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 Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.

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MessaggioTitolo: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyMer Nov 17 2010, 15:29

*Il senso di questo
In quel momento Harry avrebbe voluto avere Hermione accanto a se. Ron non sapeva della lettera che Ginny le aveva spedito annunciandole che loro si sarebbero trovati a Diagon Alley quel giorno. O non era ancora arrivata, o non sarebbe venuta per niente. Dopo la sua fuga dalla tana forse non era ancora pronta ad incontrarli. In ogni caso Harry non voleva aspettare oltre. Voleva togliersi da lì il più in fretta possibile.
Harry e Ron sbrigarono i loro acquisti velocemente. Si recarono in farmacia per fornirsi degli ingredienti per le lezioni di Pozioni e poi al Ghirigoro per acquistare i libri per il nuovo anno scolastico.
Arrivarono al “Tiri Vispi Weasley”, il negozio era, se possibile, più affollato di quando lo avevano lasciato. George era attorniato da una marea di ragazzini che gli arrivavano a malapena alla cintura dei pantaloni.
Tutti volevano acquistare le ultime novità in fatto di pasticche vomitose e torrone sanguinolento. Harry e Ron cercarono di avvicinarglisi il più possibile, ma tra i pacchi dei libri e le teste dei maghetti non riuscirono a raggiungerlo.
«Hey!» urlò Harry al di sopra degli schiamazzanti ragazzini. George si voltò verso di loro cercando di districarsi tra le innumerevoli braccia alzate che indicavano gli scaffali alle sue spalle. «Come? Non sento!» rispose di rimando.
«Noi torniamo alla Tana» cercò di farsi sentire Harry. «Ci vediamo lì per pranzo».
«No, penso che rimarrò qui. Avvisa tu la mamma che mangerò un panino in negozio. Come vedi ho molto lavoro e non mi posso allontanare»
«Come vuoi» fu la risposta di Harry.
Ron, che era rimasto alle sue spalle, si girò per aprire un varco verso il camino. Lui lo seguì cercando di non perdere per strada gli scatoloni che reggeva tra le braccia.
Prese la polvere verde da un’urna d’argento posata sul camino. Era appartenuta alla famiglia Black, l’aveva regalata a George e Fred per il loro compleanno.
Preceduto da Ron entrò nel camino.
«Tana!»
Harry pronunciò il nome della destinazione scandendo bene le sillabe per evitare spiacevoli inconvenienti. Questa volta Ron si era levato in tempo dal braciere del salotto prima che arrivasse.
«Oh, eccovi qua finalmente!» li accolse la voce preoccupata della signora Weasley, mentre i due ragazzi cercavano di levarsi le ultime tracce di fuliggine dagli occhi e dai vestiti.
«Oh, santo cielo Ron, sei tutto intero? Stai bene?» continuò stritolando in un abbraccio il figlio.
La signora Weasley era davvero sconvolta. Doveva aver saputo quello che era successo. Ma come?
«Mamma, sto bene, almeno che non mi spezzi qualche osso tu!»
«Oh, scusa caro ... ma insomma si può sapere cosa ti è successo ... la tua lancetta sull’orologio della cucina era su ... su Pericolo Mortale»
«Ora sto bene non preoccuparti» ripetè Ron per rassicurarla.
«Poi tuo padre mi ha mandato un gufo dicendomi che tornava a casa per pranzo perché doveva parlare con voi. Non sapevo cosa pensare!»
Solo allora Harry si accorse di Ginny. Era sulla porta della cucina e osservava attentamente la scena. Anche lei aveva uno sguardo preoccupato.
Le fece un cenno indicando le scale, come ad inviarla ad andare sopra.
«Nulla di grave mamma, ne parliamo dopo...» disse Ron mentre con Harry già saliva le .
Molly a malincuore, contenta di vederli sani e salvi, li lasciò andare in camera.
In camera, Ron si sedette sul letto con le mani strette sul bordo del materasso. Harry, invece, prese a camminare avanti e indietro sollevando piccole nuvole di polvere al suo passaggio e schivando Snitch e Arnold che stavano rotolando sul pavimento. Ginny li guardava perplessa.
«Ragazzi, allora mi volete dire cos’è successo?» senza guardare Ron, si rivolse a Harry. «Avete fatto strani incontri a Diagon Alley?»
«Dai, diglielo» sbottò Ron.
«Dirmi cosa?»
«Che qualcuno vuole rubare la bacchetta di sambuco!» rispose tutto d’un fiato.
L’espressione di Ginny era a dir poco terrorizzata, non se lo era aspettato.
«Cosa? ... Ma di cosa state parlando? Si può sapere cosa è successo?»
«Ecco...» iniziò Ron guardando l’amico. Harry annuì con la testa come a dare il permesso a Ron di continuare. «... sono stato rapito!»
Non aveva senso non dire niente a Ginny, quello che era successo era troppo grave, era meglio che tutti fossero preparati.
Le raccontarono approssimativamente quello che era accaduto quella mattina.
«Ma non è tutto...» continuò Harry. «Prima di partire da casa, mi è successa una cosa strana...»
«E vero!» disse Ron. «Me n’ero quasi dimenticato. Cavolo proprio una cosa strana!»
«Si, è vero. Non è andata proprio come nel sogno ma ci sono troppi particolari in comune...» convenne Harry tentando di riordinare i pensieri.
«Ora basta!» Ginny si era parata davanti ad Harry con le mani sui fianchi, come faceva sua madre quando li
sgridava. «Si può sapere cosa sta succedendo, una volta per tutte? Parlate come se io non fossi qui... spiegatevi meglio!»
Ginny, la gattina, sapeva tirare fuori gli artigli, quando voleva, come sua madre durante il combattimento con Bellatrix.
«Ecco... stamattina, quando ero ancora in camera, ho avuto come un sogno ad occhi aperti. Ho visto una carrozza trainata da due tori. E dentro c’era qualcuno che voleva la bacchetta. Insomma faccio una visione in cui c’è una carrozza trainata da tori e poi subito dopo una carrozza con due maghi dentro rapisce Ron! E poi nella mia visione avevano cercato di rubarmi la bacchetta di sambuco e all’improvviso succede che chiedono della bacchetta di Sambuco!»
