Harry era seduto al bancone de 'La testa di Porco', le guance rosse, la testa poggiata sul duro legno sudicio, come tutto il locale.
«Ragazzo! Hai intenzione di perseguitarmi per caso?» chiese la voce burbera del proprietario, mentre i passi si avvicinavano rumorosamente.
Gli occhi lo osservavano inquisitori. I capelli erano unti e le unghie sporche grattavano una macchiolina su un bicchiere che non andava via. Aberforth aveva un'aria malandata più che mai.
«Mmm ...» annuì il ragazzo. «Cos'è, un ritorno alle origini?».
Il busto di Harry si alzò dal bancone e, con un gesto ampio e teatrale, alzò una mano, come per indicare tutto il locale. Aberforth lo guardò sospettoso.
«Che intenzioni hai, Potter?». Inarcò le sopracciglia e continuò. «Ho convinto Arianna a lasciarmelo tenere come voglio io. Abbiamo parlato e siamo giunti alla conclusione che lei tiene il suo quadro come vuole e dove vuole e io il mio locale come voglio».
Arianna gli fece un sorriso dal suo quadro di fronte al bancone e gli fece notare con un cenno il fiocco vaporoso sulla cornice. Harry ricambiò il sorriso.
«E poi anche l'ultima volta che sei venuto era così».
«Beh, se credi che così il locale ti rappresenti maggiormente...» provocò il ragazzo.
«Ehi, ehi, ehi» lo ammonì Aberforth con l'indice alzato. «Ti sei visto tu, come sei conciato? Sembri reduce da una battaglia».
Harry aveva un'ampia bruciatura sulla maglia, il volto era sporco e i capelli impiastricciati di fuliggine. In effetti, Harry era reduce da qualcosa di simile ad una battaglia, ma convenne che non fosse necessario sottolinearlo. Arianna sospirò e in quel momento Harry avrebbe giurato che la ragazzina avesse bisbigliato: ''Uomini''.
«Senti ragazzo...» disse abbassando la voce Aberforth e chinando la grossa schiena su di lui. «Ricordo bene la scorsa volta che sei venuto. Non mi freghi, questa non è una visita di cortesia! Pensavo che consegnato... quell'arnese... avessi finito di rompere».
Harry riflettè un po', prima di parlare. Si tormentò le dita delle mani, guardando tutto tranne il volto di Silente. Prima di arrivare nel locale era convinto di ciò che avrebbe fatto: avrebbe preso la bacchetta e l'avrebbe consegnata ai maghi della Setta; ma ora altri mille dubbi lo stavano tormentando. Se anche il ragazzo avesse consegnato la bacchetta, chi gli diceva che avrebbero lasciato libero Ron? E se Harry dava la bacchetta di Sambuco a quei maghi, essi non avrebbero schiavizzato l'intero mondo magico? E ora, con che coraggio Harry andava a chiedere quell'oggetto che Aberforth aveva accettato con cotanto sacrificio?
«No... giuro, sono qui per un boccale di Bur... Whiskey Incendiario... Whiskey Incendiario».
«Oh, il cocco di Albus sta crescendo?» disse ridacchiando. Inarcò le sopracciglia. «Sei sicuro di riuscire a reggere? E' roba pesante!».
«Io ci proverò. E tu?» disse con aria di sfida.
«Ohoh! Cos'è Potter? Sai da quanto tempo lavoro in questo posto?».
«Ed è sempre stato così vuoto?».
«Ma come ti permetti? Ah! I ragazzi d'oggi!» sospirò mettendo davanti ad Harry un boccale pieno fino all'orlo.
Harry portò il boccale alle labbra e sentì un brivido caldo partirgli dalla lingua, per arrivare allo stomaco. Ora sì che si sentiva meglio. Sorseggiò avidamente ad occhi chiusi, poi li riaprì e vide Aberforth che lo guardava, con un sorriso ebete sulla bocca. Egli aveva già due boccali vuoti davanti a sè.
«Che ne dici po-pò-po-pò-Potter?!» disse lui starnazzando come una gallina.
Ad Harry venne un'inspiegabile voglia di ridere e così fece, producendo un rumore come quello di una marmitta, sputacchiando saliva dappertutto.
