E' una vita che non scrivo qualcosa, però avevo quest'idea che mi frullava in testa per il prossimo capitolo (o più in là... ma non troppo! ) e una voglia matta di scrivere su Lumacorno (e di ricollegare l'anello dei Peverell a tutta la faccenda della Setta).
Nel farlo, ho provato a rimettere insieme i fili di quello che abbiamo scritto finora, e mi sono accorta che se continuiamo a intricare la matassa probabilmente non ne usciremo mai.
La prima parte è, ovviamente, opinabile. Semplicemente, mi serviva un modo per far trovare Harry e Lumacorno faccia a faccia... se poi qualcuno ha altre idee, ben vengano.
PS: mi sono accorta che questo qui è il mio milleunesimo messaggio nel forum. AUGURI A ME!
PPS: Essendo molto molto mooooolto lungo (HELP! ) inizio col postare la prima parte del testo, la seconda seguirà a breve.
Buona lettura!
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L’uomo entrò nella stanza avvolto in un pesante mantello, con il cappuccio calato fin sugli occhi. Fece qualche passo in avanti, scrollò le spalle per liberarsi dalla neve, e una grossa chiazza d’acqua si allargò sotto i suoi piedi. Harry rimase seduto, in silenzio. Chiunque fosse, sapeva cos’era venuto a fare e non aveva nessuna intenzione di arrendersi. O, per lo meno, di farlo senza lottare.
Alla luce incerta dell’unica candela, l’ombra del nuovo venuto sembrava enorme, eppure c’era qualcosa di familiare in lui. L’uomo tirò fuori la bacchetta, e con un movimento elegante si diresse un getto d’aria calda contro gli indumenti bagnati. Poi sospirò, un sospiro lungo e sonoro, e abbassò il cappuccio. Harry spalancò gli occhi per la sorpresa: tra tanti ambasciatori che Kingsley avrebbe potuto inviargli, aveva senza dubbio scelto quello più inaspettato.
Sempre sbuffando, il mago prese a slacciarsi il mantello ormai asciutto, mentre i ricami della sua veste rilucevano nella penombra. Avanzò ancora di qualche passo, poi si fermò, allargo le braccia intorno all’ampio ventre e sorrise:
«Ragazzo mio, finalmente ti ho trovato!»
«Buonasera professor Lumacorno» rispose Harry, piatto. Non aveva nessuna intenzione di cedere alle smancerie del vecchio professore: non capiva cos’era saltato in mente a Kingsley, né come sperava di convincerlo a collaborare inviandogli Horace Lumacorno come messaggero, però sapeva che non si sarebbe lasciato persuadere facilmente.
«Non mi inviti a sedermi, Harry?» chiese il professore, sempre sorridendo. Si fissarono per un secondo negli occhi, poi Lumacorno sospirò di nuovo e abbassò lo sguardo: «No, d’accordo. Presumo di non essere un ospite gradito».
Le labbra di Harry si curvarono, suo malgrado, in una sorta di ghigno. Non sapeva nemmeno se voleva essere un tentativo di ricambiare il sorriso. Dal ritorno da Godric’s Hollow viveva come in una sorta di trance ipnotica: aveva tirato giù dagli scaffali della biblioteca volumi vecchi di secoli, aveva passato le notti a collegare alberi genealogici e strane linee di successione di famiglie magiche, mentre Draco e Hyde cercavano in lungo e in largo qualcosa che potesse aiutarli ad individuare la natura del medaglione che Lucius portava al collo. Draco continuava a ripetere di non averlo mai visto, di non aver mai visto nulla al collo di suo padre, prima di assistere alla scena terribile rievocata dal Pensatoio in casa dei Peverell.
La lettera di Kingsley era stata solo un intoppo da poco. Harry l’aveva letta, ci aveva riflettuto pochi secondi e si era preparato allo scontro, fisico o verbale, che sarebbe giunto insieme agli ambasciatori del Ministro.
Se n’era quasi dimenticato, fino a qualche minuto prima.
«Harry, ragazzo, penso tu sappia perché sono qui»
La voce di Lumacorno sembrò arrivare da chilometri di distanza. Harry annuì, continuando a tenere gli occhi bassi.
«Lo so, professore» rispose, lasciando cadere un lungo sospiro insieme alle parole «Lo so, e non ho nessuna intenzione di cedere, mi dispiace».
