L'erede incoronato

Ecco che posto di nuovo il testo, modificato ed ampliato di una parte... Ho deciso però di tenervi sulle spine... E non voglio giocarmi subito tt le mie carte... Quindi per avere il quadro completo della situazione dovrete aspettare le prossime puntate XD

L'Erede Incoronato (modificato il 6/4/2012)

...
Despero camminava avanti ed indietro davanti ai loro occhi visibilmente eccitato. La sua pelle pallida brillava in contrasto con l’oscurità che li circondava ed i suoi occhi ardevano per il successo.
«Bene bene bene. Chi è caduto nella nostra trappola? Il nostro amato Signor Potter ed i suoi due amichetti …» La voce gracchiante e fredda di Despero contrastava con il suo aspetto giovane e distinto.
«… Malfoy Junior, ops scusami, oramai è il caso di dire Senior…» proseguì divertito lanciando uno sguardo a Draco che invano cercava di liberarsi dalle catene che li tenevano legati.
«… ed il nuovo arrivato, Mr. Sfigato dalla lontana America.»
«Io ti… Io ti…» disse l’ex Serpeverde guardando il mago negli occhi.
«Oh no, piccolo Draco, non fare così. Perché mai passare alle minacce? Sai bene cosa sono capace di fare… Hai per caso trovato il mio biglietto da visita? Un vero colpo da maestro quello di lasciare un mio ricordino qui al Maniero.»
«Cos’altro volete da noi? Vi abbiamo consegnato la Bacchetta. Non era questo il patto? Dovevate lasciare libero Ron.» intervenne Harry, interrompendo il mago oscuro.
«Potter Potter non ci arrivi? Mi sa che non sei poi così tanto sveglio come dicono i giornali. Se non erro dovresti aver portato con te il Diario per parecchio tempo. E la tua amichetta l’anno scorso ha letto per intero “I Segreti dell’Arte più Oscura” e sicuramente te ne ha parlato. Per cosa hai frequentato sei anni alla prestigiosa Hogwarts se non per imparare a fare due più due?»
Harry non riusciva a staccare gli occhi dal volto del mago. Cos’altro potevano volere? Aveva sempre pensato che l’obbiettivo della Setta fosse unicamente la Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta di Virginia, ed ora non riusciva ad immaginare cosa altro fosse utile ai loro scopi.
«Proprio non ci arrivi? Vabbè. Mi toccherà farti una breve lezione.» disse sollevando gli occhi al cielo «Accio Diario»
Il diario del suo antenato fuoriuscì dalla borsa aperta che si trovava qualche metro dietro di lui richiamato dal semplice movimento della Stecca della Morte.
«Allora … Dovrebbe essere appena oltre la metà … Ancora avanti, ancora avanti … Eccolo qua.
Anno Domini 1299, 7 Giugno
Finita. Ormai è finita. Virginia si è spenta. Per sempre… »
Despero faceva finta di piangere e di struggersi cercando di interpretare la parte del povero Ignotus Peverell.
«L’abbiamo portata nella radura, eravamo là… Riuniti, al freddo della notte… Mio fratello Cadmus non la voleva lasciare, la teneva stretta a sé, non voleva abbandonarla nemmeno per un attimo. L’abbiamo convinto ad adagiarla per terra, sull’erba, ma lui le è rimasto sempre accanto. Abbiamo atteso, minuti, secondi interminabili… Poi Al Nasl ha brillato… Quando l’astro ha illuminato il cielo con la sua luce è successo uno strano evento. Il mantello, l’anello e la bacchetta di Virginia hanno sprigionato luce propria. Il corpo ancora vivo della nostra dolce amata si è sollevato da terra, qualche piede sopra l’umido prato su cui era adagiato e con esso anche gli oggetti illuminati. Poi tutto è cessato di colpo. Gli oggetti si sono spenti confondendosi nella notte ed il corpo della giovane è sceso a terra dolcemente. Virginia era priva di vita…
Non dimenticherò mai quell’immagine, mai… Ora ci restano solo i suoi averi, quelli che hanno brillato, gli stessi lasciatici in dono… Per noi è un mistero ciò che è accaduto, ma per ora non è questo ad occupare le nostre menti … Virginia è morta, questo è tutto… »
I tre ragazzi guardavano il mago oscuro esterrefatti: come poteva prendersi gioco delle sofferenze di un giovane mago distrutto dal lutto? Despero invece, finita la lettura, guardava fisso Harry con un sorriso stampato sul volto, aspettando evidentemente che questo capisse ciò che aveva in mente.
