HOGWARTS, ADDIO!

CATTIVI!

Sta cosa l'avevo preparata per la fine.
Invece me l'avete fatta modificare perchè avete voluto cacciare quattrocchi dalla scuola a tutti i costi!

Ed adesso ve la sorbite così!

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«E così te ne vai, eh, Harry?» chiese Hagrid, con nella voce ancora una nota di speranza disperta.
«Si, Hagrid. Sono successe fin troppe cose in questi pochi mesi. E da quando non c'è più Ron, qui non mi ci sento più come a casa. Perciò, ritengo che sia meglio andarmene, e mettermi sotto con l'addestramento auror.» La voce di Harry era tranquilla, anche se si poteva notare una leggera sfumatura di disagio. In fondo Hagrid era stato una presenza enorme, molto al di la della sua reale stazza, negli anni passati ad Hogwarts. E dargli quella notizia non era uno scherzo.
Hagrid tirò su con il naso, e cominciò a preparare il the.
«Già. Un po' ce lo sapevo che non avesti finito l'anno. Tu gli amici nei guai non ce li lasci mica. Solo che non credevo che lo avresti fatto così presto, prima di Natale.»
«Lo so, Hagrid. Ma, ormai, che cosa posso imparare a scuola che non mi possano insegnare gli auror? Eppoi la fuori sarò più libero di muovermi e di spostarmi come meglio credo.»
«Certo. E sarai anche più libero di farti ammazzare. Fin che stavi qui, ci stavo io. Ma la fuori, chi ci penserà a darti un occhio, eh? Ci hai pensato?»
«Si, ci ho pensato. Intanto starò a villa Black, e sai benissimo che gli incantesimi sono praticamente insuperabili. E, poi, avrò sempre con me almeno un paio di auror. Inglesi, Hagrid, inglesi.» La precisazione la fece con un leggero sorriso, in quanto sapeva della malfidenza dell'amico nei confronti degli americani.
Bevve il the servitogli in una tazza smisuratamente fuori standard, ben sapendo che difficilmente ci sarebbero state altre occasioni.
Poi, venne il momento dell'addio all'amico. Hagrid quasi lo stritolò, mentre grosse lacrime gli sparivano nella barba incolta. Si scusò anche, quando vide il piccolo amico piangere a sua volta. Credeva di avergli fatto molto male. Harry non fece nulla per correggerlo nell'errore.
Risalì il prato della scuola, mentre la luna si era ormai impadronita della volta celeste. Il chiarore che irradiava l'astro, e riflesso dalla coltre di neve candida, dava al luogo un che di fiabesco.
Ogni passo era un ricordo che lo assaliva: quante volte aveva fatto quella strada, con e senza mantello, per andare a trovare l'amico? Quella volta per le caratteristiche di Fuffy; quando lo prelevarono per portarlo ad Azkaban; quando stavano preparando la difesa di Fierobecco; quando la Skeater divulgò che era un mezzogigante; quando tornò dalla missione presso i giganti; quando l'aiutò a salvare la sua capanna dall'incendio scatenato da Piton. Quel parco era legato a lui in tante a tali storie che faceva fatica a ricordarsele tutte.
E, molto probabilmente, non lo avrebbe calcato mai più. La spensieratezza dei giorni migliori, e le preoccupazioni delle soluzioni da trovare, facevano ormai parte di un passato che non sarebbe tornato.
Entrò dal portone, ed incominciò a gironzolare per i corridoi, per la Sala Grande, per quei luoghi che avevano visto la sua felicità e la sua disperazione così tante volte da esserne impregnati in maniera indissolubile. Come lo erano nel suo animo. Si recò nella stanza dove aveva trovato lo Specchio delle Brame. Andò poi nel bagno che portava alla camera dei segreti, ritrovandosi dispiaciuto nel non aver incontrato Mirtilla. Visitò ancora la stanza Va-e-Vieni, anche questa piena di ricordi belli e dolorosi.
Ben presto si accorse che, più continuava in quella sorta di pellegrinaggio, più il dolore nel petto aumentava. Decise quindi di tornare alla torre di Grifondoro.
Passò davanti al quadro di Sir Cadogan, impegnato, come sempre, nello sfidare immaginari nemici.
Ed arrivò davanti alla Signora Grassa. Un'altra amica che non avrebbe più rivisto.
Salì al dormitorio, preparò i bagagli con una deliberata ed esasperata attenzione, e chiamò Kreacher. Arrivato l'elfo, gli chiese di portare tutto a Grimauld Place, e di attenderlo lì.
L'elfo sparì con le sue cose. Diede un'ultima occhiata in giro, e lasciò quella che, per 7 anni e mezzo, era stata la sua vera camera da letto.
Rimaneva un'ultima cosa da fare: salutare Silente.
Uscito dalla torre, si diresse con passo lento, ma deciso, verso la presidenza. Quando arrivò davanti ai gargoyle si ricordò di non aver chiesto alla preside la parola d'ordine. Indeciso sul da farsi, sobbalzò nell'accorgersi che la McGranitt era alle sue spalle.
