Salve ragazzi, lavorando alla stesura del nuovo capitolo ho pensato a come farlo finire, e cosi mi sono messo a scrivere. Doveva venire un piccolo testo, invece poi credo mi sia dilungato un po troppo, pero lo posto, magari vi verrà qualche idea in mente per il capitolo.
Sono un pò arrugginito quindi perdonatemi se ci saranno degli orrori!
Comunque buona lettura
Il Riscatto
Harry e Hermione uscirono dalla Testa di Porco ancora scossi dalle parole di Lumacorno.
L’aria era fredda e pungente come le ultime parole del professore:«Io non vi ho detto nulla!»
Come poteva Harry considerare nulla tutte quelle informazioni?
La vera identità della Setta, i segreti celati in quel libro maledetto che Hermione aveva portato l’anno scorso nella borsa di perline...
La testa gli faceva decisamente male, piena com’era di informazioni che gli ruotavano in testa senza prendere un senso.
Le strade innevate di Hogsmeade si erano riempite di gente, e la concentrazione maggiore era di fronte ai Tre Manici di Scopa.
Per non farsi notare Harry e Hermione si nascosero sotto i cappucci dei loro mantelli e tennero basso lo sguardo per non essere riconosciuti.
Harry diede un’occhiata alle sue spalle e vide il professore Lumacorno uscire dalla Testa di Porco. Il professore si guardò intorno preoccupato, poi si allontanò dal pub e infine si Smaterializzò.
La neve cominciò a cadere dolcemente, trasportata da una lieve brezza fredda, mentre si incamminavano per il villaggio.
Improvissamente vide qualcuno in lontananza che correva affannosamente verso di loro e la mano destra andò immediatamente nella tasca dove nascondeva la bacchetta… poi la riconobbe.
Era avvolta in un mantello rosso scuro, sopra la divisa da Quidditch, che le faceva risaltare il colore dei capelli.
La chioma rosso fuoco era punteggiati da bianchissimi fiocchi di neve e le sue guance erano rosse e piene di lentiggini proprio come piacevano a lui.
Portava in mano la sua Firebolt che buttò a terra non appena arrivò di fronte a Harry.
Ginny si lanciò su di lui baciandolo sulle labbra. Harry l’afferrò e la fece ruotare mentre la baciava, le labbra calde e soffici di lei sulle sue.
Si baciarono per un minuto buono, dolcemente… c’era solo lei.
Il baciò terminò troppo presto e Harry lasciò Ginny a terra, le braccia di lei ancora avvolte sul suo collo.
«Ciao» disse lei col fiatone sorridendogli.
«Ciao».
Non servivano altre parole, erano i loro occhi a parlare per loro.
Si sciolsero e si ricomposero ricordando improvvisamente che Hermione era accanto a loro.
«Non appena ho finito gli allenamenti sono venuta qui immediatamente, Harry. Non mi sono nemmeno cambiata! Spero non ti dispiaccia che ho preso la tua...»
«Ginny» la interruppe dolcemente Harry accarezzandole il viso «Non preoccuparti, l’importante è che sei qui!»
Harry si sentì improvvisamente felice. Vedere Ginny, il suo sorriso, i suoi capelli rossi…
Lei era la sua medicina.
«Ci sono novità?» chiese la ragazza.
«Oh, un sacco! Ma non credo sia il posto migliore in cui parlarne» sentenziò Hermione guardinga.
Cominciarono a dirigersi fuori il villaggio, stando in silenzio, avrebbero parlato più tardi.
Improvvisamente Harry sentì qualcosa muoversi dentro il suo stomaco e si bloccò. Quello che aveva sentito non era un sintomo della fame, era qualcosa di più sovrannaturale, oscuro, ne era certo!
«Harry, tutto bene?»
Il ragazzo sentì a malapena le parole di Hermione perchè quel qualcosa sembrava farsi strada nelle sue viscere a morsi.
Non ho mangiato nè bevuto nulla alla Testa di Porco… cosa mi sta succedendo?, pensò allarmato.
Perse improvvisamente le forze e cadde in ginocchio, le braccia strette all’addome.
«Harry! Cosa c’è? Cosa ti hanno fatto?»
Ginny urlava e le aveva preso il viso tra le mani, ma Harry non riusciva a vederla bene e aveva percepito soltanto un lieve sussurro.
Ebbe un conato di vomito e non riusci al trattenerlo. Si chinò sulla neve e quello che vide uscire lo sconvolse.
Era nero, sembrava un'ombra, dei fili di fumo nero che uscivano dalla sua bocca e non si riversavano a terra, ma restavano sospesi in aria in modo spettrale.
Ginny e Hermione si allontarono da lui sconvolte e uscirono la bacchette: pensavano forse che fosse un demone?