«Niente Potter? Non basta neanche questo a risvegliare la tua sopita capacita di ragionamento?»
Harry era senza parole. Aveva letto e riletto quella pagina centinaia di volte e non vi aveva trovato nessuna spiegazione. Lo stesso Ignotus Peverell non era riuscito a rispondere a quelle domande, a trovare il significato dell’accaduto. Sembrava impossibile che quel fatto fosse successo proprio nel luogo dove si trovavano esattamente settecento anni prima.
«Non c’è alcun divertimento a spiegarti tutto. Vabbè… Dato che sei ingenuo come un bambino partiamo raccontando una favola…»
I tre ragazzi guardavano il mago senza parole. Le sue frasi sconnesse sembravano i vaneggi di un folle. Minami nel mentre brillava nel cielo primaverile illuminando da lontano il retro del Maniero e la radura nella quale si trovavano, facendo risplendere una lapide posta ai confini del cerchio di alberi non molto lontano da loro.
«C’erano una volta tanto tempo fa tre fratelli, che malauguratamente hanno assistito al trapasso della donna da loro amata. La Morte però, alquanto rattristata dall’infelice scena, ha affidato loro tre doni affinché si riprendessero dalla trista perdita. Tre doni, tre fratelli, fin qui tutto quadra. Lo stesso Beda il Bardo ha raccontato la scena egregiamente nel suo libro. Quello che però non ha raccontato è che solo due dei tre hanno avuto una propria prole, il primo ed il terzo fratello, in quanto il secondo si è tolto la vita per raggiungere la propria amata nel mondo dei morti. E qui le cose si complicano: due soli discendenti e tre doni. Malauguratamente la bacchetta dal legno di Sambuco ha scelto un altro corso: non è andata di padre in figlio ma da assassino ad assassino perdendosi nei meandri della storia. Due quindi sono solo i doni tramandati di generazione in generazione: un mantello dai poteri eccezionali ed un anello in grado di portare indietro dall’altro mondo i morti. Entrambi sappiamo chi sono i due ultimi discendenti: un terribile mago mezzosangue ed un piccolo ragazzino che ha osato sfidarlo e fortunatamente l’ha ucciso. Fatto sta che la Morte non avrebbe mai permesso che rimanessero due soli discendenti: tre sono i doni e sempre tre debbono essere i loro proprietari. Per questo Germanico Peverell, figlio del primo tra i tre fratelli, ha avuto due gemelli e così tutta la storia torna e si arriva al giorno d’oggi con tre discendenti e tre doni. Ma chi sarà l’ultimo discendente, parente lontano di sangue di Lord Voldemort e del fantomatico Harry Potter? Chi altri se non io? Unico vero erede in vita di Antioch Peverell e legittimo proprietario della Bacchetta di Sambuco! Quindi Signor Potter ci tengo a precisare che essere Padroni della Morte non serve a nulla quando porti in mano una bacchetta che è stata rubata con un tradimento e non ti appartiene di diritto…» Despero fece una pausa per guardare Harry fisso negli occhi, ma in un istante il suo volto si rasserenò sfociando in un sorriso.
«Ma in fondo una famiglia è pur sempre una famiglia, anche se alla lontana, ed in una famiglia queste cose si perdonano…» disse dando ad Harry un piccolo schiaffetto sulla guancia destra.