Ci furono attimi di silenzio. Harry e Ron si zittirono scervellandosi su quello che poteva essere stata la visione.
«Potrebbe essere una premonizione» intervenne Ginny in tono vago.
«No, non era una visione come quelle della Cooman e poi non ho previsto il futuro precisamente ma metaforicamente nel senso che non è accaduto come nella mia visione. Ron che è stato attaccato, non io» disse Harry.
«E non è stato nemmeno come nelle visioni che avevo in passato. Era diverso, molto più realistico di un sogno fatto di notte, ma non quanto le visioni di Voldemort è qui
non ero Voldemort, ma me stesso ...» continuò Harry con una nota di monotonia nella voce stanco di ripeterlo.
«Comunque siamo sicuri che lui non è tornato. Abbiamo distrutto tutti gli Horcrux!» disse Ron sicuro, ma nella voce aveva subito un lieve calo di tono alla parola Horcrux.
«Cosa facciamo adesso?» disse Ginny.
Ci fu ancora un attimo di silenzio.
«Se ci fosse qui Hermione avrebbe sicuramente qualche proposta» disse Harry guardando Ron di sottecchi per vederne la reazione.
«Sappiamo già cosa direbbe no? “Harry! La situazione è grave, dobbiamo avvertire subito il ministero, loro sapranno cosa fare” e poi avrebbe aggiunto “Vedi che avevo ragione quando ti dicevo che dovevi nascondere subito la bacchetta» fece Ron in una pessima imitazione di Hermione.
«E come al solito avrebbe avuto ragione. La bacchetta di sambuco! La devi nascondere subito. Se quelli sono riusciti a leggermi la mente, sapranno dove venire a prenderla!»
Ginny si portò le mani alla bocca come a soffocare un grido. Harry l’attirò a se. L’abbracciò lisciandole i capelli.
«Non avere paura. Non ti succederà niente di brutto» le disse con voce calda per rassicurarla.
«Non è per me che ho paura» gli rispose Ginny con le parole soffocate dal maglione di Harry «Ma per noi tutti.»
«Sono preoccupato anche io... sono convinto che la cosa migliore sia di andare a parlare subito con Kingsley».
«Ah già... la lettera! Dille anche di quella!» li interruppe Ron agitato.
Ginny lo guardò con aria interrogativa.
«Kingsley mi ha mandato una lettera che diceva che mi dovrò recare al ministero nel suo ufficio il 12 agosto. C’era scritto anche che non dovevo rivelarlo a nessuno» Harry continuò a camminare e per un poco l’unico rumore fu quello dei suoi passi sull’impiantito di legno della camera. Poi Ron ruppe il silenzio.
«Di che cosa pensi ti voglia parlare Kingsley? Secondo me vorrà lodarti con qualche premio per il grande gesto eroico che hai fatto. Ne sono sicuro!» aggiunse con tono da tronfio da cerimonia ufficiale. «Un Ordine di Merlino, Prima Classe, per i Servigi resi al Mondo Magico dal Signor Harry Potter»
Un sorriso arricciò le labbra di Harry.
«Non ne sono così sicuro, se fosse stato solo un premio non credo che ci sarebbe stata tutta questa segretezza...» disse ringraziando in in cuor suo l’amico per il tentativo di sdrammatizzare la situazione. «... è senz’altro qualcosa di pericoloso» disse Harry diventando cupo. Ginny gli si avvicinò, prendendogli delicatamente la mano.
«Ma cosa? Qualcosa su Voldemort!» disse Ron.
Harry lo guardo fisso.
«Che ... che c’è?» continuò guardando la strana faccia di Harry.
«Hai appena pronunciato il suo nome!» rispose sorpreso.
«Oh, si. Beh, da quando lo hai sconfitto sto cercando di essere più coraggioso al riguardo...»
Harry capì subito il senso dell’affermazione di Ron, o, meglio, su chi avesse intenzione di fare colpo, ma non disse niente a proposito.
«Devo trovare il modo di incontrare Kingsley al più presto»
I tre stettero qualche minuto zitti cercando di rielaborare tutto quello che si erano detti.
Il silenzio fu interrotto dalla voce della signora Weasley.
«RAGAZZI VENITE, ARRIVATO PAPÀ»
Quando scesero il signor Weasley in piedi in cucina con l’espressione evidentemente tesa.
«Tutto bene ragazzi?» chiese con tono apprensivo.
Harry e Ron annuirono.
«Meno male che state bene» disse visibilmente sollevato. «Hagrid ci ha avvisato di quello che vi è successo. Il ministro Kingsley vuole anticipare ad oggi il vostro incontro.»
Harry non disse niente. In tutti i loro discorsi non avevano pensato ad Hagrid. Era normale che l’amico avesse fatto qualcosa.
«Ora mangiamo con calma e poi ti porto al ministero con me»
Ron dovette ripetere nuovamente la storia per i suoi genitori. Ad Harry parve che l’amico stesse leggermente romanzando il tutto ma lo lasciò fare.
Erano altre cose ad impensierirlo, il ministro voleva incontrarlo subito. Ciò significava che era veramente qualcosa di molto serio quello di cui dovevano parlare.
Terminato il racconto di Ron il signor Weasley cercò di cambiare discorso, per alleggerire per quanto possibile l’atmosfera.
«C’è grande fermento al Ministero in questi giorni, da quando Kingsley è diventato Ministro della Magia ha rivoluzionato tutti gli uffici. Sai, molti mangiamorte avevano preso posto in uffici strategici e adesso quei posti sono vacanti. Il ministro deve stare molto attento a chi assegnarli. Devono meritare la sua fiducia. Sarebbe un disastro se qualche seguace di Tu-sai-chi rimanesse al Ministero»
«Si signor Weasley, sarebbe un disastro» convenne Harry meccanicamente, mentre nella sua testa ripassava ciò che avrebbe detto a Kingsley.
