stupivano le sue parole.
Harry scosse la testa in segno di diniego, poi guardò l’americano che, guardingo, non staccava mai lo sguardo da Flamel.
La Morte… L’aveva evitata per secoli… Perché aveva deciso di distruggere la Pietra sette anni prima se questa era l’unico modo per rimanere in vita?
«Signor Flamel, perché ha permesso a Silente di distruggere la Pietra? Sapeva che questo avrebbe comportato la sua morte.»
«Ragazzo, è stato l’atto di coraggio di un giovane studente undicenne pronto a morire per impedire la rinascita di un potente mago oscuro a spingermi a fare altrettanto. A sacrificare la mia vita per distruggere un oggetto che poteva risultare pericoloso per l’umanità. Ero pieno di fiducia al tempo. Pronto a confrontarmi con la Morte da pari a pari. È facile avere ideali, molto meno metterli in pratica. Non hai idea ragazzo mio di quante volte mi sono pentito di quella decisione. La vita, per quanto sia lunga, non conduce mai alla saggezza, ma porta costantemente sempre gli stessi errori. Ed ora da uomo comune mi ritrovo costretto ad abbandonare questo mondo come la mia Peronella ha già fatto.»
«Mi dispiace signore… di essere stato la causa di questo suo destino.»
«Non preoccuparti ragazzo, sangue del tuo sangue mi liberò dalla Morte, ed ora lo stesso sangue alla Morte lentamente mi conduce.»
«Sangue del mio sangue?» chiese Harry stupito.
Nicolas Flamel sorrise per la prima volta da quando erano entrati in casa sua. «Un tuo antenato. Ragazzo mio, non penserai mica che sia rimato chiuso dentro queste quattro mura per seicento settantatré anni! Ho visto il mondo e conosciuto tutti i grandi su questa terra! E di certo Ignotus Peverell era uno di questi…»
«Ha conosciuto i fratelli Peverell?» Era difficile immaginare che l’uomo che gli si parava davanti fosse così anziano da aver conosciuto i primi possessori dei Doni.
«No, certo che no. Non sono così vecchio. Ho conosciuto solo Ignotus. Gli altri fratelli erano morti molto prima che io nascessi. Ma per mia grande fortuna ho conosciuto il più piccolo dei tre, sennò mio caro ragazzo non sarei stato qui a parlare con te.»
«È di troppo disturbo chiederle di raccontarmi qualcosa del suo passato? Di quello che sa sui Doni?»
«Ad un vecchio non dispiace mai raccontare la propria vita. Anche perché questo è l’unico modo per riviverla nuovamente. Ma prego accomodatevi. Non vorrei che tu ed il signor Hyde rimaniate in piedi per troppo tempo. Potreste mettere radici tra le assi del mio pavimento!»
I due ragazzi si sedettero sul divano che si trovava di fronte alla poltrona di Flamel ed aspettavano che questi cominciasse il suo racconto.
«Una storia non è bella se non viene raccontata al caldo e sorseggiando una buona tazza di tè.» Fece un cenno colla bacchetta ed un bel fuoco comparve nel camino accanto a loro, poi con un altro gesto fece apparire una teiera e tre tazzine sul tavolino in legno che li separava.
«Siete pronti a tornare indietro di sei secoli e mezzo?» chiese il mago divertito.
Harry e Hyde annuirono. Anche l’americano era visibilmente curioso. Sicuramente anche lui aveva sentito parlare del grande alchimista.
«Era l’anno 1350 ed io ero solo un giovane mago fuggito dal Regno di Francia per scappare alla grande pestilenza che imperversava per l’Europa…»
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyDom Gen 29 2012, 16:08

Devo dire che questa soluzione è affascinante... inverosimile, ma affascinante... quasi quasi mi sto convincendo, non lo so...se stasera non dovessi esserci, magari ne parliamo in un altro momento... comunque sono convinta che il testo di anny sia il migliore per far uscire harry da scuola, poi potrebbero arrivare a flamel seguendo un ragionamento o degli indizi? non lo so... una cosa è certa: se non leggo il racconto di flamel non decido!
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyDom Gen 29 2012, 16:21

Quindi devo farlo parlare? Cmq credo tu possa facilmente immaginare cosa voglio fargli dire visto la mia ossessione x i peverell e i doni...
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyDom Gen 29 2012, 17:32

L'ho letto e la mia idea non è cambiata. E' un bel testo, ma quello di Anny mi sembra più adatto.

Il problema del testo, secondo me, non è tanto lo specchio e la via di fuga molto particolare, ma il fatto che Flamel sia ancora in vita...

