Poca sostanza, tante chiacchiere... roba mia insomma
«Cosa ne pensa Signor Weasley?» chiese improvvisamente il professor Willis.
«Ron! Ron svegliati!» Harry incitava l'amico con vigorose gomitate. «Dai, che diamine ti prende?»
Hermione, da dietro, gli sferrò un calcio.
La testa gli scivolò inevitabilmente dal braccio sul quale la teneva poggiata, e battè con la fronte sul banco. «Ahi! Ma siete stupidi?» bisbigliò massaggiandosi sedere e fronte. Harry gli fece cenno verso la cattedra, trattenendo a stento le risate.
«Signor Weasley?»
«Ehm... si, ecco... » Ron si ricompose sulla sedia, elemosinando con lo sguardo un suggerimento dal resto della classe. Hermione, dietro di lui, borbottava indignata «Immaturo! Ecco cosa sei, solo un immaturo che non sa assumersi le proprie responsabilità».
Harry era piegato in due dalle risate, il rossore stava risalendo Ron pian piano: collo, orecchie, viso. Persino i capelli sembravano essere ormai di un rosso più intenso. Mancava poco che l'amico emanasse calore!
«Io... sono d'accordo con lei professore» recitò speranzoso, con falsa convinzione e fingendo di aver soppesato la risposta. Willis, con un sorrisetto sulle labbra «Benissimo! Il Signor Weasley è d'accordo con me» spiegò rivolgendosi al resto della classe.
«Quindi saprà di certo dirci la qual è la sua opinione sull'ultimo emendamento della Lega di difesa contro le Arti oscure, riguardante le leggi sui duelli magici».
La classe scoppiò in una fragorosa risata. Willis non si faceva abbindolare così facilmente.
Harry non potè fare a meno di unirsi al divertimento generale, ma la risata gli si gelò in faccia vedendo Hyde che batteva il cinque col suo compagno di banco e Ron che, fissandolo, aveva spennato la sua piuma.
«Sporchi americani! Tutti uguali, anche i professori sono dei venduti!».
Fortunatamente il suono della campanella arrivò a fagiolo, coprendo la lunga lista d'insulti che Ron stava spillando minuziosamente.
Si riversarono fuori, nei corridoi insieme agli altri ragazzi. Era ormai ora di cena. Con l'arrivo della primavera le giornate donavano loro più ore di luce ed il sole, al tramonto, riversava attraverso le finestre una luce aranciata, tiepida, che sembrava portare con se pace e tranquillità. I tre s'incamminarono adagio verso la Sala Grande. Quel giorno Ginny aveva saltato le lezioni: era in infermeria a causa di una brutta caduta durante l'ultima partita di Quidditch. Harry era sempre più piacevolmente sorpreso della sua fidanzata: non si era lamentata una volta che fosse una!
Hermione e Ron intanto discutevano pochi passi davanti a lui «Potevi suggerirmi invece di star lì a far la predica, o meglio... invece di star lì a menar calci!»
Hermione, dapprima indignata, non potè che scoppiare a ridere, seguita a ruota da Harry e dallo stesso Ron.
«Non vai da Ginny, Harry?» chiese Hermione quando si fu ripresa.
«Certo! Ma dopo cena, il mio stomaco esige cibo» rispose Harry dandosi dei colpetti all'altezza dello stomaco.
«Stai diventando come Ron...» disse Hermione rassegnata.
La cena fu come sempre soddisfacente.
«Cavolo! Questi elfi si dan da fare!» fu la reazione di Ron davanti alla montagna di dolci che apparve a fine pasto.
«Ragazzi, faccio un salto in infermeria. Non aspettatemi per la notte». Harry ammiccò complice ad Hermione.
«Non dimenticare che sono suo fratello, maledizione! Risparmiamele certe cose... »
Per l'ennesima volta quel giorno, Harry si allontanò ridendo di cuore.
Forse quella sarebbe stata una serata normale.
Prese a salire le scale. BUM! Si ritrovò disteso a terra dopo aver ruzzolato per vari gradini.
Qualcosa di grosso e informe gli era rovinato addosso. Una serata normale… pensò amaramente tra sé. Si alzò barcollando, tenendosi il fianco sul quale era caduto, cercando di distinguere la “massa” informe. Con stupore, tra il groviglio di vesti che si ritrovò davanti, riuscì a riconoscere uno dei suoi amici, senza dubbio il più pasticcione. «Neville! Che ti succede?»
Il ragazzo si districò a fatica dal mantello nel quale si era ingarbugliato e si rialzò, liberandosi della polvere che aveva raccolto durante il capitombolo con grandi manate. «Oh! Scusa Harry …» disse Neville con fare dispiaciuto, quasi supplichevole. «Sono inciampato» riprese, lanciando timorose occhiate alle proprie spalle. Harry notò la preoccupazione che trapelava dal volto del ragazzo. «C’è qualcosa che non và?»