«E poi con questi americani tra i piedi a farci compilare montagne di moduli per ogni sciocchezza il lavoro si accumula e a fine giornata c’è sempre qualche imprevisto. Abbiamo bisogno di persone fidate che ci diano una mano. Lo dico sempre a Kingsley, ma lui sembra avere molta fiducia in questi americani...»
Lo sguardo del signor Weasley cadde sull’orologio della cucina «Accidenti! tardi! Bisogna che andiamo» il signor Weasley si alzò e salutò la moglie con un bacio sulla guancia.
Harry lo seguì fuori dalla casa, lungo il vialetto fino fuori alla staccionata.
«Ti guido io»
Il signor Weasley lo prese per il braccio. Sparirono in un sonoro Crac.
Dopo pochi secondi si ritrovò in un vicolo buio della Londra Babbana, dove l’unico oggetto interessante era una grande cabina telefonica di colore rosso che risaltava nella semioscurità.
«Signor Weasley, sa di cosa mi deve parlare Kingsley?» chiese Harry.
«Non lo so ragazzo... data l’urgenza credo che abbia a che fare con le persone che hanno aggredito Ron. Ma non deve essere solo questo, altrimenti avrebbe convocato anche Ron. Non lo so, proprio non lo so» concluse indicandogli la cabina telefonica rossa nel vicolo.
«Tu entrerai dall’entrata per i visitatori è già tutto predisposto. Io devo passare per quella dei dipendenti... questioni burocratiche» disse sottolineando amaramente le ultime parole».
Harry salutò il signor Weasley e si avvicinò alla cabina. L’ultima volta che aveva visitato il Ministero, era entrato tramite un passaggio in un bagno che non ricordava bene dove fosse.
Avvicinatosi alla cabina, però, si accorse che era occupata; un uomo alto e bruno, con spalle molto larghe e vestito con giacca e cravatta, stava avendo un’animata conversazione con qualcuno all’altro capo del filo. Harry rimase molto sorpreso di trovare un Babbano lì, ma giunse in fretta alla conclusione che quella per i Babbani non era altro che una cabina telefonica.
Dopo poco l’uomo posò la cornetta e uscì di fretta dalla cabina, quasi senza accorgersi di Harry, che riuscì però a notare alcune brutte cicatrici che gli sfregiavano il viso.
Un po’ incerto dopo aver visto il volto del Babbano, Harry entrò e digitò il codice per avere accesso al Ministero della Magia (sei, due, quattro, quattro e due); Harry si aspettava che la solita voce meccanica gli chiedesse chi era, invece, udì una voce maschile un po’ acuta.
«Benvenuto al Ministro della Magia, signor Potter!».
Harry rimase sorpreso da quella novità. Fece appena in tempo a chiedersi a chi appartenesse la nuova voce di benvenuto, quando si ritrovò letteralmente catapultato al centro dell’Atrium.
Appena si rese conto del velocissimo spostamento, vide di fronte a lui una sagoma alta e robusta con folti capelli biondi che gli coprivano le spalle.
«Benvenuto, signor Potter. Mi chiamo Larry Brown, e sono qui per scortarla all’Ufficio del Ministro della Magia» aveva uno strano accento che non aveva mai sentito, evidentemente doveva essere uno degli americani.
«Buongiorno» rispose Harry timidamente.
«Prego, mi segua».
Seguì il corpulento mago che, a passo spedito, attraversò l’Atrium, molto più affollato di come Harry lo ricordava.
Tutto era tornato alla normalità; la statua dorata rappresentante il mago, il centauro e il goblin si ergeva nuovamente al centro della stanza, mentre numerosissime aeroplanini di carta sfrecciavano ovunque. In fondo vi erano gli ascensori che portavano ai vari piani sotterranei del Ministero e che, come al solito, ospitavano una gran fila di persone. Harry si diresse verso di loro, ma il signor Brown lo riprese immediatamente.
«No, signor Potter, noi utilizzeremo un ascensore privato» Harry non rispose limitandosi a seguire la sua guida.
Larry Brown condusse Harry oltre un arco alla destra dell’Atrium che lui non aveva mai notato; dopo di esso si apriva un’altra stanza molto grande. Al centro si stagliava un’enorme statua di ottone, raffigurante un uomo non molto alto e con il viso spigoloso che stringeva la mano ad un sorridente Kingsley
Harry notò che, sotto la statua, vi era incisa una scritta a caratteri dorati: L’alleanza MA-MI (Maghi AmericaniMaghi Inglesi), sancita da John Waynegan, Presidente dei Maghi d’America, e da Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia Inglese.
Senza spendere alcuna parola sull’imponente costruzione, Larry Brown condusse Harry ad un ascensore al centro della parete opposta all’ingresso.
Al loro arrivo, le porte dell’ascensore si aprirono e i due salirono senza fiatare; quindi la macchina iniziò a muoversi piuttosto lentamente, almeno così sembrava ad Harry. Non riusciva a capire se salisse o scendesse.
«Ho sentito molto parlare di lei, signor Potter» disse ad un tratto Larry Brown, osservando con desiderio la cicatrice sulla fronte di Harry ma parlando sempre con un tono decoroso. «E sarei molto curioso di conoscere più approfonditamente la sua storia».
«Sono sicuro che la mia storia sia già stata raccontata moltissime volte in tutte le salse dalla Gazzetta del Profeta...dubito che la mia versione sia più interessante» rispose con tono sarcastico.
«Su questo ha ragione» disse il signor Brown rivolgendogli un sorriso compiaciuto.
All’improvviso la porta dell’ascensore si aprì senza che Harry si fosse accorto che la macchina si era fermata.
«Siamo arrivati, signor Potter» disse con voce calma e melliflua.
Usciti dall’ascensore si trovarono dentro una stanza quadrata molto larga. Nella parete di fronte erano collocati due maestosi specchi contornati da una bellissima cornice dorata che ad Harry ricordarono lo specchio delle brame.