Se Flamel deve dare a Harry ed Hyde delle informazioni indispensabili si può sempre trovare un altro personaggio
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyMer Feb 01 2012, 11:35

Ho letto. E ho riletto con più calma. E poi ho riletto di nuovo (tanto per essere sicura che non mi fosse sfuggito niente! Razz ).

Allora. Per quanto scritto bene, rimango della mia opinione: Lo Specchio delle Brame non funziona così, ma il problema non è solo questo.
Harry non può immaginare così in quattro e quattr'otto che attraverso lo Specchio si possa arrivare da qualche altra parte: Silente, alla fine del primo libro, ci dice chiaramente che Nicholas Flamel e sua moglie Peronella hanno "sufficiente quantità di Elisir per sistemare le loro cose" e che, ultimate le riserve, sarebbero morti in pace. Nessuno ha mai pensato che Flamel potesse andare e venire da Hogwarts a proprio piacimento, anche perchè non ne avrebbe avuto nessun bisogno: la Pietra Filosofale è stata distrutta (si suppone immediatamente dopo la morte di Raptor), e l'Elisir lo conservava a casa propria, non certo nel castello! scratch

Poi. Flamel è strano. Da quello che ho capito leggendo, hai voluto renderlo come una sorta di Gandalf (o di Mago Merlino? Razz ): un vecchio stregone burbero all'apparenza, ma in fondo gentile e cordiale. E questo ci sta pure. Però devi rivedere qualcosa nel modo di farlo esprimere:
Citazione :
«Ma non è certo questo il suo caso, Harry. Posso permettermi di chiamarla per nome? Le cose si metteranno per il meglio, ne sono sicuro.»
«Signore…» iniziò titubante Harry «se era così amico del professor Silente, come dice, perché non l’ho vista al suo funerale?»
«Non sono mai stato a un funerale in vita mia, giovanotto, e non avevo intenzione di iniziare allora!» rispose tornando aggressivo come in precedenza. Poi si calmò nuovamente: «Devi perdonarmi Harry, su queste cose mi arrabbio facilmente… ragazzo mio, se una persona cerca di evitare la Morte per diversi secoli, credi che abbia piacere di incontrarla ad una così tragica occasione?»
Qui per esempio: va bene che hai scritto quanto facilmente Flamel cambi registro, ma siamo passati dal lei, al tu, al giovanotto nel giro di dieci righe... e questo fa un po' strano, no?
Anche perchè, solo qualche riga più su, Flamel si è mostrato estremamente cordiale, esclamando "Benvenuti nel Devon, ragazzi!" con più entusiasmo della caposala di Pearl Harbour ("Benvenute alle Hawaii, donne!"). Razz
Ok che è anziano... ma non bipolare!

Tornando seri.
In generale, in Harry Potter (ma un po' in tutte le saghe fantasy), quando ci si rivolge a qualcuno che non si conosce, oppure quando un anziano si rivolge a un giovane, si usa questo tipo di registro:
<Pensavo che lo sapessi, Harry Potter>
<Uno stregone non è mai in ritardo, Frodo Baggins!>
<Accetti questo compito, Gaio Macellio Severo Silurico?>

Non si dà quasi mai del lei, al massimo del voi, ed è una cosa estremamente rara e riservata a dialoghi tra personaggi di altissimo rango (Théoden e Aragorn, ad esempio, si danno del voi e si chiamano sire), oppure, in Harry Potter, ai dialoghi con i professori (a cui la traduzione italiana, per ovvie ragioni di familiarità, ha attribuito il lei), ai quali si dà, in ogni caso, del signore.
Insomma, per farla breve, Flamel che dà del lei ad Harry suona un po' strano.
Olivander lo fa, nel primo libro, ma perchè è un negoziante, e la traduzione italiana ha ammesso (sempre per familiarità) che un negoziante dia del lei all'acquirente. Tant'è che nell'ultimo libro passa a chiamarlo per nome e cognome (secondo il registro di cui sopra).

Soprattutto, Flamel che è molto anziano e "venerabile" certo non darebbe del lei a un diciottenne (anche se si tratta di Harry Potter! Razz ).

Insomma, a mio parere c'è qualcosa che va rivista (anche perchè il dialogo con Flamel potrebbe essere utilizzato più in là nel tempo, se proprio ci piace e ammettiamo che non sia ancora morto).
Per il resto, ho dato la mia opinione: l'idea della fuga attraverso lo Specchio è, secondo me, un errore concettuale e non ci si può fare nulla. Il resto può essere anche ritagliato e utilizzato a prescindere.

Ho parlato anche troppo.
Il popolo è sovrano, in ogni caso.