«Haaaa ma m-a io pensavo facessi esperimenti solo sulle capre!» disse trovando spazio tra una risata e un'altra.
Ora anche Aberforth rideva come un pazzo, sussultando così forte da rovesciare tutto il Whiskey ovunque. Harry rubò il bicchiere ad Aberforth. Arianna con una smorfia disgustata, chiuse le tendine rosa shocking della cornice.
«Le capre? Chi ti ha mai detto questo?» rispose, con le lacrime che gli uscivano dagli occhi.
«Sì, che poi fanno CIAO!» canticchiò il ragazzo con le guance rosse che parevano incandescenti. «Come in HEIDI!».
«Sì...e poi anche miao! Hey dì? Cos'è un nuovo saluto tra i giovani?».
Harry si teneva la pancia dal ridere.
«E' un cartone babbano!».
«Perchè? La carta igienica babbana è grande e diversa dalla nostra?» rise riempiendo a volontà altri due boccali.
«NO! Sono capre drogate!» disse enfatizzando l'ultima parola.
«Nooooo! Perchè non ho mai pensato di drogarle, le capre?!».
Andarono avanti per molto tempo a fare supposizioni sul comportamento che avrebbero avuto le capre drogate se gli Auror le avrebbero usate al Ministero o se la lana avrebbe cambiato colore e sarebbe diventata blu elettrico. Dopo qualche ora buona, i due arrivarono alla conclusione che le capre in quel momento avrebbero dormito, così Aberforth prese a ronfare sul bancone, mentre Harry rideva ancora.
<<Psss...>>.
Harry smise immediatamente di ridere; era d'un tratto lucido e sveglio. Gli occhi di Arianna sbucavano da dietro alla tendina rosa shocking. Con un dito gli faceva cenno di farsi avanti. Harry, barcollante superò il bancone, evitando per un pelo di scivolare in un punto di pavimento più unto.
Arianna gli sorrise maliziosamente e frugò con una mano nella tasca, da cui estrasse una bacchetta. La avvicinò al bordo della tela e questa magicamente ne fu rigettata fuori. Harry la afferrò, evitando che cadesse sullo sporco pavimento.
<<Grazie!>> sussurrò al quadro, ma Arianna aveva tirato nuovamente le tendine. Più stupito che mai, Harry uscì dal locale. L'aria era fredda, ma invece che farlo svegliare, lo inebetì maggiormente. Egli si strinse forte nel mantello e si smaterealizzò, pensando fermamente a Grimmauld Place.
Il ragazzo cadde sulla terra brulla, fredda. Forse smateralizzarsi da ubriaco non era stato molto intelligente, infatti ora poteva osservare Hogwarts, invece del numero 12. Guardò l'acqua, dove solo poco tempo prima era apparso quell'ammasso di tentacoli, quando ancora regnava il caos, quando per l'ultima volta gli studenti avevano percorso quel parco. Di quella confusione generale non era rimasto nulla, solo un gran vuoto interno, solo il riflesso di Harry nelle acque buie. Guardò il cielo, da cui candidi fiocchi bianchi scendevano e scendevano. Mentre il ragazzo respirava gli occhiali si appannavano sempre di più. Si spostò di qualche centimetro, strisciando per terra, ma ad ogni movimento, le ossa scricchiolavano paurosamente, come se stessero per rompersi. Lì aveva fatto una promessa a Hermione, che non era ancora riuscito a mantenere. Si alzò in piedi, ripercorrendo quello che appariva ai suoi occhi il sentiero ben distinto in cui quel giorno stava per lanciarsi contro l'americano. Poi si fermò di scatto. Proprio in quel punto, in cui Hyde gli aveva rinfacciato tutto, si innalzavano due figuri.
Harry sospirò e si lasciò nuovamente cadere a terra. Aveva pensato di essere solo.
«Draco, Brian» disse ai due ragazzi, con un cenno del capo, a mo' di saluto e ,come se fosse la cosa più naturale del mondo, gli sorrise come se stesse incontrando due vecchi amici.
«E' proprio ubriaco» commentò Malfoy, guardando Hyde negli occhi.
I tre scoppiarono a ridere.
Note:
1. Giuro che le rime sono puramente casuali!
2. Giuro che non sono fatta!
3. Giammi mi ha suggerito qualcosa in un punto... indovinate quale? -.-