Al centro, immobile tra i due specchi, c’era l’uomo in giacca e cravatta pieno di cicatrici che aveva visto nella cabina poco prima e che lo stava osservando attentamente. Stava fermo in piedi a gambe leggermente divaricate, con le braccia stese davanti a se, mani nelle mani, dalle quali spuntava una bacchetta. La bacchetta più piccola che Harry avesse mai visto. Incerto su cosa dovesse fare, rivolse uno sguardo al signor Brown.
«Prego, signor Potter, lo specchio a sinistra».
A un passo dallo specchio, la guardia puntò la sua bacchetta verso la superficie lucida e riflettente, per rimettersi subito dopo nella posizione di partenza. Pochi istanti dopo lo specchio scomparve per rivelare l’interno di una stanza rotonda, finemente arredata, con un alto soffitto e molti quadri alle pareti.
In fondo, un’enorme scrivania in legno pregiato tutta intarsiata era posta sopra un grande tappeto. Dietro di essa una poltrona e davanti due comode sedie in pelle rossa, probabilmente di drago. Al centro, fermi uno di fronte all’altro, si trovavano Kingsley e un uomo non troppo alto, dalla corporatura tozza, le spalle basse. Quando si voltò, vide che aveva un viso squadrato, la mascella volitiva, una pesante montatura sugli occhiali da vista. I capelli erano corti e ricci, di colore grigio.
La calda voce di Kingsley lo riportò al motivo per cui era lì.
«Ah eccoti, Harry. Finalmente, ti stavo aspettando» disse il ministro.
«Buongiorno signor Ministro» ribatté Harry.
«Niente formalismi con me, Harry. Per te sono solo Kingsley» gli disse sorridendo «Vieni, ti presento il signor Logan Derringer, Segretario del Presidente dei Maghi d’America»
«Sono molto lieto di fare la sua conoscenza, signor Potter. La sua fama è arrivata fino a noi» disse con voce bassa Derringer. Ma ora vi lascio alle vostre discussioni. Ho parecchio lavoro da sbrigare... e anche voi» aggiunse congedandosi con un sorriso affabile.
Kingsley girò attorno alla sua scrivania.
«Accomodati pure Harry»
Harry avanzò verso la poltrona e si sedette.
Dietro le spalle di Kingsley un quadro attirò la sua attenzione. Lo ritenne subito molto strano e inadatto all’arredamento della stanza, era posto in penombra e Harry era sicuro di aver visto una chioma argentea sparire all’improvviso dal ritratto.
Sopra la scrivania Harry notò che vi erano piume stranissime, boccette d’inchiostro multicolori e una pila di buste, tutte con il sigillo dorato della lettera che aveva portato Hagrid a Diagon Alley.
Rivolse un sorriso ad un Kingsley piuttosto pallido e con numerose cicatrici intorno alla bocca e agli occhi, che evidentemente erano gli ultimi segni della guerra contro Voldemort.
«Ingegnoso, vero, lo Specchio Blocca-indesiderati?» disse Kingsley per cercare di rompere il ghiaccio.
«Un’invenzione americana. E’ uno specchio normale che si trasforma in un passaggio segreto».
Harry annuì senza entusiasmo.
«Avrai notato tutte le novità che ci sono state qui al ministero dopo la tua ultima spiacevole visita»
Harry si riprese dai suoi pensieri.
«Oh certo... ho visto che ci sono molti americani qui» disse cercando di sottolineare la sua contrarietà. Ora capiva le perplessità di Percy e del Signor Weasley circa le intromissioni degli americani al Ministero.
«Si, sono venuti a darci una mano per ricostruire tutta la macchina burocratica del ministero, loro sono degli specialisti, soprattutto dopo che Voldemort ne aveva preso possesso. Hai conosciuto ora il Segretario del loro Presidente: Logan Derringer. Ha lo studio accanto al mio. Lui è sempre in contatto con Waynegan, così riesco sempre a scambiare velocemente informazioni, è un uomo molto efficiente e anche un piacevole conversatore...»
«Mi è sembrata una persona simpatica» convenne Harry.
«Si hai ragione, ha un sorriso accattivante al quale non si può dire di no. La sua è una storia molto triste e allo stesso tempo esaltante. Devi sapere che la sua famiglia fuggì dall’Europa al tempo del primo impero di Lord Voldemort. Lui si era diplomato a pieni voti alla scuola di Durmstrang, ma dovette seguire la famiglia in America. Lì si è dato molto da fare fino a diventare l’uomo di fiducia del Presidente»
Poi si fece serio. Prese un lungo respiro e si sistemò sulla poltrona.
«Hagrid mi ha raccontato quello che è successo. Ti devo le mie scuse ...»
«Come?» lo interruppe Harry.
«... vedi, avrei dovuto metterti in guardia prima. Non avevo informazioni che il pericolo potesse essere così imminente, lo avevo sottovalutato»
«Di cosa stai parlando?» chiese Harry impaziente. Pendeva dalle sue labbra. Tutte le peggiori ipotesi che avevano formulato sul rapimento stavano diventando concrete. E finalmente avrebbe scoperto il perché di quella lettera e avrebbe messo fine a tutte le congetture sul motivo dette e ripetute con Ron.
«Il nostro governo e quello americano, sono molto preoccupati per alcuni fatti che stanno accadendo a livello internazionale
«Dopo la morte di Voldemort e dei suoi mangiamorte, quelli rimasti, che non sono finiti ad Azkaban, sono scomparsi. Ci sono forti possibilità che siano fuggiti in America. Il servizio di Auror americano ha ultimamente riconosciuto alcuni pericolosi elementi aggirarsi nei pressi della scuola di Widgester. Temiamo che possano essersi infiltrati nella scuola o che abbiano tentato di assoldare qualcuno. Purtroppo non sono riusciti ad acciuffarli.
«Derringer, che ha studiato a Durmstrang e ha ancora contatti nella scuola, dice che lì sta succedendo la stessa cosa. Pare che siano stati trafugati alcuni oggetti magi
ci proprio da quell’istituto. Inoltre, ha avuto notizie dal suo paese che la fortezza di Nurmengard dove si trovava la prigione di Gellert Grindelwald è stata violata. Hanno trovato tracce di Magia Oscura dentro le mura della prigione»