Spoiler:
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Dan

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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyMer Feb 01 2012, 15:11

L'idea era proprio questa anny XD i dialoghi fatti in quel modo sn fatti x spiazzare completamente chi legge... Che nn capissce se ha davanti un diciottenne coetaneo di Harry, un adulto al quale si porta rispetto ma con cautela o un anziano al quale si deve devozione... Flamel nn è il classico esempio di vecchio saggio ma è un tremendo miscuglio di età... Infatti passa x quello dal lei al voi al tu di continuo... Nel corso della sua vita la lingua si è evoluta e lui ha difficoltà a mantenere un modo di parlare stabile passando dal colloquiale moderno, al raffinato ed al gergo... che qua nn è presente... quindi quello che hai sottolineato era più o meno tt voluto... Senza contare che è bloccato anche dal punto di vista delle età e quindi il tutto si incasina ancora di più.

Per la frase "Benvenuti nel Devon", non la dice in modo cordiale... ma sarcastico... In quanto è scocciato della lorro intrusione... Quando la dice io mi sn immaginato che mandasse gli occhi al cielo... Xò effettivamente hai ragione è può essere male interpretata... quindi va di sicuro modificata in modo che dia davvero idea della scena...

Cmq nella nostra visione Flamel non è ne un Gandalf ne Silente... E' un intricato miscuglio di vari personaggi... C'è anche un qualcosa di Aberthfort in mezzo... E qualcosa di Ignotus... Solo che è tt modificato dal linguaggio che varia di continuo nel registro.
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyMer Feb 01 2012, 16:19

Citazione :
L'idea era proprio questa anny XD i dialoghi fatti in quel modo sn fatti x spiazzare completamente chi legge... Che nn capissce se ha davanti un diciottenne coetaneo di Harry, un adulto al quale si porta rispetto ma con cautela o un anziano al quale si deve devozione... Flamel nn è il classico esempio di vecchio saggio ma è un tremendo miscuglio di età... Infatti passa x quello dal lei al voi al tu di continuo... Nel corso della sua vita la lingua si è evoluta e lui ha difficoltà a mantenere un modo di parlare stabile passando dal colloquiale moderno, al raffinato ed al gergo... che qua nn è presente... quindi quello che hai sottolineato era più o meno tt voluto... Senza contare che è bloccato anche dal punto di vista delle età e quindi il tutto si incasina ancora di più.
Ok. Ora che l'hai spiegato, ho afferrato il concetto.
Però dal testo non si capisce... Piuttosto Flamel pare affetto da una qualche forma di schizofrenia o di bipolarismo, oppure semplicemente che il dialogo abbia grossi problemi di coerenza formale.
L'idea di questo tipo di caratterizzazione è indubbiamente interessante, però va studiata meglio: invece che cambiare la persona, passando dal lei, al tu e al voi come se niente fosse, prova ad inserire ogni tanto delle parole arcaiche e desuete ("Duole", "all'uopo", "sovente", oppure riferimenti a cose e comportamenti comuni secoli fa ma ora caduti in disuso) alternandole con parole moderne...
Non cambiare la persona: Flamel ha vissuto a lungo, ma indubbiamente si sente più saggio e maturo di un diciottenne... Secondo il mio punto di vista, non si rivolgerebbe mai a Harry da pari a pari (a meno di attacchi di forte demenza senile! Razz ).

Se vuoi un suggerimento, c'è un libro di Dacia Maraini, "Colomba", in cui negli ultimi capitoli si introduce un personaggio emigrato in America da ragazzino e tornato in Italia ultra ottantenne: questo signore conosce l'inglese ma non l'italiano corrente, e parla un miscuglio interessante di dialetto del suo paese, inglese corrente e slang americano.
Flamel potrebbe essere qualcosa di simile, ovviamente con i dovuti accorgimenti.
Spoiler:

Insomma: buona l'idea, esecuzione così così.
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyVen Feb 03 2012, 16:04

Bene devo dire che è proprio un bel testo ma sono d'accordo con anny sul fatto che sembra schizofrenico!a parte questo davvero un bel testo! complimenti!
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MessaggioTitolo: Re: Proposta Capitolo 22 (Dan)   Proposta Capitolo 22 (Dan) EmptyVen Feb 03 2012, 16:54

io principalmente quoto Anny in tutte le sue cose.. Surprised
tuttavia non escludo a prescindere un bel dialogo con Nicolas Flamel in Hp8 Smile se è una cosa mooolto interessante e avvincente possiamo anche fare che la sua dose di Elisir Lungavita sia effettivamente durata più del vecchio Albus!! Twisted Evil

comunque vedremo...
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