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 Capitolo 14 - L'articolo che brucia

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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Capitolo 14 - L'articolo che brucia   Capitolo 14 - L'articolo che brucia EmptyVen Nov 26 2010, 13:55

*Il senso di questo

«Harry, Harry svegliati!» la voce di Ron gli giungeva da un luogo molto lontano, troppo debole perché riuscisse a sentirla nel suo stato di dormiveglia.
«Alzati!». Perché continuava a chiamarlo? Stava ancora sognando.
BANG.
Harry venne sollevato dal letto e poi cadde a terra, aggrovigliato nelle tende del baldacchino. Si rialzò, districandosi a fatica e inforcando gli occhiali, per poi ributtarsi sul letto, mugugnando ancora mezzo addormentato mentre i suoi compagni di stanza ridevano di lui.
«Scusa» ridacchiò Ron. «Ho dovuto farlo» continuò mostrando la bacchetta che ancora teneva in mano, «oggi ci sono le selezioni, ricordi?».
Imprecando a mezza voce, Harry si precipitò a prendere la divisa dal baule.
Si vestì in tutta fretta, infilando più volte la veste nel verso sbagliato. Quando fu pronto, si catapultò giù dalle scale con Ron alle calcagna.
«Allora Ron» iniziò a spiegare tutto trafelato, «tu raduni tutti quelli che vogliono partecipare, poi mi raggiungi giù al campo. Io intanto vado a preparare l'occorrente per le selezioni».
Non avendo nemmeno il tempo di fare colazione, Harry superò la sala grande con un po' di rimpianto per non essersi svegliato prima. Uscì dal portone di quercia e si incamminò verso il campo.
Si ritrovò immerso nel silenzio mattutino e respirò a pieni polmoni guardando il cielo terso di fine settembre. Erano passate tre settimane dall'intrusione del mago oscuro e dall'esercitazione al Ministero: venti giorni in cui tutto era andato per il meglio. Ron e Hermione andavano d'amore e d'accordo, le lezioni procedevano senza grossi intoppi e, soprattutto, non si era presentato nessun pericolo mortale.
Appoggiò a terra la cassa di legno contenente le palle da gioco che aveva appena recuperato dallo stanzino di Madama Bumb e si guardò attorno controllando che tutto fosse in ordine. L'aria fresca gli solleticava la pelle e lo rendeva felice, ricordandogli tutti i bei momenti che aveva passato in quel luogo.
Ron e gli altri non si vedevano, così aveva ancora qualche minuto per provare la nuova scopa: voleva verificare se tutto ciò che aveva decantato il commesso del negozio fosse vero. Spiccò il volo puntando verso il cielo, come aveva fatto con la Firebolt che aveva ricevuto in regalo da Sirius. Presto si rese conto che era schizzato troppo in alto, come non era mai accaduto con le altre scope: se voleva essere sicuro di acchiappare il Boccino doveva imparare a governare meglio la sua nuova Firebolt Millennium.
Stanco delle acrobazie, si concesse un giro attorno al campo. Aveva quasi percorso l'intero perimetro quando scorse un folto gruppo di Grifondoro, guidati da Ron, sopraggiungere al campo che ora luccicava, illuminato dai primi coraggiosi raggi solari spuntati da dietro i monti.
Vedendo quanti erano gli prese un colpo; adesso viene il bello! pensò.
Accelerò per raggiungerli e sferzando l’erba atterrò davanti al gruppo.
Ron gli si avvicinò sorridendo. «Già qui? Ti sei svegliato presto!» commentò ironico.
«Ma non vorranno mica fare tutti le selezioni?» gli chiese Harry preoccupato.
«No, tranquillo! Quelli equipaggiati per il volo sono sì e no una ventina, gli altri sono solo venuti ad assistere. Ti ho visto volare sulla nuova scopa: è una bomba!». Harry annuì felice, sollevato che gran parte del gruppo si stesse sistemando sugli spalti e solo in pochi entrassero in campo.
Si schiarì la voce. «Benvenuti a tutti» esordì. «Oggi deciderò chi farà parte della squadra della nostra casa per quest'anno». Fece una pausa. «Voglio che sia subito chiaro che questo non è solo un gioco, è sopratutto un grosso impegno: chi entrerà nella squadra dovrà faticare molto più degli altri, ci aspetteranno estenuanti allenamenti e nessun insegnante vi giustificherà se trascurerete le lezioni. Se qualcuno non è disposto a sopportare questi sacrifici, può andarsene già adesso».
Nessuno si mosse. Guardò negli occhi tutti i candidati: in mezzo a loro c'era la sua futura squadra.
«Bene, adesso ditemi per che ruolo vi siete ...». Harry si fermò, improvvisamente si era reso conto che, tra tutti i ragazzi che aveva di fronte, mancava Ginny.
«Scusate ...» continuò una volta ripresosi «ditemi in che ruolo intendete giocare così iniziamo».
Avrebbe desiderato fermare tutto e correre a cercarla o, perlomeno, tentare di guadagnare un po' di tempo. Ma non poteva fare preferenze: per quanto doloroso fosse, in quell'occasione la sua ragazza era come tutti gli altri. La maggior parte in lizza per i posti da Cacciatore, altri per quelli da Battitori e... e Ron. Fortunatamente per l'amico non si era presentato nessun altro Portiere: doveva essersene accorto perchè non sembrava per niente ansioso come al solito.
Divise i Cacciatori in due squadre e lo stesso fece con i Battitori.