Lumacorno sospirò di nuovo, poi sollevò le sopracciglia e tirò fuori la bacchetta. Harry reagì d’istinto: si alzò di scatto e gridò «
Protego! ». La violenza del Sortilegio Scudo spedì il professore fino in fondo alla stanza. Harry lo guardò finire a terra a gambe all’aria e sbattere la schiena contro la porta chiusa.
«Mi dispiace» disse, mentre l’Incantesimo svaniva «Ma può dire a Kingsley che questo è tutto quello che i suoi messaggeri avranno, almeno finchè non si fiderà di me».
Lumacorno si alzò in piedi, massaggiandosi il collo e la schiena.
«Harry» riprese «Io non voglio costringerti, voglio solo che tu mi ascolti»
«No, professore, il tempo di ascoltare è finito: ora bisogna agire, e subito»
Lumacorno scosse la testa: «Come pensi di agire, ragazzo, solo e senza aiuto? »
Harry inspirò profondamente e si impose di calmarsi. Aveva già avuto una conversazione con il Ministro, e non aveva voglia di ripeterla ora con Lumacorno. Kingsley doveva aver capito ormai che parlando non avrebbe risolto nulla. Già, ma allora perché aveva inviato il vecchio professore? Certo, non poteva sperare che Harry si sarebbe lasciato convincere dalle sue moine, né tantomeno che l’anziano mago avrebbe potuto trascinarlo con sé con la forza.
«Perché hanno mandato lei?»
Lumacorno sorrise sotto i baffi, un sorriso enigmatico, come un ragazzino che avesse risolto un indovinello prima dei compagni e stesse osservandoli, godendo della sua superiorità.
«Bene, ragazzo mio, vedo che inizi a capire. Vogliamo sederci, ora? »
Harry annuì, senza rispondere. Non voleva ammetterlo, ma per la prima volta dopo giorni di ricerca inconcludente, sentiva un formicolìo d’eccitazione addosso. Lumacorno agitò la bacchetta, e due poltrone lasciarono la loro postazione accanto al camino per sistemarsi docili di fronte al mago.
«Prego, dopo di te»
Il professore si scostò cerimoniosamente. Harry ripose la bacchetta in tasca e si lasciò cadere su una delle due poltrone, fissando Lumacorno che sprimacciava i cuscini dell’altra, prima di accomodarcisi con un sospiro soddisfatto.
«Queste vecchie poltrone sono le mie preferite» annuì, incrociando le mani e posandole sul largo ventre.
Harry non rispose. Non aveva mai capito fino in fondo se Lumacorno gli piacesse o no. Sapeva essere subdolo e viscido all’occorrenza, però non gli aveva mai fatto del male. Non l’aveva mai aiutato, certo, almeno non consapevolmente, ma nemmeno l’aveva mai danneggiato. D’altronde, Lord Voldemort l’aveva voluto dalla sua parte e il vecchio mago aveva scelto di stare con Silente: questo forse sarebbe dovuto bastare perché Harry gli concedesse un minimo di fiducia.
«Professore» iniziò, pesando le parole con cura «Perché Kingsley ha mandato lei? »
Senza smettere di sorridere, Lumacorno si spinse indietro con la schiena e lo fissò negli occhi.
«Ecco, ragazzo, vedi… tutto sommato credo di averlo chiesto io al Ministro»
Harry scosse la testa: tra tutte le ipotesi che aveva provato a formulare tra se e se, questa era senza dubbio la più improbabile. Perché mai Lumacorno avrebbe dovuto chiedere una cosa del genere?
«Si, lo so: tutto questo ti sembra assurdo » continuò il professore «Ma io ho vissuto a lungo, e ho visto molte cose: il rapimento del tuo amico Ronald è solo l’ultima di una lunga serie».
Harry rimase in silenzio. Possibile che il vecchio mago sapesse qualcosa? Possibile che avesse tenuto per sé altri segreti, oltre a quella conversazione sugli Horcrux con Tom Riddle? Al pensiero, Harry sentì un brivido lungo la schiena: Lumacorno era stato il Direttore della Casa di Serpeverde, e doveva essere stato un Serpeverde egli stesso. Probabilmente aveva avuto a che fare con pratiche magiche Oscure e potenti: a pensarci bene, il pensiero che avesse posseduto solo quell’unico segreto era ridicolo.
«Cosa sa lei, professore? » chiese, incapace di trattenere oltre l’eccitazione.
Lumacorno si guardò intorno e poi avvicinò la sua poltrona a quella di Harry.
«Io conosco quegli uomini» disse, in un sussurro «Io conosco la Setta del Fuoco Sacro».