«Allora, Harry, ancora fermo nelle tue intenzioni?» Rimase colpito dall'espressione di Minerva. Aveva uno sguardo triste e rassegnato,con una traccia di dolcezza che non molte volte aveva visto nella rigidissima preside.
«Si. Ormai non ho più nulla da fare qua. E, probabilmente, la mia presenza creerebbe soltanto dei problemi di sicurezza per gli altri studenti.»
«Ti ho già spiegato che non è necessariamente vero. Ma se non sono riuscita a convincerti allora, dubito che ci riuscirò adesso. Quindi, Harry, ci salutiamo?»
«Credo di si. Però, prima, vorrei chiederle di poter salutare il quadro del professor Silente, se non le dispiace.»
«Certo che no, Harry. Vieni.»
Salirono la scala a chiocciola ed entrarono nell'ufficio di presidenza.
Harry individuò subito il quadro del vecchio preside, e non si stupì nel trovarlo lì, bello sveglio, comodamente seduto nella sua poltrona in chintz, con un atteggiamento che lasciava intendere una sua attesa di quella visita.
Quanto doveva a quell'uomo? E quanto aveva ricevuto, senza che gli venisse chiesto niente in cambio, se non quello che il destino gli aveva attribuito?
Si perse in quegli occhi blu per qualche momento, ben sapendo che quel silenzio, carico di molteplici significati, sarebbe stato perfettamente inteso dal suo vecchio mentore.
E, di nuovo, non fu stupito che fosse Silente a rompere gli indugi.
«Allora, Harry. Hai qualcosa da dirmi?»
«Si, professore. Sono venuto a salutarla. Come lei sa, sto per lasciare la scuola. E ben difficilmente avremo modo di rivederci.»
Silente abbassò leggermente la testa, e lo guardò da sopra le lunette, con quello sguardo penetrante che sempre lo metteva a disagio.
«Tu dici, Harry? Sei veramente sicuro che non avremo più modo di vederci?»
La domanda lasciò Harry interdetto e stupefatto.
Che cosa voleva dire Silente?
«Harry, Harry. Sarei un professore ben misero, se ti lasciassi solo in questa ora di difficoltà generale. Vedi, in accordo con Minerva, vorrei farti un dono, prima che tu abbandoni questi luoghi. E' un dono prezioso che ci consentirà di tenerci in contatto e, visto mai, che mi permetterà di aiutarti in questa impresa. Minerva, per cortesia, vuoi prendere quel pacchetto e consegnarlo al nostro caro ragazzo?»
La preside aprì il cassetto della sua scrivania, e ne trasse un involto di modeste dimensioni, consegnandolo ad Harry.
Sempre più a disagio, Harry se lo rigirò fra le mani, e lo aprì. All'interno c'era un quadretto vuoto.
Alzò uno sguardo interrogativo verso il vecchio preside.
«Harry, quello che tieni in mano, è una copia ridotta di questo quadro. Vorrei che tu lo appendessi in qualche luogo a villa Black, dimodochè, alla bisogna, potrò venire a farti visita. Mi auguro che tu non lo voglia attaccare in qualche polverosa soffitta, o, peggio, in un umido scantinato. Sai, alla mia età i reumatismi possono essere qualcosa di assai doloroso.»
Harry era semplicemente senza parole. Mai avrebbe creduto di riuscire a portarsi dietro un pezzetto così prezioso della sua scuola.
Gli occhi ormai lucidi trattenevano a fatica l'emozione, e si affrettò a salutare la preside con un abbracciò interminabile.
Lasciò l'ufficio, e si diresse verso il portone di Hogworts. Arrivatogli di fronte, si fermò per un attimo. Quella sarebbe stata l'ultima volta che usciva in piena notte. Ed anche questa volta, sarebbe stato per correre incontro a qualche incredibile avventura. Un mezzo sorriso incurvò le sue labbra, e mentre sentiva in lontananza la gracchiante risata di Pix, oltrepassò la soglia.
Con quelli che sembrarono pochi istanti, arrivò al cancello d'entrata di Hogwarts, dov'era atteso da Gazza, con la sua inseparabile Miss Purr.
«Addio, Potter.» Anche la voce di Gazza non era la solita, come se in qualche recondito angolo del suo cuore anche il custode della scuola fosse dispiaciuto della sua partenza.
Al di là della cinta, Harry si girò verso il castello, mentre Gazza se ne andava dopo aver chiusa l'entrata.
Era fuori.
Non poteva più tornare indietro.
Stava lasciando dietro di se un pezzo di vita importante.
Ed il dolore di quella ineluttabilità esplose in tutta la sua potenza.
Si allontanò di qualche passo. Poi, come colto da un raptus, prese il quadretto e, rivolgendosi alla cornice vuota, disse:
«Non so quando, come o perchè, ma io ritornerò ad Hogwarts. Lo giuro!»
Si allontanò ancora di qualche metro, e si smaterializzò.