«Userete una sola porta» spiegò, «e, al termine di ogni azione, la Pluffa dovrà superare la metà campo prima che l'altra squadra possa ripartire».
Aprì il baule, prese la Pluffa e la lanciò in alto, subito i Cacciatori iniziarono a scaldarsi con qualche passaggio di prova; poi liberò i bolidi che sfrecciarono contro i giocatori per disarcionarli.
Si avvicinò a Ron che si stava dirigendo verso gli anelli. «Dov'è tua sorella?».
«E io che ne so?» rispose, «non la vedo da ieri sera!».
«Se non arriva subito, finirà fuori squadra... non so cosa fare!».
«Povero Harry, se Ginny non entrerà in squadra non vorrei essere al tuo posto!».
L'amico aveva ragione, si sarebbe arrabbiata veramente! Ma non era colpa sua, era lei ad essere in ritardo. Cosa aveva da fare di così importante?
«Sì, ma cosa ci posso fare io?» chiese retorico.
«Potresti scappare, cambiare stato, nasconderti per l'eternità ...» disse Ron divertito.
«Ma cosa stai dicendo?».
«Rilassati» gli rispose dandogli una pacca sulla spalla, «eccola che arriva, a quanto pare ti è andata bene!».
Ginny stava arrivando a passo spedito con Hermione, che andò a sistemarsi sugli spalti..
«Ginny, dove diavolo eri finita?».
«Avevo da fare... perché cos'è successo?».
«Ancora niente... ma se fossi arrivata un momento dopo... saresti finita fuori squadra!».
«Ma sono qui, no?» disse prima di montare sulla scopa e raggiungere gli altri in volo.
Ron scrollò le spalle e seguì la sorella.
Harry si sistemò vicino Hermione e diede il via.
Cosa ha per la testa Ginny? pensò Si sta comportando in modo troppo strano.
Tra i candidati Cacciatori, Harry conosceva, oltre Ginny, solo Demelza Robins, che aveva fatto parte della squadra due anni prima.
Ron era in forma e fece delle parate davvero eccezionali; anche se non mancarono i punti segnati dagli aspiranti Cacciatori. Ginny, al solito, aveva dimostrato di avere una marcia in più, anzi, diventava sempre più brava. Anche Demelza continuava a cavarsela bene. Il terzo Cacciatore scelto per entrare in squadra fu Ben Willar, un ragazzo con i capelli a spazzola del quarto anno, che si rivelò molto abile sia nel volo che nella mira. Inoltre Harry invitò anche un altro ragazzo - del secondo anno - ad allenarsi con loro, poiché, seppur molto inesperto, dimostrava un'ottima predisposizione.
Anche Jimmy Peakes, della vecchia squadra, fu riconfermato. In quei due anni era cresciuto parecchio mettendo su un fisico possente. Era diventato un perfetto Battitore. L'altro giocatore scelto per quel ruolo - o meglio l'altra - fu Rosy Bladger, una ragazza del sesto anno, che, oltre ad avere un' insospettabile forza, era anche notevolmente carina. Decise però che forse sarebbe stato più saggio non condividere con Ginny quest'impressione.
La formazione era al completo: Ron, portiere; Harry, cercatore; Jimmy e Rosy, Battitori; Ginny, Demelza e Ben, Cacciatori. Harry era soddisfatto della nuova squadra, avevano ottime probabilità di far bene. Inoltre Ron e Ginny erano stati riconfermati per i loro meriti senza che nessuno potesse insinuare niente a proposito della loro amicizia.
«Bene» si rivolse alla squadra, «d'ora in poi rappresenteremo tutti i Grifondoro: se avremo successo potremo fare felice l'intera casa, se falliremo dovremo assumerci le nostre responsabilità».
Non trovando Ginny tra i ragazzi, guardò oltre e si accorse che stava già lasciando il campo e le corse dietro.
«Complimenti, sei stata fantastica!» le disse appena la raggiunse.
«Grazie» rispose lei senza smettere di camminare, «è stato bello tornare a volare!».
Harry le si parò davanti bloccandola. «Ehi, si può sapere perché hai tutta questa fretta?».
«Hermione mi aspetta, dobbiamo fare una cosa... ».
«Ma pensavo che avremmo potuto festeggiare!».
«Ora non posso, te l'ho detto. Più tardi forse... » poi corse su per la collina, lasciando Harry inebetito: mai si sarebbe aspettato una reazione simile da parte della sua ragazza.
Fu costretto a tornare alla realtà da Ron, che attirò la sua attenzione toccandogli la spalla e indicando l'entrata del campo: col berretto calcato sui lunghi capelli biondi, Bryan Hyde era entrato nello stadio.
«Ehi, Potter!» fece l'americano ormai poco distante da lui, «Quella che correva non era la tua ragazza? Avete litigato?» chiese cercando di farsi sentire da tutti i presenti. «Se vuoi ci penso io a tenerle compagnia» continuò, «ci so fare con le donne, con me sarà in ottime mani» e scoppiò in una risata di scherno.
Harry era furioso: Hyde lo aveva messo in ridicolo davanti a metà dei Grifondoro, ma ciò che gli faceva più male erano le sue insinuazioni sul rapporto tra lui e Ginny.
«Razza di cane rabbioso! Io lo distruggo, lui e tutti i suoi amichetti americani insolenti, deve solo provare ad avvicinarsi a lei!» sussurrò Ron tra i denti. Aveva i pugni serrati e le orecchie rosso peperone: poteva esplodere da un momento all’altro.