Harry rimase immobile, con gli occhi spalancati, fissando il suo vecchio professore di Pozioni come se lo stesse vedendo per la prima volta. Era possibile? Era finito così lontano alla ricerca di tracce di quei Maghi Oscuri, e invece la soluzione era a Hogwarts, a portata di mano?
«Io… lei… professore…» iniziò, quando riuscì a recuperare l’uso della parola «Come…?»
Poi, all’improvviso, si alzò in piedi: «LEI LO SAPEVA! » gridò, tirandosi indietro con un balzo felino: «Lei li conosceva e ha lasciato che attaccassero l’Espresso, che rapissero Ron e… che io abbandonassi la scuola! »
Estrasse la bacchetta dalla tasca, ma questa volta Lumacorno fu più veloce. Harry si sentì costringere in un groviglio di corde invisibili, inciampò e per poco non perse l’equilibrio.
«E ora che farà, professore? » sputò fuori con rabbia, gli occhi fissi in quelli del vecchio mago: «Mi consegni pure ai suoi amici, ma quello che loro cercano io non ce l’ho più… NON CE L’HO!».
Lumacorno sostenne il suo sguardo e scosse la testa:
«Vedi, caro ragazzo, perché il Ministro ha tanta paura di lasciarti solo?»
Harry si divincolò, con il solo effetto di stringersi ancora di più le corde invisibili addosso.
Lumacorno sospirò, poi con uno svolazzo della bacchetta sciolse l’Incanto. Liberato, Harry fece scattare la mano di nuovo verso la tasca, ma il contraccolpo dell’Incantesimo gli fece definitivamente perdere l’equilibrio, e cadde carponi.
«No, Harry, non è come pensi» riprese il professore «Non sono io la spia, seppure ce n’è una. Io sono solo un vecchio che ha viaggiato e ha conosciuto il mondo… a volte dalla parte sbagliata, chi può dirlo? »
Harry si alzò in piedi, ansante, massaggiandosi i polsi dove si erano strette le corde invisibili. Lentamente, si riavvicinò alla poltrona, e ci si lasciò cadere sopra.
«Mi perdoni, professore» farfugliò, mentre Lumacorno tornava a sederglisi di fronte «Ma io… vede… »
Il vecchio mago sorrise, comprensivo:
«Diciamo che non hai passato un bel Natale, eh? »
Harry alzò la testa e incrociò lo sguardo del professore.
«No» sospirò infine, sforzandosi di ricambiare il sorriso «Direi di no».
Lumacorno annuì, poi tornò a farsi serio di colpo. Harry continuò a tenere gli occhi fissi in quelli dell’anziano mago. Quell’uomo aveva addirittura manomesso un proprio ricordo, cosa lo spingeva ora a rivelare un altro dei suoi pericolosi segreti?
«Mi dica quello che sa, professore» sospirò infine «Voglio che questa storia finisca, il prima possibile».
Lumacorno spinse indietro la schiena, tornando a incrociare le mani sul ventre. Harry rimase a fissargli le dita intrecciate, e inspiegabilmente gli tornarono alla mente la mano carbonizzata di Silente e il loro primo incontro con il vecchio professore di Pozioni. Improvvisamente, in maniera del tutto inaspettata, si ricordò di un particolare, un particolare al quale non aveva mai dato peso, ma che ora forse poteva significare qualcosa.
«Professore» riprese «Quando ci siamo incontrati per la prima volta, Silente aveva un anello al dito»
Lumacorno annuì, invitandolo a continuare
«Lei… ecco… non sono sicuro, ma allora mi è sembrato che lo riconoscesse… che per lei significasse altro, oltre quel vecchio ricordo».
Il professore sorrise di nuovo, apertamente questa volta.
«Si, Harry, si» disse «Anche se tutta la storia è molto più vecchia e complicata, e quell’anello ne è solo l’ultimo capitolo».