«Lo so. Ho visto Voldemort uccidere Grindelwald nella sua cella» si intromise Harry.
«No, questo è successo dopo che le difese erano state rinforzate. Anche ad Hogwarts non è tutto tranquillo. Le nostre squadre di Auror che pattugliano i confini di Hogwarts hanno notato delle falle nelle barriere degli incantesimi messi per proteggere la scuola. Questo è successo diverse volte. Sono piccolissime tracce. Anche ad un mago esperto sarebbero passate inosservate, ma non ai nostri Auror che sono i migliori in tutto il mondo».
Kingsley fece una pausa per lasciare che Harry assimilasse tutte le informazioni che gli aveva dato.
«E poi?» chiese Harry.
«E poi niente. Non hanno fatto nessun altra mossa. Per questo non era ancora intervenuto. Ho aumentato i controlli, i nostri Auror sono sempre in stretto contatto con i colleghi americani ma non abbiamo avuto nessun segnale concreto. Almeno fino...»
«Almeno fino a stamattina» concluse Harry.
«Esatto. Fino a stamattina. Non pensavamo che fossero talmente in forze da poter organizzare un attacco in pieno giorno a Diagon Alley».
Ecco spiegato l’attacco a Ron, ma perché non hanno attaccato me direttamente? Pensò Harry preoccupato.
«Senti Harry, so di risvegliare in te brutti ricordi, ma quando ti trovavi nella foresta di Hogwarts poco prima di uccidere Voldemort lo hai sentito accennare a qualche progetto particolare che stesse a cuore a lui e ai suoi mangiamorte?» domandò Kingsley fissandolo speranzosamente.
«No, non ricordo di aver sentito niente che non riguardasse me e lui. In quel momento il suo unico pensiero era quello di uccidermi e di avere finalmente campo libero per conquistare Hogwarts e il mondo...» Harry abbassò lo sguardo, perso dietro ai ricordi.
«Non fa niente, non preoccuparti. Dovevo farti questa domanda per essere sicuro che non ci fosse sfuggito niente».
Kingsley alzò la bacchetta dalla scrivania. Una brocca si mosse da un tavolino messo in un angolo e, sgocciolando, volò verso la scrivania. Iniziò a versare dell’acqua in due bicchieri apparsi dal nulla dinanzi a loro. Harry aveva la gola secca ma nessuna voglia di bere.
«Riguardo a stamattina» continuò Kingsley «Secondo Hagrid erano interessati alla Bacchetta di Sambuco»
Harry annuì.
«Devo chiederti una cosa molto importante» aspettò un attimo prima di riprendere. «Hai ancora con te la Bacchetta di Sambuco? Era uno dei motivi per cui ti avevo
convocato, anche secondo Waynegan era molto importante sapere che fine avesse fatto..»
Kingsley lo fissò con attenzione. Harry non si era aspettato quella domanda. Pensava che quello fosse solo un suo problema. In quel preciso istante decise che non avrebbe detto a Kingsley la verità sulla bacchetta, non ora che gli aveva riferito che era anche interesse di Waynegan sapere che fine avesse fatto. Tantomeno gli avrebbe parlato della visione che aveva avuto quella mattina.
«La bacchetta è al sicuro. Si trova in un posto in cui non potrà più essere trovata. una cosa che avevo concordato con Silente, nasconderla e non rivelare a nessuno il luogo...» mentì Harry.
Kingsley continuò a fissarlo in silenzio per alcuni istanti.
«Ma hai detto che era solo uno dei motivi dell’incontro, quale è l’atro motivo?» continuò Harry prima che Kingsley potesse insistere sulla natura del nascondiglio.
Kingsley riprese accigliato, era evidente che la risposta di Harry non avesse soddisfatto le sue aspettative.
«Quello che sto per dirti è della massima segretezza. Non dovrai farne parola con nessuno, nemmeno con i tuoi amici più cari... ma vedo che sei capacissimo di mantenere un segreto».
Harry trasalì sperando che Kingsley non se ne fosse accorto.
«Non vogliamo che corrano rischi inutili. Anche tu del resto non dovrai esporti troppo. So di darti un nuovo peso
in un momento nel quale pensavi di poterti finalmente riposare e prendere in mano la tua vita senza dipendere dalle scelte altrui. Come ti ho detto abbiamo delle serie preoccupazioni riguardo la sicurezza di Hogwarts. Dobbiamo assicurare il maggior controllo possibile all’esterno dei confini della scuola ma anche all’interno. E qui entri in gioco tu».
Harry non capiva dove volesse andare a parare.
«Dopo quello che è successo stamattina sono ancora più convinto della necessità della mia proposta... ma arriviamo al punto, vorrei che tu accettassi il mio invito... l’invito del Ministero della Magia, a lavorare per noi, a lavorare per noi entrando nella squadra degli Auror».
Harry era sopraffatto dall’emozione. Diventare Auror! Come suo padre, aveva sempre sognato di poter lavorare come Auror al Ministero della Magia, ma dopo l’anno trascorso a vagabondare per l’Inghilterra alla ricerca degli horcrux ci aveva rinunciato. Poi la lettera della McGranitt gli aveva ridato la speranza. Ora sembrava una certezza.
«Non hai ancora terminato gli studi, ma potremo formalizzare il tuo incarico finita la scuola, dopo il diploma. Intanto lavorerai con la squadra di Auror che si occupa della sicurezza di Hogwarts e con te all’interno della scuola avremo più possibilità di controllo. Inoltre, se qualcuno vuole impadronirsi della Bacchetta, è meglio che tu sia informato su tutto».
Fece una pausa e si alzò avvicinandosi ad Harry.
«Non voglio che mi risponda subito, Harry. Pensaci tutto il tempo che vuoi. Hagrid mi avviserà se vorrai incontrarmi... anche nel caso tu volessi confidarmi il luogo in cui hai nascosto la bacchetta, per essere sicuri della sua inaccessibilità... troveremo una soluzione per vederci senza destare sospetti »