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Per adesso

Ve saludi

Uhm, uhm e ancora uhm... bel testo, e molto commovente... ma secondo me tientelo per il dopo, anzi, mi piacerebbe che ci facessi leggere l'originale!
Cioè, io la vedo così: adesso Harry va via da scuola, ma non in maniera definitiva. Quando poi più avanti si renderà conto che ci sono altre incombenze, allora se ne andrà e si potrebbe verificare questa scena, ma per ora... io credo che raccoglierà armi e bagagli e se ne andrà, pensando però di ritornare. Tutto qui!

E' vero, facciamo andare via Harry dalla scuola, ma solo per cercare Ron, non è un addio definitivo e sicuro....almeno per ora.
Quoto in questo Lady.
Per ora si tratta di un allontanamento che lo porta solo a salutare chi rimarrà dentro e lo aiuterà dall'interno a trovare l'amico... poi chissà... potrebbe succedere di tutto!

Citazione :

poi chissà... potrebbe succedere di tutto!

quoto quoto...

ottimo testo comunque!
che sia sgrammaticato troppo o no... la parte di Hagrid mi piace parecchio... si potrebbe tenerla anche buona per più avanti!! (le frasi giuste ovviamente! )

bel testo!!! io non avrei fatto meglio!!!!!

LadyTonks ha scritto:

anzi, mi piacerebbe che ci facessi leggere l'originale!

$£"%"&&%$)%(/&&/=/)
L'ho cancellato!

Venendo al vulnus (Lady e Angie), invece, io ho un'idea differente.
Stavolta, se se ne va, deve farlo in maniera definitiva.
A parte il fatto che un continuo va-e-vieni potrebbe portare a pensare che ritenga la scuola come una specie di "albergo" (e, credetemi sulla parola, io di "alberghi" me ne intendo! ), quanto tempo vogliamo tenerlo dentro quelle quattro mura?
Daccordo, Hogwarts è luogo che da vita a molteplici idee, tutte pazze e tutte buone.
Ma è anche un luogo che ti porta fino ad un certo punto con la maturazione. Uscendone per la seconda volta, Harry non avrebbe più nulla da fare li dentro.
E non ha neanche bisogno di ritirare le sue cose, visto che, per forza di cose, se le porta via ora.
E non sarebbe nemmeno ammesso all'esame M.A.G.O., visto che, paradossalmente, pur essendo più preparato rispetto agli altri del settimo anno, lui non ha portato a compimento il ciclo scolastico.

Poi, per carità, questa è solo ed esclusivamente la mia idea.

Ve saludi



P.S.: Benvenuta Lily.
Grazie e BUTTATI!
Necessitiamo idee nuove!

Forse ci siamo spiegate male... non vogliamo che Hogwarts diventi un albergo...assolutamente.
Dicevamo solo che quando Harry va via, non pensa che sia per sempre.
Poi lo sarà ed infatti anche zia Row dice che non finirà la scuola.....
Tutto qua!!!