Harry tacque, invitandolo a continuare. Lumacorno sospirò, e riprese:
«Come tu saprai, ragazzo mio, io ho insegnato a Hogwarts per moltissimi anni. Moltissimi, ma non l’intera mia vita: non ero più un giovanotto quando il Preside Dippet mi diede la cattedra di Pozioni, e nemmeno ero un vecchio decrepito quando chiesi a Silente di lasciare l’insegnamento. Ero stanco, questo si, ma non ero vecchio»
«Avevo viaggiato, Harry. Avevo viaggiato e conosciuto molti segreti, avevo parlato con gli stregoni dell’Egitto e con i vampiri della Romania, ero stato anch’io nel laboratorio di Nicolas Flamel, benchè fossi troppo giovane all’epoca per essere messo a parte dei suoi studi sulla Pietra Filosofale…»
Lumacorno fece una pausa e rivolse gli occhi al soffitto, come se stesse riassaporando momenti particolarmente felici. Harry gli concesse due minuti di fantasticherie e poi diede un colpo di tosse. Il professore si riscosse e riprese a parlare:
«Si… si, ragazzo… dicevamo di Nicolas Flamel. Sicuramente lo conosci: hai studiato Storia della Magia» .
Harry annuì, senza aggiungere altro.
«Nel laboratorio di Flamel circolavano i migliori ingegni dell’epoca. Non solo Silente, e non solo coloro che, come lui, apparivano votati al bene».
Lumacorno si guardò intorno con aria circospetta, poi spinse la poltrona in avanti, avvicinandosi a Harry talmente tanto che quasi i loro nasi si sfioravano:
«Ovviamente, con questo non voglio dire che in quel posto si praticasse Magia Oscura» si affrettò a precisare, sussurrando «Però Flamel era uno studioso, e come tale curioso del mondo. E al mondo così come esiste il bene esiste anche il male, e spesso la linea che li separa è impercettibile… lo capisci questo, vero? »
«Si professore, certo. Lo capisco. Vada avanti»
Lumacorno apparve rassicurato. Rilassò la schiena e si spinse indietro con la poltrona, riprendendo a parlare con tono di voce normale:
«C’era, tra gli studiosi che frequentavano la casa di Flamel, un uomo che già all’epoca sembrava in là con gli anni, ma forse era solo un’impressione. Aveva un viso che a un giovane rimane impresso: capelli biondi quasi bianchi, occhi chiarissimi e un lungo naso appuntito. Diceva di occuparsi di libri antichi, e che era alla ricerca di un certo manoscritto vecchio di secoli. Di questo manoscritto, ripeteva spesso, esisteva una copia incompleta nella biblioteca di Hogwarts, ma l’originale doveva essere andato perduto molto tempo addietro»
«Erano in molti quelli che si recavano da Flamel alla ricerca di qualcosa, ma l’ansia con cui quell’uomo parlava del libro che non si trovava, la passione che metteva quando lo nominava furono sufficienti per destare la mia curiosità di giovane curioso e ambizioso.
Un giorno mi avvicinai a lui e gli parlai: gli offrii il mio aiuto per la sua ricerca, gli dissi che mi occupavo di pozioni e che non mi sarebbe dispiaciuto apprendere segreti da un libro introvabile».
Lumacorno fece una pausa. Harry si riscosse: libri, pensò, altri libri. Tutta questa storia sembrava dipanarsi intorno a gente che vendeva libri, scriveva libri e cercava libri. Si ricordò di Azucena e del piccolo negozio a Little Winteroak: forse avrebbero dovuto tornarci, avevano sbagliato a lasciar perdere così quella flebile traccia.
Il professore riprese a parlare:
«All’epoca molti studiosi si occupavano di manoscritti: li cercavano, li commentavano e li traducevano. Alcuni si erano messi addirittura alla ricerca delle memorie scritte di grandi maghi. Un tempo gli uomini colti registravano gli avvenimenti delle proprie vite su dei Commentarii, diari di pergamena che poi nascondevano con potenti incantesimi».
Harry trasalì, ma non disse nulla. Aveva deciso di fidarsi di Lumacorno, ma non abbastanza da rivelargli la scoperta fatta in casa di Ignotus Peverell. Tuttavia, sentì il cuore battere forte: forse erano davvero vicini ad una traccia.
«Insomma, Harry, devi capire che non era insolito che due maghi decidessero di intraprendere una ricerca del genere, anche seguendo strade non proprio… ortodosse».
Lumacorno rimase un attimo in attesa, ma evidentemente non notò alcun cambiamento di espressione sul volto di Harry, perché continuò a parlare con lo stesso tono di voce:
«Non so per quale motivo, ma quell’uomo decise di fidarsi di me. Mi mandò una lettera qualche giorno dopo, e decidemmo di incontrarci a Londra, al Paiolo Magico. Da lì, mi condusse in Diagon Alley: svoltammo un po’ per vicoli e traverse secondarie, fino ad arrivare alla porta di quello che sembrava il retrobottega di un negozio.