Harry si alzò e si riempi i polmoni d’aria. Gli sembrava fosse passata un’eternità dall’ultimo respiro.
«Grazie» disse. «Sono stordito dall’onore... è una grossa responsabilità lavorare per il Ministero, non so se sarò all’altezza...»
«Beh, Harry Potter» ribatté Kingsley cingendogli le spalle con un braccio «Se non lo sei tu all’altezza, chi allora?» disse scoppiando in una fragorosa risata.
Harry si sforzò di sorridere a sua volta. In quel momento lo sconvolgeva più la proposta di Kingsley che non il pericolo dei nuovi maghi oscuri.
«Va bene Harry, per oggi abbiamo finito... un ultima cosa ...»
«Si?» rispose Harry titubante, temendo che volesse nuovamente domandargli della bacchetta.
«... fai attenzione, mi raccomando».
Si diressero verso la specchio-porta. Harry notò che da questo lato lo specchio lasciava vedere l’esterno come attraverso un vetro.
Vide il signor Brown davanti alla parete opposta, lì ad aspettarlo.
Kingsley, accanto a lui, fissò un punto imprecisato davanti a sé. Poi, rivolgendogli un sorriso, lo invitò ad attraversare il varco. Harry si stupì per come aveva tolto l’incantesimo.
Era davvero in gamba! Lo aveva fatto senza emettere alcun suono. Fino ad allora aveva visto farlo solo a Silente e a Piton. Ebbe dei dubbi sul fatto di poter mai diventare un Auror. Non era ancora riuscito a fare gli incantesimi non verbali. Attraversando il varco sentì di nuovo quella corrente fredda attraversargli il corpo, ma cessò nell’istante in cui si ritrovò davanti a un sorridente signor Brown.
Kingsley si voltò verso di lui e lo salutò velocemente.
«Bene. Allora Harry pensaci su e fammi sapere al più presto».
«Lo farò, non dubitarne» rispose Harry.
«Il signor Brown ti accompagnerà all’uscita» disse un attimo prima di rientrare nella sua stanza.
«Prego signor Potter, mi segua» disse Brown voltandosi verso l’ascensore.
Arrivati nell’Atrium. Brown gli diede le indicazioni per uscire dal ministero.
«Spero di rivederla spesso qui da noi» lo salutò Brown tendendogli la mano. Harry era sorpreso. Sembrava che tutti sapessero del suo incarico tranne lui.
Si avviò verso la fontana. Da uno dei camini vide uscire tra la folla una donna che gli veniva incontro sorridendo.
Harry si sorprese per il suo abbigliamento. Una babbana al ministero?
La donna era vestita con un tailleur blu con gonna corta e camicetta bianca che metteva in risalto la sua carnagione. I capelli lunghi erano domati in un’acconciatura che li raccoglieva sulla nuca. Era uno schianto! Si accorse che teneva tra le braccia un fascio di pergamene. Lei gli rivolse la parola.
«Harry, anche tu da queste parti?»
Fu colto di sorpresa.
«Oh... Hermione!» esclamò stupefatto. Si chiese che faccia da sciocco avesse.
La trasformazione di Hermione da ragazza un po’ schiva a donna in carriera era stata così, così ben riuscita... Pensò a Ron e a quanto era stupido il suo comportamento. Al suo posto non l’avrebbe lasciata sola nemmeno un momento.
Durante l’anno precedente, passato a perlustrare tutta l’Inghilterra, aveva avuto modo di conoscerla a fondo, di vedere dentro il suo cuore. Aveva capito la sua sofferenza per l’abbandono di Ron. Avrebbe voluto abbracciarla forte, ma non voleva essere frainteso. Se le cose fossero andate diversamente forse loro due... non voleva pensarci. Nè lei nè Ron avevano avuto il coraggio di dichiarare il loro amore, fino a quando lei non si era lasciata andare a quel bacio liberatorio nella stanza delle necessità.
Hermione, lui non ne aveva mai dubitato, era bella dentro. Ora col suo aspetto dimostrava a tutto il mondo quanto fosse bella anche fuori.
«Sai Harry, ho letto sulla Gazzetta del Profeta dell’istituzione del CIOcCoCreMa e ho dato la mia disponibilità al ministero per collaborare tramite il CREPA per sensibilizzare quelle famiglie che ancora si rifiutano di liberare i loro elfi domestici». I suoi occhi scintillavano mentre lo diceva.
«A proposito. Sai chi è il portavoce degli elfi? Il nostro caro Kreacher»
«Kreacher?» la interruppe Harry.
«Si, dopo aver guidato gli elfi domestici delle cucine di Hogwarts contro Voldemort, loro lo hanno eletto a capo della delegazione trattante per i diritti degli elfi. La preside McGranitt li ha liberati per il loro valoroso comportamento durante la battaglia. Molti di loro, i più anziani, non volevano saperne, ma Kreacher li ha convinti» si fermò per riprendere fiato.
In più la McGranitt mi ha nominata Caposcuola e non ho ancora scritto uno straccio di bozza per il discorso ai prefetti. E se sbaglio o dimentico qualcosa? ».
Hermione era un fiume di parole. Sembrava facesse di tutto per distrarre Harry dal ricordo del loro ultimo incontro. Harry avrebbe voluto scusarsi. Ma di cosa? La permalosità di Hermione lo metteva sempre di cattivo umore.
Si rese conto di quanto gli mancasse. Era felicissimo di averla incontrata, ora più che mai la sua razionalità gli sarebbe stata di aiuto.
«Hermione ascolta un momento... dall’ultima volta che ci siamo visti sono successe delle cose, devo parlarti...».
«Per la barba di Merlino!» Hermione lo interruppe. «Harry, sono in ritardassimo e sai quanto odio arrivare tardi. Abbraccia tutti da parte mia, mi raccomando!» poi si avviò velocemente verso i cancelli.
Harry rimase di stucco, non lo aveva lasciato parlare! Aveva tantissime cose da dirle, ma la distanza che si era creata tra di loro non glielo aveva permesso.
«Quando ci rivedremo?» gli urlò dietro quando ormai era già distante.
«Presto, spero» rispose Hermione prima di sparire tra la folla.