No per favore, aiutatemi! voleva parlare ma quelle parole presero forma solo nella sua testa.
Perse conoscenza e cadde nella neve fredda.
*
Harry aprì gli occhi e si ritrovò immerso nella semi-oscurità.
Si alzò in piedi vedendo attorno a se soltanto le tenebre in contrasto con la neve fredda e candida in cui appoggiava i piedi.
Non provava alcuna emozione, nè paura, nè felicità… si sentiva dentro un sogno.
La sua testa era come bloccata. Non riusciva a pensare, a riflettere, sapeva soltanto di dover camminare.
Camminando le tenebre si diradarono lentamente, lasciando d’avanti a se alcuni casolari di legno.
Riconobbe i Tre Manici di Scopa e Mielandia e gli altri edifici: si trovava in una versione macabra e spettrale di Hogsmeade.
Di fronte ad Harry comparvero due statue e si avvicinò immediatamente a loro: erano Ginny ed Hermione.
Sembravano serene, i loro sorrisi quasi reali.
Poi di punto in bianco le statue esplosero in una matassa di fumo nero, uguale a quello che era uscito dalla bocca di Harry.
Il fumo ruotò su se stesso fino a formare un volto e un corpo deforme.
Il volto era di un bianco immacolato come quello della neve, e anche se sembrava molto anziano, non aveva neanche una ruga. Aveva dei lunghi e lisci capelli neri , le labbra blu, il naso aquilino e gli occhi erano rossi, infossati e ignettati di sangue.
Il corpo era avvolto da delle vesti nere, logore e lunghe fino al terreno, provviste di due buchi da cui fuoriuscivano due braccia pallide e violacee.
Si avvicinò lentamente ad Harry facendo strisciare le vesti sulla neve fino a quando si trovò a un palmo dal suo volto e sorrise.
I denti erano gialli e i canini troppo lunghi per essere normali: un vampiro.
Schioccò la lingua nera e annusò il ragazzo.
Harry restò impassibile.
«Mhmm… non mi avevano detto che avevi un cosi buon odore ragazzo» biascicò il vampiro schioccando un’altra volta la lingua «Il… il tuo sangue».
Chiuse gli occhi e si umidì le labbra.
«Non sono qui per questo però» disse quasi dispiaciuto «Sono un semplice messaggero!»
Girò attorno al ragazzo con una mano protesa senza azzardarsi però a toccarlo.
«Mi dispiace molto che tu non possa rispondermi, ma sono misure che ho dovuto adottare, altrimenti non mi avresti nemmeno fatto parlare» disse il vampiro fermandosi di fronte a lui.
Poi in un secondo svanì in una nuvola nera e riapparve dietro di lui, le labbra vicinissime al suo orecchio sinistro.
«Sono qui in vece di Despero, un membro della tua adorata Setta» gli sussurrò schioccando ripetutamente la lingua «Non vuole che ti faccia nulla! Solo che ti consegni questo!»
Gli mostrò una pergamena, poi gliela sistemò in una tasca del mantello.
Scomparve e riapparve di nuovo di fronte a lui e gli sorrise.
«Adesso vai» disse aspramente, e si voltò.
Il vampiro si incamminò lentamente verso l’oscurità, poi si fermò.
Cominciò a ridere, una risata più simile a un grugnito.
«Mi spiace. Devo farlo, Potter» disse voltandosi «Non resisto!».
In uno scatto fulmineo lo raggiunse, afferrò Harry e gli affondò i denti sul collo.
Harry improvvisamente tornò cosciente, ma troppo tardi.
«Togliti di dosso, sanguisuga» biascicò furente al mostro dandogli pugni e calci, ma era troppo forte.
Lentamente e inesorabilmente il suo corpo venne prosciugato dal sangue, e si abbandonò ormai morente alla presa del mostro.
«Harry! Harry! Harry! Svegliati!»
Si svegliò di soprassalto con il collo che gli faceva ancora male.
Hermione e Ginny lo stavano scuotendo per svegliarlo e appena notarono che si fu svegliato lo abbracciarono.
Ginny piangeva a dirotto e gli accarezzava i capelli.
«Il tuo cuore si era fermato. Pensavo fossi morto, Harry» piagnucolò Ginny sconvolta.
Una piccola folla si era formata attorno di loro e guardavano la scena chi in modo curioso chi divertito.
Harry si toccò il collo, ma non c’era traccia del morso: gli sembrava tutto così reale…
Si scrollò dolcemente Ginny ed Hermione di dosso e si alzò in piedi.
Gli girava un po’ la testa e non sapeva esattamente cosa fare, poi, si ricordò improvvisamente della pergamena.
Controllò la tasca del mantello e in un primo momento non trovò nulla, poi tastò qualcosa: era proprio lì.