Harry sentì crescere in lui l'imbarazzo e la rabbia, voleva cancellare quella smorfia soddisfatta dalla faccia di Hyde. D’istinto portò la mano alla tasca della divisa cercando la bacchetta, ma si fermò: era il Capitano, doveva dare il buon esempio agli altri giocatori. Così si limitò a trattenere l'amico per un braccio, impedendogli di scagliarsi contro l'americano. Hyde, intanto, era rimasto lì, senza muoversi.
Ron, che si era liberato dalla presa di Harry, gli si parò davanti: «Cosa vuoi ancora?».
«Partecipare alle selezioni ...» rispose un po' beffardo.
«Oh... non penso proprio, qui dobbiamo fare la squadra di Grifondoro e non c'è posto per gli americani! Diglielo anche tu Harry ...».
«Ho gli stessi tuoi diritti Weasley!» rimbeccò.
Harry non si sarebbe mai aspettato che avrebbe osato tanto: presentarsi in ritardo e pretendere di entrare nella sua squadra, soprattutto dopo che lo aveva messo in ridicolo poco prima. Cosa aveva in mente?
Però aveva ragione, aveva lo stesso diritto di tutti gli altri di essere lì.
«Ron, lascia stare, ha ragione lui» lo zittì, poi si rivolse a Bryan. «Solo che sei arrivato tardi, ormai ho già scelto Battitori e Cacciatori ...».
«Ho visto... ma io sono un Cercatore!».
Harry rimase un momento interdetto, ma si riprese subito. «Bene» disse sotto lo sguardo sbalordito di Ron, «vediamo cosa sai fare».
Harry era il Capitano e avrebbe anche potuto liquidarlo velocemente: la squadra aveva già un Cercatore, lui. Ma non voleva perdere l'occasione di confrontarsi con Hyde: volare era ciò che gli riusciva meglio.
«La cosa è semplice ...» spiegò, «il primo che prende il Boccino diventa il Cercatore della squadra!»
«Ottimo» rispose Bryan.
«Ron, quando siamo in aria, libera il Boccino d'Oro».
Il ragazzo lo guardò perplesso. «Harry, sei sicuro che ...».
«Fai quello che ti ho detto, quando saremo lassù, libera il Boccino». Poi inforcò la scopa e spiccò il volo. L'americano non aspettava altro e lo seguì subito.
Sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene e cercò di concentrarsi per raggiungere la maggior velocità possibile: voleva impressionare Hyde. Sorrise di sé, quel giorno era proprio in forma, si sentiva imbattibile.
Puntò la scopa ancora più in alto raggiungendo una velocità esagerata. Ma, in quel momento, scorse una sagoma alla sua destra: Hyde gli teneva testa! Gli fece un cenno con la mano e frenò di colpo; l'altro lo imitò ed insieme guardarono giù. Quel piccolo puntino indistinto, che era Ron, ora stava agitando la mano, segnalando che il Boccino era libero.
Iniziò a scrutare il campo alla ricerca di uno scintillìo dorato. Si sentiva eccitato come in una partita vera; e in effetti, per lui, quella era forse più di una partita vera, era la “sua” partita.
Bryan, senza preavviso, scattò in direzione degli anelli più lontani. Harry esitò e partì al suo inseguimento solo qualche istante dopo. Ma dov'era il Boccino? Cercava di individuarlo senza successo... non riusciva a vederlo.
L'americano volò fino agli anelli e poi si bloccò. Harry, che non se ne era accorto impegnato a setacciare il cielo, quasi gli franò addosso. L'avversario esibì uno dei suoi soliti sorrisi canzonatori.
Aveva bluffato! Nemmeno lui aveva visto nulla.
«Così in America ricorrete a questi trucchetti?» lo stuzzicò Harry.
«Non sono trucchetti... è strategia! Fa parte del gioc ...» si interruppe guardando qualcosa alle spalle del rivale, poi partì repentinamente travolgendolo. Harry quasi si capottò dalla scopa e solo quando riprese il controllo capì che questa volta l'aveva visto davvero: Hyde stava volando dietro ad un pallino giallo luminoso.
Harry scattò lanciandosi alle sue calcagna, era già la seconda volta in pochi minuti che l'americano guidava il gioco. Ben presto si rese conto che la sua Firebolt Millennium gli dava un discreto vantaggio: ogni secondo guadagnava qualche centimetro. Ma quando stava quasi per affiancarlo, Bryan lo guardò sorridendo e aumentò la velocità.
Ho fatto male a sottovalutarlo, constatò.
Inaspettatamente il Boccino cambiò direzione salendo in alto e poi saettando verso Harry. Purtroppo non fu abbastanza veloce da reagire e il pallino gli passò talmente rasente da scompigliarli i capelli; ma ora era lui ad essergli più vicino.
Compiendo un mezzo giro della morte e un mezzo avvitamento, Harry si portò a ridosso del Boccino. Lo stava raggiungendo e Bryan era diversi metri dietro.
Il suo obiettivo ormai era a portata di mano, si allungò pronto ad afferrarlo. L'americano l'aveva raggiunto e lo stava superando dall'alto, praticamente era sopra di lui. Ma ormai ce l'aveva quasi fatta, Bryan non sarebbe riuscito a prenderlo prima di lui.
Sentì le ali del Boccino sfiorargli le dita, ma quando le chiuse... strinse l'aria.
Bryan volava sopra di lui e, appeso con le mani al manico di scopa, aveva tirato un potente calcio alla piccola palla lanciandola chissà dove.