*Il senso di questo
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Herm

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyGio Nov 18 2010, 13:08

Mmm... mi chiedo: ma una revisione prima della pubblicazione, no eh? Razz

Con questo capitolo introduciamo il nuovo impiego di Harry (l' Auror raccomandato), e diamo al lettore la prima idea esplicita del "pericolo" che il mondo magico si troverà ad affrontare.

Devo ammettere però che dopo aver letto i capitoli, tempo un'ora... e ho già dimenticato tutto Rolling Eyes
Sarà che sono troppo dispersivi? O è colpa del "non cartaceo"? Bah!
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Bellatrix Black.

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyGio Nov 18 2010, 13:39

Herm ha scritto:
Devo ammettere però che dopo aver letto i capitoli, tempo un'ora... e ho già dimenticato tutto Rolling Eyes
Sarà che sono troppo dispersivi? O è colpa del "non cartaceo"? Bah!
Purtroppo condivido e.. sì! E' colpa del non cartaceo Very Happy Alla facciaccia di Rem! Twisted Evil

No, a parte gli scherzi, io ero rimasta indietro e mi sono appena fatta una full immersion Herm e penso che siano davvero un po' dispersivi, ma sono anche i primi capitoli.. è.. normale? scratch
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Primus Lune

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyGio Nov 18 2010, 14:19

Normale? Bè diciamo fisiologico:

- La trama deve ancora predere forma (e questo porta a un accanimento del lettore) se avessimo chiarito tutto già dai primi capitoli...fine della storia, saluti e baci, passiamo oltre.

- Il non cartaceo penalizza tantissimo...sul cartaceo ci si concentra molto di più, si crea quell' "intesa" tra lettore e pagine del libro. Col computer c'è distanza.

Comunque quoto, anche io alcune cose non le ricordavo...

Aggiungo per concludere che sono dispersivi o danno questa impressione, a mio parere, visto che il tipo di scrittura doveva essere ancora assimilato e la tecnica doveva essere affinata...però son belli!
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kinderangie

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyGio Nov 18 2010, 14:36

Non essendo questo il posto per segnalare ogni piccolo errore, evito di fare la sfilza di frasi errate e di errori vari di scrittura e ortografici.
Provvederò al più presto a togliere anche le segnalazioni dal capitolo 5.
Metterò tutto nei topic che già esistono a tale scopo.

Ricordo che con Mik facemmo un lavoro di rilettura e di segnalazione degli errori lo scorso anno....per ora nessuno li ha ancora messi a posto...sarà la volta buona???

Ma basta divagare!
Tornando al capitolo beh, a parte che è, come i precedenti, un po' misero, molto semplice, forse in alcuni momenti quasi (come diceva Herm) una bozza, devo anche dare ragione a Primus. Erano i primi capitoli.

Dato che stiamo facendo quest'opera di revisione, io propongo di cercare di sistemarli anche solo per riuscire a leggerli meglo.
Hogwards scritto così con la "d" per ben 4 o 5 volte....insomma da fastidio.