Sconvolto prese la bacchetta e si scagliò contro la folla.
«Dove sei mostro, dove sei?» urlò e in risposta la gente urlò più lui e si allontanò.
Era accaduto veramente, era folle, ma era accaduto, e quel mostro doveva essere lì.
Squadrò furiosamente la folla, mentre Hermione e Ginny lo guardavano sconvolte, poi riconobbe le sue vesti logore.
Corse immediatamente contro di lui, la bacchetta alzata pronta a colpire ma c’era troppa gente.
Il vampiro si voltò ridendo e schioccando la lingua.
Il mostro alzò le braccia e le persone accanto a lui caddero a terra come colpite da uno Schiantesimo: via libera.
«Petrificus Totalus!» urlò Harry.
L’incantesimo raggiunse il mostro che alzando semplicemente una mano fece dissolvere l’incanto in una nuvoletta di fumo.
Hermione e Ginny si unirono a lui scagliando ripetutamente numerosi sortilegi illuminando la strada di un caleidoscopio di colori.
Il vampiro sorrise e bloccò e schivò tutti gli incantesimi con estrema facilità: era velocissimo.
«Crucio!» pronunciò Harry, ma il sortilegio sembrò soltanto fargli il solletico.
«Reducto!» urlò Ginny facendo esplodere la neve ai piedi del mostro, ma quello schivò l’incantesimo sollevandosi in aria.
«Non potete competere con me!» esclamò freddamente il vampiro schioccando la lingua.
Alzò le mani in direzione di Harry e da esse esplose un fitta e imponente nebbia nera. Si muoveva velocemente e inesorabilmente verso la sua direzione e Harry non sapeva cosa fare.
«Protego!» pronunciò non appena la nebbia lo raggiunse, ma l’incantesimo era così potente che il Sortilegio Scudo esplose, gettando Harry violentemente a terra.
Rotolò sulla neve e una volta fermatosi si mise seduto tastandosi il fianco dolorante.
Il vampiro gli mostrò i canini e si contorse violentemente trasformandosi in un enorme pipistrello.
Si lanciò in direzione di Ginny, ma Hermione si frappose tra di loro.
«Incendio!» urlò la ragazza decisa e un getto di fiamme uscì dalla sua bacchetta.
Il pipistrello si bloccò a mezz’aria allarmato, ma fu troppo lento a schivare il getto e venne colpito ad un’ala.
La creatura urlò in modo straziante e si diede alla fuga.
Harry si alzò e insieme alle ragazze lanciò lo stesso incantesimo, ma il pipistrello era ormai troppo lontano.
In pochi secondi la creatura scomparve all’orizzonte e Harry si arresse.
La folla si era finalmente dispersa, solo alcune persone erano rimaste a guardare quello che era successo e guardavano i tre ragazzi in malo modo.
«Un vampiro!» esclamò Hermione sconvolta «L’ho capito solo quando si è trasformato. Il fuoco credo li uccida o almeno, li mette in fuga».
«Ma cosa sta succedendo?».
«Non lo so, Ginny. Erano decenni che queste creature non uscivano allo scoperto, per giunta di giorno!» le rispose Hermione confusa.
«Quel dannato vampiro, mi ha...» Harry si interruppe. Stava per parlare del sogno e della pergamena, ma la lingua gli si era annodata violentemente.
«Ti ha...cosa?» chiese Hermione.
Cercò di parlare nuovamente, ma non riuscì a pronunciare nemmmeno una parola.
Un sortilegio. Non poteva parlarne, dannato vampiro!
Mise una mano in tasca e cercò di prendere la pergamena ma gli sfuggiva sempre di mano... non voleva proprio farsi acciuffare!
«Devo andare prima che arrivino gli Auror...»
«No, aspetta Harry, ci devi spiegare!» esclamò Ginny interrompendolo.
«Parleremo attraverso il Canguro! Hermione pensa al Diario e cerca altre informazioni sulla Setta».
Baciò alla svelta Ginny e si Smateralizzò lasciandole senza parole.
Si Materializzò nel giardino dei Malfoy accanto a un pavone e prese immediatamente la pergamena.
La spiegò nervosamente e la lesse:
Potter, non voglio fare troppo giri di parole: voglio la Bacchetta di Sambuco e ce l’hai tu.
Tu vuoi il tuo amico Ron e ce l’ho io.
Credi che possiamo trovare un compromesso?
Conosci Little Winteroak, no? Fatti trovare li tra sette giorni al sorgere del sole, non importa esattamente dove, io ti troverò.
Naturalmente porta ciò di cui ho bisogno e io ti renderò il tuo amico.
Despero
Un attimo dopo la pergamena si era sbriciolata in mille pezzi.