Harry si bloccò. Non aveva mai visto niente del genere: il Quidditch americano era pieno di sorprese.
«Non te l'aspettavi, vero Potter?» lo derise «La prima regola per un Cercatore è di non pensare mai di aver vinto finché il Boccino non è al sicuro nella propria mano!».
«Smettila di blaterare e concentrati sul gioco!» sbottò Harry prima di ricominciare ad esplorare il campo dall'alto. L'aveva fregato ben bene, una mossa del genere non se la sarebbe mai aspettata: Hyde era davvero un giocatore eccezionale. Forse aveva fatto male a sfidarlo così apertamente, stava rischiando di perdere la faccia. Lo aveva sottovalutato...
«HARRY! CHE FAI LÌ IMMOBILE? SVEGLIATI!» urlò Ron dal basso.
Si rese conto che Bryan era di nuovo in movimento dietro al suo obiettivo. Stava volando spaventosamente bene: ad ogni cambio di direzione del Boccino reagiva velocemente, virando con la scopa. Harry partì di scatto, utilizzando tutta la forza che aveva in corpo.
Incrociò la traiettoria del Boccino e di Bryan a metà campo, a solo qualche metro dal manto erboso. I due ragazzi volarono fianco a fianco senza risparmiarsi spallate e mosse poco pulite: erano entrambi molto determinati. Fecero alcune acrobazie pericolose per non rischiare di rimanere indietro.
Ad un tratto il boccino scattò verso l'alto; Bryan intuì il cambio di direzione un attimo prima di lui portandosi in vantaggio. Harry ormai non poteva far nulla. Si sentiva pesante come avesse un enorme masso sulle spalle; nonostante ciò si riportò sotto Bryan, ma l'americano ce l'aveva quasi fatta.
Bryan salì in piedi sulla scopa come avevano visto fare al professor Willis, pronto a vincere in modo spettacolare; ormai aveva quasi preso il boccino. Ma di nuovo questo svoltò repentinamente dirigendosi proprio contro Hyde: il ragazzo era in piedi sulla scopa e non aveva il pieno controllo dell'equilibrio. Oscillò pericolosamente, fece ruotare le braccia per ristabilizzarsi... ma era troppo tardi.
Bryan, Boccino d'Oro e scopa iniziarono a precipitare. Harry si ritrovò, suo malgrado, nella traiettoria di caduta e non poté far altro che cercare di prepararsi all'urto.
In quel caos gli sembrò di sentire le urla di spavento dei suoi compagni provenire dagli spalti. Poi più nulla.
Era a terra, Bryan sopra di lui e le scope malamente incastrate tra loro. L'americano si rialzò dolorante.
«Hai cercato di strafare, se fossi rimasto seduto ce l'avresti fatta!» gli disse Harry.
L'altro rispose con una smorfia.
Harry cercò di rimettersi in piedi, ma una fitta intensa lo colpì alla schiena all'altezza del rene destro. Portò una mano in quel punto e capì l'origine del dolore.
Bryan stava già risistemando la scopa per partire.
«Cosa fai?» gli chiese.
L'altro lo guardò senza capire il senso della domanda.
Harry continuò: «Qualcuno ha detto che la prima regola per un Cercatore è di non pensare mai di aver vinto finché il Boccino non è al sicuro nella propria mano!».
«E allora?».
Harry tirò fuori il boccino che gli si era incastrato sotto la schiena durante la caduta. «Be', adesso penso di aver vinto!». Poi si alzò in piedi massaggiandosi il sedere.
Hyde sgranò gli occhi. «Non hai dimostrato niente, è stata solo fortuna!».
«In partita conta anche quella... l'importante è prendere il boccino, non importa come!». Però aveva perfettamente ragione, era riuscito a vincere solo per un'incredibile coincidenza; in volo, Bryan si era dimostrato nettamente superiore.
Hyde raccolse con rabbia la scopa e gli voltò le spalle per andarsene.
«Dove vai?» disse Harry.
L'altro si fermò. «Ma che razza di domande fai? Me ne torno al castello, dove vuoi che vada?».
«Ma io non ho ancora finito con te. Hai dimostrato di essere un giocatore eccezionale; hai perso la sfida, ma io penso sia giusto offrirti un posto come riserva. Accetti?».
«Ma Harry... » protestò Ron avvicinandosi.
Bryan sputò per terra. «Io riserva a te? Ma non hai visto di cosa sono capace?».
«Io sono il Capitano e io decido. Questo è quello che ti offro, prendere o lasciare... ».
Hyde sputò nuovamente a terra. «Va bene, ma presto capirai il grosso errore che stai facendo: sui giornali potrai pur far più scalpore di me, ma sul campo di Quidditch sono sicuramente io il migliore».
«Ah, e stai attento alla tua ragazza!» aggiunse voltando le spalle e lasciando il campo.
«Perché ha parlato di giornali?» chiese Ron, ancora nervoso.
«Non lo so Ron, io quello lo capisco sempre meno!».
I due amici impiegarono una buona mezz' ora a rimettere in ordine il campo. Assicurarono i bolidi dentro la cassa, richiusero il boccino nel suo contenitore e riportarono baule e scope nello stanzino di Madama Bumb.
Ormai non mancava molto al pranzo quando rientrarono al castello. Giunti nell'Atrio, Hermione andò loro incontro con un’espressione di totale disappunto in viso. «Hyde ha fatto arrabbiare Malfoy e ora si stanno affrontando nel corridoio di Barnaba il Babbeo!» disse affannata.