Prima di entrare, l’uomo mi parlò. Mi disse che quello che voleva mostrarmi era estremamente pericoloso, e che aveva impiegato tutta la sua vita, fino a quel momento, per metterlo insieme. Voleva che garantissi che non ne avrei parlato ad anima viva, e mi assicurò che fino ad allora non aveva mai accettato l’aiuto di nessuno, ma che ora sentiva di non avere più molto tempo e desiderava che qualcuno completasse la sua opera, prima o poi».
Lumacorno si fermò di nuovo, e Harry notò un cambiamento nella sua espressione: ora sembrava teso, si guardava in giro guardingo, come se avesse paura che il fantasma di quell’uomo, presumibilmente morto da tempo, potesse materializzarsi nel salotto dei Malfoy per rimproverarlo di stare violando la promessa.
«Quindi, entrammo» continuò il professore, riprendendo il controllo «La mia guida mi condusse giù per una lunga scala a chiocciola, fino ad uno scantinato buio. Non c’era nulla in quel posto, assolutamente nulla: solo un vecchio tavolo, una sedia e un libro rilegato di nero posato sul tavolo ».
Il professore si bloccò di nuovo, e si asciugò il sudore dalla fronte con una manica:
«Harry, ragazzo mio, credimi… io ero giovane, all’epoca, ma sapevo riconoscere la Magia Oscura… e quel libro ne era pieno… PIENO!» ansimò, portandosi la mano al petto.
«Volevo scappare, credimi, girarmi sui tacchi e tornare ai miei innocui esperimenti, fingere di non aver mai conosciuto quell’uomo… ma ero un ragazzo, Harry, solo un ragazzo curioso. Non ero geniale come Silente, non ero potente e rispettato come tanti di quelli che frequentavano la casa di Flamel… ero solo io. Così, come mi vedi ora. E avevo voglia di provare al mondo che forse anch’io valevo qualcosa».
Harry annuì. C’era, in quel giovane Lumacorno, già tutto quello che sarebbe stato l’uomo adulto, e la cosa lo affascinava e lo incuriosiva allo stesso tempo.
«Non scappai, ovviamente non scappai. Rimasi lì, immobile, ad ascoltare la mia guida narrare le vicende di quel libro. Secondo lui era il più Oscuro di tutti i libri, talmente tanto pericoloso che l’unico traduttore che avesse mai osato porvi mano si era rifiutato di leggerne e commentarne molte parti. Molti Maghi Oscuri avevano commesso delitti per impadronirsene, l’avevano smembrato e ne avevano nascosto delle pagine per mezzo di incantesimi potenti. Quello che si trovava davanti a me era il frutto dei suoi tentativi di rimetterlo insieme…»
«Si certo, ragazzo mio, certo, gli chiesi il motivo per cui desiderasse tanto completare una simile opera»
Lumacorno si interruppe, anticipando la domanda di Harry:
«E lui mi rassicurò, mi disse che c’erano molti modi di usare la Magia Oscura, e che per annientare un avversario occorre conoscerlo bene, studiarlo e apprenderne tutti i segreti. Mi disse che voleva vendicare un grave torto, un torto fatto ad una persona a lui cara più della sua stessa vita, e per farlo aveva bisogno di quel libro, a tutti i costi».
Il professore respirò a fondo, mentre la mente di Harry lavorava febbrilmente: un libro misterioso, il più Oscuro di tutti… gli sembrava di averne già sentito parlare… si, ma dove?
«Mi fidai di lui» riprese Lumacorno «Mi fidai e giurai di aiutarlo. Per due anni lo accompagnai nei suoi viaggi in posti sconosciuti, muovendoci solo di notte e leggendo vecchi stralci di pergamena alla luce delle candele. Imparai, Harry… quanto imparai in quei giorni! I miei esperimenti erano sempre più perfetti, Flamel in persona venne a complimentarsi quando scoprii che il dittamo e la belladonna insieme creano una pozione in grado di placare il dolore e curare le ferite, allo stesso tempo. Iniziavo a sentirmi importante e considerato, la ricerca del libro era diventata ormai secondaria. Meditavo di andare dal mio amico e dirgli che avrei abbandonato la sua causa, che sarei partito per sperimentare le proprietà di altre piante, in altre parti del mondo, avevo quasi deciso di farlo quando, una notte accadde qualcosa».
Lumacorno ansimò e si fermò di nuovo.
«Continui, professore. Cosa successe poi? »
[continua...]