Mi auguro che tutti insieme, oltre ad andare avanti, proveremo a fare in modo che anche la prima parte del libro sia godibile per il lettore



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fedora

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyGio Nov 18 2010, 21:30

Ho appena messo tutti gl errori del capitolo 5 nel commento al capitolo quindi, non volendo rischiare di fare lo stesso errore, andrò nel topic degli errori per vedere se quelli che ho trovato sono già stati segnalati.
Questo come capitolo mi è sembrato più lungo nella parte della descrizione del Ministero nonostante siano carine tutte le "stravaganze americane" e l'anticipazione al lavoro di Auror.
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Oblivion

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptySab Nov 20 2010, 13:08

Io segnalo solo alcuni errori... ^^

Citazione :
Questa volta Ron si era levato in tempo dal braciere del salotto prima che arrivasse.
La volta prima è stato Harry a rimanere fermo, quindi questa frase non ha senso xD

Citazione :
«Mamma, sto bene, almeno che non mi spezzi qualche osso tu!»
«Oh, scusa caro ... ma insomma si può sapere cosa ti è successo ... la tua lancetta sull’orologio della cucina era su ... su Pericolo Mortale»
Errore di battitura ( non almeno che, ma a meno che) e poi dopo “successo” va un punto interrogativo e dopo “Mortale” un punto esclamativo … se non sbaglio ^_^
Citazione :
«Nulla di grave mamma, ne parliamo dopo...» disse Ron mentre con Harry già saliva le .
Molly a malincuore, contenta di vederli sani e salvi, li lasciò andare in camera.

Incompleto, bisogna aggiungere “scale” dopo “le”.
Nella seconda frase “a malincuore” si può spostare dopo “camera”, perché così non si capisce molto bene.^^

Citazione :
«No, non era una visione come quelle della Cooman e poi non ho previsto il futuro precisamente ma metaforicamente nel senso che non è accaduto come nella mia visione. Ron che è stato attaccato, non io» disse Harry.
Manca “E’” prima di “Ron”.

Citazione :
«E non è stato nemmeno come nelle visioni che avevo in passato. Era diverso, molto più realistico di un sogno fatto di notte, ma non quanto le visioni di Voldemort è qui non ero Voldemort, ma me stesso ...» continuò Harry con una nota di monotonia nella voce stanco di ripeterlo.
Dopo il primo “Voldemort”, bisognerebbe mettere una virgola e togliere quell’accento. Anche dopo “voce” andrebbe una virgola.

Citazione :
Ad Harry parve che l’amico stesse leggermente romanzando il tutto ma lo lasciò fare.

Virgola dopo “tutto”.

Citazione :
Terminato il racconto di Ron il signor Weasley cercò di cambiare discorso, per alleggerire per quanto possibile l’atmosfera.
Virgola da mettere dopo “Ron”, virgola da togliere dopo “discorso”.

Citazione :
Lo sguardo del signor Weasley cadde sull’orologio della cucina «Accidenti! tardi! Bisogna che andiamo» il signor Weasley si alzò e salutò la moglie con un bacio sulla guancia.
Manca una E’ prima di tardi. ^_^

Citazione :
«Tu entrerai dall’entrata per i visitatori è già tutto predisposto. Io devo passare per quella dei dipendenti... questioni burocratiche» disse sottolineando amaramente le ultime parole».
Dopo “visitatori” dovrebbero andare i due punti, mentre avete aggiunto per sbaglio il simbolo “»” prima del punto. xD

Citazione :
«Ma hai detto che era solo uno dei motivi dell’incontro, quale è l’atro motivo?» continuò Harry prima che Kingsley potesse insistere sulla natura del nascondiglio.
Meglio troncare “quale” in “qual”.

Citazione :
«Quando ci rivedremo?» gli urlò dietro quando ormai era già distante.
Non “gli”, ma “le” ^^
Ok, basta Very Happy
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LadyProffa

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MessaggioTitolo: Re: Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero.   Capitolo 6 - Un nuovo Auror al Ministero. EmptyVen Nov 26 2010, 13:53

Lo scrivo su così non mi dimentico...
QUESTI CAPITOLI SONO STRAPIENI DI PUNTI ESCLAMATIVI!!!

Citazione :
Arrivarono al “Tiri Vispi Weasley”, il negozio era, se possibile, più affollato di quando lo avevano lasciato.

Non mi piace molto la costruzione di questa frase. "Arrivati al negozio di George si resero conto che era ancora più affollato ecc...."

Dobbiamo decidere se i prodotti dei Tiri vispi vanno scritti con le maiuscole o le minuscole. Nel 5 sono tutte maiuscole. Nei libri sono maiuscole. Io cambio!

Citazione :
Ginny, la gattina, sapeva tirare fuori gli artigli, quando voleva, come sua madre durante il combattimento con Bellatrix.
ORRENDO!
Citazione :

«Ecco... stamattina, quando ero ancora in camera, ho avuto come un sogno ad occhi aperti. Ho visto una carrozza trainata da due tori. E dentro c’era qualcuno che voleva la Bacchetta. Insomma faccio una visione in cui c’è una carrozza trainata da tori e poi subito dopo una carrozza con due maghi dentro rapisce Ron! E poi nella mia visione avevano cercato di rubarmi la Bacchetta di Sambuco e all’improvviso succede che chiedono proprio della Bacchetta di Sambuco!»

Penso che si possa togliere il rpimo riferimento alla bacchetta

Citazione :
«E non è stato nemmeno come nelle visioni che avevo in passato. Era diverso, molto più realistico di un sogno fatto di notte, ma non quanto le visioni di Voldemort; e qui non ero Voldemort, ma me stesso ...» continuò Harry con una nota di monotonia nella voce, stanco di ripeterlo.

Credo che il concetto vada espresso meglio. Harry intende che era una cosa molto più realistica di quando era nei panni di Voldemort? Non si capisce bene se si, o no!

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