«Cosa?» chiese Ron incredulo. «Ma se era al campo poco fa! È proprio uno ...».
Hermione partì con la sua ramanzina. «Non ci posso credere, Malfoy è sempre il solito: non è un comportamento adatto, è all’ultimo anno, dovrebbe dare il buon esempio!».
Harry e Ron la guardarono sbigottiti. «Hermione, è di Draco Malfoy che stai parlando!» esclamò quest’ultimo. «Il buon esempio? Non scherziamo!».
«Speravo che dopo quello che è successo l’anno scorso fosse rinsavito un po', in fondo ha evitato Azkaban per il rotto della cuffia! E mettersi a litigare con un americano non mi sembra proprio un idea geniale, sopratutto dopo le raccomandazioni della McGranitt».
Raggiunsero velocemente il settimo piano, una folla di studenti bloccava il passaggio per il corridoio dove, Harry lo sapeva bene, si trovava la Stanza delle Necessità. Molti ragazzi erano appiattiti contro le pareti e al centro due figure si fronteggiavano girando in tondo come lupi, le bacchette puntate l’uno contro l’altro, pronti a colpire. Il pubblico era percorso da un chiacchiericcio curioso ed eccitato, esaltato dalla prospettiva di un combattimento.
«Se uno di voi sudici americani osa ripeterlo lo affatturo tanto velocemente che non avrà neanche il tempo di farsela addosso!» stava dicendo Malfoy con il solito sorriso maligno sul volto distorto dalla rabbia.
«Se chiami ancora uno di noi “sudicio americano” sarai tu quello affatturato!» gli rispose a tono Hyde.
Risa di scherno si levarono dai ragazzi americani dietro di lui, un risolino acuto spiccò tra le ragazze. Hermione sbuffò indignata: anche lei, come Harry, aveva riconosciuto Hawaii, l'americana a cui avevano chiesto “il Settimanale delle Streghe”.
«Io vi chiamo come mi pare e piace!» ribatté Malfoy. «Perché è questo che siete: sudici traditori della madrepatria e quello che avete detto è disgustoso e ignobile! Non dovete permettervi… voi non sapete come sono andate le co …».
«Io non sarò un inglese bello e damerino, ma i giornali li leggo» replicò Hyde, facendo un passo in avanti e voltandosi verso la folla sempre più numerosa. «Tutti sanno cos'è successo!».
«Mi domando se davvero capisci quello che leggi ...» continuò Malfoy, sempre più risentito. «Dubito che voi americani creduloni siate in grado di distinguere la vera informazione dalla volgare spazzatura».
Harry non si trattenne. «Di che parlate?» chiese a entrambi.
«Non sono ...» cominciò Malfoy.
«... affari tuoi!» concluse Hyde.
«Almeno su questo vi trovate d'accordo» disse ironico Harry.
«Non credevo che gli americani fossero capaci di dire cose sensate» disse Malfoy schernendo Hyde.
Quest'ultimo alzò la bacchetta e la puntò su Malfoy. «Attento a ciò che dici ...».
Harry si apprestò a fare un passo avanti, ma Hermione lo trattenne per la manica. «Harry, fermati! Non ti impicciare, ti metteresti nei guai. Aspetta i professori!». Ma Harry non aveva intenzione di ascoltare il suggerimento.
«Vogliamo passare ai fatti?» ringhiò il Serpeverde, alzando la bacchetta. «Dalle tue parti sanno cosa vuol dire duellare? O vi insegnano a colpire solo alle spalle?».
«Ci insegnano a colpire sempre per primi, Malfoy!» disse soavemente Hyde senza perdere di vista la mano dell'altro. «Cosa che tu non sei in grado di fare ora!». Poi gridò: «Devicto!».
Malfoy fu colpito al volto da un fascio di luce argentata e barcollò tentando inutilmente di tenersi in equilibrio. Si accasciò a terra con un gemito.
Harry non si trattenne più: estratta la bacchetta, si liberò con uno strattone dalla presa di Hermione e si staccò dalla folla avanzando sicuro verso i due sfidanti. Hyde scagliò un'altra maledizione contro Draco, ma Harry lo anticipò, la respinse e una giovane ragazza americana si ritrovò con il viso coperto di viscide verruche viola.
«Potter, che diavolo fai?». Lanciò una maledizione scarlatta su Harry che lo sbalzò due metri indietro, sulla folla. Harry si rialzò tenendosi il petto, colpito duramente; intanto Malfoy, rialzatosi da terra, lo sguardo feroce, stava per partire al contrattacco. I ragazzi che prima urlavano, si stavano lentamente calmando.
«Cosa succede qui?» la professoressa McGranitt era spuntata dal fondo del corridoio. Si fece avanti a passo di marcia mentre la folla si disperdeva al suo passaggio, gli occhi che mandavano lampi da dietro gli occhiali. «Qualcuno me lo vuole spiegare?».
Harry guardò gli altri due che rimanevano in silenzio, squadrandosi ostili; il desiderio di sapere cosa fosse successo tra Hyde e Malfoy ardeva dentro di lui come una fiamma.
«Molto bene» proseguì adirata la Preside. «Tutti e tre nel mio ufficio, immediatamente! E voi andate in Sala Grande, è ora di pranzo» continuò rivolta ai ragazzi che non avevano ancora lasciato il corridoio.