«Comunque per rimediare alla vostra cronica mancanza di intelligenza vi spiego perché ci troviamo tutti qui riuniti in questo luogo così particolare: la mia intenzione, anzi la nostra intenzione, quella mia e dei miei amici, è di mettere in scena uno spettacolino per ricordare i bei vecchi tempi. Gli attori li abbiamo tutti in fondo: il nostro Harry Potter nella veste di Ignotus Peverell ed io nei panni di Antioch. Ma a cosa serviranno mai l’ultimo rampollo della casata dei Malfoy ed un giovane americano pianta grane? Diciamo che nessuno di voi si trova qui per caso… Le selezioni per il nostro show sono state a dir poco accurate ed abbiamo trovato in ognuno una particolarità che vi rende speciali…» Despero sorrise, i suoi occhi brillavano. Il giovane mago sembrava impazzire per la gioia anche se cercava di contenersi per godere fino il fondo del loro terrore. «Per il nostro Draco ho in mente qualcosa di davvero speciale… Forse ho dimenticato di citare una storiella della quale nessuno ha memoria. In fondo la giovane promessa sposa di Cadmus, vera causa dei Doni, è a malapena nominata nella favola e sicuramente non ha avuto una propria discendenza data la sua precoce morte avvenuta prima di convolare a nozze. Quindi trovare un suo erede è praticamente impossibile… O forse no? Bè proviamo a considerare l’ipotesi che per caso la povera Virginia avesse un fratello? Potrebbe un bis bis bis nipote essere considerato un erede in mancanza di un discendente diretto? Penso proprio di si. Diciamo che almeno un briciolo di sangue in comune rimane. Ecco prendiamo per ipotesi che questo fratello sia rimasto in Francia e lì si sia costruito una famiglia ed abbia avuto figli, nipoti eccetera eccetera eccetera… La solita storia insomma… Se non ricordo male Draco, il tuo cognome deriva dal francese, Mal Fois, giusto? Ti viene per caso in mente un qualche motivo per il quale potresti trovarti qui?»
Harry non voleva sapere la risposta. Come aveva fatto a non capire? Di sicuro quei maghi avevano pianificato ogni mossa da secoli, seguito di generazione in generazione le loro famiglie aspettando unicamente il momento buono per agire. Despero intanto teneva lo sguardo fisso sul giovane ex serpeverde, come per assaporare la sua paura. Di colpo però rinvenne dai suoi pensieri e posò lo sguardo su Hyde. Poi con la solita voce fredda riprese il suo lungo monologo:
«Immagino stiate iniziando a capire qualcosa, ma sono sicuro di non aver svelato ancora tutto. Di non aver completamente eliminato l’incertezza dalle vostre stupide menti… A questo punto il grande dilemma è il perché abbiamo portato qui un giovane americano senza arte ne parte… Apparentemente inutile… In fondo sappiamo che Cadmus Peverell non ha avuto discendenti e quindi è impossibile trovare qualcuno che lo sostituisca appieno per la nostra recita. Il fatto è che il passaggio d’eredità nel mondo magico è una questione estremamente complessa, in particolare se a controllarlo è la Morte in persona. Infatti come ho già detto devono sempre esistere tre possessori dei Doni, ed anche nel frattempo che si crea un nuovo ramo di discendenze, deve esserci un erede che si occupi del Dono in attesa che nasca il suo prossimo proprietario. Diciamo che solitamente questo non avviene. Infatti i casi nei quali è successo si possono contare sulle dita di una mano: il suicidio del giovane Cadmus Peverell, l’accidentale morte della graziosa Eloise Wemberd e la caduta definitiva del grande Lord Voldemort. In ognuno di questi casi la Morte ha adottato un nuovo metodo: in fondo suoi sono i Doni, sue sono le regole. Quindi erede temporaneo è diventato il primo essere umano ad aver usato il Dono in questione. Avrà mai raccolto qualcuno il prezioso anello del secondo fratello? Quello che è stato lasciato incustodito nella oscura Foresta Proibita dal grande Harry Potter, giovane Padrone della Morte? Carissimo Bryan Hyde… vuoi mostrarci tu ciò che hai in tasca o devo prenderlo con la forza?»
Hyde lo guardava sgomento. Despero incominciò improvvisamente a ridere come divertito da un pensiero che gli aveva appena attraversato la testa. «Povero povero Bryan. Pensi di esser forte, di essere un duro possedendo l’anello di famiglia di Tom Riddle. Peccato che in pochissimi sappiano quello che accade all’ erede temporaneo: muore esattamente nello stesso istante nel quale nasce il vero erede. Trovare quell’anello nel bosco non è stata esattamente la tua fortuna!» Despero continuava a ridere.
I tre ragazzi si guardarono. Le catene che li tenevano legati agli alberi non gli permettevano di muoversi più di tanto. Ma Harry riuscì a girarsi a sufficienza per vedere il volto dell’americano solcato dalle lacrime. Sarebbe morto in ogni caso: sia che fossero riusciti a salvare la situazione per miracolo, sia che Despero avesse vinto. Questa vicenda per lui non avrebbe mai potuto avere un lieto fine. Perché mai non gli aveva rivelato di aver trovato l’anello? Voleva forse tenerlo all’oscuro? Chissà quante altre cose gli aveva tenuto nascosto Bryan Hyde.
...

-CONTINUA-