Seguirono la professoressa in silenzio ed entrarono nel suo ufficio sotto lo sguardo torvo dei presidi nei loro quadri. La voce della McGranitt sembrava molto calma, ma si intuiva che reprimeva a stento la rabbia. «Mai in tutti gli anni di insegnamento in questa scuola ho visto studenti del settimo anno avere un comportamento tanto irresponsabile. Signor Potter, signor Malfoy mi meraviglio di voi. Quanto a lei signor Hyde sappia che in questa scuola non si tollerano comportamenti del genere».
La McGranitt incrociò lo sguardo dei tre ragazzi, uno ad uno. Bryan fu il solo a parlare. «È inaccettabile signora preside, non siamo venuti qui per farci prendere in giro! Se la nostra presenza non è gradita, ce ne torniamo subito a casa».
Draco soffocò una risata eloquente.
«Non capisco cosa sia successo Hyde, ma non mi pare che tu stessi fraternizzando con Malfoy» ribatté Harry. Non poteva credere che lo stesse difendendo.
«Non devi fare l'avvocato difensore in ogni situazione. Perché non ti fai gli affari tuoi, Potter? Tu non c'entri niente con questa storia!» sbottò Malfoy.
«Insomma silenzio! Voglio fare chiarezza: Potter, è vero che non c'entri nulla?» domandò la Preside squadrandolo dubbiosa.
«Sono arrivato alla fine, non so ...» cominciò titubante Harry, subito interrotto dalla preside.
«Allora signor Malfoy? Me lo vuole dire lei cos'è successo?» chiese perentoria.
Malfoy si guardò in giro facendo finta di non sentire.
«Si rende conto che dovrò prendere provvedimenti?».
Il ragazzo si alzò in piedi scostando rumorosamente la sedia. «Provvedimenti? Va bene, faccia quello che crede. Anche lei ora sputa sentenze senza conoscere i fatti». Detto questo uscì dallo studio lasciando tutti di sasso.
La preside rimase impassibile, se era rimasta turbata non lo dava a vedere. Biascicò qualche parola incomprensibile tra sé, poi guardò in direzione di Hyde. «Lei ha nulla da dire?».
«Certo! In America sarebbe inaccettabile che un professore venga trattato in questo modo!».
La McGranitt lo fissò duramente. «Ragazzo, bisogna saper andare al di là delle apparenze, spesso le situazioni sono più complesse di quanto sembrino. E comunque non è lei che deve dirmi quello che devo fare. Vuole aggiungere qualcosa?».
L'americano scosse il capo rimanendo in silenzio: aveva perso gran parte della sua favella.
«Potter, se tu non sai come si sono svolti i fatti puoi andare, ti comunicherò la mia decisione».
«Ma io ...».
«Vorrei rimanere sola con il signor Hyde, grazie» disse indicandogli la porta.
«Sì, certo ...». Harry friggeva dalla curiosità, ma si rassegnò ad andarsene. Si alzò lentamente e, sotto lo sguardo severo della Preside, uscì dall'ufficio.
Ancora sorpreso, si sforzò di muoversi verso la Sala Grande. Camminò lentamente sotto il sole che filtrava dalle finestre. Si era davvero messo in mezzo a quella situazione per cercare di aiutare Malfoy? Forse avrebbe dovuto ascoltare Hermione, dopotutto Malfoy stesso non sembrava aver gradito affatto la sua intromissione, e si era comportato in maniera alquanto anomala. C'era qualcosa che non riusciva a capire di quella situazione.
Subito prima di scendere la scalinata di marmo per arrivare in Sala Grande, scorse una figura vicino ad un'armatura di rame ammaccata; il metallo della corazza rifletteva la luce di una piccola fiamma. Draco Malfoy si allontanò, lasciando a terra qualcosa che stava piano piano iniziando a bruciare.
Appena il Serpeverde prese a scendere le scale, Harry raggiunse l'armatura e spense il fuoco con un colpo di bacchetta. Era un foglio di giornale: il numero di quel giorno della Gazzetta del Profeta. Scosse la cenere che aveva iniziato a sostituire la carta sul bordo, ma per fortuna era ancora leggibile. Il suo cuore fece una capriola quando dalla pagina la sua foto gli ricambiò lo sguardo sorridente; piegò velocemente il foglio e scese la scalinata.
Pian piano sentì il calore che gli saliva fin sulla punta delle orecchie: Angelina Jonhson era stata di parola, ma non si sarebbe mai aspettato di vedere l'articolo così presto. Era soddisfatto ma anche un po' a disagio: non aveva ancora detto agli amici cosa aveva architettato, ed ora era troppo tardi, l'avrebbero scoperto direttamente dalla prima pagina del Profeta!
Com'era possibile che non si fosse accorto prima di quell'articolo? Quella mattina non aveva avuto un attimo di tempo per leggere la Gazzetta, e nessun altro lo aveva avvertito.
Poi ricordò che qualcuno in effetti lo aveva fatto: Bryan Hyde. Ecco a cosa si riferiva l'americano quella mattina al campo e anche durante lo scontro con Malfoy.
Senza rendersene conto raggiunse la Sala Grande gremita di studenti e, individuati Ron ed Hermione, li raggiunse.
«Allora?» domandò curioso Ron al suo arrivo, smettendo perfino di mangiare il suo bacon.
«Cos’hai scoperto?» chiese Hermione.
«Niente» rispose Harry ancora stranito.
«Come niente?» Ron era visibilmente deluso.
«Niente, non sono riuscito a capire cos'è successo, però Draco ha letto questo ...»..
Harry aprì il giornale sul tavolo. Hermione, Ron e altri avevano fatto capannello dietro di lui e stavano guardando l'articolo.
«Ma perché non ci hai detto niente?» chiese la ragazza in tono risentito.
«Già!» intervenne, a sua volta Ron, cercando di dare manforte alla sua ragazza. «Perché non ce ne hai parlato?».
Il titolo sul giornale, recitava: “HARRY POTTER: ECCO LA VERITA SU PITON di Angelina Johnson".
«Non capisco perché ci hai tenuti all'oscuro» riprese Hermione con aria di rimprovero.
«Avevi paura che non te l'avremmo fatto fare? » intervenne ancora Ron, visibilmente contrariato.
«No... il fatto è che non so neppure come la prenderà il Ministero!» continuò Harry rivolto ai suoi amici. «Ho provato a parlarne con Kingsley: mi ha rassicurato dicendomi che prima o poi tutto si sarebbe risolto e che sarebbe stato meglio se me ne fossi stato tranquillo. Ma io non potevo aspettare: Piton non si era guadagnato molte simpatie con il suo modo di fare e, con tutte le grane che ha ora il Ministero, penso proprio che una sua riabilitazione non sia una grande priorità per loro. Così ho provato ad accelerare i tempi con questa intervista, solo che ho voluto agire da solo».
«Ma Harry, lo sai che finire nei guai dopo averti aiutato è diventata un'abitudine per noi» fece notare Hermione. Dalla sua voce, tuttavia, traspariva un'insolita dolcezza.
«Non volevo mettervi in mezzo» replicò Harry.
«Oh, sciocchezze!» disse risoluta Hermione. «Noi siamo con te perché lo vogliamo!».
Harry, imbarazzato, si concentrò sul giornale, lisciandolo per bene in modo che fosse leggibile da tutti.

HARRY POTTER: ECCO LA VERITÀ SU PITON di Angelina Johnson.
Cari lettori, se vi state chiedendo cosa c'entri il titolo con il Quidditch, non meravigliatevi perché oggi non vi parlerò di quanto siano scarsi i Cannoni di Chudley o di come sia maledettamente insuperabile Viktor Krum a cavallo di un manico di scopa; oggi tenterò di raccontarvi una storia molto controversa, la storia di Severus Piton.
Quest'uomo, ex professore nonché Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato additato dai più come spia doppiogiochista e braccio destro di Colui-Che-Non-Poteva-Essere-Nominato, ma che ora possiamo chiamare Lord Voldemort.
Ebbene, dal giorno della grande Battaglia di Hogwarts molti gufi sono volati dentro le nostre finestre e molte rivelazioni, non sempre veritiere, sono state fatte da maghi e streghe che si dicevano vicine a Severus Piton.
Poche persone, tuttavia, possono dire di averlo conosciuto davvero, e fortunatamente una di queste è qui con me proprio ora. Oggi il mio caro amico Harry Potter mi aiuterà a far luce su chi fosse realmente il professor Piton.
Harry, grazie di essere qui.

Sono io che devo ringraziarti, Angelina. In fondo, è grazie alla tua grande disponibilità se ho finalmente l'opportunità di dire la mia riguardo a questo argomento, che mi sta molto a cuore.
Penso che la questione stia a cuore non solo a te, ma a tutta la comunità magica. È per questo che la redazione ha ritenuto giusto concederti un'intervista. Quindi, Harry, descrivici il Piton che hai conosciuto tu, non solo quello severo e arcigno, ma anche quello che si nascondeva dietro la maschera. Racconta la verità che i nostri lettori devono conoscere; dagli l'occasione di essere giudicato per quello che effettivamente era e non per quello che crediamo fosse.
Grazie Angelina. Devo ammettere che il primo incontro con Piton non fu molto… piacevole, almeno per me. Durante la prima lezione di Pozioni mi fece capire subito che non mi stimava affatto facendomi domande che andavano oltre le conoscenze di un allievo del primo anno, per poi denigrarmi davanti a tutta la classe.
Dunque gli inizi con lui non sono stati dei migliori.
Alla luce di ciò che so oggi lo capisco benissimo: aveva un ruolo da recitare davanti a tutti, me compreso, e c'era del vecchio rancore nei confronti di mio padre.
In che senso?
Be', per farti capire ti racconto un episodio che accadde quando frequentavano Hogwarts: il mio padrino Sirius (Sirius Black, ex criminale ricercato dal ministero per l’uccisione di Peter Minus e prosciolto da ogni accusa successivamente alla sua morte N.d.R.), insieme a mio padre e ad altri due compagni (Remus Lupin, recentemente deceduto durante la battaglia di Hogwarts, e lo stesso Peter Minus N.d.R.), aveva architettato uno scherzo di pessimo gusto contro Piton e probabilmente sarebbe finita davvero male se mio padre non si fosse tirato indietro all'ultimo momento, salvandogli la vita. Ma non voglio farlo passare per un eroe: non si trattò affatto di un gesto nobile o eroico, mio padre capì solamente quanto fosse pericolosa la situazione e si tirò indietro, spaventato. Piton, per quanto possa sembrare assurdo, non lo perdonò mai per avergli salvato la vita.
Non si può dire che non fossero vivaci anche a quell’epoca...
Sì, chiedilo a Gazza: possiede un intero archivio tutto per loro. Ma non è di questo che dobbiamo parlare...
Severus Piton.
Esatto, molti lo hanno descritto come un individuo meschino, traditore, opportunista; altri ne hanno parlato senza neanche averlo mai davvero conosciuto; poi c’è chi, per un motivo o per un altro, vuole solo distruggerne la memoria.
Di chi stai parlando Harry?
Parlo della Skeeter e della sua illusoria biografia, solo un ammasso di sporche menzogne. Quella donna sarebbe capace anche di scrivere "Rita Sketeer: giornalista o truffatrice" pur di guadagnare due galeoni e avere cinque minuti di notorietà! Poi, parlo di Lucius Malfoy che, pur di non marcire ad Azkaban per il resto dei suoi giorni, sarebbe disposto a infangare la reputazione di chiunque.
Sento molta amarezza nelle tue parole.
Sì, logico che le mie parole siano aspre e dure, perché non dovrebbero esserlo? Ho perso molte persone a causa di Voldemort, ma non cerco stupide vendette e non incolpo meschinamente gli altri. Invece è questo che stanno facendo ora molti maghi: se la prendono con Piton per trovare un capro espiatorio alle loro colpe. Nei giorni difficili, quando quest’uomo ha dovuto fare delle scelte che andavano contro la sua volontà, nessuno gli è stato vicino. Proprio per questo io oggi sono venuto qui per riconoscere i meriti che ha avuto.
Cosa ti ha fatto cambiare la tua opinione su di lui così radicalmente?
Be', è una storia lunghissima, durante la Battaglia di Hogwarts sono successe molte cose, ma questo non è né il tempo né il luogo adatto per parlarne; vi basti sapere che in quell'occasione sono venuto a conoscenza della verità su Piton, attraverso i ricordi che lui stesso mi ha consegnato prima di morire.
Continua Harry, spiegati meglio. So che non è facile per te, ma puoi tentare di raccontarci cosa ti hanno rivelato i ricordi di Piton.
Sì, Angelina. Tenterò di essere chiaro, perché la verità sia finalmente di tutti. Attraverso quei ricordi ho scoperto, prima di tutto, che Piton è sempre stato fedele a Silente, sin dalla morte dei miei genitori. Per anni ha fatto la spia per conto dell’Ordine della Fenice a suo rischio e pericolo, mentendo persino a Voldemort: il più grande Legilimens che il mondo abbia mai conosciuto. Ha dato la vita per quell'Ordine, che io avevo sempre pensato che tradisse, e ha combattuto strenuamente per le persone che ne facevano parte. Non pago, questo presunto traditore, ha cercato di opporsi a quello che era il mio destino sino a mettersi in contrasto con Silente stesso per salvarmi.
E cosa hai da dire, Harry, in merito alla morte di Silente? Tu stesso hai dichiarato che sia avvenuta per mano di Severus Piton...
L'ho detto prima e lo premetto ancora: Piton è sempre stato dalla parte di Silente. Detto questo, sì, è stato lui a compiere quel gesto, io ero presente, ma devo spiegare come sono andate le cose. Il Preside aveva deciso di sacrificarsi per salvare un innocente, così supplicò Piton di ucciderlo quando sarebbe giunto il momento, era consapevole che non gli restava molto da vivere perché durante l'estate precedente alla sua morte, era stato colpito da una terribile maledizione che Piton tentò più volte di contrastare invano. Inoltre, quando divenne preside, si adoperò per difendere Hogwarts ed i suoi studenti fino alla fine, sia per una sacra promessa fatta a Silente, sia perché la sentiva come "casa sua".
Ho scoperto anche che ci ha dato tutti gli appoggi e gli aiuti possibili durante la nostra latitanza, sempre di nascosto, senza mai prendersi alcun merito, senza mai lamentarsi o rinunciare.
Harry, le tue sono dichiarazioni forti.
Me ne rendo conto, ma il mondo magico non può semplicemente andare avanti e dimenticarsi tutto. E di Piton cosa ne sarà? Solo una stupida nota a piè pagina nel futuro libro "Storia di Hogwarts".
Mi trovi pienamente d’accordo; purtroppo, però, molti di Piton conoscono solo quello che è stato scritto e, se il Ministero della Magia non interviene, come può il mondo magico sapere se ciò che è stato raccontato è vero?
È proprio per questo che mi trovo qui a render giustizia alla sua memoria. Oggi io difendo quest’uomo: una persona che ho odiato, a cui davo le colpe di tutto quello che mi accadeva intorno; inoltre non ho mai creduto a Silente quando mi diceva che aveva una cieca fiducia ne suoi confronti.
Ma Harry, non potevi sapere...
È la scusa che continuo a ripetermi, ma sbagliavo; e oggi voi rischiate di fare lo stesso errore. Vi prego, riflettete: non vi chiedo, tutto ad un tratto, di trovare simpatico Severus Piton o di dedicargli un monumento. Vi chiedo solo di accettare la verità per quella che è, senza pregiudizi o vecchi rancori, ve lo chiedo per non commettere un errore di cui un giorno potreste pentivi, come io oggi mi pento di non aver potuto conoscere meglio Severus Piton.
Cari lettori, abbiamo voluto farvi sentire anche l'altra versione della storia in modo che, alla luce di queste nuove dichiarazioni, possiate farvi un'opinione critica e informata e comprendere meglio non solo chi fosse realmente Severus Piton, ma anche il ruolo unico che ha avuto nella lotta e nella definitiva sconfitta di Lord Voldemort. Forse in futuro la verità verrà inconfutabilmente chiarita, ma fino ad allora, il giudizio sta alla vostra ragione.
Tra Pluffe, manici di scopa e non solo, la vostra Angelina Johnson.

*Il senso di questo


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Capitolo 14 - L'articolo che brucia
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